Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

lunedì 12 agosto 2019

Il punto della situazione


Post 303 

Il punto della situazione 

Approfitto della pausa di ferragosto per fare il punto. 

Il mio annunciato ed unico sito sarà …. questo blog! Ebbene sì, cari lettori. Questo blog è ormai un solido punto di riferimento (locale e nazionale) per quei pochissimi virtuosi che vivono e lavorano (liberamente e legittimamente) nel paradigma dell’Olismo (del vero Olismo) o per quelli che vorrebbero farlo. Ed anche all’estero questo blog inizia ad andare molto bene. Non ho alcun motivo, dunque, per non continuare. Qui e solo qui (come vita nel Web, intendo). Anzi, ho un mare di motivi per restare qui e solo qui, per andare avanti e più forte di prima. 

Anche perché a 30 anni dall’inizio della mia attività musicale (bassista blues), a 15 anni dall’inizio della mia attività artistica (pittore astrattista), a 12 anni dall’inizio della mia attività libero-professionale (dottore agronomo), dopo 3 libri (in self-publishing), dopo essere stato in 11 Paesi europei e poi a Cuba (e sempre come viaggiatore, mai come turista!), dopo aver vissuto, studiato e lavorato in 6 Città italiane, dopo 13 anni di fidanzamento, a 6 anni dall’inizio del mio matrimonio e dopo l’immensa e recente gioia di essere diventato papà (di una stupenda bambina), ecc. sono abbastanza conosciuto (da chi devo essere conosciuto) e rintracciabile (da tutti). Ed il tutto gira bene. Come ha sempre fatto, del resto. Bisogna crederci. Bisognava crederci. Ed io ci ho sempre creduto (con i miei pregi, con i miei difetti, con le mie forze, con le mie debolezze, con le mie capacità, con i miei limiti. Alla fine ho sempre segnato il punto. E continuerò così. Potete giurarci). 

Come è noto, non credo in Dio, ma credo – e tantissimo – in tante altre cose! (Scienza, Arte, Libertà, Umanità, Essere Umano, ecc.). Del resto, il mio non-credere appartiene ad una categoria molto particolare di ateismo. Innanzitutto, esso è su base intuitiva e non razionalistica (anche a sfatare un luogo comune che vorrebbe tutti gli atei tutti iper-razionalisti). E poi esso arriva comunque a comprendere cosa i credenti e le Religioni intendono per Dio, entità che pur se da me non accettata (con la Testa: intuizione, immaginazione, intelletto, logica, deduzione, ecc.) non può che da me meritare il rispetto più grande ed in fondo anche una certa ammirazione (con il Cuore: emozioni, sentimenti, animo, empatia, ecc.). Tutto ciò, lo descrisse bene il grande Ernesto Che Guevara con queste grandi parole: “Sono marxista, sono ateo. Non ho dunque il problema di Dio. Ma se Dio fosse esistito per davvero, il mio sogno non avrebbe potuto che essere … avere un posto nel Suo Cuore”.
 
Insomma, chi mi vuole mi cerca, chi mi vuole mi incarica direttamente, ecc. Ovviamente, cercherò di rendere  il blog ancora più ricco e più vario (più foto, più disegni; anche video e quant’altro. Ed in merito a tutto: agronomo, artista, cittadino). E sempre con cadenza mensile. 

Ritengo troppo importante continuare nell’impegno di divulgazione dell’Olismo (anche distinguendolo e difendendolo sia dal suo nemico dichiarato cioè il Riduzionismo, sia dal suo nemico subdolo cioè lo pseudo-olismo). Finora, tale impegno, è stato apprezzato (oltre le mie aspettative), mi ha portato risvolti positivi (oltre le mie aspettative), è stato d’aiuto e d’orientamento per alcuni (oltre le mie aspettative). Inoltre, casomai ce ne fosse davvero il bisogno, l’Olismo si dimostra essere l’unica valida alternativa tanto al Riduzionismo (solo le parti e le loro relazioni) quanto allo pseudo-olismo (multidisciplinarità, interdisciplinarità, integrazione, 360°, ecc.) anche alla luce delle ultime notizie di cui faccio una selezione di soli 4 punti (essendo i punti reali almeno una cinquantina!): 

1. paradossalmente, sono proprio gli ultimi dati ufficiali che smentiscono l’esistenza di una epidemia con nesso lineare di causa/effetto tra batterio e disseccamento in merito agli ulivi in Puglia (fenomeno Xylella-CoDiRO). Lo abbiamo letto, lo avete letto. No? Del resto, basta fare una semplice (pluralista e onesta) ricerca nel Web: nella zona infetta, solo il 2,5% di piante è risultato infetto dal batterio; nella zona di contenimento, solo l’1%; nella zona cuscinetto, 0%; E quindi questi dati ufficiali smentiscono il Riduzionismo e lo pseudo-olismo e quindi gettano una prospettiva di inutilità su tutti i rimedi  derivati (abbattimenti, lotta al vettore, reimpianti, ecc.). Prima o poi, qualcuno dovrà spigare alla (vera) Scienza ma soprattutto alla Giustizia il perché di certi rimedi a fronte di certi dati! Ad ogni modo, resta solo l’Olismo ed in esso, ancora oggi, la mia teoria è l’unica esistente. Gli ulivi disseccano. Certamente. Le “zone desertiche” in Salento le vediamo tutti, le conosciamo tutti. Così come esiste certamente anche il batterio. Mai negata la sua esistenza. Ma come si combinano questi due ordini di fatti visto che i dati ufficiali di monitoraggio (nonché il primo postulato di Koch non soddisfatto: meno del 100%, addirittura meno dell’80%) escludono che il disseccamento abbia carattere epidemico e sia causato dal batterio o solo dal batterio? La mia teoria riesce a combinarli e a spiegare l’intero fenomeno patologico, deducendone altri rimedi. Gli schemi riduzionistici no. I riduzionisti omettono tutta una serie di fattori (ben più importanti, ben più influenti e ben più determinati del batterio in merito al materializzarsi del disseccamento degli ulivi) mentre la mia teoria li individua e li relaziona. Se la si vuol sperimentare, basta farmi una telefonata. Come sempre (e da sempre …..). Il problema è loro. È sempre e solo loro;  

 2. cambiano i Governi, forse anche quest’ultimo cambierà presto (speriamo!), passano gli anni, ma l’Italia non ritorna ad essere un Paese di serie A (come lo era ai tempi di Berlinguer, Almirante, ecc. e ai tempi delle loro ideologie. Le persone facevano le ideologie, le ideologie facevano le persone. Secondo un inscindibile e reciproco rapporto. Altro che chiacchiere!). Ed il Sud d’Italia continua ad arretrare (ultimo rapporto SVIMEZ) anche perché subisce non solo e come sempre gli egoismi nordisti ma ora anche e addirittura le sue, proprie, “festose”, illusioni! Insomma, senza una Politica olistica non se ne verrà mai a capo! 

3. l’Agricoltura e la Selvicoltura si trovano, e si troveranno sempre di più, a causa della Complessità dell’Ambiente odierno e dalla Società odierna, a dover affrontare da una parte problemi legati ai cambiamenti climatici (bombe d’acqua, grandinate atipiche, venti a carattere tropicale, temperature estreme, stagionalità alterata, polizze assicurative da ripensare, tecniche agronomiche da riadattare, ecc.) e dall’altra problemi di natura tecnico-legale (in ambito giudiziario e/o extra-giudiziario), che, guarda caso, necessitano entrambi di Olismo (problemi creati dal Riduzionismo come potrebbero essere risolti nell’ambito dello stesso Riduzionismo? Il cambio di Paradigma è d’obbligo);

4. gli schianti arborei, specialmente urbani, continuano ad essere una vera emergenza (vedi recentemente, e per esempio, a Castellaneta Marina – TA). Lo abbiamo detto tante volte: occorre impegnarsi perché si facciano le valutazioni di stabilità (scongiurando il non farle) ma occorre impegnarsi soprattutto perché si facciano nel paradigma dell’Olismo, con la mia metodica VOSA per esempio (scongiurando il farle nel paradigma del Riduzionismo: VTA, SIA, SIM, TSE, analisi strumentali, analisi individuali, ecc. tutte cose ormai superate alla luce delle Nuove Scienze: neurobiologia vegetale, teoria dei sistemi, fisica moderna, ecc.). Ma non basta, non basterebbe, nemmeno questo! Gli alberi e le loro valutazioni statiche vanno, andrebbero, viste ed inserite nel più ampio discorso sul Verde specialmente urbano e specialmente pubblico: difficile edificare la necessaria cultura-sensibilità (individuale e collettiva, privata e istituzionale) se si continuano a sbagliare (ancora!) il senso ed il significato degli spazi verdi pubblici (ville, parchi, giardini, aiuole, rotonde, ecc.)! Con scelte botaniche, agronomiche, strutturali, funzionali, planimetriche e prospettiche incredibili! A cui giustamente la pubblica opinione (e ancora prima la pubblica percezione) si ribella (e specialmente se si tratta di spazi storici).  Se non si va sul concetto di verde (entità olistica, vedi post 297) non se ne verrà mai a capo (sperando, nel frattempo, di non ricevere un ramo o un intero albero … sul capo!). 

L’Olismo è sempre stato il filo conduttore della mia vita, lo è e lo sarà sempre. Un Olismo naturale ed istintivo, da bambino e fino al liceo. Un Olismo che poi ha iniziato ad essere razionalizzato, al liceo e ancor di più all’Università. Un Olismo che poi è stato approfondito, elaborato ed applicato, dalla laurea fino ad oggi. La strada è quella giusta. Vado avanti così. Andiamo avanti così. A presto, dunque (in Settembre). E come sempre, ad maiora! amici, ad maiora! Luca Fortunato (Matera) WhatsApp 389.4238195  

martedì 6 agosto 2019

L'Economia circolare


Post 302 

L’Economia circolare  

Un nuovo (e luminoso) incarico di lavoro (ma anche un bel po’ impegnativo e complesso, … da vero olista!), da iniziare subito dopo Ferragosto, da portare avanti insieme ad altri lavori già fortunatamente in essere, mi impongono una pubblicazione leggermente anticipata (rispetto alla preventivata fine d’Agosto). Meglio così, no? 

Ultimamente, l’economia circolare è qualcosa che sta occupando sempre di più i media, i dibattiti, i vari settori della Società. Questo, alcune volte avviene in modo proprio, scientifico, veritiero, altre volte invece avviene in modo improprio, contradditorio, speculativo, demagogico, modaiolo. La questione, interessante ma delicata al tempo stesso, è che l’economia circolare è olistica, che con l’economia circolare si è nell’Olismo. Dunque, con essa si attua o si attuerebbe un cambio di paradigma visto che l’Establishment è ancora nell’altro (e opposto) paradigma cioè il Riduzionismo. I riduzionisti, appunto, o non se ne rendono conto oppure, anche su questo, cercano di imbrogliare le cose. Con danno per i cittadini, per gli imprenditori, per la Società tutta. Perché alla confusione teorica (casuale o voluta) segue l’inefficienza e l’inefficacia dei sistemi, della pratica, dell’agire e del fare. Specialmente nel lungo periodo. Confusioni ed inefficienze del genere, così come i falsi cambi di paradigma o addirittura il non occuparsi proprio della dimensione paradigmatica,  sono cose che abbiamo già visto ed alcune le continueremo ancora a vedere (come purtroppo ci indicano anche le ultime cronache): 1. sul fenomeno Xylella-CoDiRO stanno continuando ad andare (anzi ora ci sono proprio andati!) verso l’illusione più grande (i reimpianti). Se ne accorgeranno tra qualche anno. Allora, sarà troppo tardi per quello che eventualmente sarà rimasto dell’Olivicoltura mediterranea?; 2. gli alberi urbani – anche di ricche ville al mare ….. pensate un po’ - continuano a schiantarsi in mezzo a pseudo-spiegazioni, pseudo-impegni, ecc. (aspettando il morto?); 3. il Sud arretra nonostante le sue (le nostre!) “feste” ed il Nord è sempre più egoista e lontano; 4. bruciano interi boschi in Siberia; 5. si scioglie ad una velocità impressionante il ghiaccio in Groenlandia; ecc. ecc. Tutto ciò è opera del Riduzionismo e dei riduzionisti. E non solo a causa della loro oggettiva inferiorità teorica ma anche e soprattutto a causa della loro tendenza ad imbrogliare (che spesso si attua e si materializza per davvero come reazione sbagliata di fronte ad una pratica che fa acqua da tutte le parti …. per inefficienza ed inferiorità teorica! E così siamo sempre lì. Ed il cerchio si chiude e ricomincia …. Male, in questo caso). Può essere utile, pertanto, descrivere (seppure in modo sintetico, ma significativo) i tratti autentici dell’economia circolare visto che essa è di una importanza cruciale per il destino del Mondo. Per fare chiarezza (e le dovute distinzioni). Alle nuove generazioni (mia figlia ha 2 mesi) cerchiamo di lasciare almeno buoni esempi (scritti ma anche agiti, nel nostro lavoro per esempio) che raccontino e testimonino la Vera Verità. Quanto a noi, ci sentiamo presto, sempre con cadenza mensile. In Settembre, dunque. E come sempre, ad maiora! amici, ad maiora! Luca Fortunato (Matera) WhatsApp 389.4238195 

Ed ora entriamo nel merito:   

l’espressione “economia circolare” indica una entità olistica, specificatamente una Economia che innanzitutto è un sistema (cioè con varie e numerose componenti e parti che si influenzano reciprocamente a costituire un tutt’uno inscindibile, un intero) ma è un sistema di tipo particolare cioè inteso come un organismo vivente vale a dire un sistema complesso (cioè non riducibile alla somma e alle relazioni delle sue parti costitutive perché dotato anche di proprietà emergenti), caratterizzato da dinamiche non-lineari (cioè da retroazioni, da feed-back) e che dunque si auto-governa, si di auto-rigenera, si auto-sostiene (da cui i concetti e le immagini, di “cerchio”, “ciclo”, “ciclo chiuso”, “ciclo rigenerativo”, ecc.).
Infatti, nell’economia circolare i materiali e i loro flussi sono di due tipi (biologici e tecnici) ma sempre ed entrambi reintegrabili: quelli di tipo biologico (cibo, legno, acque reflue, fibre naturali, ecc.) possono essere reintegrati direttamente nella biosfera, quelli di tipo tecnico (polimeri, leghe, ecc.) sono comunque progettati e realizzati per poter essere reintegrati nell’industria, nei servizi, ecc. e con un basso dispendio energetico. In pratica, nell’economia circolare i rifiuti non esistono (quando si parla di “ciclo dei rifiuti”, di “ciclo chiuso dei rifiuti”, ecc., e concetti annessi, si parla di cose certamente positive ma non di “economia circolare” sebbene i termini e le immagini sembrino riferirsi ad essa). E’ evidente che ci sia una visione a priori e deduttiva nella vera economia circolare che infatti la rende un sistema economico complesso e di tipo pianificato (incompatibile ed inconciliabile, ad esempio, con il libero mercato e con l’economia di mercato, basati su criteri e scelte a posteriori e di tipo induttivo). Il tutto è realizzabile anche applicando concretamente la nozione teorica di vendere servizi più che prodotti ma soprattutto facendo proprio il superamento di visioni lineari, eventualmente anche nobili ma pur sempre riduzionistiche, come ad esempio la sostituzione delle fonti fossili (petrolio, carbone, ecc.) con le energie rinnovabili (il sistema ecologico-energetico-climatico è un sistema complesso e quindi non è detto che debba risponde in modo lineare, “logico”, proporzionale ad aggiustamenti parziali, settoriali, pur virtuosi. Anzi, è altamente probabile che risponda in modo non-lineare a causa dell’esistenza di proprietà emergenti positive o negative. O lo si aggiusta tutto il sistema, globalmente, per intero e contemporaneamente o non se ne fa niente). È evidente che per costruire l’economia circolare e per farlo in modo efficace ed efficiente (con reali vantaggi e benefici per le famiglie, le aziende, le città, i territori, ecc.) occorra un ripensamento non solo dell’economia ma dell’intera Società (di cui l’economia è parte), che occorra una rivoluzione culturale la quale non può prescindere dalla critica al Capitalismo e al consumismo così come da un cambiamento psicologico degli individui e delle comunità.
L’attuale modello economico di tipo lineare, riduzionistico, semplicistico, capitalistico, consumistico e di mercato (schematizzato in: capitale, lavoro e materie prime entrano nel sistema produttivo per dare prodotti da consumare e rifiuti da smaltire e solo in minima parte da riciclare, riutilizzare, ecc.) va superato e sostituito (integralmente) con un modello economico circolare, complesso, realistico, olistico, socialistico, ecologico e pianificato (schematizzabile in: capitale, lavoro e materie prime in stretto rapporto sia alle risorse naturali sia alla pianificazione politico-generale della Società entrano nel sistema produttivo per dare i prodotti quantitativamente e qualitativamente davvero necessari da consumare senza sprechi e da reintegrare per le restanti quote). 
Altri due aspetti caratterizzanti la vera economia circolare (in sintonia con la visione olistica, sistemica, organicistica, vitalistica, complessa, non lineare, integrata, pianificata, ecc. fin qui mostrata) sono:
1. la condivisione di prodotti, oggetti, ecc. (sharing economy) per limitare lo spreco d’uso (oggetti che giacciono inutilizzati ma che sono ancora buoni, efficienti, ecc.; oggetti che giacciono inutilizzati per la maggior parte del tempo; ecc.);
2. sempre in analogia al mondo vivente e ai sistemi viventi, maggiore diversità, eterogeneità, versatilità, adattabilità, modularità, ecc. vuol dire maggiore stabilità, resistenza, resilienza, ecc. Per cui, rendere i prodotti, gli oggetti e i servizi diversificati, eterogenei, versatili, adattabili, modulari, riparabili, longevi, ecc. vuol dire rendere il sistema economico (e quindi la Società per un buon 60-70%) più stabile, più sicuro, più resistente, più resiliente, ecc. Mica male in un Mondo che (a torto o a ragione) è diventato globale e globalizzato, che, di fatto, è globale e globalizzato (unico, intero, circolare).
Infine, è opportuno ricordare il legame di amicizia tra l’economia circolare e la bioeconomia. La bioeconomia (… anche qui, quella vera e non quella demagogica o peggio ancora quella ridotta a “sistema che impiega materie prime rinnovabili di origine biologica” …!) è la teoria economica elaborata dall’economista e matematico rumeno Nicholas Georgescu-Roegen (1906-1994) fondata sul concetto di limite biofisico della crescita applicato nel contesto di un sistema termodinamicamente chiuso quale è il Pianeta Terra. La bioeconomia comporta una rivoluzione teorico-culturale (da tradurre successivamente in pratica, da applicare) in quanto essa produce una critica radicale dei fondamenti dell’economia neoclassica alla luce delle scienze fisiche e naturali affrontando, in particolar modo, la questione ecologica alla luce della termodinamica e in particolare dell’entropia. Comporta, quindi, un supermento non solo del contrasto tra crescita economica e sviluppo sostenibile ma un superamento dello stesso concetto di “sviluppo sostenibile” in quanto attraverso un impianto teorico di dinamica non-lineare riesce a cogliere e a correlare aspetti biofisici (in particolare, restrizioni fisiche alla crescita indotte dalla limitatezza dell’ecosistema terrestre) con aspetti antropologici, psicologici, culturali e sociali (molto influenti, a volte completamente determinanti, e quindi messi sempre ed assolutamente a sistema dall’economista, dal legislatore, dall’imprenditore, dal professionista tecnico, dal cittadino illuminato, che si spendono per davvero per la vera bio-economia).
Insomma, stando così tutte le cose viste, è evidente che tutti coloro che vogliono o che debbano contribuire (veramente e onestamente) alla costruzione dell’economia circolare (economisti, cittadini, politici, imprenditori, professionisti, ecc.) debbano necessariamente adottare (nelle loro cose teoriche e pratiche, quotidiane e non) approcci e metodi di tipo olistico vale e adire un approccio di tipo sintetico-intuitivo per cogliere l’intero di riferimento e il suo quid emergente (e non solamente le parti e loro somma, come da approccio analitico-razionale) e successivamente il metodo deduttivo che dal generale – l’intero e quid di cui prima – giunge ai particolari – i dettagli specifici, settoriali, ecc. – e solo a quelli che servono per davvero (e non che dai particolari, spesso troppo e inutilmente numerosi, ci si debba muovere con l’illusione di arrivare al quadro generale, puntualmente disatteso, come da metodo induttivo).

P.S. L’Olismo è unico ed è ben definito. Che poi lo si applichi all’economia (come in questo caso) o alla medicina o all’agronomia o alla geologia o al diritto o all’architettura o alla selvicoltura, ecc. l’Olismo è sempre lo stesso. Comunque, per restare in tema di Economia, Olismo ed economia circolare, consiglio al lettore di oggi di ricercare e di (ri)leggere i post n. 261, 260 e 175, per riscontri molto più autorevoli e di tipo diretto.