Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

mercoledì 22 marzo 2017

L'Olismo di Duhem e di Quine



Post 135 
L’Olismo di Duhem e di Quine 
L’Olismo di Pierre Maurice Marie Duhem (1861-1916) fisico, matematico, storico della scienza e filosofo francese, è un olismo epistemologico che in pratica si sostanzia nel sostenere che la verificazione di una ipotesi non può essere conclusiva (per quante prove possiamo trovare a favore di una ipotesi scientifica non è escluso che ne possa arrivare una a sfavore) ma, per la stessa logica, anche la falsificazione di una ipotesi non può essere conclusiva. Inoltre, secondo l’olismo di Duhem, è impossibile confrontare con l’esperienza singole ipotesi, singole teorie, una ad una: “Un esperimento di fisica non può mai condannare un’ipotesi isolata, ma soltanto un insieme teorico”. […] Il fisico non può mai sottoporre al controllo dell’esperienza un’ipotesi isolata, ma soltanto tutto un insieme di ipotesi […] “. L’Olismo di Willard Van Orman Quine (1908 – 2000) logico e filosofo americano, è invece un vero e proprio olismo semantico e pertanto è generale, ricomprendendo non solo la fisica e la metodologia scientifica in senso ampio ma estendendosi ad ogni nostro enunciato che risulta essere privo di un significato in sé, a sé, separato, scisso dal contesto, estrapolato dall’intero discorso di cui fa parte, estratto dall’intero testo in cui è inserito ecc. Sosteneva infatti Quine: “Tutte le nostre cosiddette conoscenze o convinzioni, dalle più fortuite questioni di geografia e di storia alle leggi più profonde di fisica atomica o finanche della matematica pura e della logica, tutto è un edificio fatto dall'uomo che tocca l'esperienza solo lungo i suoi margini. […] Un disaccordo con l'esperienza alla periferia provoca un riordinamento all'interno del campo; si devono riassegnare certi valori di verità ad alcune nostre proposizioni. […] Una volta data una nuova valutazione di una certa proposizione dobbiamo darne un'altra anche a certe altre, che possono essere proposizioni logicamente connesse con la prima o esse stesse proposizioni di connessioni logiche. […] Ma l'intero campo è determinato dai suoi punti limite, cioè l'esperienza, in modo così vago che rimane sempre una notevole libertà di scelta per decidere quali siano le proposizioni di cui si debba dare una nuova valutazione alla luce di una certa particolare esperienza contraria." I due olismi dei due grandi studiosi vengono comunemente conosciuti come la “Tesi di Duhem-Quine”. Ad ogni modo, essi illuminano ogni aspetto del reale e del nostro quotidiano (dalla scienza all’economia, dall’arte alla politica, dalla tecnica alla tecnologia, dalla burocrazia alla gestione domestica, dall’impresa alla professione, dall’ascoltare al parlare ecc.). Andrebbero insegnati a tutti ed appresi da tutti. E soprattutto utilizzati da tutti. Il contributo ad una Società realmente unita ed unitaria, integrata ed integrante, organica e migliore sarebbe fortissimo. Ad maiora! Luca Fortunato

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