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Scienza e non-Scienza, vero e falso
Lo
spettacolo è comico o meglio tragicomico. Ci sono persone (non addette ai
lavori ma anche addette ai lavori e questo è grave) che pretendono di avere (e
di mostrare) posizioni nette, chiare e perentorie su cose che nette, chiare e
perentorie non lo sono per niente. Ad esempio, su che cosa sia la Scienza (e,
quindi, su che cosa non lo sia). Ad
esempio, su che cosa sia vero (e, quindi, su che cosa sia falso). In questi
giorni poi stanno andando in scena tante, forse troppe, prese di posizione in
tal senso (Xylella, vaccinazioni, cambiamento climatico ecc.). Ed i miei
lettori mi chiedono il mio parere. Lo faccio volentieri precisando, o meglio
ricordando, tre aspetti che mi riguardano e che renderanno ancora più sensato
il mio contributo e ancor più evidente la figuraccia di chi si lancia in simili
questioni senza adeguata consapevolezza, informazione e formazione:
in
tema di Xylella-CoDiRO, la mia teoria olistica non nega l’esistenza e la
presenza del batterio ma vede in modo diverso il ruolo del batterio
nell’insorgenza del disseccamento, insieme a tanti altri fattori, e quindi
propone altro tipo di rimedi; in tema di vaccinazioni (morbillo, varicella
ecc.), come cittadino sono a favore delle vaccinazioni, sono per vaccinare, ma
per motivi ben diversi da quelli professati dagli “scientisti riduzionisti”,
per motivi ben diversi e ugualmente scientifici come l’altra campana della
Medicina sostiene; in tema di cambiamento climatico ormai solo gli stupidi e/o
gli imbroglioni possono negarne l’esistenza ma resta aperto il problema di
quale sia la miglior teoria (per me è l’olistica Ipotesi Gaia) per spiegare il
cambiamento climatico e quindi quali debbano essere i rimedi;
Troppo
facile e troppo semplicistico creare le etichette “pro Vax” , “no Vax”, “negazionismo”,
“complottismo” o separare la teoria dalla pratica, le questioni filosofiche dagli
aspetti di applicazionismo tecnico, e via
dicendo. Queste sì che sono fantasie!
Ebbene,
su cosa sia o non sia la Scienza, propongo mie scritture (1) attinte
direttamente dal mio Secondo Libro “Esempi d’Olismo” (2017) che derivano dalla elaborazione
sintetica di consultazioni - che ho fatto in diversi anni - di adeguati e
autorevoli libri (di filosofia, di filosofia della scienza, di storia, di
scienza ecc.). Su cosa sia vero e su cosa sia falso, invece, vi scrivo ora,
appositamente, qualcosa (2) e sempre
sulla base di adeguate ed autorevoli consultazioni, ovviamente. Per poi far
incontrare le due questioni (3). La figuraccia dei presuntuosi sarà appunto evidente.
Buona lettura (a Tutti). E come sempre, ad maiora! Luca Fortunato (Matera).
1.Il
cosiddetto problema della demarcazione è il problema di stabilire i criteri per
distinguere ciò che è Scienza e ciò che non lo è. Non si tratta, dunque, di
distinguere tra ciò che è vero e ciò che è falso (che è altro tipo di problema
e che vedremo in chiusura di questo post) ma solo di trovare criteri per
stabilire i confini tra la conoscenza scientifica e le altre tipologie di
conoscenza (storica, filosofica, artistica, etica, giuridica, religiosa ecc.).
Il dibattito dura da secoli. È ancora aperto. Ancora oggi non vi è una
soluzione condivisa e universalmente accettata su che cosa si possa e si debba
intendere per Scienza. Da ciò deriva una immediata conseguenza pratica: non
esiste, ancora oggi, una definizione ufficiale di Scienza (e quindi anche di
conoscenza scientifica, di metodo scientifico, di scientificità ecc.). Esistono
definizioni (al plurale, dunque) di Scienza a seconda degli autori, dei
filosofi, degli scienziati, dei ricercatori ecc. Esistono i metodi scientifici
(al plurale, ancora), se non addirittura, per alcuni, e a ragion veduta, le
“metodiche” scientifiche (al pluralissimo … e sempre in fase di definizione …).
Pertanto, se è legittimo avere e seguire una propria idea e definizione di
Scienza, è illegittimo cercare di imporla ad altri o addirittura al Mondo
intero. Tanto è vero che la Nostra Costituzione (…. tanto per fare un esempio
….) si esprime così: art. 33 “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è
l’insegnamento. […]”. Detto tutto ciò, e fermo restando tutto ciò, poter e
dover comunque distinguere tra Scienza e non Scienza è di una importanza
enorme. E questo non solo per gli addetti ai lavori (filosofi e scienziati) ma
per tutti i cittadini. Basti pensare, ad esempio, al fatto che molte decisioni
della Magistratura si basano su conoscenze scientifiche e tecniche (basti
pensare alla Polizia Scientifica e ai RIS – Reparto Investigazioni Scientifiche
- dei Carabinieri; basti pensare al ruolo dei consulenti tecnici d’ufficio –
CTU – e dei consulenti tecnici di parte – CTP, nell’ambito del processo civile
e al ruolo dei periti e dei consulenti, nell’ambito del processo penale).
Pertanto poter e dover distinguere tra cosa è Scienza e cosa non lo è,
permette, o meglio permetterebbe, di evitare che conoscenze non-scientifiche
vadano ad “inquinare” le indagini, le operazioni peritali, le prove, le
testimonianze, le argomentazioni ecc. E basti pensare, altro esempio,
all’importanza di poter e dover distinguere tra Scienza e non Scienza in ambito
economico: una cosa, ad esempio, è spendere soldi pubblici, fondi pubblici, in
progetti di ricerca scientifici, altra cosa è spenderli in progetti di ricerca
dalla dubbia scientificità. Essendo tuttavia il dibattito secolare ancora
aperto, occorre molta prudenza e molta umiltà nel distinguere tra Scienza e non
Scienza. Se da una parte è necessario farlo, dall’altra è una determinazione
del tutto relativa ed imperfetta. Basti tener presente l’attuale scenario in
merito al problema della demarcazione che vede la contemporanea esistenza di 3
principali scuole di pensiero, in forte contrasto e divergenza tra di loro,
eppure ognuna con la sua legittimità ad esistere: il positivismo militante,
l’autoritarismo elitario, l’anarchismo metodologico. Lasciando al lettore
interessato i dovuti approfondimenti (su un buon libro di Filosofia, su un buon
libro di Scienza, su un buon sito web) ne traccio brevemente l’identità con la
dovuta conclusione: il positivismo militante crede nell’esistenza di una realtà
oggettiva che la Scienza si propone di svelare. La conoscenza scientifica, dunque,
attraverso lo sviluppo delle sue teorie, si avvicinerebbe asintoticamente a
tale realtà-verità oggettiva (unica e assoluta). L’autoritarismo elitario e
l’anarchismo metodologico, invece, negano l’esistenza di tale realtà oggettiva
per giunta conoscibile in modo univoco dalla persona umana. Essi si
differenziano tuttavia per i motivi che porterebbero una teoria a svilupparsi e
a diffondersi e quindi ad essere riconosciuta come teoria scientifica: per
l’autoritarismo elitario si tratterebbe dell’autorevolezza della fonte, per
l’anarchismo metodologico si tratterebbe della creatività e dalla capacità
argomentativa. Ebbene, come si può constatare, dopo secoli e secoli di
dibattito, nonostante secoli e secoli di dibattito, l’attualità ci dà uno
scenario fortemente eterogeneo se non addirittura contradditorio su che cosa si
possa e si debba considerare Scienza e su che cosa non si possa e non si debba
considerare Scienza. Tanto è vero che la maggior parte degli studiosi del Mondo
perviene alla seguente e attuale sintesi (che sembra essere la migliore, la più
realistica, la più saggia): la Scienza è una contingenza dipendente dal
contesto socio-culturale. Ed è la migliore contingenza disponibile (volta per
volta, epoca per epoca, periodo storico per periodo storico) per la spiegazione
dei fenomeni (teorie) e per la conseguente possibilità di risolvere i problemi
(sperimentazioni, tecniche, tecnologie ecc.). Il tutto validato o invalidato
dalla realtà in base al criterio funziona/non funziona. Dunque, siamo ormai lontani
tanto dal Verificazionismo (è Scienza ciò che si può verificare) quanto dal
Falsificazionismo (è Scienza ciò che si può falsificare). E siamo ormai lontani
anche dal voler risolvere del tutto il problema della demarcazione. Il quale,
anzi, sembra proprio destinato ad essere solamente “gestito” e per nulla e per
niente risolto. Lungi dal vedere nella dipendenza dal contesto socio-culturale
una non-libertà della Scienza (la Scienza è libera e resta comunque libera),
l’attuale e saggia sintesi ci riporta un po’ con i piedi per terra, cioè ci
riporta alla natura del tutto relativa, temporanea e probabilistica della
Scienza, allontanandoci da irrealistiche quanto pericolose tentazioni
assolutistiche, purtroppo ancora Oggi ogni tanto presenti, rigurgitanti,
specialmente ad opera di chi si muove nel Riduzionismo (un Paradigma che riduce
tutto, tranne le sue pretese …).
2.Ed
ora veniamo all’altro problema cioè che cosa è vero e che cosa invece è falso.
Su questo problema, la mancanza di umiltà di molte persone incompetenti e
soprattutto presuntuose (laureate e non, esperte e non, ecc.) si manifesta
molto, molto più forte che sul problema precedente della demarcazione. Forse
perché il problema del vero/falso viene visto come più pratico, più tecnico,
più quotidiano, più semplice. Basterebbe dire qualche frase o scrivere qualche
riga o richiamare qualche esperienza o regola o norma ecc. per venirne a capo.
Niente di più falso! (…. è proprio il caso di dirlo ….). Il problema
vero/falso, infatti, rimanda al concetto di verità.
Ebbene, signori miei, guardate qui (ogni buon testo di Logica, ogni buon testo
di Filosofia ne dà conto):
a
- teoria della corrispondenza: la verità corrisponde alla realtà. Una
affermazione è vera quando trova conferma nelle cose presenti;
b
- teoria della coerenza: la verità è coerenza ovvero non-contraddittorietà
all’interno di un più ampio insieme di affermazioni. Una affermazione è vera se
è coerente con tutte le altre affermazioni fatte e ad essa correlate (in un
discorso, in un testo ecc.);
c
- teoria del consenso: la verità è ciò che mette d’accordo più persone;
d
- teoria pragmatica: la verità è utile, la verità funziona. Un’affermazione,
un’idea, un’ipotesi ecc. è vera se ha conseguenze utili e risolutive, cioè è
vera se funziona;
e
- teoria della costruzione sociale: la verità è ciò che emerge dai processi
sociali. Specificatamente, è la lotta per il potere all’interno di una
comunità, di una società ecc.;
f
- teorie deflazionarie: insieme di teorie che indeboliscono il concetto, il
ruolo e l’importanza della verità riconoscendone solo una validità puntiforme e
circoscritta (caso per caso, situazione per situazione, argomento per
argomento, ecc.) e senza estensioni generali di significato (Etica, Politica, Società,
Cultura, Storia, Scienza, Tecnica, Diritto, ecc.).
Morale
della Favola: ancora oggi, Logici e Filosofi, non hanno trovato un’unica teoria
della verità. Il panorama è alquanto eterogeneo e per questo ogni teoria ha il
suo diritto ad esistere. Figuriamoci, dunque, se è intelligente esprimersi perentoriamente su cosa sia vero e su cosa
invece sia falso! Si specificasse almeno a quale teoria o a quali teorie sulla
verità ci si riferisce! Se, e dico se, ci si lancia in “guerre” di vero/falso.
Non che la cosa risolva, ma almeno si darebbero le “coordinate geografiche”
della propria “posizione”. Almeno un po’ di dignità, se si attacca qualcuno. No?
Per
non parlare, poi, della compatibilità paradigmatica! Cose olistiche si possono
confrontare (positivamente o negativamente) solo con cose olistiche. Cose
riduzionistiche si possono confrontare (positivamente o negativamente) solo con
cose olistiche. Non si può stare nel Riduzionismo e giudicare cose olistiche!
Si può invece stare nell’Olismo e giudicare tanto cose olistiche quanto cose
riduzionistiche ed il motivo è semplice: il Riduzionismo non conosce l’Olismo
mentre l’Olismo conosce il Riduzionismo e può giudicarlo ma, in ogni caso e
senza negarlo, lo supera e non ne ha più bisogno. Ed il vero e il falso hanno
connotati diversi e significati diversi nei due diversi paradigmi.
3.Insomma,
è chiaro che la nostra mente (di esseri umani) ha bisogno di definizioni e di
ordine (Scienza e non-Scienza, vero e falso, ecc.). Ed è bene tentare di
trovare definizioni e tentare di stabilire un ordine, e di seguire quanto
stabilito. Ma non dobbiamo mai dimenticarci (come, del resto, la Storia ci
mostra e ci dimostra, è proprio il caso di dirlo) che si tratta (e sempre si
tratterà e come sempre si è trattato) solo di convenzioni e, per giunta, da
prendere con le pinze. Solo una cosa intelligente è possibile in questo caos: rispettare
le altrui e diverse posizioni per cercare, nel dialogo e non nel conflitto, di
venirne, insieme, a capo.
Altro
che chiacchiere.
Se
vi sono teorie scientifiche diverse e divergenti, occorre sperimentarle.
Sperimentarle tutte. Tutte hanno pari dignità (in quanto tentativi della mente umana
di conoscere la realtà). Poi, vedere cosa emerge dalle sperimentazioni. Ed
agire di conseguenza. Ma se una teoria non la si sperimenta, come si fa a dire
che è giusta? O come si fa a dire che è sbagliata? E se una teoria presa per
buona si rivelerà poi sbagliata, che cosa bisognerà che si faccia di coloro che
l’avevano promossa senza averla sperimentata? E se una teoria presa per
pseudo-scienza si rivelerà poi giusta, che cosa bisognerà che si faccia di
coloro che l’avevano bocciata senza averla sperimentata?
Altro
che chiacchiere.
Ad
ogni modo, nella Scienza, una cosa “vera” oggi o ieri potrà non esserlo più
domani. Così come una cosa “falsa” oggi o ieri potrà non esserlo più con lo
scorrere del tempo. E le leggi e le norme che trattano cose di scienza, aspetti
tecnici e via dicendo? Se cambiano le conoscenze scientifiche, le leggi vanno
anch’esse cambiate. Di pari passo. E invece, quante volte ci troviamo di fronte
a leggi e norme basate su conoscenze scientifiche ormai superate o addirittura
sconfessate? Quante volte ci troviamo di fronte a leggi e norme non aggiornate?
Quali e quanti i danni per l’intera Società? Chi sono i responsabili?
Altro
che chiacchiere!
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