Post n. 57:
Questioni di Verde
Solo
ora trovo il tempo per buttar giù due righe e per pubblicare qualcosa in merito
a 2 notizie degli ultimi giorni che, sinceramente, meritano anche un mio
contributo di riflessione. Perché no? Poi ritorno, velocemente, al lavoro e ai
lavori per il mio primo libro ecc. ecc. Buona lettura. Ad maiora! Luca
Fortunato. 1. Secondo l’Istat,
Matera risulta essere tra le città italiane con più verde. In verità, la
notizia non è una novità e ad ogni modo la fotografia statistica continua ad
avere uno scarso significato perché parziale (rispetto alla completezza
quantitativa e qualitativa della
realtà) e perché anche astratta (rispetto al tangibile beneficio per la
comunità). Il Riduzionismo - delle quantità, delle misure, dei numeri, delle
cifre, dei mq, degli ettari ecc. e dei significati e delle mentalità e delle “logiche”
e delle azioni conseguenti - non smette di farci sorridere (scenario comico) o
di farci piangere (scenario tragico) o di farci fare entrambe le cose (scenario
tragicomico). Venite a Matera, fatevi un giro
completo, e poi, onestamente, chiedetevi se il verde urbano pubblico -
certamente ed abbondantemente presente - è, anche e soprattutto, per qualità, degno di essere visto e vissuto
(tanto dai materani quanto dagli ospiti). E rispondete altrettanto onestamente.
Qui non si tratta di buttarla sulla politica (certamente assente sul tema), o
di buttarla sui soldi (certamente presenti per interventi che rispetto ad altri
sono davvero delle sciocchezze di bilancio), o di buttarla sulla scienza, sulla
tecnica, e sulla tecnologia (che certamente ci sono state, ci sono e ci saranno
ed anche nella loro bella e positiva eterogeneità di scuole di pensiero, di
paradigmi, di metodiche ecc.). O di buttarla su altri e soliti mille aspetti,
triti e ritriti, fritti e rifritti, girati e stragirati (e si rischia d’esser
banali). L’annoso, decennale, ultra-decennale, problema della Qualità
(estetica, di sicurezza, di effettiva fruibilità ecc.) del verde urbano
pubblico a Matera – con anche le sue eccezioni di qualche angolo tenuto bene e
di esercizi professionali che hanno dato il loro contributo e di proposte ed
iniziative anche di natura culturale ed associazionistica – resta, ancora Oggi, con tutta la
designazione a Capitale europea della Cultura per il 2019 – una utopia. Che se diventerà una utopia realizzata lo diventerà dunque
per altra via, per altra strada e cioè solo se il popolo, la gente di Matera,
tutta la società materana, manifesterà – civilmente ma con fermezza – l’indignazione.
Del resto, come cittadino, avevo messo in guardia da non commettere un errore induttivo in tal senso e cioè di credere
che il buon verde a Matera sarebbe arrivato in seguito alla designazione Matera
2019. Ed i fatti, oggi, a metà 2016, cioè a qualche secondo dal 2019, parlano
chiaro. Per dare Qualità (estetica, ecologica, agronomica, di sicurezza, di
fruibilità, di valorizzazione ecc.) al verde pubblico di Matera (da Agna Le
Piane alla Collina di Serra Rifusa, passando per il Centro ed i Sassi, e senza
dimenticare le zone Paip e tutto ciò che è appunto la Città di Matera) e
soprattutto per conservare e mantenere, nelle settimane, nei mesi, negli anni e
nei lustri successivi, la qualità data, se si incominciasse oggi si finirebbe -
per completare la messa a punto del necessario sistema integrato (agronomico,
economico ecc.) almeno nel 2021. Almeno 5 anni ci vogliono, ci vorrebbero (… anche
per questo bisognava iniziare prima …). Per completare la messa a punto del
necessario sistema integrato derivante da un Piano Integrato del Verde (come
proposto dal sottoscritto). Ben oltre, dunque, il regolamento del verde.
Strumento ricompreso ovviamente nel Piano stesso ma in esso stesso e da esso stesso
contemporaneamente superato. Cambio di Paradigma (anche qui). Del resto, il
problema non è sfalciare l’erba ma è la frequenza degli sfalci dell’erba nonché
integrare lo stesso sfalcio con la
raccolta di quanto è nella stessa erba (carte, cartoni, bottiglie di plastica
ecc.); il problema non è potare gli alberi ma è la frequenza delle potature nonché
i criteri adottati nel progettare e nell’eseguire le stesse potature e cioè se
i criteri sono collocati nel Paradigma del Riduzionismo o sono collocati nel Paradigma
dell’Olismo; E così via per tutti gli altri aspetti (concimazioni, irrigazioni,
stabilità degli alberi, eventuali trattamenti, piantumazione e/o sostituzione
di alberi, piantumazione e gestione siepi ecc.) e sempre tra Riduzionismo ed
Olismo (e tanto per gli aspetti tecnico-scientifici quanto per quelli
economico-amministrativi). Soprattutto, dicevo, per conservare, per mantenere, per
gestire il verde (più che per crearlo, visto che ne abbiamo tanto …), e per non
far scemare l’attenzione, soprattutto l’attenzione
civica, magari in occasione di qualche bella azione che eventualmente ci
potrà pur essere, essere ancora, ma che come un’altra sola rondine non vorrà
dire che avrà indicato l’inizio della Primavera materana. Del resto, le normali
e ordinarie operazioni di gestione del verde sono appunto normali ed ordinarie e
quando avvengono non vanno enfatizzate e/o fatte passare per le vittorie di
qualcuno. Facendole si è solo al livello zero. Non facendole si scende al
livello dei numeri negativi: - 1, - 2, - 3. Facendole, invece, ma dando anche particolare
e magari anche innovativa Qualità al verde si sale al livello dei numeri
positivi: + 1, + 2, + 3 ecc. Ci vuole un Olismo sociale a Matera, per il verde
(e non solo per il verde …). Un Olismo sociale con un quid in più. E che ancora non c’è. Un Olismo sociale con un quid in più, ben oltre e ben maggiore
della somma e delle relazioni tra le varie parti e a vario titolo coinvolte. Che
deve fare leva sulle entità reali ma che deve nello stesso tempo trascenderle
in una intuizione etico-naturalistica che sinceramente, in 42 anni, non ho mai
rilevato nella mia Città che pure amo ma che pure mi fa arrabbiare. Ma che ho
rilevato in altre Città d’Italia. 2. In Polonia, per “salvare” una intera foresta (Patrimonio
UNESCO) che presenta diversi suoi alberi attaccati dal bostrico si è partiti con
disboscamenti in alcuni punti di essa. Il Riduzionismo – della linearità
deterministica di causa-effetto, della linearità dell’eliminazione fisica e
della geometrizzazione degli spazi ecc. ecc. - colpisce ancora … Ed anche cosi
lontano da Noi! Non considera, come da Olismo invece, che una intera ed estesa
foresta di milioni di alberi – e non un
insieme di centinaia di alberi o di decine di alberi o di qualche albero e che
sono comunque e in ogni caso entità olistiche come lo è del resto, entità
olistica, anche un solo e singolo albero – presenta un tale livello di complessità (ecologico-energetica, specialmente)
che l’Uomo (ragionevole) può eventualmente agire su di essa solo per
velocizzare, per catalizzare, per favorire, per aiutare, un rimedio intrinseco,
un auto-rimedio, che la stessa foresta naturalmente arriverà comunque a trovare
con in suoi tempi. Intuire questo auto-rimedio, se ci si riesce. Ed eventualmente
agire di conseguenza. Ma di sicuro ben lontani dal disboscare qua e là, che
andrebbe pure bene per fare legna ed economia ma non certo per fermare il
bostrico in un intero e continuo ecosistema forestale. Illusione
di salvezza o furbizia di speculazione?