Post 332
Coronavirus: dal mio libro-diario.
Dal libro – diario, che vado schematizzando e scrivendo (vedi
precedenti post dal n. 328 al n. 331), offro alcuni passi (ma molto
significativi) a tutti i lettori (su richiesta di alcuni lettori che ringrazio
per la stima dimostratami):
Sul
fronte sanitario:
[…..] Nel Riduzionismo, la Scienza (anche stavolta) sta mostrando troppe
divisioni e contraddizioni: la mascherina la devono portare tutti/la mascherina
non la devono portare tutti; a distanza di almeno 1 m/a distanza di almeno 3 m;
la curva epidemica con quei dati delle ore 18 serve/la curva con quei dati delle
ore 18 non serve; i tamponi a tappeto/i
tamponi selettivi; l’ambiente (aria, superfici, ecc.) conta/l’ambiente
non conta; ecc. Insomma, con lo stato, e nello stato, attuale delle
“conoscenze” scientifiche, e non avendo attuato provvedimenti davvero drastici
e olistici come ha fatto la Cina, l’idea che mi sono fatto, è questa: prendere
o non prendere il Coronavirus è una questione di Caso (caso sfavorevole –
Sfortuna – se lo si prende; caso favorevole – Fortuna – se non lo si prende).
[….] E’ vero che il virus è nuovo ma è anche vero che i Paradigmi sono diversi.
L’Olismo, per principio, non riduce, una malattia al solo “meccanismo d’azione”
o al solo nesso di causa-effetto tra microrganismo e malattia o tra altro e
malattia, senza tenere in debito conto anche e soprattutto la componente
ambientale; non riduce il campione dei soggetti a quelli presunti
“significativi”; va sempre dal generale al particolare (per esempio: dai dati
su scala nazionale – il generale – ai dati su scala territoriale – il
particolare) e mai invece si mette a “generalizzare” come invece fa tipicamente
il Riduzionismo induttivo (per esempio: dati di certe e specifiche situazioni
fatti valere – specie nel significato - per tutte le altre situazioni); ecc.
[….]
Sul
fronte economico:
[….] In questa situazione di pandemia (globale e dai tempi
necessariamente lunghi anche ad emergenza sanitaria risolta nel proprio Paese
anche per i possibili ritorni di contagio) la contestualizzazione sistemica e olistica
per livelli di complessità dei vari settori e comparti economici (vedi post n. 330)
non può che portare a cogliere un quid (da cui poi dedurre tutti i necessari e
particolari interventi da attuare nei vari settori e comparti economici a
seconda dei loro vari livelli di articolazione) che si può benissimo
sintetizzare in questo: necessità di predisporsi, passando attraverso una
Economia di Guerra, ad una Nuova Economia. Che cosa è nel dettaglio una
Economia di Guerra, il lettore potrà agevolmente informasi in Internet o su
qualche buon testo. Il problema è la piena e diffusa consapevolezza di essere
già nella fase di transizione di Economia di Guerra. Quel che noto, invece e
purtroppo, e che tanti, troppi, nel Riduzionismo economico, non si pongono ora
(nella fase 1 dell’Emergenza sanitaria, diciamo così per capirci) il problema
di vivere con piena consapevolezza, appunto, una Economia di Guerra (di fatto
già esistente) per prepararci (durante il resto della fase 1 e per l’intera fase
2 di convivenza con il virus e che chissà quando durerà) ad un nuovo e diverso
assetto economico e sociale (fase 3). Continuano, invece, a cercare di
aggiustare, a cercare di riparare, a cercare di tamponare, l’assetto economico che
c’era prima dell’Emergenza, come se esso dovesse per davvero ritornare. Magari
con qualche variazione, ma sostanzialmente lo stesso. Immaginando, così,
“prospettive” che in realtà non sono prospettive. Il “ritorno alla normalità” (dopo
che è passata “‘a nuttata”) specialmente in termini economici, lavorativi,
professionali, produttivi, imprenditoriali, ecc. è una pura illusione. Ci vuole
tanto coraggio (oltre che al giusto Paradigma, ovviamente) per comprendere che
tutto è cambiato e che nulla sarà, ritornerà, come prima. Se pongo A il sistema
economico prima dell’Emergenza pandemica, B l’Economia di Guerra (di
transizione e nella quale in pratica ci troviamo ora) e C la Nuova Economia che
ci sarà dopo che tutto sarà finito, lo schema di successione è appunto A, B,
C (e non invece A, B, A – ritorno alla normalità - o al limite A, B, A’
– ritorno ad una normalità più o meno simile a quella che conoscevamo prima!). Dunque,
invece di perdere tempo ad analizzare i comparti e i settori economici (ancora
in termini di libero Mercato – che, è ovvio, sia saltato del tutto -, ancora in
termini di Domanda e di Offerta – che, è ovvio, siano bloccate o
irrimediabilmente stravolte, ecc.) e di perdere tempo a chiedere interventi dal
fiato corto e dallo sguardo corto, si investisse il tempo per chiedere, da una
parte, la necessaria liquidità per le famiglie, per le imprese, per i
lavoratori, per i professionisti, per fronteggiare la fase 1 e la fase 2 (ma che sia liquidità corposa! più corposa!!
e più veloce) e l’annullamento (e non la sospensione e il rinvio) dei pagamenti
di imposte, tasse e quant’altro, e per cercare, dall’altra parte, di immaginare
deduttivamente come potrà essere (e dovrà essere) la Nuova Economia (fase 3). Se
però questa verità la si continuerà a ignorare e a negare (continuando, come
forti e tenaci muli ma dalla visione ristretta da paraocchi riduzionistici, a
volere conservare quello che c’era prima) arriverà il giorno che essa si
scaglierà contro la Società come un meteorite sulla Terra! Se, invece, al
contrario, ci si fa, ci si farà,
proattivi nei confronti di questa amara e oggettiva verità, se le si va,
le si andrà, incontro, con anche una certa dose di creatività, essa potrà anche
risultare dolce, in qualche modo. Fare di necessità virtù, insomma. Il cosa
produrre, il quanto produrre, il come produrre, per chi produrre, quando
produrre, ecc. sono cambiati, già cambiati. E non torneranno mai più quelli di
prima. L’Agricoltura e l’Industria vanno ripensate e riscritte. Anche per i
Servizi vale la stessa cosa: quali servizi offrire, come offrirli, a chi
offrirli, ecc. Da oggi, per il Futuro (a medio termine e a lungo termine) mi
auguro che l’Establishment colga questa oggettiva verità e si orienti,
finalmente, per una volta!, almeno stavolta! nelle giuste direzioni. Se lo
farà, bene. Se non lo farà, la rabbia del popolo affamato, stavolta, glielo
farà fare! […..] Personalmente, e per quel che posso, vi spiego come immagino
la Nuova Economia della fase 3 (fase lontana ma che arriverà e che non ci può
trovare impreparati): gli interi
economici (l’Economia di una Nazione, ad esempio; l’economia di un territorio,
altro esempio; un certo settore-comparto economico di un Paese, ancora un
esempio; ecc.) saranno, anzi dovranno, essere ridimensionati, saranno e
dovranno essere più piccoli. Lo Sviluppo Economico (anche nella versione
sostenibile) dovrà necessariamente cedere il posto ad altro, e cioè ad una
qualche forma di Decrescita Economica. Anzi, questa cosa è già in atto. Per
causa di forza maggiore. Questo sotto il profilo più quantitativo, diciamo così
(il quanto produrre, il PIL, la ricchezza, i redditi, ecc.). E’ invece sotto il
profilo più qualitativo (cosa produrre, per chi produrre, ecc.) e sotto il
profilo più tecnico (come produrre, quando produrre, ecc.), che si può fare
tanto in termini di scelte fondamentali (scelte: cosa produrre ancora e cosa
non produrre più; per chi produrre ancora e per chi non produrre più; con quali
tecniche, con quali tecnologie; dove; quando; ecc.). Scelte da fare ora,
subito, quasi “approfittando” di questa serrata (che è da sostenere
inevitabilmente con la sola liquidità statale ed internazionale visto che
dobbiamo, dovremmo, stare a casa, tutti e per davvero. Il nemico – il
Coronavirus – è tutt’altro che vinto). Scelte odierne per il Futuro. Che
arriverà e che non deve più coglierci e sorprenderci impreparati. Nel dettaglio
(per quel che posso, secondo la mia parte, nel mio piccolo) immagino queste
scelte economiche (di senso): [….]
Sul
fronte sociale:
C’è una sola indicazione, una sola stella polare: l’Olismo di Durkheim
(vedi post 133). Con tutte le deduzioni e le applicazioni del caso. Infatti, [….]
Luca Fortunato (Matera)