Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

venerdì 27 novembre 2020

Flash d'Olismo - 7

 

Post 345

Flash d’Olismo – 7

Per effetto dei cambiamenti climatici, in particolar modo per l’aumento della temperatura globale e per la diminuzione dell’ozono atmosferico, la densità di alcuni pigmenti che colorano i petali dei fiori sta cambiando. All’occhio umano è un fenomeno che risulta impercettibile, ma se ne accorgono invece gli insetti specialmente gli insetti impollinatori, come le api, i bombi, le farfalle, ecc., che risultano disorientati. In pratica, si tratta di una reazione di difesa messa in atto dalle piante: siccome vanno aumentando in raggi UV, per proteggere il polline al loro interno (che altrimenti si “abbronzerebbe”, prendendo una “tintarella” del tutto nociva) i fiori tendono a far diventare più scuri alcuni loro pigmenti presenti nei petali (un po’ come fa la nostra pelle esposta al sole). Questo, però, se da un lato può impedire o limitare i danni al polline, dall’altro lato può portare gli insetti impollinatori ad essere disorientati nei loro voli per la ricerca dello stesso polline, perché vedrebbero meno o addirittura non vedrebbero più alcuni fiori.

Tutto ciò è emerso da uno studio pubblicato sulla rivista “Current Biology” dal titolo “Floral Pigmentation Has Responded Rapidly to Global Change in Ozone and Temperature” degli autori Matthew Koski - Clemson University, Drew MacQueen - Università della Virginia e  Tia-Lynn Ashman - Università di Pittsbugh.   

Le conseguenze sugli equilibri della biodiversità e degli ecosistemi in generale, e sugli equilibri degli agroecosistemi e delle coltivazioni agricole ad impollinazione entomofila in particolare, sono tutte da capire, studiare, qualificare, quantificare, trovare, prevedere, ecc. Ma ci saranno sicuramente.

Lo studio americano citato copre un arco di tempo di ben 75 anni ma ora dovremmo essere arrivati al tempo in cui i cambiamenti di colore, accumulatisi sempre di più in così tanto tempo, manifesteranno i loro effetti negativi anche a livello macro.

La pandemia da Coronavirus non deve distrarre da altre cose, non deve distrarre le attenzioni da tutte le altre cose presenti nel Mondo, che continuano ad esistere e ad avere le loro dinamiche. Faremmo meglio a muoverci anche in tale direzione. A muoverci prima, una volta tanto! E questo dovremmo averlo imparato dal Coronavirus! O no? Ma (anche) qui sono da scongiurare due cose (e non solamente una): la prima, non muoversi in anticipo; la seconda, muoversi nel Riduzionismo.

Nel mio nuovo libro che vado scrivendo, si avanzerà un’idea in tal senso (una particolare direzione di ricerca olistica di rimedi in agricoltura, da perseguire secondo un approccio olistico e una metodica olistica). In agricoltura, infatti, il disorientamento di grado elevato degli insetti impollinatori potrà portare non solo ad un calo quantitativo nelle produzioni ad impollinazione entomofila o addirittura ad una loro assenza, ma potrà avere effetti negativi anche sulla qualità delle produzioni che comunque dovessero avvenire. A titolo di esempio cito solo alcuni prodotti che esistono e/o hanno la giusta qualità grazie alla impollinazione entomofila, per rendere l’idea di che impatto potremmo andare a subire nel prossimo futuro specialmente in assenza di giusti rimedi e prontamente attuati: mele, pere, arance, pesche, fragole, ciliegie, albicocche, kiwi, pomodori, patate, peperoni, fagioli, girasole, colza, soia, rosmarino, erba medica, ecc. ecc. ecc.

L’intuizione dei rimedi mi è venuta facendo una pausa nel giardino di casa tra le piante “fiorite” …… a fine novembre! Almeno io una cosa del genere, nel luogo specifico, non l’avevo mai vista e da ben 8 anni a questa parte: piante di rosmarino che hanno sempre fiorito da fine marzo a fine settembre e mai oltre; una pianta di una varietà di rosa che ha sempre fiorito nei soli mesi di maggio e di giugno (vedi foto di oggi 27/11/2020 in calce).  

Condivisa con chi ha la mia stima e la mia fiducia, l’intuizione non è risultata essere una bizzarrìa, ma, al contrario, qualcosa su cui lavorare seriamente. Un contributo, certo. Non certo la bacchetta magica. Ma ne daremo conto (nel capitolo 2, sez. B).

(… e gli invidiosi? Invece di rodersi il fegato come sempre, di produrre bastoni tra le ruote come altre volte e su altre cose, addirittura complotti e che poi nemmeno riescono! o che per “le forze messe in campo” conseguono risultati così parziali e così modesti da farmi fare solo delle belle risate! si migliorassero, studiassero le cose giuste, passassero dal Riduzionismo all’Olismo. Così, magari, anzi sicuramente, riusciranno a dare anche loro i loro contributi ma, per una volta, inediti, originali, soprattutto non banali e quindi realmente utili)  

Ciao a Tutti e come sempre …. ad maiora! amici, ad maiora!

Al Libro!

Luca Fortunato (Matera)

 

P.S. questa piccola ma significativa rubrica termina qui. Spero di aver soddisfatto il maggior numero di lettori del blog. I lavori del nuovo libro, infatti, e del correlato e nascente Movimento, entrano nel vivo e richiedono molto impegno. Unitamente al mio lavoro in senso proprio (libera professione di dottore agronomo) e agli impegni di famiglia (di marito e papà), il mio tempo libero è davvero poco! Tuttavia, nel caso le cronache ci dovessero consegnare fatti che sarà davvero impossibile non trattare (specialmente sotto il profilo dei Paradigmi) o nel caso in cui qualche lettore dovesse manifestare particolari esigenze di approfondimento (prima dell’uscita del libro in Dicembre 2022), la rubrica verrà prontamente aggiornata.

Contatti:

mail: fortunato.luca73@libero.it oppure lucaf73x@gmail.com

WhatsApp: 389.4238195  



 

martedì 24 novembre 2020

Flash d'Olismo - 6

 

Post 344

Flash d’Olismo – 6

Anche quest’anno, in occasione del 21 Novembre (e intorno ad esso), in quanto Giornata Nazionale degli Alberi, non si sono sprecate retorica e demagogia. Anzi, complice la fase pandemica, la retorica salutistica e la demagogia da greenwashing hanno assunto livelli eccezionali. Anche tra gli addetti ai lavori, ahimè.

Chi davvero ama, conosce, studia e tratta bene gli alberi rappresenta una minoranza olistica e virtuosa a fronte, purtroppo, di una maggioranza riduzionistica e viziosa che dice di amare, dice di conoscere, dice di studiare, dice di trattare bene gli alberi. Dice.

Per fortuna esiste la minoranza! Esistiamo! Consapevoli di essere i sani di mente che entrano in visita nel manicomio e che dunque vengono scambiati loro per “pazzi” dalla moltitudine dei veri pazzi! E va beh! Paradossi della Vita!

Ad ogni modo, giro qui nel blog quanto ho consigliato a chi mi ha contattato (uno studente universitario di Agraria a Bologna). Ho consigliato 3 libri, 3 letture scientifiche, sugli alberi. Valevoli tanto a livello culturale (sono scritti da specialisti ma hanno un taglio anche di tipo divulgativo) quanto a livello professionale (i contenuti sono quanto di più  necessario debba essere applicato da botanici, biologi, agronomi, forestali, ecc. sempre che essi vogliano lavorare secondo il progresso ultimo delle scienze e non secondo superati anacronismi, al netto della Tecnologia che è solo un mezzo materiale e non va confuso con il progresso scientifico che è concettuale).

Questi  3 libri riguardano, il primo, direttamente il mondo vegetale (e dunque anche gli alberi che di quel mondo ovviamente fanno parte), il secondo ed il terzo, invece, riguardano il mondo della complessità e dei sistemi (di cui gli alberi fanno meno ovviamente parte ma ne fanno parte in modo essenziale, peculiare, cruciale).

Perché per amare, conoscere, studiare e trattare per davvero bene gli alberi occorre innanzitutto inquadrarli correttamente e modernamente a livello generale (cosa non affatto scontata, anche tra gli addetti ai lavori, ahimè). Per poi passare ai loro dettagli e ai loro particolari (facili, per tutti)  e che dovranno, poi ancora, essere considerati sempre in stretto rapporto all’iniziale quadro generale, relativizzati (Olismo sintetico: difficile ma giusto) e mai da esso scissi e slegati, assolutizzati (Riduzionismo analitico: facile ma sbagliato). Solo così, infatti, è possibile evitare tanto retorica e demagogia quanto pseudo-conoscenze ed azioni sbagliate, in merito agli alberi (tanto come singoli ed isolati esemplari ma ancor di più come entità collettive, nuclei arborei li chiamo io: boschi, coltivazioni, filari, gruppi, ecc.).

Un esempio di paradosso contraddittorio e demagogico in tema di alberi e sostenibilità ce lo offre proprio la nostra Capitale, Roma, e che sta continuando ad andare in scena proprio in questi giorni (qui accenno solamente, poi nel mio nuovo libro che vado scrivendo, nel previsto capitolo 2, sez. C, tratterò approfonditamente la cosa specialmente sotto il profilo paradigmatico):

in viale Appio Claudio sono stati abbattuti 30 alberi di pino per far posto ad una pista ciclabile. (!?!!). A parte la “sostituzione ecologica” di alberi con una pista ciclabile che pure i bambini delle scuole elementari comprendono essere solo una bella scusa condita in “salsa verde”, (ufficialmente è “riqualificazione” !?!), la motivazione dell’abbattimento arboreo sarebbe che gli alberi sono alla fine del loro ciclo vitale. A parte il fatto che “fine del ciclo vitale” è un qualcosa di estremamente relativo quando si tratta di alberi e non è detto, poi, che sia automaticamente e linearmente sinonimo di instabilità, pericolo, rischio, ecc.,  ma se si dovesse davvero seguire tale “logica”, se ciò dovesse costituire un precedente da generalizzare, nel giro di poco tempo nelle nostre Città non avremmo più nemmeno un albero storico! E dopo una “deforestazione urbana” del genere, se anche gli alberi abbattuti venissero sostituiti o compensati o iper-compensati con la piantumazione di alberi giovani specie di altra specie (e non solo da piste ciclabili o altre “verdi fantasie”), scadremmo in una asettica, riduzionistica, ragionieristica e tecnicistica (non tecnica, si badi bene) “computazione” (anidride carbonica e altri parametri) tanto sbagliata dal punto di vista veramente scientifico (lo si può dimostrare, lo si dimostrerà) quanto gravissima dal punto di vista dell’esempio (in)culturale! Mamma mia!

Tornando ora ai 3 i libri di cui ho detto (che riporto alla fine del post), ne scoprirete anche di belle e di nuove, in merito agli alberi: neurobiologia vegetale, sensibilità vegetale, intelligenza vegetale, proprietà emergenti individuali (cioè del singolo albero), proprietà emergenti collettive (coppia di alberi, gruppo di alberi, filare alberato, siepe arborea, frutteto, bosco), ecc. Cose fondamentali, essenziali, dovute alla Scienza ultima (Novecento e attualità) ma che i riduzionisti negano, gli pseudo-olisti “ammorbidiscono” e quindi applicano male, gli olisti prendono per quelle che sono e dunque applicano correttamente. Ricordiamolo, ancora una volta, il corretto e moderno inquadramento degli alberi (da cui poi dedurre, coerentemente, le cose da fare e soprattutto come farle):

posti: A (albero), C (chioma: branche, rami, foglie ecc.), F (fusto: corteccia, libro, legno ecc.), R (apparato radicale), abbiamo:

 1. Paradigma del Riduzionismo: l’albero è un sistema vivente di tipo biomeccanico. Pertanto, l’albero è una entità riducibile, riconducibile, uguale alla somma delle sue parti costitutive: A = C + F + R . I fondamenti teorici si trovano nella Filosofia e nella Scienza avutesi dal Seicento fino alla fine dell’Ottocento/primi anni del Novecento (Meccanicismo: abiotico e biotico). Le metodologie di studio e di indagine sull’albero e sulle sue caratteristiche e dinamiche (classificazione botanica, morfologia, anatomia, fisiologia, patologia, salute, malattia, stabilità, instabilità, relazioni ambientali ecc.) sono di tipo analitico, induttivo, algoritmico, razionale, lineare (esempi: divisione in generi e specie, per la classificazione botanica; metodologie VTA, SIA, SIM, TSE, per la valutazione di stabilità; nesso di causa/effetto tra microorganismo e malattia, per la patologia vegetale). Caratteristiche cognitivo-metodologiche: uso della vista, uso dell’analisi, uso dell’induzione, uso integrativo della tecnologia, uso dell’algoritmica anche per le conclusioni (si inquadra il caso in esame in schemi prestabiliti: tabelle, classi ecc.). Scienze di base: fisica classica, biologia, bio-fisica;

2. Paradigma dell’OLISMO: l’albero è un sistema vivente di tipo complesso cioè è un organismo vivente e quindi è dotato anche di proprietà e dinamiche di tipo emergente (come da Emergentismo). Pertanto, l’albero è una entità maggiore della somma delle sue parti costitutive: A = (C + F + R) + q . Dove q simboleggia il quid emergente (semplice o composto) dell’albero. Ed ogni albero ha il suo quid, sia se è un albero isolato sia se è un albero come componente di un nucleo arboreo (gruppo, filare, bosco, pineta ecc.). In quest’ultimo caso il quid dell’albero singolo è particolarmente determinato influenzato dalle caratteristiche del collettivo, del Tutto (nucleo arboreo). I Fondamenti teorici si trovano nella Filosofia e nella Scienza avutesi dai primi del Novecento a tutt’oggi (Organicismo e Vitalismo). Le metodologie di studio e di indagine sull’albero e sulle sue caratteristiche e dinamiche (classificazione botanica, morfologia, anatomia, fisiologia, patologia, salute, malattia, stabilità, instabilità, relazioni ambientali ecc.) sono di tipo sintetico, deduttivo, euristico, intuitivo, non-lineare (esempi: esistenza di “tipi”, per la classificazione botanica; metodica V.O.S.A. - autore Luca Fortunato - per la valutazione di stabilità; pool di cause e concause per l’insorgenza di una malattia, per la patologia vegetale). Caratteristiche cognitivo-metodologiche: uso della vista anche ed eventualmente integrata dall’uso degli altri 4 sensi, uso della percezione, uso dell’intuizione, uso della deduzione, uso discrezionale della tecnologia, uso dell’euristica anche per le conclusioni (in funzione della specificità del caso in esame si valuta se è possibile inserirlo in schemi prestabiliti o se è possibile inserirlo in schemi prestabiliti da modificare o se occorre creare nuovi schemi interpretativi). Scienze di base: fisica moderna, biologia, ecologia, teoria dei sistemi, neurobiologia vegetale, teoria della complessità.

Tornando ora sempre ai 3 libri consigliati,  ne vale davvero la pena, credetemi, immergersi in tali letture, per poi da esse ri-emergere “purificati” (dalle “scorie” di un Riduzionismo e di uno pseudo-olismo che purtroppo la fanno ancora da padroni nella Scuola “ufficiale”, nell’Università “ufficiale”, nelle corporazioni professionali, ecc.). E magari concludendo l’esperienza di catàrsi con una bella passeggiata in un bosco (ben gestito) o in un parco urbano (ben progettato e ben gestito) o in una azienda agricola ecologica (che coltiva gli alberi rispettandoli), ecc.   

Dunque, per il (vero) bene degli alberi (e di Noi Tutti), i 3 libri sono questi:

1.”Verde brillante, sensibilità e intelligenza del mondo vegetale” di Stefano Mancuso con Alessandra Viola, Editore Giunti (2013).

2. “La teoria della complessità di Benkirane Réda, Editore Bollati Boringhieri (2007).

3.”Teoria generale dei sistemi. Fondamenti, sviluppi, applicazioni, di L. Von Bertalanffy, Edizione ILI (1968).

E concludo il post con un pensiero di  Wendell Berry  (agricoltore, ambientalista, scrittore e poeta americano):

“Se noi rappresentiamo la conoscenza con un albero, noi sappiamo che le cose che sono divise sono anche connesse. Noi sappiamo che osservare le divisioni e ignorare le connessioni significa distruggere l’albero”.

Un caro saluto a Tutti.

E a presto.

Luca Fortunato (Matera)

 


venerdì 20 novembre 2020

Flash d'Olismo - 5

 

Post 343      

Flash d’Olismo – 5

È da tempo ormai che tanto persone di Legge (avvocati, giuristi, magistrati, ecc.) quanto persone di Scienza e di Tecnica (CTU, CTP, Periti, ecc.) coinvolte in lavori in ambito giudiziario (civile, penale, amministrativo), ravvedano nel cosiddetto “Iudex peritus peritorum” (cioè “il giudice è il perito dei periti”) un brutto paradosso e dalle problematicità sempre più frequenti e accentuate (anche per la sempre maggiore complessità tecnico-scientifica in seno alla nostra Società). Il paradosso (variamente articolato) è riassumibile in questo modo:

se si ritiene che il giudice sia in grado di stabilire, in autonomia, aspetti tecnici, perché allora gli si dà la possibilità di nominare un esperto? Oppure: se il giudice necessita dell’ausilio di un tecnico, perché si ritiene essere privo di un determinato sapere e di una determinata competenza, perché poi gli si dà la possibilità di sindacare le conclusioni dello stesso tecnico? E poi: è mai possibile che si dia la possibilità di stabilire verità scientifiche e verità tecniche per Legge, per sentenza? Non sarebbe più logico e più giusto, anche in ambito giudiziario, che, per esempio, dispute tecniche vengano risolte dai tecnici, tra tecnici? E non con l’ingerenza della toga (che tecnica non è)?

Insomma, la Politica, il Parlamento in modo specifico, dovrebbe intervenire.  Legiferando diversamente. Ci vuole una riforma o meglio una rivoluzione in tal senso. Il paradosso (variamente articolato) non è più tollerabile. Una volta, tempo fa, in una Società meno complessa e meno tecnica, poteva pure andare bene “il giudice è il perito dei periti”. Ma Oggi, nell’odierna Società, in cui la complessità e la tecnica la fanno da padrone,  “il giudice è il perito dei periti” è un inopportuno anacronismo. Oggi è difficile per un tecnico districarsi in questioni tecniche, figuriamoci se lo può fare chi ha studiato Legge! Siamo seri. E infatti provate a farvi un giro nel Web su questo argomento e poi mi dite. Ne vedrete di tutti i colori! “Ingiustizie” di tutti i colori! A nord, a sud … A est, a ovest, …. E nei settori e negli ambiti più vari ……  

Ovviamente finché il paradosso esisterà dobbiamo rispettare il sistema, anche quando prende abbagli, sbandate e cantonate. Nessuno è infallibile, nemmeno i giudici. Purtroppo. Ma il rispetto del sistema, il rispetto dei giudici non proprio corretti e/o poco umili, non ci può e non ci deve impedire il libero pensiero (specie se motivato), l’esercizio del diritto di critica (con i dovuti modi), la trattazione della cosa per via culturale-divulgativa, con un libro per esempio (nel rispetto della privacy), il ricorso alla stessa Autorità Giudiziaria (se con il proprio legale di fiducia si ritiene ci siano gli estremi per farlo), ecc. 

Ma la questione (molto delicata come abbiamo potuto vedere, ma non per questo impossibile da trattare, anche a livello divulgativo, appunto, con toni e modi adeguati, ci mancherebbe, ma altrettanto fermi, nessuno intimorisce nessuno) ha a che fare anche con la dimensione paradigmatica (Riduzionismo, pseudo-olismo, Olismo) ed il mio nuovo libro-dossier è proprio sotto questo particolare e interessante aspetto che la tratterà, nel già previsto capitolo 2, nella sez. E (vedi Indice Libro, post n. 338). Stiano tranquilli, dunque, tutti coloro che ci tengono a questo tema! Alcuni dei quali mi manderanno anche del loro materiale “d’esperienza”! Ringrazio fin da ora. Insomma, non mancano coraggio, esperienza e cose da dire …. anche su questo! E proprio un libero confronto di stamane (sia con persone di Scienza e di Tecnica, da una parte, sia con persone di Legge, dall’altra) e che ha confortato quanto io ho sempre pensato in merito (sono in buona compagnia, e più numerosa di quanto credevo!), mi ha incoraggiato a dire la mia. A scriverla. Tempo al tempo, dunque. Anche perché di giudici che rispettano (in ogni caso) i tecnici ce ne sono (anch’io nel mio lavoro, sia di CTU, sia di CTP, ho incontrato anche questa giusta e corretta tipologia). Ed è grazie a loro, (fermo restando gli scivoloni di qualcun altro) che si continua ad avere fiducia nella Magistratura.

Ad maiora! amici, ad maiora!

Luca Fortunato (Matera)

 


 

mercoledì 18 novembre 2020

Flash d'Olismo - 4

 Post 342

Flash d’Olismo – 4

Bella riflessione, di questi ultimi giorni, con alcuni amici olisti e con alcuni amici che da poco hanno iniziato il loro percorso umano e professionale nell’Olismo. Mi è particolarmente piaciuta, delle loro riflessioni tutte interessanti, questa:

l’incapacità in seno al Riduzionismo e in seno allo pseudo-olismo già manifestata, in tutti questi anni, dall’Establishment in merito alla questione del cambiamenti climatici (e ai loro effetti) è la stessa incapacità che Oggi l’Establishment manifesta in merito alla Pandemia da Coronavirus (e ai suoi effetti). È la stessa, ha la stessa natura, la stessa natura paradigmatica e dunque metodologica. Sono d’accordo, anzi d’accordissimo. Ebbene, poi mi è stato chiesto quale immagine, quale metafora, quale metodologia, quale esempio, ecc. potesse in qualche modo riassumere tale e cruciale questione.  E allora mi è balzato immediatamente in mente il passo di testo che qui di seguito riporto: 

[….]  Possiamo trattare un argomento sviluppandolo con rigore, punto per punto. E possiamo esaminare la struttura di un edificio seguendo i progetti dell’architetto, piano per piano, e passandone in rassegna tutti i particolari. C’è però un altro modo di esaminare l’edificio e consiste nel girargli attorno e guardarlo da tutte le angolazioni possibili. Alcuni aspetti della costruzione sfuggiranno, ma alla fine se ne sarà acquisita una buona conoscenza generale, una conoscenza forse migliore di quella ottenibile con l’esame particolareggiato del progetto [….]

Fonte: libro “Il pensiero laterale – come diventare creativi” di Edward de Bono (medico e psicologo) edito da Bur-Rizzoli (2010).

Ovviamente, possiamo sostituire l’edificio con qualsiasi altra entità (grande o piccola, abiotica ma ancor più biotica, ecc.: una città o una azienda o un ecosistema o un albero o una epidemia o un mercato o una cellula o una pandemia o un lago o un monte o un bosco o un’industria o un territorio o il clima ecc.). Il senso è pienamente lo stesso.

Ovviamente il primo approccio (punto per punto, i particolari, ecc.) è un cardine del Riduzionismo, il secondo approccio (girargli attorno, tutte le angolazioni possibili, ecc.) è un cardine dell’Olismo.

Il primo approccio (analitico e induttivo) guadagna l’illusione di conoscenza e di conseguenza confeziona decisioni e azioni apparentemente efficaci ed efficienti.

Il secondo, invece, (sintetico e deduttivo) guadagna quella “buona conoscenza generale”, come dice appunto Edward de Bono, che è ciò che davvero serve ed è utile (per decisioni e azioni realmente efficaci ed efficienti) e dalla quale poi nessuno vieta, se davvero occorre, di scendere in tutti i particolari e in tutti i dettagli del caso. Ma è cosa diversa, ben diversa. Nel caso, vista la “buona conoscenza generale” acquisita ed alla luce di essa, vi sarebbe anche una selezione dei dettagli e dei particolari di cui tener conto (e non elenchi, pagine e pagine, quantità inutili di dettagli, prolissità spesso maniacali, ecc.).

Nel primo scenario riconosciamo (purtroppo) il modo di fare e di lavorare della maggior parte delle persone (politici, scienziati, tecnici, imprenditori, lavoratori, cittadini, ecc.)

Nel secondo (invece e per fortuna) riconosciamo il modo di fare della minoranza virtuosa degli olisti (di cui ci onoriamo di far parte).

Ovviamente, la Speranza (per tutti, perché siamo tutti nella stessa barca) è che sempre più persone passino all’Olismo, e dunque che sempre più persone lasciano il Riduzionismo sempre più vuoto, nella sua Storia, indubbiamente con grandi meriti, che l’Olismo del resto non nega, ma che hanno fatto il loro Tempo.

Occorre il Cambio di Paradigma (dal Riduzionismo all’Olismo): la vera innovazione.

Anche perché l’Olismo non nega il Riduzionismo e quindi non è divisivo, non divide le persone e la Società. È il Riduzionismo che non conosce l’Olismo, rifiutando di conoscerlo, di fatto negandolo, e dunque producendo divisioni e fratture tra le persone e in seno alla Società. Brutta faccenda, da denunciare anch’essa.

Ed il pensiero laterale è (come abbiamo appena mostrato e detto altre volte nel blog) uno dei cardini dell’Olismo, dell’approccio olistico, del metodo olistico, ecc. (insieme all’intuizione, all’euristica, ecc.).

A proposito (mai superfluo ricordarlo): l’aggettivo olistico significa relativo all’Olismo. L’aggettivo olistico è stato coniato insieme al sostantivo olismo da Smuts nel 1926. Aggettivo e sostantivo sono inscindibili. Olistico non è sinonimo di “integrato” come molti ignoranti o molti imbroglioni vanno ancora dicendo. Anche perché, dopo Smuts, la Scienza moderna ha dimostrato come qualcosa di olistico sia certamente qualcosa di integrato, ma non è detto il contrario e cioè che qualcosa di integrato sia automaticamente qualcosa di olistico. Dipende. Così come (altra questione anch’essa mai superflua da ricordare) da parte di molti ignoranti o di molti imbroglioni si continua a confondere olistico con multidisciplinare, interdisciplinare, ecc. Sappiamo, invece, come la multidisciplinarità, l’interdisciplinarità, ecc. non costituiscano specifiche paradigmatiche ma sono dei mezzi (positivi o negativi, a seconda dell’uso che se ne fa) che possono essere presenti (volendo e se occorre per davvero) tanto nell’Olismo quanto nel Riduzionismo.

Ad ogni modo, per i primi (gli ignoranti) ci sarà la “denuncia” culturale, scientifica, tecnica (ad opera del Nuovo Libro che vado scrivendo). Per i secondi (gli imbroglioni) ci sarà eventualmente anche la denuncia propriamente detta, quella legale (ad opera del Movimento che nascerà). Tempo al tempo.

Perché se è vero come è vero che siamo tutti nella stessa barca (climatica, pandemica, ecc.), è anche vero che c’è chi ha un modo di fare oggettivamente migliore, più progredito e dalle maggiori probabilità di successo (gli olisti) e chi invece si ostina ancora a fare secondo un modo oggettivamente superato,  anacronistico e dalle minori possibilità di successo (i riduzionisti) specie Oggi, in un Mondo e in una Società altamente complessi e che come non mai necessitano di quella “buona conoscenza generale”, come dice Edward de Bono, di ogni entità e/o di ogni fenomeno, prima di scendere eventualmente in dettagli, analisi e via dicendo che quasi sempre portano solo a slegate frammentazioni di conoscenza tanto inutili quanto pericolose. I dettagli, spesso numerici (ma non solo) e slegati dal contesto generale di cui pure fanno parte, accecano anche le menti migliori facendo prendere loro sonore sbandate ed enormi cantonate: ottimi medici, accecati dal dettaglio numerico, perdono di vista il contesto ed il suo senso, confezionando rimedi malati!; ottimi magistrati, lo stesso: confezionando sentenze discutibili!; ottimi economisti, lo stesso: confezionando piani solamente aritmetici! ottimi tecnici agrari, lo stesso: confezionando rimedi puntiformi all’interno dell’agroecosistema multiforme! ottimi architetti, lo stesso: confezionando edifici solamente funzionali! ottimi dirigenti, lo stesso: confezionando atti solamente burocratici! ecc. ecc. ecc. ).  

Ma c’è di più: perché i virtuosi (gli olisti) devono subire, oltre ai danni oggettivi del clima, della pandemia, ecc., anche i danni soggettivi dei viziosi (i riduzionisti)? Danni soggettivi che vanno ad aggravare i danni oggettivi? Non è giusto. E infatti se ne darà conto. Tempo al tempo.   

Luca Fortunato (Matera)