Post 135
L’Olismo di Duhem e di
Quine
L’Olismo di Pierre Maurice Marie Duhem (1861-1916) fisico, matematico,
storico della scienza e filosofo francese, è un olismo epistemologico che in pratica si sostanzia nel sostenere che
la verificazione di una ipotesi non può essere conclusiva (per quante prove
possiamo trovare a favore di una ipotesi scientifica non è escluso che ne possa
arrivare una a sfavore) ma, per la stessa logica, anche la falsificazione di
una ipotesi non può essere conclusiva. Inoltre, secondo l’olismo di Duhem, è impossibile
confrontare con l’esperienza singole ipotesi, singole teorie, una ad una: “Un esperimento di fisica non può mai
condannare un’ipotesi isolata, ma soltanto un insieme teorico”. […] Il fisico
non può mai sottoporre al controllo dell’esperienza un’ipotesi isolata, ma
soltanto tutto un insieme di ipotesi […] “. L’Olismo di Willard Van Orman
Quine (1908 – 2000) logico e filosofo americano, è invece un vero e proprio olismo semantico e pertanto è generale,
ricomprendendo non solo la fisica e la metodologia scientifica in senso ampio
ma estendendosi ad ogni nostro enunciato che risulta essere privo di un
significato in sé, a sé, separato, scisso dal contesto, estrapolato dall’intero
discorso di cui fa parte, estratto dall’intero testo in cui è inserito ecc.
Sosteneva infatti Quine: “Tutte le
nostre cosiddette conoscenze o convinzioni, dalle più fortuite questioni di
geografia e di storia alle leggi più profonde di fisica atomica o finanche
della matematica pura e della logica, tutto è un edificio fatto dall'uomo che
tocca l'esperienza solo lungo i suoi margini. […] Un disaccordo con
l'esperienza alla periferia provoca un riordinamento all'interno del campo; si
devono riassegnare certi valori di verità ad alcune nostre proposizioni. […]
Una volta data una nuova valutazione di una certa proposizione dobbiamo darne
un'altra anche a certe altre, che possono essere proposizioni logicamente
connesse con la prima o esse stesse proposizioni di connessioni logiche. […] Ma
l'intero campo è determinato dai suoi punti limite, cioè l'esperienza, in modo
così vago che rimane sempre una notevole libertà di scelta per decidere quali
siano le proposizioni di cui si debba dare una nuova valutazione alla luce di
una certa particolare esperienza contraria." I due olismi
dei due grandi studiosi vengono comunemente conosciuti come la “Tesi di
Duhem-Quine”. Ad ogni modo, essi illuminano ogni aspetto del reale e del nostro
quotidiano (dalla scienza all’economia, dall’arte alla politica, dalla tecnica
alla tecnologia, dalla burocrazia alla gestione domestica, dall’impresa alla
professione, dall’ascoltare al parlare ecc.). Andrebbero insegnati a tutti ed
appresi da tutti. E soprattutto utilizzati da tutti. Il contributo ad una
Società realmente unita ed unitaria, integrata ed integrante, organica e
migliore sarebbe fortissimo. Ad maiora! Luca Fortunato
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