Post 300
Il Prosecco? Così, un’eccellenza
insostenibile.
Il caso e il tema del presente post sono specifici e
settoriali ma hanno validità anche di tipo generale. Ed è anche, soprattutto in
merito a quest’ultimo aspetto che si invitano i lettori ad una seria
riflessione e a cogliere particolarmente (nel testo del post) diversi passaggi
validi appunto tanto per lo specifico scenario del Prosecco quanto per quello
scientifico, tecnico, sociale e culturale (in senso lato) che tutto il “Bel
Paese” in qualche modo sta (ancora) vivendo. Buon proseguimento, dunque. Quanto
a noi, a presto (in Luglio). E come sempre, ad maiora! Amici, ad maiora! Luca
Fortunato (Matera) WhatsApp 389.4238195
Occorre saggezza
economico-ecologica. Sempre. Ma solo l’Olismo può aiutare.
Ecco ora un esempio
della validità di questa tesi attraverso un suo opposto che, infatti, ha
generato un guaio. Precisamente: il non portare a sintesi (che non è il mero compromesso, ricordiamolo sempre) Economia
ed Ecologia e questo a causa di un mancato cambio di paradigma che si configura
come permanere nel Riduzionismo senza invece svoltare nell’Olismo (amici del
Nord Est mi hanno segnalato o meglio aggiornato la cosa, come vedrete):
pochi giorni fa, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista
(open access) “Plos One” una ricerca scientifica (dell’Università di Padova)
che ha monitorato (dal 2012 ad oggi) i terreni coltivati ad uva per la
produzione di Prosecco certificando che quel territorio ha un indice di erosione 31 volte superiore ai
limiti considerati tollerabili all'interno della UE.
In pratica, la ricerca mostra che per ottenere 1 bottiglia
di Prosecco si consumano 3,3 kg di terreno. E considerando che di Prosecco se
ne producono 446.000.000 bottiglie/anno
(di cui 90.000.000 nell'area storica nella provincia di Treviso), è del tutto evidente
che l’attuale l’impronta ecologica del
prodotto (vino di indubbia e di indiscutibile qualità, famoso in tutto il
Mondo, fonte di una ricca economia, ecc. ecc.) sia enorme (… diciamo pure
smisurata!).
Così, è di fatto insostenibile
(sia da un punto di vista ecologico-materiale - essendo il terreno una risorsa
non rinnovabile – sia da un punto di vista etico – se questo aspetto, Oggi, può
ancora significare qualcosa …).
Ed ora constaterete una certa assonanza, una certa
corrispondenza, una certa correlazione e una certa inerenza (specialmente di
senso e di significato, oltre le
coincidenze di luoghi e di tipologie di questioni tecnico-scientifiche) tra
quanto sopra riportato e quanto ho scritto nel mio primo libro “Esempi
d’Olismo” (2016) che tra un po’ riporto qui di seguito. Non solo l’erosione da
vigneti – come sopra - ma addirittura anche disboscamenti
per l’impianto di vigneti! Il tutto, con errori
paradigmatici di fondo. Quest’ultimo aspetto, sempre il vero problema.
Il Prosecco va certamente tutelato e la sua
esistenza va certamente garantita per il Futuro. Ma come? Certamente non più
nel paradigma del Riduzionismo. Siepi? Fasce tampone? Aree inerbite? Certo, ma
andrebbero pensate ed applicate (potenziate ed organizzate) in un certo modo,
altrimenti non ci sarebbe nessun vero cambio di paradigma e quindi nessun vero
rimedio.
(N.B. : integrato
è cosa ottima ma non è olistico. O
meglio, non lo è ancora. Constatata o fatta l’integrazione occorre poi intuire i quid in più, emergenti, come
proprietà emergenti e certamente presenti – positivi e/o negativi – e quindi
gestirli – teoricamente e/o praticamente. Così, solo così, è olismo, si ha l’olismo e ciò che è integrato diviene
anche olistico).
Ed ora, quanto ho scritto (nel 2016) nel mio libro:
Capitolo V
Acqua e Terra: di Refrontolo in particolare.
Ricordo brevemente la tragedia di
Refrontolo: in Provincia di Treviso, la sera del 2 agosto 2014, un nubifragio –
di quelli di particolare e atipica intensità e giustamente definiti “bombe
d'acqua” - si è abbattuto nella zona di Refrontolo, nella piccola e turistica
località del Molinetto di Croda famosa per la presenza di un antico mulino ad
acqua, facendo tracimare il torrente Lierza: spazzati via persone, strutture,
automobili. Quattro morti ed un ventina di feriti.
Le cause sembrarono essere la copiosa
pioggia caduta in pochissimo tempo, alcune balle di fieno e altri detriti che
avrebbero fatto da tappo in un punto del torrente, la “sfiga” delle persone di
trovarsi in quel punto ed in quel momento ecc. ecc. ecc. Eppure ….. tempo
qualche giorno, saltò fuori ben altro. E già denunciato, a suo tempo, da
associazioni ambientaliste. E che, a libero parere del sottoscritto, è stata la
causa (complessa) che ha maggiormente inciso sul verificarsi del fenomeno
(fermo restando le altre cause – concause – quali appunto la “bomba d’acqua”,
le balle di fieno ecc. ecc. ecc.): le colline lì attorno - proprio quelle
colline facenti parte della zona di bacino idrografico in cui ricade il
torrente Lierza e sul quale nubi tempestose sprigionarono la loro energia –
quelle colline erano rivestite da boschi ma in seguito sono state disboscate e
rivestite da vigneti. Ripeto: quelle
colline erano rivestite da boschi ma in seguito sono state disboscate e
rivestite da vigneti. ….
basta questa frase per attivare un minimo d’intuizione, intelligenza, logica e
buon senso sufficienti a
spiegare quel che è successo! Qui non si tratterebbe nemmeno di andare a scomodare l’Olismo ed il
Riduzionismo!
Eppure …. occorre scomodare proprio
l’Olismo ed il Riduzionismo …. Perché, ovviamente, i riduzionisti (limitati e/o
mistificatori) ne han detto di fesserie … Ma non credete. L’Olismo non lo
scomoderò più di tanto. Bastano poche righe: il punto non è se è giusto
disboscare per impiantare un vigneto. Questo attiene a discorsi di altro tipo.
Il punto è che nel farlo, occorre – occorreva …. – prima intuire, immaginare,
prevedere, teorizzare, elaborare e progettare e, successivamente, realizzare compensazioni di tipo olistico e non di tipo
riduzionistico! Hanno certamente pensato a delle compensazioni e realizzato
delle compensazioni (per il comunque traumatico passaggio ecologico-ambientale
ed idrogeologico) dai boschi a vigneti! (sistemazioni del terreno e altre mille
cose). Il punto è che le hanno pensate e realizzate all’interno del Paradigma
del Riduzionismo! Mentre occorrevano compensazioni di tipo olistico in quanto
le acque piovane, deboli o forti, intercettate da un bosco, tanto a livello di
chiome arboree quanto a livello di terreno di bosco, subiscono un “trattamento”
(cinetico, energetico, d’assorbimento, di convogliamento ecc.) del tutto
imparagonabile, lontano anni luce, al “trattamento” (cinetico, energetico,
d’assorbimento, di convogliamento ecc.) che le acque piovane, deboli o forti,
subiscono quando intercettate da un vigneto! La cosa è talmente incredibile che
non ci resta che arrivare ad un esperimento mentale metaforico per cercare di
esplicitare ancor di più (quel che in verità è già esplicito ….): primo
scenario: immaginiamo di versare violentemente dell’acqua su di una lastra di
pietra inclinata. Ne osserveremo un deflusso pressoché totale e quasi
istantaneo e violento; secondo scenario: immaginiamo di versare violentemente
dell’acqua sulla stessa lastra di pietra inclinata che però, questa volta,
abbiamo precedentemente rivestito di carta di giornale; Ne osserveremo un deflusso
quasi totale, in più tempo anche se di poco, e comunque violento, con o senza
qualche strappo di carta di giornale; terzo scenario: immaginiamo di versare
violentemente dell’acqua sempre sulla stessa lastra di pietra inclinata che
però, ora, abbiamo precedentemente rivestito di una spessa stoffa di lana come
quella di un maglione; Ne osserveremo un deflusso parziale, in molto più tempo,
e comunque molto meno violento, con o senza qualche strappo di qualche pelo.
Ebbene, in tutti e tre gli scenari
l’acqua rappresenta un nubifragio, lo stesso nubifragio, particolarmente
violento e inteso (bomba d’acqua) e la lastra di pietra inclinata rappresenta
il terreno collinare, lo stesso terreno collinare. Ma nel secondo
scenario, la carta di giornale
rappresenta un vigneto per di più non a tendone mentre nel terzo scenario la
spessa stoffa di lana rappresenta un bosco (al lettore potrà apparire impropria
la carta di giornale, meglio sostituirla con della stoffa di cotone o con della
stoffa di lana ma sottile. Eppure …. è giusto!). Chiaro, no? Ma c’è di più. Se
ci prendessimo anche la briga di misurare con un termometro sensibilissimo la
temperatura dell’aria in prossimità della lastra di pietra, poi in prossimità
della carta di giornale che ricopre la lastra di pietra e poi ancora in
prossimità della spessa lana che ricopre sempre la nostra lastra di pietra, ci
accorgeremmo che la temperatura (e dunque l’energia) è diversa nei tre casi ed
in particolare che aumenta man mano si passa dal primo al secondo al terzo
scenario. Fuori di metafora: il micro-clima e l’energia su ed intorno a colline spoglie è una cosa, su e intorno
a colline a vigneto è un’altra cosa e su ed intorno a colline a bosco è ancora
altra e ben diversa cosa! E l’energia delle nubi e della pioggia in un nubifragio
incontra una porta spalancata se si abbatte su colline spoglie, una porta
aperta se si abbatte su colline a vigneto ed una porta socchiusa se si abbatte
su colline a bosco. Chiaro, no? Che brutto guaio paradigmatico hanno combinato
a Refrontolo! Ora, come si può – si poteva – rendere l’acqua versata sul
giornale (sulle colline a vigneto) frenata come l’acqua versata sulla lana
(sulle colline a bosco)? Praticamente non si può. E non si poteva. Ed allora,
le uniche compensazioni olistiche a fronte di sostituzione di boschi collinari
con vigneti collinari devono essere - avrebbero dovuto essere - quelle di
allargare, ed in più punti strategici per l’idrodinamica, il letto dei torrenti
e dei fiumi che decorrono ai piedi delle colline ……. Ma ne vale la pena? Ne
potrà mai valere la pena? Ne poteva valere la pena? Non è – non era – forse il
caso di cedere il passo all’importanza dell’acqua e non all’importanza del
vino? Emblematico Refrontolo. Purtroppo. Speriamo di ricavarne un monito
specifico e generale per il futuro. Anche e soprattutto, dunque, per altre zone
d’Italia. Che, simili magari, potrebbero prestarsi ad una follia del genere.
L’Olismo è un grande paradigma perché contempla tanto il fare quanto il non
fare. Non è detto che fare sia sempre giusto rispetto a non fare. Occorre
valutare. Sempre. Proporrei, anzi propongo, l’introduzione del reato di riduzionismo.
Autore:
Luca Fortunato - Tutti i diritti riservati (Legge 22 aprile 1941, n. 633 Protezione
del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio)