Post 394
Sintesi
– 23
(anticipo di
pubblicazione, la Rubrica proseguirà in Aprile)
Proseguendo dai post n. 393, n. 385, n. 312, ecc. (N.B. cliccando
su “Arte” nella sezione “Etichette” in
calce al blog, in basso a destra, avrete tutti i post in merito):
il mio personale Astrattismo, la mia personale “versione”
della pittura astratta, prende il nome di sintetismo
astratto. Ho coniato questa espressione – che chi mi ha seguito e recensito
negli anni conosce - perché tra tutte le altre possibili mi è sembrata la più
adatta a definire la mia personale forma d’arte. Essa, infatti, è basata su una
sintesi (di elementi visivi e di
elementi teorici presenti nelle diverse “anime” dell’Astrattismo del Novecento,
da cui il sostantivo sintetismo) ed è
visuale ma non figurativa (da cui l’aggettivo astratto). Tuttavia essa è una forma d’arte molto complessa, decisamente
e marcatamente olistica, e dunque sfugge e sempre sfuggirà a una qualsiasi
“definizione” che pur ci vuole, che pure è necessaria specialmente per
orientare l’osservatore nella comprensione delle mie opere di pittura astratta
(oltre al puro godimento o non godimento del loro aspetto estetico, materico,
ecc.). Nel Nuovo Libro darò i dettagli (alcuni anche inediti) della mia teoria
artistica che nata intuitivamente nel 1996 si è poi razionalizzata e sviluppata
in tutti questi anni ed ora ha raggiunto la sua definitiva e matura
formulazione.
Qui, ora, per la mission della Rubrica, darò alcuni aspetti
generali più che altro del mio rapporto con l’Arte in sé:
non ho mai voluto studiare Arte, ho scelto di rimanere
autodidatta. Con tutti il limiti che questo avrebbe certamente comportato, ho
sempre visto la cosa come parte importante ed irrinunciabile della mia libertà
creativa ed espressiva, anche sotto il profilo della tecnica pittorica.
Insomma, non volevo (e mai ho avuto, infatti) condizionamenti scolastici, accademici,
ecc. (che inevitabilmente - e giustamente - un percorso di studi, dei corsi,
ecc. comportano, devono comportare). Con tutto il rispetto per gli artisti istituzionalizzati,
formalizzati, formati, diplomati, laureati (nel senso ben precisato), ho scelto
altro per me. Altro che - con tutti i suoi limiti - è stato ed è tuttora fonte
di soddisfazione, orgoglio, gioia ma anche di risultati (come avete letto nei
post precedenti e in apertura richiamati);
non ho mai voluto fare dell’Arte il mio lavoro. Un bellissimo
hobby che se avesse portato (come di fatto ha portato) anche qualche frutto di
tipo economico, lo avrei certamente e ben accolto. Degli extra, insomma, qualcosa
in più. Ben accetti. Ma è diverso (è stato diverso, continuerà ed essere
diverso). Perché? Il lavoro comporta inevitabilmente compromessi. Deve
comportarli. È giusto. È realistico. Sempre nell’alveo della legalità e della
legittimità, intendo. Ma è così. E con tutto il rispetto per gli artisti professionisti
(alcuni anche invidiosi?) ho scelto altro per me. E così continuerà ad essere.
E tutto ciò fondamentalmente per il seguente motivo:
non ho mai avuto, e non ho, fede in Dio. Non ho mai creduto,
e non credo, in Dio. Ma questo è ampiamente noto. Ma cosa c’entra questo con
l’Arte, per me? C’entra, perché nell’Arte (in tutta l’Arte: pittura, scultura,
musica, cinema, letteratura, ecc, ma specialmente, in modo particolare, nella
pittura astratta) io ho sempre trovato, e trovo tuttora, il mio dio. Il dio
(terreno, umano, reale, ecc.) in cui comunque credere. E in cui ritrovarmi,
risollevarmi, gioire, ecc. Questo è. Non saprei come altro spiegarlo. Di
conseguenza, è facile immaginare come io abbia sempre voluto vivere, e viva
tuttora, l’Arte nel modo più indipendente possibile dalle contingenze della
quotidianità, del lavoro, della Società, della formazione, del mercato, ecc. No?
Per me esiste la Realtà che è data dalla Vita e dall’Arte. La
Vita (natura, società, lavoro, famiglia, amore, amicizia, ecc.) e l’Arte. Due
cose diverse. Reali entrambe, ma diverse. L’Arte è come se fosse “trascendenza”
ma sempre in questo Mondo (che è l’unico che io creda esista. Qualcosa di
increato deve esistere. Esiste. Per me è il Mondo, l’Universo. Stop. Dire che
esiste Dio che ha creato l’Universo sposta la questione su chi ha creato Dio. La
cosa non si risolve. Non si risolve in modo razionale. Il Mistero resta. Resta
comunque. Può semmai risolversi per fede religiosa. Ma io, appunto, non avendo
fede religiosa – e rispettando comunque chi dice di averla - mi fermo al Mondo, all’Universo. Che, per me, è
il Tutto, l’Intero. Con i suoi quid emergenti e olistici, ma che sono sempre e
solo immanenti. Il Mondo, l’Universo. Stop. In esso e di esso, poi, ho
intuizione. Che è la base della mia conoscenza delle cose. Da cui, poi, mi
muovo per logica deduttiva. Rispettando chi conosce o dice di conoscere le cose
in modo diverso. Sincerante non so in cosa consista l’altro metodo …. Ma lo
rispetto ugualmente! Io so di essere nel “campo giusto”, me lo dicono la Storia
della Scienza, la Storia dell’Arte, ecc. i Grandi della Scienza, i Grandi dell’Arte,
ecc. E questo mi basta! Che poi l’Establishment per i suoi interessi possa
manipolare le cose, far credere altro, far passare altro, è un’altra questione.
Il Mondo, l’Universo, dicevo. Per me, sono senza Dio. Le regolarità della
Natura, in seno alla Natura, le leggi di Natura, me le spiego con la teoria atea
del Caso e della Necessità di Jacques Monod (1910-1976, biologo e scrittore
francese, Premio Nobel per la Medicina nel 1965). A cui aggiungo la personale
posizione di Albert Einstein in merito a “queste faccende” e cioè la sua
non-credenza in un Dio personale (quello del Cristianesimo, dell’Ebraismo, dell’Islamismo,
ecc.) ma la credenza nel dio di Spinoza, il dio-natura, il dio-panteistico (che
è tutt’altra cosa ed è perfettamente conciliabile anche con l’intuizione
scientifica e la razionalità scientifica). Per spiegarmi, invece, il mondo prettamente
umano (la società umana, il bene e il male legati agli uomini, ecc.) ho
numerose posizioni atee a cui fare riferimento (da Primo Levi a J.-P. Sartre,
da Emile Durkheim a Karl Marx a Che-Guevara, ecc.). Insomma, vivo libero e
tranquillo. Sempre e ovunque. Anche grazie all’Arte e alla concezione che di
essa ho. E al posto/ruolo che le assegno nella Realtà e specialmente in
rapporto alla Vita, di “bilanciamento” con la Vita. A molti superficiali può
apparire una assurdità che io viva libero e tranquillo, soprattutto tranquillo!
Spesso le cronache mi hanno dipinto - e mi dipingono - come arrabbiato. È vero,
nel senso che spesso mi sono arrabbiato. E anche tanto. Ma è stato sempre per
difesa. Ho incontrato spesso persone che – per un motivo o per un altro – mi hanno
attaccato e/o mancato di rispetto. Ho 48 anni e che io ricordi non ho mai
attaccato e/o non ho mai mancato di rispetto a nessuno in vita mia. Mi sono
sempre e solo difeso. Forse, a volte, con un eccesso di difesa. Questo può
esser stato vero. Si, ci può esser stato. Ammetto. A volte ho subito vere, proprie,
enormi e ripetute provocazioni (nell’ambito dell’attacco e/o della mancanza di
rispetto) che può aver portato ad un mio eccesso di difesa. Ci può esser stato.
Ma sempre e solo di difesa si è comunque trattato. E mai di attacco. Questo
dovrebbe far riflettere molta gente. Portare verità nelle loro menti, prima che
nelle varie cose. Ma sono molto soddisfatto. Questa cosa, ultimamente, da circa
2 anni a questa parte, sta avvenendo. Da parte di molti. Meglio tardi che mai! In
uno schifoso contesto generale in cui Tutti Noi ci troviamo (Pandemia e
Guerra), sto vivendo comunque (nel mio piccolo, nei miei giorni) questo
fenomeno positivo, bello, luminoso, di pace (paradossalmente). Che mi fa
piacere, ovviamente. Forse non è proprio un caso che stia accadendo ora. Lo
schifo planetario (Pandemia e Guerra) dà il vero senso delle cose? E magari
ridimensiona il senso dei conflitti personali? Chissà. Ad ogni modo, sarà stata
questa nuova Rubrica Sintesi (che ha chiarito e va chiarendo tante cose, come
alcuni mi dicono); sarà stato fare il papà (che ha mostrato il mio lato più
umano, come altri mi dicono); sarà stata la scoperta per molti della mia Arte appunto
(che ha mostrato un tratto sconosciuto ma bellissimo di me, come altri ancora
mi dicono); ecc. sta di fatto che, da
parte di molti, sto ricevendo le loro scuse (a volte esplicite, proprio
dichiarate; altre volte implicite, nelle loro azioni, nel loro comportamento,
nei fatti, ecc.). Va bene. Va bene (può anche essere che le scuse di qualcuno
non siano proprio sincere, ma va bene. Va bene. Va bene lo stesso. Magari è un
buon ri-cominciare! No?). E l’Arte? L’Arte c’entra anche in questo? Io credo
proprio di si. E Voi che risposta vi date?
Ciao a Tutti, e a presto.
Luca Fortunato (Matera)