Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

sabato 1 giugno 2019

Il Prosecco? Così, un'eccellenza insostenibile


Post 300

Il Prosecco? Così, un’eccellenza insostenibile.  

Il caso e il tema del presente post sono specifici e settoriali ma hanno validità anche di tipo generale. Ed è anche, soprattutto in merito a quest’ultimo aspetto che si invitano i lettori ad una seria riflessione e a cogliere particolarmente (nel testo del post) diversi passaggi validi appunto tanto per lo specifico scenario del Prosecco quanto per quello scientifico, tecnico, sociale e culturale (in senso lato) che tutto il “Bel Paese” in qualche modo sta (ancora) vivendo. Buon proseguimento, dunque. Quanto a noi, a presto (in Luglio). E come sempre, ad maiora! Amici, ad maiora! Luca Fortunato (Matera) WhatsApp 389.4238195  

Occorre saggezza economico-ecologica. Sempre. Ma solo l’Olismo può aiutare.

Ecco ora un esempio della validità di questa tesi attraverso un suo opposto che, infatti, ha generato un guaio. Precisamente: il non portare a sintesi (che non è il mero compromesso, ricordiamolo sempre) Economia ed Ecologia e questo a causa di un mancato cambio di paradigma che si configura come permanere nel Riduzionismo senza invece svoltare nell’Olismo (amici del Nord Est mi hanno segnalato o meglio aggiornato la cosa, come vedrete):

pochi giorni fa, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista (open access) “Plos One” una ricerca scientifica (dell’Università di Padova) che ha monitorato (dal 2012 ad oggi) i terreni coltivati ad uva per la produzione di Prosecco certificando che quel territorio ha un indice di erosione 31 volte superiore ai limiti considerati tollerabili all'interno della UE.
In pratica, la ricerca mostra che per ottenere 1 bottiglia di Prosecco si consumano 3,3 kg di terreno. E considerando che di Prosecco se ne producono 446.000.000  bottiglie/anno (di cui 90.000.000 nell'area storica nella provincia di Treviso), è del tutto evidente che l’attuale l’impronta ecologica del prodotto (vino di indubbia e di indiscutibile qualità, famoso in tutto il Mondo, fonte di una ricca economia, ecc. ecc.) sia enorme (… diciamo pure smisurata!).
Così, è di fatto insostenibile (sia da un punto di vista ecologico-materiale - essendo il terreno una risorsa non rinnovabile – sia da un punto di vista etico – se questo aspetto, Oggi, può ancora significare qualcosa …).
Ed ora constaterete una certa assonanza, una certa corrispondenza, una certa correlazione e una certa inerenza (specialmente di senso e di significato, oltre le  coincidenze di luoghi e di tipologie di questioni tecnico-scientifiche) tra quanto sopra riportato e quanto ho scritto nel mio primo libro “Esempi d’Olismo” (2016) che tra un po’ riporto qui di seguito. Non solo l’erosione da vigneti – come sopra - ma addirittura anche disboscamenti per l’impianto di vigneti! Il tutto, con errori paradigmatici di fondo. Quest’ultimo aspetto, sempre il vero problema.
Il Prosecco va certamente tutelato e la sua esistenza va certamente garantita per il Futuro. Ma come? Certamente non più nel paradigma del Riduzionismo. Siepi? Fasce tampone? Aree inerbite? Certo, ma andrebbero pensate ed applicate (potenziate ed organizzate) in un certo modo, altrimenti non ci sarebbe nessun vero cambio di paradigma e quindi nessun vero rimedio. 
(N.B. : integrato è cosa ottima ma non è olistico. O meglio, non lo è ancora. Constatata o fatta l’integrazione occorre poi intuire i quid in più, emergenti, come  proprietà emergenti e certamente presenti – positivi e/o negativi – e quindi gestirli – teoricamente e/o praticamente. Così, solo così, è olismo, si ha l’olismo e ciò che è integrato diviene anche olistico). 
                                                                                           
Ed ora, quanto ho scritto (nel 2016) nel mio libro:

Capitolo V
Acqua e Terra: di Refrontolo in particolare.

Ricordo brevemente la tragedia di Refrontolo: in Provincia di Treviso, la sera del 2 agosto 2014, un nubifragio – di quelli di particolare e atipica intensità e giustamente definiti “bombe d'acqua” - si è abbattuto nella zona di Refrontolo, nella piccola e turistica località del Molinetto di Croda famosa per la presenza di un antico mulino ad acqua, facendo tracimare il torrente Lierza: spazzati via persone, strutture, automobili. Quattro morti ed un ventina di feriti.
Le cause sembrarono essere la copiosa pioggia caduta in pochissimo tempo, alcune balle di fieno e altri detriti che avrebbero fatto da tappo in un punto del torrente, la “sfiga” delle persone di trovarsi in quel punto ed in quel momento ecc. ecc. ecc. Eppure ….. tempo qualche giorno, saltò fuori ben altro. E già denunciato, a suo tempo, da associazioni ambientaliste. E che, a libero parere del sottoscritto, è stata la causa (complessa) che ha maggiormente inciso sul verificarsi del fenomeno (fermo restando le altre cause – concause – quali appunto la “bomba d’acqua”, le balle di fieno ecc. ecc. ecc.): le colline lì attorno - proprio quelle colline facenti parte della zona di bacino idrografico in cui ricade il torrente Lierza e sul quale nubi tempestose sprigionarono la loro energia – quelle colline erano rivestite da boschi ma in seguito sono state disboscate e rivestite da vigneti. Ripeto: quelle colline erano rivestite da boschi ma in seguito sono state disboscate e rivestite da vigneti. …. basta questa frase per attivare un minimo d’intuizione, intelligenza, logica e buon senso sufficienti a spiegare quel che è successo! Qui non si tratterebbe nemmeno di andare a scomodare l’Olismo ed il Riduzionismo!
Eppure …. occorre scomodare proprio l’Olismo ed il Riduzionismo …. Perché, ovviamente, i riduzionisti (limitati e/o mistificatori) ne han detto di fesserie … Ma non credete. L’Olismo non lo scomoderò più di tanto. Bastano poche righe: il punto non è se è giusto disboscare per impiantare un vigneto. Questo attiene a discorsi di altro tipo. Il punto è che nel farlo, occorre – occorreva …. – prima intuire, immaginare, prevedere, teorizzare, elaborare e progettare e, successivamente, realizzare compensazioni di tipo olistico e non di tipo riduzionistico! Hanno certamente pensato a delle compensazioni e realizzato delle compensazioni (per il comunque traumatico passaggio ecologico-ambientale ed idrogeologico) dai boschi a vigneti! (sistemazioni del terreno e altre mille cose). Il punto è che le hanno pensate e realizzate all’interno del Paradigma del Riduzionismo! Mentre occorrevano compensazioni di tipo olistico in quanto le acque piovane, deboli o forti, intercettate da un bosco, tanto a livello di chiome arboree quanto a livello di terreno di bosco, subiscono un “trattamento” (cinetico, energetico, d’assorbimento, di convogliamento ecc.) del tutto imparagonabile, lontano anni luce, al “trattamento” (cinetico, energetico, d’assorbimento, di convogliamento ecc.) che le acque piovane, deboli o forti, subiscono quando intercettate da un vigneto! La cosa è talmente incredibile che non ci resta che arrivare ad un esperimento mentale metaforico per cercare di esplicitare ancor di più (quel che in verità è già esplicito ….): primo scenario: immaginiamo di versare violentemente dell’acqua su di una lastra di pietra inclinata. Ne osserveremo un deflusso pressoché totale e quasi istantaneo e violento; secondo scenario: immaginiamo di versare violentemente dell’acqua sulla stessa lastra di pietra inclinata che però, questa volta, abbiamo precedentemente rivestito di carta di giornale; Ne osserveremo un deflusso quasi totale, in più tempo anche se di poco, e comunque violento, con o senza qualche strappo di carta di giornale; terzo scenario: immaginiamo di versare violentemente dell’acqua sempre sulla stessa lastra di pietra inclinata che però, ora, abbiamo precedentemente rivestito di una spessa stoffa di lana come quella di un maglione; Ne osserveremo un deflusso parziale, in molto più tempo, e comunque molto meno violento, con o senza qualche strappo di qualche pelo.
Ebbene, in tutti e tre gli scenari l’acqua rappresenta un nubifragio, lo stesso nubifragio, particolarmente violento e inteso (bomba d’acqua) e la lastra di pietra inclinata rappresenta il terreno collinare, lo stesso terreno collinare. Ma nel secondo
scenario, la carta di giornale rappresenta un vigneto per di più non a tendone mentre nel terzo scenario la spessa stoffa di lana rappresenta un bosco (al lettore potrà apparire impropria la carta di giornale, meglio sostituirla con della stoffa di cotone o con della stoffa di lana ma sottile. Eppure …. è giusto!). Chiaro, no? Ma c’è di più. Se ci prendessimo anche la briga di misurare con un termometro sensibilissimo la temperatura dell’aria in prossimità della lastra di pietra, poi in prossimità della carta di giornale che ricopre la lastra di pietra e poi ancora in prossimità della spessa lana che ricopre sempre la nostra lastra di pietra, ci accorgeremmo che la temperatura (e dunque l’energia) è diversa nei tre casi ed in particolare che aumenta man mano si passa dal primo al secondo al terzo scenario. Fuori di metafora: il micro-clima e l’energia su ed intorno a colline spoglie è una cosa, su e intorno a colline a vigneto è un’altra cosa e su ed intorno a colline a bosco è ancora altra e ben diversa cosa! E l’energia delle nubi e della pioggia in un nubifragio incontra una porta spalancata se si abbatte su colline spoglie, una porta aperta se si abbatte su colline a vigneto ed una porta socchiusa se si abbatte su colline a bosco. Chiaro, no? Che brutto guaio paradigmatico hanno combinato a Refrontolo! Ora, come si può – si poteva – rendere l’acqua versata sul giornale (sulle colline a vigneto) frenata come l’acqua versata sulla lana (sulle colline a bosco)? Praticamente non si può. E non si poteva. Ed allora, le uniche compensazioni olistiche a fronte di sostituzione di boschi collinari con vigneti collinari devono essere - avrebbero dovuto essere - quelle di allargare, ed in più punti strategici per l’idrodinamica, il letto dei torrenti e dei fiumi che decorrono ai piedi delle colline ……. Ma ne vale la pena? Ne potrà mai valere la pena? Ne poteva valere la pena? Non è – non era – forse il caso di cedere il passo all’importanza dell’acqua e non all’importanza del vino? Emblematico Refrontolo. Purtroppo. Speriamo di ricavarne un monito specifico e generale per il futuro. Anche e soprattutto, dunque, per altre zone d’Italia. Che, simili magari, potrebbero prestarsi ad una follia del genere. L’Olismo è un grande paradigma perché contempla tanto il fare quanto il non fare. Non è detto che fare sia sempre giusto rispetto a non fare. Occorre valutare. Sempre. Proporrei, anzi propongo, l’introduzione del reato di riduzionismo.

Autore: Luca Fortunato - Tutti i diritti riservati (Legge 22 aprile 1941, n. 633 Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio)