Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

giovedì 24 ottobre 2019

Arte pittorica e Olismo


Post 312 

Arte Pittorica e Olismo 

Sull’onda del successo del precedente post n. 311 su Musica e Olismo (vedi), giro qui sul blog quanto ho indicato ad altri amici che mi chiedevano esempi di arte pittorica olistica da osservare oltre che per puro piacere anche per dare alla mente un’occasione per favorire l’intuizione olistica (vedi su questo punto sempre il precedente post n. 311 – parte iniziale).

Una selezione, però, anche qui, all’interno dell’Universo dell’Arte pittorica mi occorre. A parte la pittura figurativa (che tranne qualche rarissima eccezione – singola opera  - non mi ha mai detto e trasmesso nulla di significativo), darò il mio parere circa l’arte pittorica astratta facendo però un necessario paragone proprio con la pittura figurativa (del resto, l’arte pittorica astratta nasce, storicamente, nei primi anni del Novecento, come esigenza di rottura e di discontinuità rispetto alla secolare tradizione figurativa).  

(nota biografica: ho iniziato a studiare e ad esercitare sistematicamente l’arte pittorica astratta dal 1996: dipingo su tela con colori acrilici ed ho all’attivo la partecipazione a diverse mostre collettive in Italia - Lecce, Roma, Bologna, Cortona (Arezzo), Milano - nonché una partecipazione con foto delle mie opere in una mostra collettiva in Argentina a Buenos Aires)  

L’arte astratta, nello specifico la pittura astratta, è complessa ma il discorso sulla sua natura paradigmatica è paradossalmente molto semplice (il post, infatti, sarà breve. Strano ma è così): ovviamente, l’avrete già intuito, la pittura astratta è olistica. Il motivo cercherò di spiegarlo qui di seguito:

se osserviamo un dipinto figurativo (un ritratto oppure un paesaggio oppure una natura morta, ecc.) il suo significato (che è soggettivo per ognuno di noi, positivo o negativo che sia) è dato da un mix di categorie comprensibili e riconducibili alla normale esperienza quotidiana. La pittura figurativa usa il “linguaggio” comune. La genialità dei pittori figurativi consiste nelle tecniche, nelle proporzioni, nelle prospettive, negli equilibri visivi, ecc. Ma il “linguaggio” è quello comune;

se, al contrario, osserviamo un dipinto astratto (astrattismo lirico come quello di Kandinsky, neoplasticismo come quello di Mondrian, suprematismo come quello di Malevic, espressionismo astratto - o “action painting” - come quello di Pollock, ecc. ) il suo significato (che è sempre soggettivo per ognuno di noi, positivo o negativo che sia) è dato da un emergente quid che se noi volessimo provare a tradurre, a spiegare, con le sole categorie riconducibili alla normale esperienza quotidiana mai ci riusciremmo. La genialità dei pittori astratti (o astrattisti, che dir si voglia) consiste certamente nelle tecniche, nelle proporzioni, nelle prospettive, negli equilibri visivi, ecc. ma non solo. Vi è anche la traduzione sulla tela di una intuizione diversa, più profonda, quasi misteriosa.

La pittura astratta, dunque, è olistica perché essa va oltre la somma, qualunque somma, di concetti e vocaboli che mai si possa trovare per spiegarla. E proprio perché astratta (nelle forme e nei colori) ma reale (fisicità, tangibilità, presenza e concretezza dell’opera d’arte) essa ha qualcosa in più e non in meno - paradossalmente - della pittura figurativa. Ed è anche questo in più a renderla olistica.

Mentre nella pittura figurativa vi è una interpretazione creativa da parte dell’artista che interpreta la realtà visiva, comunque la realtà visiva (persone, animali, piante, cielo, paesaggio, oggetti vari, ecc.) nella pittura astratta vi è una creazione totale ed una creatività totale da parte dell’artista (da non confondere con l’arbìtrio totale che quando presente fa si che la tela dipinta in astratto non sia un’opera d’arte ma un’accozzaglia di forme e colori).

Provate ad osservare le seguenti opere d’arte astratta, che indico a titolo puramente esemplificativo ma molto significativo essendo stati i loro autori i capiscuola all’interno dell’Astrattismo del Novecento, e ve ne renderete conto (dotati della giusta predisposizione e sensibilità, ovviamente). Anche osservarle su internet va bene (ma non è la stessa cosa che osservarle dal vivo presso un museo o una galleria, ovviamente):

A)-“Accento in rosa” – olio su tela – 100,5 x 80,5 cm - (1926) di Vassilij Kandinsky;

B)- “Fuoco nella sera” – olio su cartone – 33,8 x 33,4 cm – (1929) di Paul Klee;

C)-“Composizione suprematista” – olio su tela – 88,5 x 71 cm – (1916) di Kazimir Malevich;

D)-“Grande composizione A” – olio su tela – 91 x 91 cm – (1919-20) di Piet  Mondrian;

E)-“One: Number 31” – olio e altre tecniche - 2,7 x 5,31 m – (1950) di Jackson Pollock.  

L’Olismo si esprime anche attraverso meraviglie del genere!

Ciao a Tutti. E a presto con il prosieguo del blog.

Luca Fortunato (Matera) WhatsApp 389.4238195


venerdì 18 ottobre 2019

Musica e Olismo (...e Scienza)



Post 311

Musica e Olismo (… e Scienza)

Giro qui sul blog quanto ho indicato ad amici che mi chiedevano esempi di musiche e di canzoni olistiche da ascoltare oltre che per puro piacere anche per dare alla mente un’occasione per favorire l’intuizione olistica (fulcro di ogni conoscenza olistica sia essa artistica, scientifica, tecnica, economica, politica ecc.) e che, ricordiamolo sempre, è una facoltà nelle potenzialità di tutti, di tutti noi, ma che necessita – a differenza dell’intuizione comune – di essere particolarmente favorita, stimolata, contestualizzata, educata, allenata. 

Una selezione, però, all’intermo dell’Universo della Musica mi occorre. A parte la Musica Classica (troppo alta e troppo grande, la lascio commentare a chi ha studiato in Conservatorio), a parte la musica d’Oriente (ne ho una conoscenza troppo superficiale, per poter commentare adeguatamente) e a parte anche la musica leggera italiana (che tranne qualche rarissima eccezione - singola canzone - non mi ha mai detto e trasmesso nulla di significativo), darò il mio parere circa: 

1. il Blues (che è il mio genere musicale, che  ascolto, studio e soprattutto suono da sempre, da 30 anni, dal 1989: basso elettrico, basso elettroacustico, chitarra ritmica);
2. il Jazz (che ascolto e studio da circa 24 anni, dal 1995);
3. qualcosa nell’ambito del Rock (che ascolto …. non so nemmeno io da quando! E un tempo suonavo pure, occasionalmente). 

Una precisazione è però necessaria: un’intuizione olistica artistica può essere favorita dall’Arte ma anche dalla Scienza o dalla Politica o da altro. Così come un’intuizione olistica scientifica può essere favorita dalla Scienza ma anche dall’Arte o dalla Politica o da altro. Una intuizione olistica musicale può essere favorita anche da una lezione di fisica teorica o da un comizio politico o da una scultura di marmo.  Così come una intuizione olistica agronomica può essere favorita anche da un dipinto di Kandinsky o da una poesia o da un grafico di Borsa. E così via. Ho reso l’idea. In pratica, la mente umana è olistica (questo ci dice il progresso ultimo della Scienza che ha paradossalmente e curiosamente riscoperto e ripreso le antiche intuizioni dei primi filosofi Greci e dei mistici d’Oriente). Dipende da come la si usa la mente e da come si è abituati ad usarla. Specializzazione, certo. A patto, però, che essa sia una parte di un intero e non essa stessa l’intero! E che l’individuo sia focalizzato sull’intero e all’occorrenza sulla parte specialistica (e non focalizzato sulla parte specialistica perdendo di vista l’intero). La mente generale può facilmente concentrarsi, all’occorrenza, su un aspetto specifico. La mente specializzata, invece, può difficilmente approdare, all’occorrenza, al quadro generale e d’insieme. Questi sono i veri problemi, ma questo è anche un altro discorso. Quello che invece è importante, ed è importante focalizzare ora, è che il “contesto” (qualunque esso sia) sia appropriato circa l’Olismo cioè presenti un grado di complessità elevato e che uno o più componenti della complessità presenti natura atipica o comunque poco comune, se non addirittura inedita. Ovviamente, non si tratta di regole ferree. Ma di solito è così che funziona.

Innanzitutto, vorrei ricordare come la musica Blues sia olistica. Il Blues (proprio come genere musicale e quindi come singoli brani e singoli artisti espressioni del genere musicale) è olistico. Basta ascoltare qualunque autore classico di Blues (Muddy Waters, Howlin’Wolf, John Lee Hooker, Elmore James, B.B. King, Albert King, Sonny Boy Williamson, ecc.) o grandi interpreti moderni del Blues classico (Eric Clapton, ad esempio) per rendersene conto. Il motivo? L’ho già trattato (anche nel vecchio blog) ma lo ricordo brevemente e volentieri: 

la struttura di base di un tipico giro Blues è di soli 3 accordi (fondamentale, di quarta, di quinta: per esempio in Do abbiamo accordi Do, Fa, Sol o meglio accordi Do7, Fa7, Sol7) ma essa viene arricchita e resa complessa dalle scale blues (esempio in Do sono le note: Do, Mi-b, Fa, Sol-b, Sol, Si-b, Do) e dalle cosiddette blu notes cioè la terza nota, la quinta nota e la settima nota della scala blues che vengono suonate “calanti” cioè abbassate di circa un semitono (esempio in Do sono le note: Mi-b blu, Sol-b blu, Si-b blu) e che sono, quindi, note atipiche, fuori regola, fuori tonalità, “dissonanti”, che fanno emergere un quid particolarissimo ed unico (che non si riesce a comprendere, né a trovare, analizzando un brano Blues,  ed approcciando ad un brano Blues con i soli e razionali criteri dell’armonia musicale). Quid che costituisce appunto il tipico suono Blues, la tipica atmosfera Blues. La bravura, l’arte, la maestrìa e l’intuizione dei musicisti blues (chitarristi, bassisti, pianisti, ecc.) risiede anche e soprattutto nella capacità di saper utilizzare, con una certa e necessaria dose di improvvisazione, le scale blues e le blu notes (al momento giusto, nel punto giusto, in maniera netta o velata, ecc.) per rendere ogni giro di blues, ogni brano blues (sebbene costituito da soli 3 accordi di base e che per giunta si ripetono ciclicamente di solito secondo un giro di 12 battute) unico, originale, particolare, espressivo, inimitabile ed in qualche modo sempre nuovo. 

(nota biografica: ascolto tutti i generi musicali ma suono solo il Blues. Che poi è un mondo sterminato …. Nessun compromesso in tal senso. Suono solo il Blues perché per me il Blues non solo è il genere musicale che le mie orecchie preferiscono oggettivamente  ma rispecchia anche e parecchio la mia filosofia di vita e il mio stile di vita) 

Altro genere musicale certamente olistico è il Jazz: derivato anche dal Blues, il Jazz si è poi parecchio trasformato ed evoluto nel corso di tutto il Novecento arrivando ad essere caratterizzato da poliritmia, progressione armonica e fortissima presenza dell’improvvisazione. Diramatosi in tantissimi sottogeneri (cool-jazz, free-jazz, bebop, swing, ecc.) il Jazz è olistico per il semplice fatto di essere enormemente complesso (poliritmia e progressione armonica) e fortemente euristico (l’improvvisazione è tale che giustamente porta a dire che la musica Jazz non sia nelle note della scrittura musicale ma nei musicisti che da quelle note prendano solo il pretesto per esprimersi). Di conseguenza, il quid emergente e caratterizzante non è tanto nel genere (Jazz) quanto in ogni pezzo Jazz, se non addirittura in più passaggi di uno stesso pezzo Jazz! Il mio artista Jazz preferito è il grandissimo sassofonista Charlie Parker che così si esprimeva:  
“Non riuscivo più a sopportare le armonie stereotipate che allora venivano continuamente impiegate da tutti. Continuavo a pensare che doveva esserci qualche cosa di diverso. A volte riuscivo a sentire qualcosa, ma non ero in grado di suonarlo ... Si quella notte improvvisai a lungo su Cherokee. Mentre lo facevo mi accorsi che impiegando come linea melodica gli intervalli più alti degli accordi, mettendovi sotto armonie nuove, abbastanza affini, stavo suonando improvvisamente ciò che per tutto quel tempo avevo sentito dentro di me. Rinacqui a nuova vita.” 
Argomento da veri intenditori, lascio gli approfondimenti sul Jazz a chi vorrà farli, dove vorrà farli. Mi premeva solo evidenziarne la natura olistica.   

Per tutti altri generi musicali, invece, la dimensione olistica, l’Olismo, non sempre è presente (a prescindere dal livello artistico del singolo brano, del singolo artista, ecc., che può essere anche alto o altissimo. È altra questione). Ebbene, per generi musicali diversi dal Blues e dal Jazz, mi vengono da indicare, come esempi e come certamente olistici una singola canzone e un intero album: 

1) la canzone è la famosissima “Like a rolling stone” del geniale Bob Dylan interpretata dalla grandissima Patti Smith nella versione live del 2005 al Festival di Montreux, collocabile sempre nel genere musicale originario cioè il Folk Rock (la trovate anche su YouTube  digitando “ like a rolling stone patti smith ”): secondo me, in tale interpretazione, la batteria si distingue per l’uso dei piatti, il basso per l’essenzialità strutturale, la tastiera per una amalgama imponente ma al tempo stesso elegante, la chitarra per le pennate e gli arpeggi “parlanti”; le voci d’accompagnamento risultano perfettamente complementari a quella principale e come sempre straordinaria di Patti Smith che interpreta il difficile ed articolato testo di Dylan in modo fluido restituendo una particolare piacevolezza e freschezza d’ascolto per tutta la notevole durata della canzone (che è davvero atipica per un brano comunque rock: oltre 6 minuti); le luci blu, le “camminate” gesticolate della Smith e la regia del video (inquadrature e sequenze sui passaggi musicali), assolutamente perfette. Il tutto, l’intero strumentale, vocale e visuale, è qualcosa di straordinario ma soprattutto di olistico. Di più del normale musicale e live. Numerosissime, infatti, sono le versioni e le interpretazioni (anche live) di “Like a rolling stone” di Bob Dylan: alcune un po’ “pesanti”, altre troppo lontane dall’originale, altre troppo distoniche circa il senso del testo, altre ancora di alto livello artistico ma accademico. Questa, invece, (secondo me), ha qualcosa di speciale, un quid che emerge dalla particolare e complessa sintesi musicale (e di palco) che vi ho precedentemente illustrato;

2) l’album (di 13 canzoni) è il famosissimo “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”  dei grandissimi The Beatles: considerato dalla maggior parte dei critici musicali uno dei dischi più importanti e rivoluzionari del XX secolo, presenta un originale, complesso e straordinario mix di generi musicali (pop rock, art rock, pop barocco, ecc.), stili musicali, sonorità, testi, significati e simboli sia in ogni brano che nel suo insieme (compresa la copertina!). Nonché l’uso di tecnologia avanzata, anzi avanzatissima per l’epoca (anno 1967). Insomma, è un capolavoro. Ed è Olismo puro. Ascoltare (e vedere) per credere. 

 

Morale: le musiche complesse e non completamente riducibili, riconducibili e razionalizzabili a canoni ben definiti sono olistiche (oltre la somma dei loro costituenti): il Blues, il Jazz, parte del Rock. Le altre musiche, invece, magari anche di altissimo livello, magari anche complesse ma tuttavia riducibili, riconducibili e razionalizzabili a canoni ben definiti non sono olistiche (uguali alla somma dei loro costituenti). Mentre, però, nella Scienza la differenza paradigmatica (Olismo/Riduzionismo) può determinare il destino delle situazioni (probabilmente favorevole con l’Olismo, apparentemente favorevole con il Riduzionismo) e può determinare la risposta della collettività (positiva e di apertura nei confronti della Scienza svolta nell’Olismo, negativa e di rifiuto nei confronti della Scienza svolta nel Riduzionismo: la gente ha buon senso e sa, giustamente, che la Realtà non è riducibile a schemi precisi, lineari e solo razionali e la Scienza moderna le dà ragione), nella Musica la differenza paradigmatica (Olismo/Riduzionismo) esiste, c’è, è un fatto. Ma nulla di più. Fatte salve le sacrosante preferenze soggettive, tutta la Musica è importante. La gente sceglie le proprie musiche ma ama la Musica. Tutta. La gente ha sempre Ragione. I musicisti fanno il loro mestiere. Alcuni scienziati, invece, (i riduzionisti) dovrebbero interrogarsi mentre fanno il loro di “mestiere”! Aiutati magari da musiche olistiche? Fino a quando la negazione della realtà storica (il Riduzionismo scientifico si è chiuso agli inizi del Novecento) non diventerà un reato, possiamo impegnarci nella verità delle questioni paradigmatiche, e pure accompagnati da tanta buona musica! Non c’è davvero motivo per non gioire. Avanti!  

Luca Fortunato (Matera) WhatsApp 389.4238195