Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

martedì 31 maggio 2016

Questioni di Verde



Post n. 57:  
Questioni di Verde  
Solo ora trovo il tempo per buttar giù due righe e per pubblicare qualcosa in merito a 2 notizie degli ultimi giorni che, sinceramente, meritano anche un mio contributo di riflessione. Perché no? Poi ritorno, velocemente, al lavoro e ai lavori per il mio primo libro ecc. ecc. Buona lettura. Ad maiora! Luca Fortunato. 1. Secondo l’Istat, Matera risulta essere tra le città italiane con più verde. In verità, la notizia non è una novità e ad ogni modo la fotografia statistica continua ad avere uno scarso significato perché parziale (rispetto alla completezza quantitativa e qualitativa della realtà) e perché anche astratta (rispetto al tangibile beneficio per la comunità). Il Riduzionismo - delle quantità, delle misure, dei numeri, delle cifre, dei mq, degli ettari ecc. e dei significati e delle mentalità e delle “logiche” e delle azioni conseguenti - non smette di farci sorridere (scenario comico) o di farci piangere (scenario tragico) o di farci fare entrambe le cose (scenario tragicomico). Venite a Matera, fatevi un giro completo, e poi, onestamente, chiedetevi se il verde urbano pubblico - certamente ed abbondantemente presente - è, anche e soprattutto, per qualità, degno di essere visto e vissuto (tanto dai materani quanto dagli ospiti). E rispondete altrettanto onestamente. Qui non si tratta di buttarla sulla politica (certamente assente sul tema), o di buttarla sui soldi (certamente presenti per interventi che rispetto ad altri sono davvero delle sciocchezze di bilancio), o di buttarla sulla scienza, sulla tecnica, e sulla tecnologia (che certamente ci sono state, ci sono e ci saranno ed anche nella loro bella e positiva eterogeneità di scuole di pensiero, di paradigmi, di metodiche ecc.). O di buttarla su altri e soliti mille aspetti, triti e ritriti, fritti e rifritti, girati e stragirati (e si rischia d’esser banali). L’annoso, decennale, ultra-decennale, problema della Qualità (estetica, di sicurezza, di effettiva fruibilità ecc.) del verde urbano pubblico a Matera – con anche le sue eccezioni di qualche angolo tenuto bene e di esercizi professionali che hanno dato il loro contributo e di proposte ed iniziative anche di natura culturale ed associazionistica  – resta, ancora Oggi, con tutta la designazione a Capitale europea della Cultura per il 2019  – una utopia. Che se diventerà una utopia realizzata lo diventerà dunque per altra via, per altra strada e cioè solo se il popolo, la gente di Matera, tutta la società materana, manifesterà – civilmente ma con fermezza – l’indignazione. Del resto, come cittadino, avevo messo in guardia da non commettere un errore induttivo in tal senso e cioè di credere che il buon verde a Matera sarebbe arrivato in seguito alla designazione Matera 2019. Ed i fatti, oggi, a metà 2016, cioè a qualche secondo dal 2019, parlano chiaro. Per dare Qualità (estetica, ecologica, agronomica, di sicurezza, di fruibilità, di valorizzazione ecc.) al verde pubblico di Matera (da Agna Le Piane alla Collina di Serra Rifusa, passando per il Centro ed i Sassi, e senza dimenticare le zone Paip e tutto ciò che è appunto la Città di Matera) e soprattutto per conservare e mantenere, nelle settimane, nei mesi, negli anni e nei lustri successivi, la qualità data, se si incominciasse oggi si finirebbe - per completare la messa a punto del necessario sistema integrato (agronomico, economico ecc.) almeno nel 2021. Almeno 5 anni ci vogliono, ci vorrebbero (… anche per questo bisognava iniziare prima …). Per completare la messa a punto del necessario sistema integrato derivante da un Piano Integrato del Verde (come proposto dal sottoscritto). Ben oltre, dunque, il regolamento del verde. Strumento ricompreso ovviamente nel Piano stesso ma in esso stesso e da esso stesso contemporaneamente superato. Cambio di Paradigma (anche qui). Del resto, il problema non è sfalciare l’erba ma è la frequenza degli sfalci dell’erba nonché  integrare lo stesso sfalcio con la raccolta di quanto è nella stessa erba (carte, cartoni, bottiglie di plastica ecc.); il problema non è potare gli alberi ma è la frequenza delle potature nonché i criteri adottati nel progettare e nell’eseguire le stesse potature e cioè se i criteri sono collocati nel Paradigma del Riduzionismo o sono collocati nel Paradigma dell’Olismo; E così via per tutti gli altri aspetti (concimazioni, irrigazioni, stabilità degli alberi, eventuali trattamenti, piantumazione e/o sostituzione di alberi, piantumazione e gestione siepi ecc.) e sempre tra Riduzionismo ed Olismo (e tanto per gli aspetti tecnico-scientifici quanto per quelli economico-amministrativi). Soprattutto, dicevo, per conservare, per mantenere, per gestire il verde (più che per crearlo, visto che ne abbiamo tanto …), e per non far scemare l’attenzione, soprattutto l’attenzione civica, magari in occasione di qualche bella azione che eventualmente ci potrà pur essere, essere ancora, ma che come un’altra sola rondine non vorrà dire che avrà indicato l’inizio della Primavera materana. Del resto, le normali e ordinarie operazioni di gestione del verde sono appunto normali ed ordinarie e quando avvengono non vanno enfatizzate e/o fatte passare per le vittorie di qualcuno. Facendole si è solo al livello zero. Non facendole si scende al livello dei numeri negativi: - 1, - 2, - 3. Facendole, invece, ma dando anche particolare e magari anche innovativa Qualità al verde si sale al livello dei numeri positivi: + 1, + 2, + 3 ecc. Ci vuole un Olismo sociale a Matera, per il verde (e non solo per il verde …). Un Olismo sociale con un quid in più. E che ancora non c’è. Un Olismo sociale con un quid in più, ben oltre e ben maggiore della somma e delle relazioni tra le varie parti e a vario titolo coinvolte. Che deve fare leva sulle entità reali ma che deve nello stesso tempo trascenderle in una intuizione etico-naturalistica che sinceramente, in 42 anni, non ho mai rilevato nella mia Città che pure amo ma che pure mi fa arrabbiare. Ma che ho rilevato in altre Città d’Italia. 2. In Polonia, per “salvare” una intera foresta (Patrimonio UNESCO) che presenta diversi suoi alberi attaccati dal bostrico si è partiti con disboscamenti in alcuni punti di essa. Il Riduzionismo – della linearità deterministica di causa-effetto, della linearità dell’eliminazione fisica e della geometrizzazione degli spazi ecc. ecc. - colpisce ancora … Ed anche cosi lontano da Noi! Non considera, come da Olismo invece, che una intera ed estesa foresta di milioni di alberi – e non un insieme di centinaia di alberi o di decine di alberi o di qualche albero e che sono comunque e in ogni caso entità olistiche come lo è del resto, entità olistica, anche un solo e singolo albero  – presenta un tale livello di complessità (ecologico-energetica, specialmente) che l’Uomo (ragionevole) può eventualmente agire su di essa solo per velocizzare, per catalizzare, per favorire, per aiutare, un rimedio intrinseco, un auto-rimedio, che la stessa foresta naturalmente arriverà comunque a trovare con in suoi tempi. Intuire questo auto-rimedio, se ci si riesce. Ed eventualmente agire di conseguenza. Ma di sicuro ben lontani dal disboscare qua e là, che andrebbe pure bene per fare legna ed economia ma non certo per fermare il bostrico in un intero e continuo ecosistema forestale. Illusione di salvezza o furbizia di speculazione?

mercoledì 25 maggio 2016

Aspettando il mio 1° libro - 8



Post n. 56:  
Aspettando il mio 1° libro – 8 
Trovo il tempo ed il modo per concludere anche questa ultima serie di 8 post di compagnia per i futuri lettori del mio 1° libro prossimo alla pubblicazione (entro l’estate o al massimo entro l’autunno). Giorni fa ho finito di leggere il meraviglioso libro “Il Grande Disegno” del grande scienziato, fisico teorico, Stephen Hawking. Arricchisco ora questo mio piccolo spazio internet di alcune sue righe (e che righe!). Arrivederci. E Ad maiora! (… difficile dopo aver citato un gigante come Stephen Hawking … ma Ad maiora lo stesso!) Luca Fortunato   
"[…] La teoria più fondamentale è chiamata, come si è già detto, teoria M. Pare che nessuno sappia cosa significhi di preciso la “M”, ma può darsi che stia per “master” (principale), per “miracolo” o per “mistero”. Sembra comunque che sia tutte e tre le cose. […] Qualche secolo fa Newton mostrò che le equazioni matematiche potevano fornire una descrizione sbalorditivamente precisa del mondo in cui i corpi interagiscono, sia sulla Terra sia nei cieli. Gli scienziati furono indotti a credere che si sarebbe potuto determinare il futuro dell’intero universo se soltanto si fosse conosciuta la teoria appropriata e si fosse disposto di una sufficiente potenza di calcolo. Poi vennero l’indeterminazione quantistica, lo spazio curvo, i quark, le corde, le dimensioni aggiuntive e il risultato finale dei loro sforzi sono 10500 universi, ciascuno con leggi differenti, uno solo dei quali corrisponde all’universo che conosciamo […] E’ ragionevole chiedersi chi o che cosa abbia creato l’universo, ma se la risposta è Dio, la questione è stata semplicemente spostata un passo più in là, e diventa quella di chi ha creato Dio […] è possibile rispondere a quelle domande rimanendo esclusivamente nell’ambito della scienza, e senza invocare alcun essere divino. Secondo la concezione del realismo dipendente dai modelli, il nostro cervello interpreta i segnali provenienti dagli organi sensoriali costruendo un modello del mondo esterno. Ci formiamo così concetti mentali della nostra casa, degli alberi, delle altre persone, dell’elettricità che fluisce dalle prese nelle pareti, degli atomi, delle molecole e degli altri universi. Questi concetti mentali sono l’unica realtà che possiamo conoscere. Non esiste nessuna verifica di realtà indipendente dai modelli […] La teoria M è la teoria unitaria che Einstein sparava di scoprire. […] Se la teoria sarà confermata dall’osservazione, rappresenterà la splendida conclusione di una ricerca iniziata più di tremila anni fa. Avremo svelato il grande disegno ".

 

martedì 24 maggio 2016

Aspettando il mio 1° libro - 7



Post n. 55:  
Aspettando il mio 1° libro – 7  
Trovo il tempo per scrivere e pubblicare una miscellanea di 4 considerazioni fatte nel week-end ispirate anche da recenti fatti di cronaca. Ci stanno bene in questo blog. Buona (e lunga) lettura. Ad maiora! Luca Fortunato  1. Il classico del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Il Riduzionismo vede il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, contemporaneamente (illudendosi così di essere “completo”, “integrato” ecc.). Lo vede mezzo pieno di liquido nella parte inferiore, mezzo pieno d’aria nella parte superiore. O, se si preferisce, tutto pieno ma di sostanze appunto diverse (liquido e aria). Ad ogni modo, tratta il sistema analiticamente, geometricamente e fisicamente. Solo analiticamente, geometricamente, fisicamente. Assemblando, poi, le sue parti. Facendone, in seguito, banalmente la somma. Ed anche in modo artificioso: si inventa, infatti, un limite (fisico-geometrico) che non esiste tra l’aria dell’ambiente e l’aria nel bicchiere. Un Riduzionismo metaforico, poi, vi introduce l’aspetto psicologico che pure ci starebbe e sarebbe effettivamente indicativo. E cioè che le persone che vedono il bicchiere mezzo pieno sono, o sarebbero, “ottimiste”, mentre le persone che lo vedono mezzo vuoto sono, o sarebbero, “pessimiste”. Ci sarà anche un significato psicologico (nessuno lo nega) ma resta uno scenario in ogni caso lontano dalla realtà anche perché parziale in senso psicologico perché anche il porre l’attenzione solo sul liquido o solo sul vuoto è in realtà molto più complicato del buttarla sul probabile “ottimismo” o sul probabile “pessimismo” delle persone. Personalmente, invece, ponendomi nel paradigma dell’Olismo, rilevando e considerando tutti gli aspetti precedenti ed andandoci oltre, senza negarli dunque ma superandoli, considero anche e soprattutto il significato, il senso, lo scopo, il fine, l’utilità del bicchiere. Pertanto, esso non può che essere pieno di liquido. Per metà o anche di una sola goccia non importa. Se vi è del liquido, il bicchiere non può che essere pieno. Pieno per metà o pieno anche di una sola goccia, se vi è del liquido il bicchiere è pieno di esso. Perché il bicchiere esiste per contenere. È stato fabbricato per contenere. Se non vi è liquido è vuoto. L’aria non c’entra. Essa pure essendoci effettivamente in un bicchiere vuoto di liquido o in parte vuoto di liquido, non fa parte della sua teleologia. Se, invece, vi è al suo interno del liquido, in qualsiasi quantità, il bicchiere è pieno di quel liquido (aspetto qualitativo) ed in ragione, ovviamente, della quantità del liquido stesso. Stando all’ “ottimismo” e al “pessimismo”, poi, se si vuol andare anche sull’altro tipo di discorso, essi vengono semplicemente superati dal realismo. 2. Andando ora oltre il discorso del bicchiere, vediamo più da vicino, l’ “ottimismo”, il “pessimismo”, il realismo. Personalmente, vedo il “pessimismo” essere un atteggiamento non vantaggioso. I gufi, tanto per intenderci, non considerano per esempio le enormi possibilità e potenzialità di soluzione e risoluzione dei problemi che grazie alla scienza, alla tecnologia, alla tecnica, alla cultura ecc. abbiamo Oggi. Personalmente, però, vedo anche l’“ottimismo” essere un atteggiamento non vantaggioso. I gigioni, tanto per intenderci, non considerano per esempio i terribili guai di tipo ecologico che il Mondo (e quindi anche ogni angolo di esso) vive e continuerà a vivere (cambiamenti climatici, scarsità di risorse, scarsità di energia, inquinamento ecc.) ed anche i terribili guai di tipo sociale ed etico in senso lato (precariato, immigrazione, terrorismo ecc.). Del resto, se vogliamo anche essere dotti, su questo ha scritto anche Russell (nel capitolo su Schopenhauer) nella sua Storia della Filosofia Occidentale:  ”[…] Da un punto di vista scientifico sono contestabili sia il pessimismo che l’ottimismo: l’ottimismo sostiene, o tenta di provare, che l’universo esiste per il nostro piacere, ed il pessimismo che esiste per dispiacerci. Scientificamente, non c’è  alcuna prova che sia legato a noi nell’una o nell’altra maniera. L’essere pessimisti o ottimisti è una questione di temperamento, non di ragione […]“. Il realismo invece mi sembra l’unico atteggiamento intelligente: andare avanti senza farsi vincere dalle varie paure ma nello stesso tempo senza far finta di niente. Pochissimi vivono così. Auguriamoci che il loro numero aumenti. La maggior parte delle persone o è gufa (pessimista, scettica, diffidente, depressa ecc.) o è gigiona (vive come se non esistesse la crisi ecologica, come se non esistesse la crisi economica, come se non esistesse il problema della sicurezza, come se non esistesse la crisi sociale ecc. e soprattutto come se tutte queste cose non toccano anche loro o come se tutte queste cose mai potranno toccare anche loro). 3. Andando ora oltre anche questo discorso, vediamo più da vicino il realismo. Esso consiste anche nel rendersi conto (con visione completa) e nell’accettare (con la virtù della tolleranza) la varietà e l’eterogeneità del mondo umano. Varietà ed eterogeneità che, tra l’altro, in alcuni loro aspetti, sono faticosamente e finalmente anche riconosciute dalla Legge (oltre che dal progredire della Cultura e dell’Etica). Emblematica e positiva è stata ed è e sarà ad esempio la figura di Marco Pannella che, a prescindere dagli aspetti strettamente politici, come cittadino non ho potuto non ammirare, non posso non ammirare, non potrò non ammirare, specialmente nel coraggio e nel senso civico dell’uomo così come delle sue numerose ed importantissime battaglie. Concetti e realtà (appunto) come “aborto”, “divorzio”, “unioni civili”, “LGBT”, “dignità dei carcerati”, “eutanasia”, “no alla pena di morte”, “antiproibizionismo” ecc.  sono la normale varietà ed eterogeneità del mondo umano ed anche delle sue diverse aspirazioni. Anche più in generale e al di là di figure specifiche: penso a concetti e realtà come “credente”, “non credente”, “laico”, “agnostico”, “ateo”; ma anche (e dove non ci si accapiglia di meno, anzi!) a “vegetariano”, “vegano”, “fruttariano”, “onnivoro”. Ecc. Chi mostra di non conoscere tutta questa eterogenea e bella normalità ma soprattutto chi mostra di essere intollerante nei suoi confronti - anche con spicciola e quotidiana contrarietà, magari espressa anche e solo con segni quasi impercettibili sul volto, nel tono di voce, nella gestualità ecc. -  mostra e dimostra di non essere realista, di non essere sintonizzato con la Realtà (che è quella che è. E non quella che si vorrebbe che fosse o che si immagina che sia). Mostra per certi versi di essere rimasto nel Medio Evo (culturale ed etico, specialmente) ma dimostra in generale di non essere in grado di capire nemmeno il significato (reale e realistico) di un bicchiere! Ognuno è libero di scegliere come vivere ma ognuno non è altrettanto libero di discriminare gli altri (palesemente o sottilmente). Lo dice anche la Costituzione, art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese “. Ad ogni modo, l’Olismo, anche l’Olismo, può dare il suo contributo anche per superare, per far superare, l’ oscurantismo che è ancora molto diffuso ed ancora molto resiste. E che fa parte della mentalità (sbagliata, oggettivamente sbagliata perché non sintonizzata con la Realtà, di fatto e pure giuridica) delle persone. Che precede dunque i ruoli delle persone ma che inevitabilmente accompagna (negativamente) ed influenza (negativamente) gli stessi ruoli. Questo va combattuto. Inesorabilmente. I ruoli non possono perdere di efficienza e di efficacia. E di credibilità. 4. A proposito della Nostra Costituzione (e delle Costituzioni in generale). Presa (prese) sotto i suoi (i loro) Principi Fondamentali (sul resto, invece, c’è da discutere e da proporre modifiche in linea con il Nostro Tempo) io personalmente, e come semplice cittadino, ci vedo l’Olismo. Eccome! I Principi Fondamentali per la vastità di quello che contemplano sono brevissimi, sintetici al massimo. Eppure racchiudono significati enormi ed implicazioni gigantesche e lo fanno in modo geniale ed efficacissimo. Magari, poi, tutti riuscissero a dedurre dai Principi Fondamentali restando sempre nell’Olismo sostanziale e formale (e tanto nelle successive parti costituzionali, quanto fuori di esse). Ma questa, eventualmente, sarà un’altra Storia? 

sabato 21 maggio 2016

Aspettando il mio 1° libro - 6



Post n. 54:  
Aspettando il mio 1° libro – 6 
Ieri a Taranto, ritornando a Matera, dopo aver gustato una strepitosa e buonissima focaccia, terminato Viale Magna Grecia, prendiamo il Ponte di Punta Penna e tra i vari elementi del paesaggio si staglia anche l’ILVA. Ora, a prescindere da tutti i discorsi sull’ILVA, è indubbio che essa ha, esprime, un quid complesso (positivo-negativo). Tante volte quella immagine nei miei occhi. Parte della Città di Taranto che ho frequentato sin da bambino per rapporti con numerosi e stretti parenti che vi vivevano, che mi rendevano protagonista di interminabili e buonissime mangiate di pesce fresco nonché di passeggiate di cultura tra le vie della Città, Città che ho sempre considerato e considero tutt’ora una delle più belle d’Italia e d’Europa. Ed ogni volta che vi ritorno è una vera emozione. Tante volte quella immagine nei miei occhi ma stavolta mi ha fatto balzare in testa una riflessione generale che ci sta bene in questo blog. La Tecnologia, e penso anche al computer, al GIS, al GPS, ai droni, agli ultrasuoni, ai laser ecc. e tanto in generale quanto anche e soprattutto riferita e impiegata nei settori che mi coinvolgono, può essere tutto ma può essere anche niente! Mi spiego (ovviamente …): grazie ad essa otteniamo anche dati, misure, foto, immagini, grafici ecc. E questa è una fase del processo conoscitivo. La fase iniziale o una fase posta agli inizi del processo conoscitivo se questo ha natura induttiva. Oppure una fase successiva o una eventuale fase successiva del processo conoscitivo se questo ha natura deduttiva. In ogni caso, è solo una fase. E già questa verità la dice o dovrebbe dirla lunga …. Ma andiamo avanti. I dati, le misure, le foto, le immagini, i grafici ecc. andranno interpretati. Come del resto le informazioni che si ricavano senza tecnologia (per osservazione diretta, ad esempio) o con l’impiego di una tecnologia minima (binocolo, metro ecc.). Traendone, quindi, il significato, ed il senso, perché essi siano di utilità diagnostica, prognostica, tecnica, applicativa, pratica, prescrittiva, decisionale ecc. Ed è qui che sorge il problema. Nell’interpretazione. Non certo prima … L’interpretazione può essere effettuata tanto nel Paradigma del Riduzionismo quanto nel Paradigma dell’Olismo. In modo consapevole o in modo inconsapevole, essa potrà essere collocata, di fatto, o nel Riduzionismo o nell’Olismo. Non si sfugge. Almeno Oggi e fino ad Oggi.  Quando e se l’Uomo arriverà a creare un altro Paradigma, un terzo – Oggi inesistente – lo scenario della Conoscenza avrà tre possibilità paradigmatiche. Ma Oggi ne ha  solo  due. Ebbene,  i dati, le misure, le foto, le immagini, i grafici ecc. – anche di natura ultra-tecnologica – se interpretati nel Paradigma del Riduzionismo (tanto individuale quanto collettivo) porteranno ad una Conoscenza ormai superata. Al contrario, i dati, le misure, le foto, le immagini, i grafici ecc. – anche di provenienza non tecnologica o provenienti dall’impiego di una tecnologia minimale – se interpretati nel Paradigma dell’Olismo (tanto individuale quanto collettivo) porteranno ad una conoscenza certamente e comunque migliore. L’ideale ovviamente sarebbe disporre di dati,  misure,  foto, immagini, grafici ecc. di provenienza ultra-tecnologica, di altissima e modernissima qualità, interpretati nel Paradigma dell’Olismo. Una nuova Era di Conoscenza si aprirebbe! Ma purtroppo esso, per ora, rimane uno scenario solo auspicato o auspicabile. Perché il guaio è che mentre gli olisti - che sono pochissimi rispetto ai riduzionisti - se la cavano bene senza tecnologia o con una tecnologia minimale ma se la cavano o se la caverebbero ancora meglio – ovviamente … – con una ultra-tecnologia, i riduzionisti – che sono tantissimi rispetto agli olisti – senza un’ultra-tecnologia Oggi non se la cavano per niente e quindi vi si appendono, vi si aggrappano, vi si nascondono pure dietro essa. Stravolgendone il significato, il senso, l’uso, il fine, l’impiego e dunque e paradossalmente anche l’utilità. L’ideale scenario -  dati,  misure,  foto, immagini, grafici ecc. di provenienza ultra-tecnologica interpretati nel Paradigma dell’Olismo – sarà eventualmente possibile solo quando aumenteranno - e di molto - gli olisti (rivedendo i contenuti dei programmi di insegnamento scolastico ed universitario, tanto per incominciare. Per poi continuare il lungo viaggio nei meandri del lavoro, dell’impresa, dell’etica ecc. ecc. ecc.). Ecco perché la vera sfida, il vero impegno non è e non dovrebbe essere (e non dovrebbe essere spostato …) sullo sviluppo tecnologico in sè, sull’innovazione in sé ecc. ma è e dovrebbe essere (e dovrebbe rimanere …) sui Paradigmi. Per il bene, per un maggior bene, anche dello stesso sviluppo tecnologico, della stessa innovazione ecc. A cui tutti, compreso me, teniamo. Ma è sempre la teoria che può e deve illuminare la pratica. Non il contrario. E la teoria riduzionistica è stata superata dalla teoria olistica. Ci si adegua tutti? Ad maiora! Luca Fortunato