Post n. 76:
Biodiversità nei guai
Ricercatori dell’University College di Londra hanno pubblicato su Science uno studio, frutto di una
collaborazione internazionale, che mette in luce quanto segue: il 58,1% della
superficie terrestre, con il 71,4% della
popolazione mondiale, è interessato da una perdita di biodiversità così grave da
compromettere il funzionamento degli ecosistemi e quindi anche la loro capacità
di sostenere le società umane. Uno scenario allarmante, giustamente definito “recessione
ecologica”. Ora, questo brutto scenario dimostra tante cose. Ma la più
importante di tutte, purtroppo, è questa: tutto ciò che è stato detto ed è
stato fatto finora in tema di biodiversità è stato inutile. E fin qui siamo ai
fatti. Ora, perché è andata così? Bisogna tentare spiegazioni. Non si può non
farlo. Non ci si può sottrarre. Non ci si può fermare alla notizia, al dato, al
fatto. Così come non ci si potrà sottrarre, in seguito all’incontro dialettico (tesi/antitesi)
che sarà avvenuto tra le varie e diverse spiegazioni, di portare a Sintesi, ad
una Sintesi superiore, il tutto. Sintesi prima teorica ed in seguito agita. Una
spiegazione è la seguente: la maggior parte delle persone che si sono occupate
di biodiversità (a livello politico, a livello legislativo, a livello
dirigenziale, a livello scientifico, a livello tecnico, a livello divulgativo
ecc.; a livello alto, a livello basso ecc.; in Natura, in Agricoltura ecc.) si
sono mosse (in modo conformista, in modo acritico, in modo abitudinario ecc.) all’interno
del paradigma sbagliato vale a dire il paradigma antropocentrico (Antropocentrismo)
e non invece all’interno del paradigma giusto vale a dire il paradigma dell’Ecologia
profonda, amico dell’Olismo, sintetizzato negli 8 punti di Naess e Sessions : 1. Il benessere e la prosperità della
vita umana e non umana sulla Terra hanno valore per se stesse (in altre parole:
hanno un valore intrinseco o inerente). Questi valori sono indipendenti
dall’utilità che il mondo non umano può avere per l’uomo. 2. La ricchezza e la diversità delle forme di vita contribuiscono
alla realizzazione di questi valori e sono inoltre valori in sé. 3. Gli uomini non hanno alcun diritto
di impoverire questa ricchezza e diversità a meno che non debbano soddisfare
esigenze vitali. 4. La prosperità
della vita e delle culture umane è compatibile con una sostanziale diminuzione
della popolazione umana: la prosperità della vita non umana esige tale
diminuzione. 5. L’attuale
interferenza dell’uomo nel mondo non umano è eccessiva e la situazione sta
peggiorando progressivamente. 6. Di
conseguenza le scelte collettive devono essere cambiate. Queste scelte
influenzano le strutture ideologiche, tecnologiche ed economiche fondamentali.
Lo stato delle cose che ne risulterà sarà profondamente diverso da quello
attuale. 7. Il mutamento ideologico
consiste principalmente nell’apprezzamento della qualità della vita come valore
intrinseco piuttosto che nell’adesione a un tenore di vita sempre più alto.
Dovrà essere chiara la differenza tra ciò che è grande qualitativamente e ciò
che lo è quantitativamente. 8. Chi
condivide i punti precedenti è obbligato, direttamente o indirettamente, a
tentare di attuare i cambiamenti necessari. Luca Fortunato
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