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Roma: Capitale degli alberi caduti ?
Con aggiornamenti in giallo (vedi)
La splendida Roma sta iniziando, purtroppo, a detenere un
record amaro: è la Città d’Italia in cui cadono più alberi e più
frequentemente. Ogni anno, tantissimi. Roma “Capitale degli alberi caduti”?. Suona
male, ma sembra essere proprio così.
Solo qualche settimana fa scrivevo di un altro schianto arboreo
romano (consiglio al lettore di leggere il post n. 273 del 10 Febbraio anche
per meglio comprendere il discorso che segue).
Anche oggi, dunque, un albero di pino (stavolta alto ben 30
metri) si è schiantato al suolo in viale Mazzini. Ci sono danni e feriti (di cui uno in gravi condizioni). Le
fotografie pubblicate da diversi quotidiani on-line sono agghiaccianti. Da
esse, si evince chiaramente che l’albero è venuto giù tutto intero. Non è
venuta già una parte della chioma (per rottura di una branca o di più branche
e/o per rottura di un ramo o di più rami). Né è venuta giù la chioma con una
parte del fusto (per rottura del fusto in un punto). Né l’intera parte epigea
(per rottura al colletto).
Inoltre, l’apparato radicale risulta essere sviluppato e approfondito,
per un albero di pino.
Dunque, perché l’albero è venuto giù?
Nel Riduzionismo (su basi bio-meccaniche) non si trova
risposta. Per esempio, l’assioma della tensione costante (alla base del metodo
VTA – Visual Tree Assessment, tanto solo
visivo quanto anche strumentale) non spiega affatto uno schianto del genere. Se
infatti, attraverso il metodo VTA (visivo e/o strumentale), l’albero era stato
valutato in buone condizioni, è stato commesso un errore. Ma se anche l’albero
era stato valutato da potare o da abbattere, si tratta solo di una coincidenza
(tra la precedente valutazione ed il fenomeno di schianto che è avvenuto oggi).
Perché, in questo caso, sempre in applicazione dell’assioma della tensione
costante, l’albero giudicato da potare o da abbattere avrebbe dovuto spezzarsi
in un qualsiasi punto sovraccarico del fusto o della chioma a causa di un effetto vela parziale (visto che punti
sovraccarichi ci sono e sono visibili nelle fotografie) e non venire giù tutto
intero a causa di un effetto vela integrale (essendo tra l’altro l’apparato radicale sviluppato e approfondito per
un pino, come si evince – anche questo – dalle foto).
Nell’Olismo invece (su basi organicistiche e vitalistiche) la
risposta c’è. In particolare, il mio assioma della tensione vitale (alla base
della mia metodica sperimentale VOSA – Valutazione Olistica di Stabilità degli
Alberi) spiega uno schianto del genere: quando la tensione vitale dell’albero viene
compromessa (per un qualsiasi motivo che vada ad incidere negativamente
sull’equilibrio energetico dell’intera pianta) l’albero stesso potrà spezzarsi
o venire giù tutto intero alla prima occasione di sollecitazione (vento, neve,
vibrazioni automobilistiche, ecc.).
Approfondimenti della tematica nei miei libri “Esempi
d’Olismo” (Libro Primo 2016-2017; Libro Terzo 2018; self-publishing; formato
PDF; contatto e-mail: lucaf73x@gmail.com)
Luca Fortunato (Matera)
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