Post 265
Scienza e non-Scienza,
vero e falso (seconda e ultima parte)
Proseguendo dal precedente post n. 264:
A chi sostiene che esiste un metodo scientifico (al singolare) e che da tempo guida il lavoro
degli scienziati, occorre far presente (o ricordare) che tale unità-continuità è
crollata, si è interrotta, agli inizi del Novecento con la Relatività di
Einstein, con la Meccanica quantistica, con la Teoria della Complessità, con il
Metodo scientifico deduttivo, con la teoreticità dell’osservazione (Duhem),
ecc. ed è stata sostituita – nel corso di tutto il Novecento e fino a noi e in
tutti i settori e in tutte le branche della Scienza - da un’altra pluralità-discontinuità
(come appunto evidenzio nel punto 1 del mio precedente post e che chiunque può
verificare sui libri di tutto il Mondo, presso le Università del Mondo, ecc. Non
è che chi sostiene il superato è affetto dal solito provincialismo italiota?). A
chi sostiene che solo gli scienziati possono accreditare i lavori scientifici e
stabilire quali siano le prove a favore o contro una teoria scientifica, basta
rispondere (perché davvero con gente simile non è proprio il caso di perder
tempo …) che è troppo facile – se non davvero ingenuo, e mi fermo qui, non uso il vero vocabolo che andrebbe
usato, per non offendere ….. – che è troppo facile, dicevo, chiede all’oste che
ci vende il vino com’è il vino! Se è un buon vino o un cattivo vino! (….
ubriacature dell’anima?). A chi sostiene una sola versione di “verità” (magari
tirando in ballo un solo filosofo magari anche altissimo), faccio presente che
l’eterogenea realtà intorno alla “verità” mostrata nel punto 2 del mio
precedente post non è un’invenzione del sottoscritto o un’invenzione di
Internet o altro tipo di fonte-fantasia. Basta verificare (libri, enciclopedie,
dialoghi con accademici, testimonianze di addetti ai lavori, studenti, ecc.). A
chi sostiene che bisogna ricordare sempre che al di fuori della nostra mente vi
è una realtà “oggettiva”, va ricordato che questa è l’opinione di una parte dei filosofi e degli scienziati (di ieri e di
oggi) ma che l’altra parte dei filosofi e degli scienziati (di ieri e di oggi)
la pensa diversamente, ha un’altra opinione.
Del resto, la Fisica moderna (del Novecento) – e questa non è un’opinione - ha fatto cadere la validità della distinzione
tra “soggettivo” e “oggettivo”, e questo, oggi, anche a Scuola (già a Scuola,
prima dell’Università) lo sanno. Così stanno le cose. Ad Oggi. Domani,
sicuramente cambieranno. Ma ad Oggi, è così che stanno le cose. E dunque la mia
riflessione aggiuntiva e conclusiva: quando all’Università (Facoltà di Agraria)
preparavo gli esami di base di Matematica, di Fisica, di Chimica, ecc. ecc., così
come poi gli esami specialistici di Agronomia, di Patologia vegetale, ecc. ricordo
che in ogni testo, così come nelle parole dei docenti, era sempre presente – a volte
esplicito, a volte implicito; a volte accennato, a volte approfondito; ma
sempre presente - il discorso (e la connessa avvertenza) inerente tutto ciò che
ho praticamente trattato in questo post e nel precedente post. E ricordo anche
che i miei amici di allora (che frequentavano altre Facoltà scientifiche: Fisica,
Medicina, Geologia ecc.) vivevano la stessa cosa (per fortuna). Ci si può
dividere, infatti, sui Paradigmi (Riduzionismo oppure Olismo, cioè sulle anime modali
diverse e legittimamente diverse in seno alla Scienza, alla Filosofia ecc.) ma non
sul fatto che la Scienza e la Verità non siano ancora definite (e forse, a
questo punto, mai lo saranno) e soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi (novecenteschi)
della Scienza e della Filosofia. Un terreno comune deve esserci. E c’è! Chi
tradisce i suoi Studi o chi li fa tradire da altre voci o altre penne o altre
tastiere (perché, in ogni caso, di tradimento si tratta) lo fa evidentemente
per altro tipo di ragioni (e certamente non giustificabili, se non addirittura
perseguibili …) ma non lo fa certo per ragioni scientifiche, tecniche,
professionali, culturali. Dopo la laurea, entrando nel mondo del lavoro e
camminando in esso, è normale, anzi è dovuto, burocratizzarsi, istituzionalizzarsi,
professionalizzarsi, incontrare e curare interessi economici, interessi di
posizione ecc. Ma non tutti lo fanno allo stesso modo. C’è chi tradisce i suoi
Studi e soprattutto il senso dei suoi Studi (piegando la Scienza e la Tecnica a
falsi connotati di certezza, di oggettività,
di unicità, di assolutismo, di rigidità, di non-libertà, di strade obbligate,
ecc. funzionali, evidentemente, al Potere, all’Establishment ecc.) e chi invece
mantiene la natura e il senso dei suoi Studi, (rispettando i veri connotati della Scienza e della
Tecnica, anche costituzionalmente garantiti, ed anche se al Potere e all’Establishment
questo può dare fastidio). Il paradosso, di cui dobbiamo sempre occuparci, con
coraggio, è che il Potere e l’Establishment (politico, economico, finanziario, bancario,
accademico, professionale, burocratico, mediatico, editoriale, industriale,
farmaceutico, ecc. ecc.) si fanno e si presentano quasi sempre come “ufficialità”
ma spesso per manipolarla la vera ufficialità! Prima ti insegnano certe cose –
all’Università, ad esempio – ma poi se quelle cose si sposano con gli interessi
del momento quelle cose restano “oggettive”, “giuste”, “vere” ecc., se invece si
scontrano con gli interessi del momento quelle cose diventano “soggettive”, “sbagliate”,
“false” ecc. Se non fosse la realtà, ci verrebbe da ridere. Ma è la realtà,
purtroppo. E senza piangere noi (gli onesti) dobbiamo sempre impegnarci per far
piangere gli altri (i disonesti). E come sapete, prima o poi, ci riusciamo! E specialmente
nella vera realtà (che non è quella virtuale
del Web ….). Ad maiora, amici. Ad maiora! Luca
Fortunato (Matera).