Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

martedì 30 gennaio 2018

Altri aspetti d'Olismo



Post 207

Altri aspetti d’Olismo 

Diversi di voi lettori mi hanno posto, in sostanza, le stesse esigenze di approfondimento e di chiarimento su 3 aspetti di cui, in effetti, non vi è molta bibliografia né pareri personali diretti. Ma come potrete vedere … io qualche mia idea ce l’ho sempre! e qualcosa di altri, in sintonia con la mia testa, la trovo sempre! A parte gli scherzi, ora trovo il tempo per soddisfare alcuni di voi lettori anche sugli aspetti che seguono. Completando il fuoriprogramma di questo “caldo” gennaio! Occorre tuttavia, prima del post vero e proprio, che io faccia una esplicita precisazione: gli argomenti che seguono li  affronto solo ed esclusivamente a titolo di cittadino cultore di Olismo informato di certe cose, essendo gli argomenti collocati oltre i miei studi ed oltre le mie competenze. Metto semplicemente a disposizione dei lettori del blog alcuni “pezzi” della mia personale biblioteca olistica che ho tirato su in diversi anni. Questo sì, e con piacere. Pertanto il mio post va preso come uno spunto di riflessione culturale e magari anche come un’occasione per iniziare un vostro personale percorso di studio e di pratica il quale, però, è bene preveda la consulenza di precise e specifiche figure professionali competenti ed esperte in materia.  Buona lettura. E come sempre, ad maiora! Luca Fortunato
    
1. il primo argomento-domanda è il seguente (sintetizzo da diverse mail): quel’è il rapporto, in generale, tra l’Olismo e le Religioni, l’Ateismo e l’Agnosticismo?

Personalmente, ho sempre pensato che il rapporto tra l’Olismo e l’Ateismo, così come il rapporto tra l’Olismo e l’Agnosticismo, così come il rapporto tra l’Olismo e le Religioni non-teistiche (cioè quelle in cui non c’è Dio, vale a dire il Taoismo, il Buddhismo, lo Zen ecc.) sia un rapporto di compatibilità o comunque di amicizia mentre il rapporto tra l’Olismo e le Religioni teistiche (Cristianesimo, Ebraismo ecc.) sia un rapporto seriamente problematico (il che non vuol dire che a chi segua una religione teistica gli sia preclusa la comprensione dell’Olismo ma non si può nemmeno negare che un certo problema esista). Ed effettivamente, pur non essendo un esperto di questi rapporti ma essendo comunque una persona che studia Olismo ed esercita Olismo da ben 18 anni a questa parte, trovo conferma, diciamo così, della mia tesi in un autorevole passo di testo, che vi riporto, con l’augurio che qualche chiarimento possa effettivamente darvelo (consigliandovi, comunque, l’intera lettura del libro da cui l’ ho tratto):
Dal libro “YIN e YANG – L’armonia taoista degli opposti” di J.C. Cooper , Ubaldini Editore – Roma (1982):
[…] Parlando in senso generale, le religioni dell’Oriente, in particolare il taoismo e il buddhismo, fedi non teistiche, seguono il sentiero della conoscenza, della gnosi e della comprensione, mentre le religioni teistiche postulano un Dio personale, scelgono il sentiero della devozione e del sacrificio: la via della bhakti. Le religioni teistiche, per definizione, devono comunque postulare l’esistenza di un Dio creatore, dogma dal quale le tradizioni non teistiche si dissociano nettamente, sostenendo che la divinità è di per sé al di là di qualsiasi definizione e comunque al di là della sfera in cui agisce la mente umana; […] Le religioni monoteiste si preoccupano largamente dell’incontro dell’uomo con Dio, in una prospettiva che si può definire esteriore, mentre le religioni orientali insegnano che l’uomo può scoprire il divino all’interno di sé e di tutte le cose. In senso generale, si può affermare che la via delle tradizioni monoteiste è la via della rinuncia e della devozione, mentre la via delle religioni non teistiche è quella della conoscenza e dell’accettazione. [….]

2. il secondo argomento-domanda è il seguente (sintetizzo da diverse mail): quel’è il rapporto tra l’Olismo e la Medicina?

Dal libro “Il Punto di Svolta” di Fritjof Capra (1982):
Capitolo 10 “Totalità e salute”:
Per sviluppare un approccio olistico alla salute che sia in accordo con la nuova fisica e con la concezione degli organismi viventi propria della teoria dei sistemi, non c’è bisogno che ripartiamo da zero, ma possiamo imparare da modelli medici esistenti in altre culture. […] Una differenza molto vistosa fra l’approccio orientale e l’approccio occidentale ai problemi della salute è che, nella società dell’Estremo Oriente in generale, la conoscenza soggettiva è molto apprezzata. Persino in un paese scientifico moderno come il Giappone si attribuisce grande valore all’esperienza soggettiva [….] Una conseguenza di questo atteggiamento è una tipica mancanza di interesse, nei medici dell’Asia Orientale, della quantificazione […] Per esempio, i medici kampo non misurano la temperatura nei pazienti ma prendono nota della loro sensazione soggettiva di avere la febbre; i farmaci vegetali sono misurati in modo molto grossolano in scatolette senza l’uso della bilancia, e poi sono mescolati assieme. Né si misura la durata della terapia con l’agopuntura, ma la si determina semplicemente chiedendo al paziente come si sente. [….] Una valutazione più adeguata della conoscenza soggettiva è senza dubbio una cosa che potremmo imparare dall’Oriente. Dal tempo di Galileo, di Descartes e di Newton la nostra cultura è stata sempre così ossessionata dalla conoscenza razionale, dall’obiettività e dalla quantificazione che noi abbiamo perduto ogni sicurezza nel trattare con valori umani e con l’esperienza umana. In medicina intuizione e conoscenza soggettiva vengono usate da ogni buon medico, ma questo fatto non viene riconosciuto nella letteratura professionale né viene insegnato nelle nostre facoltà di medicina. Al contrario, i criteri per l’ammissione alla maggior parte delle scuole mediche escludono proprio coloro che avrebbero le doti migliori per praticare la medicina intuitivamente. […] Nella nostra società un approccio veramente olistico dovrà invece riconoscere che l’ambiente creato dal nostro sistema economico e sociale, fondato sulla visione del mondo frammentata e riduzionistica del cartesianesimo, è diventato una delle minacce più gravi alla nostra salute. [….]
Io da semplice cittadino mi trovo d’accordo con quanto scritto dal fisico Fritjof Capra  anche perché ho constatato l’inadeguatezza dei concetti riduzionistico-razionalistico-occidentali di “salute” e di “malattia” in storie di persone che conosco ed a cui, invece, la medicina orientale (basata soprattutto sullo YIN e sullo YANG) ha meglio risposto (sia in teoria che in pratica) migliorando per davvero le loro situazioni: esempio n. 1: un atleta (maratoneta) affetto da diabete. Se la medicina occidentale lo considera malato (perché diabetico), non riesce poi a spiegare come faccia a correre e a vincere le maratone! Se invece lo considera in buona salute (perché atleta), non spiega poi di come abbia sempre bisogno di punture d’insulina. Esempio n. 2: una donna (incinta) affetta da SM (sclerosi multipla). Se la medicina occidentale la considera malata (perché ha la SM), non riesce poi a spiegare come mai metterà al mondo un bambino. Se invece la considera in buona salute (perché fertile ed incinta), non riesce poi a spiegare come mai abbia la SM. Esempio n. 3: un ragazzino, genio della Matematica ed autistico. Se la medicina e la psicologia occidentali lo considerano malato (in quanto autistico), non riescono a spiegare il suo genio matematico. Se invece lo considerano sano (vista la sua mente matematica eccezionale), non riescono a spiegare come mai egli abbia sempre bisogno di assistenza e accompagnamento e aiuto nelle svolgimento delle più banali attività quotidiane. Esempio n. 4: una donna forte, allegra, solare e dinamica affetta da cancro. Se la medicina occidentale la considera malata (perché ha il cancro), non riesce a spiegare la sua vitalità. Se invece la considera in buona salute (per la sua vitalità), non riesce a spiegare il suo cancro. Esempio n. 5: un uomo sistemato, ricco e potente, marito e padre, socio e amico. Ma nervoso, ansioso, insaziabile, onnipresente ed anche depresso, triste, infelice, con lo sguardo teso, il sorriso recitato ecc. Se la medicina e la “cultura” occidentali lo considerano sano e di successo, non riescono poi a spiegarsi la sua sofferenza psichica. Se invece lo considerano sofferente psichicamente, non riescono poi a spiegarsi le sue capacità, le sue qualità ed i suoi risultati tanto privati quanto sociali. E quindi riprendiamo il testo di Fritjof Capra:
[….] Negli ultimi trecento anni la nostra cultura è stata dominata dalla concezione del corpo umano come macchina, da analizzarsi nelle sue varie parti. La mente è separata dal corpo, la malattia è vista come un cattivo funzionamento di meccanismi biologici, e la salute è definita come assenza di malattia. Questa concezione oggi viene lentamente eclissata da una concezione olistica ed ecologica del mondo che vede nell’universo non una macchina ma piuttosto un sistema vivente, concezione che insiste sull’essenziale interrelazione e interdipendenza di tutti i fenomeni […] La salute è in realtà un fenomeno multidimensionale implicante aspetti fisici, psicologici e sociali interdipendenti. La rappresentazione usuale della salute e della malattia come estremi opposti di un continuo unidimensionale è del tutto sviante. La malattia fisica può essere controbilanciata da un atteggiamento mentale positivo e da sostegno sociale, rendendo così possibile uno stato complessivo di benessere. D’altra parte problemi emotivi o l’isolamento sociale possono dare a una persona un senso di malessere nonostante buone condizioni fisiche […] possiamo discernere tre concetti di salute interdipendenti: salute individuale, sociale ed ecologica. Ciò che è patologico per l’individuo lo è in generale anche per la società e per l’ecosistema in cui esso è inserito […]

3. il terzo argomento-domanda è il seguente (sintetizzo da diverse mail): qual è il rapporto, in generale, tra l’Olismo e il rispetto degli animali? e tra l’Olismo e le diverse diete?

Qui si aprirebbe un mare di questioni. Tirando in ballo diversi argomenti correlati come anche l’essere vegetariani, l’essere vegani, l’essere animalisti ecc. Lascio volentieri, ad altri, simili argomenti e posizioni e scelte, verso cui nutro il più profondo rispetto, sia ben chiaro, ma da cui prendo anche la più netta distanza e per un motivo molto semplice: non c’entrano nulla con l’Olismo! Nonostante certe propagande vogliano far passare il messaggio opposto. E non c’entrano nulla per un motivo scientifico che si sposa con l’Olismo ma non affatto con esse, vale a dire: la Neurobiologia Vegetale (consiglio a tal proposito la lettura del libro: “Verde brillante -Sensibilità e Intelligenza del mondo vegetale”, di Stefano Mancuso e Alessandra Viola - Giunti editore) dimostra che anche le piante (e non solo gli animali, dunque) sono esseri viventi sensienti ed intelligenti. Di conseguenza, per pura logica, non vi è differenza etica tra l’uccidere un pollo e l’affettare una mela; tra l’uccidere un maiale ed il tritare sedano, carota e cipolla; tra il tosare una pecora e il potare un ciliegio; tra l’abbattere un toro e l’abbattere una quercia; ecc. I vegetali non sono altro rispetto agli animali in termini di capacità sensoriale e intelligenza. La differenza, la scissione, nel senso chiarito, tra animali e vegetali la si poteva sostenere (e la si è sostenuta) prima della nascita della Neurobiologia Vegetale e soprattutto prima delle sue dimostrazioni. Ora non è più possibile (sempre che si voglia seguire il progresso della Scienza che tra l’altro ha confermato le antiche intuizioni olistiche, soprattutto orientali). Per l’Olismo (scientificamente fondato, dunque) tutti gli esseri viventi sono un unicum. Altra questione, invece, è trattare con il maggior rispetto possibile gli animali e le piante quando per reale necessità ce ne dobbiamo cibare o dobbiamo trarre da loro altro tipo di utilità (lana, peli, pelli, ossa; legno, corteccia ecc.). Limitare il più possibile la loro sofferenza. Questo sì. Con accorgimenti e tecnologie e tecniche adeguate. Questo è senz’altro un impegno ed un obiettivo da perseguire. Ma è altra cosa. Così come altra questione è certamente il dover limitare il consumo di carne rossa (e specialmente lavorata) a favore di un maggior consumo di carne bianca e di pesce e, più in generale, il dover limitare proprio il consumo di carne a favore di un maggior consumo di vegetali (verdura, legumi, frutta); il limitare il consumo di grassi di origine animale (burro, ad esempio) a favore di un maggior consumo di grassi di origine vegetale (olio extravergine di oliva, per esempio); ecc. Ma una cosa è limitare altra cosa è abolire, l’abolire del tutto la carne ed il pesce così come addirittura i derivati animali (uova, latte ecc.). Abolizioni del genere vanno contro l’oggettiva e fisiologica condizione onnivora dell’essere umano. E francamente regimi dietetici non-onnivori non mi sembrano proprio un qualcosa di “olistico”, anzi …. semmai proprio il contrario! Qualcosa di parziale, frammentato, scisso, ridotto, non-complesso, non-completo. Anche perché qualcuno mi dovrebbe proprio spiegare come mai, poi, sotto l’aspetto psicologico-culturale (aspetto che va sempre tenuto presente in un approccio autenticamente olistico e in un esercizio autenticamente olistico) vi è bisogno (comunque) della “bistecca” … seppur di soia! Del “latte” … seppur di soia o di riso! Della “pelliccia” …. seppur ecologica! ecc. Evidentemente gli archetipi, anche simbolici, della Cultura Umana non sono così facili da sradicare, ….. forse perché non vanno sradicati? Altra questione ancora è la caccia. Ho detto prima, reale necessità di cibarsi e o trarre altra utilità quali lana, peli, pelli ecc. Reale necessità: ce l’aveva l’uomo preistorico. Quanto all’esigenza psicologica odierna, che alcuni hanno ancora, di cacciare, di fare sport di caccia, che in sé è cosa sacrosanta, la si può soddisfare o soddisfare in parte (il che andrebbe comunque bene visto che di tempo dalla Preistoria ne è passato …) facendo come faceva mio nonno: armato di tutto punto (grazie anche alla mia collaborazione casalinga, non solo di battuta: mi piaceva pulire e lucidare il fucile, riempire le cartucce con l’apposita macchinetta, ingrassare il cuoio della cinghia ecc.) scovava la volpe, la lepre, il colombaccio, l’upupa ecc. ma sul punto di sparare all’animale, alzava la canna del fucile e sparava più in alto. Caccia sportiva, appunto. Il bello era andar per boschi, macchie, radure ecc. Il bello era intuire dove potesse trovarsi l’animale, leggerne le tracce, i segni e i suoni nell’ambiente, immaginarne il comportamento di spostamento o di fuga e, poi, per poi, riuscire a trovarlo, a scovarlo e stanarlo. Ma la cosa davvero bella era lasciarlo vivere (non avevamo bisogno d’ucciderlo. Ed eravamo a casa sua. A casa nostra, nella casa degli esseri umani, il pasto già ci attendeva). Era una “caccia” civile e dignitosa. D’altri tempi. Di uomini d’altri tempi. Mio nonno era di Destra. La Destra buona. Ed insieme a me, che ero già di Sinistra (… buona anche la mia), era imbattibile. Eravamo un duo perfetto. Ed anche olistico, se ci pensate bene! 


venerdì 19 gennaio 2018

Il "Marx ecologico" (e olistico)



Post 206 

Il “Marx ecologico” (e olistico) 

Chiudo il breve fuoriprogramma di questo gennaio (di accompagnamento all’uscita del mio terzo libro, accompagnamento richiestomi da alcuni lettori, e l’ho fatto volentieri e con piacere) riportando dei passi di testo sempre dall’illuminante libro “Il punto di svolta” (1982) del fisico Fritjof Capra. Come si potrà vedere, si tratta anche e soprattutto di un’operazione - ben riuscita - di verità, di obiettività e di onestà intellettuale sulla figura di Marx che gli restituisce la giusta collocazione (che è anche di natura ecologica, intuitiva, olistica, umanistica e addirittura “spirituale”, cosa che nel mio piccolo ho sempre sostenuto e vissuto) e che dunque può indicare la via per un virtuoso ritorno a Marx per poter avere, paradossalmente, un Futuro migliore di quello che attualmente va prospettandosi per l’intera Umanità (e di cui ognuno di noi fa parte, senza che nessuno si illuda di essere “a parte”…..). Ad maiora! Luca Fortunato  

[…] Chiunque voglia tentare seriamente di capire la condizione sociale dell’umanità deve occuparsi del pensiero di Karl Marx, di cui non potrà non sentire il fascino intellettuale, che ancora persiste. […] Mentre il Marx rivoluzionario è stato canonizzato da milioni di individui in tutto il mondo, gli economisti hanno dovuto prendere in esame – ma più spesso hanno preferito ignorare o citare in modo scorretto – le sue predizioni imbarazzantemente esatte, fra cui quella del verificarsi di cicli economici di “boom” e di depressione e quella della tendenza delle economie di mercato a sviluppare “eserciti di riserva” di disoccupati […] La concezione di Marx del ruolo della natura nel processo produttivo era parte della sua percezione organica della realtà, come ha sottolineato Michael Harrington nel suo convincente riesame del pensiero marxiano. Questa visione organica, o sistemica, viene spesso ignorata dai critici di Marx, i quali affermano che le sue teorie sono esclusivamente deterministiche e materialistiche. […] La conoscenza ecologica è sottile e difficile da usare come base per un attivismo sociale, poiché altre specie – si tratti di cetacei, di sequoie o di insetti – non forniscono energie rivoluzionarie per mutare le istituzioni umane. Questa probabilmente è la ragione per cui i marxisti hanno ignorato tanto a lungo il “Marx ecologico”. Studi recenti hanno portato in luce alcuni aspetti molto sottili nel pensiero organico di Marx […] Marx, come Freud, ebbe una vita intellettuale lunga e ricca, con molte intuizioni creative che hanno plasmato in modo decisivo la nostra epoca. […] Il pensiero marxiano è suscettibile di una vasta gamma di interpretazioni e quindi continua ad affascinare gli studiosi. […] Nella sua critica egli andò oltre i problemi sociali e spesso rivelò profonde percezioni umanistiche, per esempio discutendo il concetto di alienazione. Infine, benché Marx argomentasse spesso a favore del determinismo tecnologico, cosa che rese la sua teoria più accettabile come scienza, ebbe anche intuizioni profonde dell’interrelazione fra tutti i fenomeni, vedendo nella società un tutto organico in cui ideologia e tecnologia sono ugualmente importanti.
[…]

giovedì 18 gennaio 2018

Occidente e Oriente: uniti nell'Olismo - 2



Post 205

Occidente e Oriente: uniti nell’Olismo – 2

segue dal post 204:

Dal libro “Il punto di svolta” (1982) di Fritjof Capra (fisico): 

“ […] L’azione yin è consapevole dell’ambiente, l’azione yang è cosciente dell’io. In terminologia moderna si potrebbe designare la prima come “eco-azione” e la seconda come “ego-azione”. [….] Il razionale e l’intuitivo sono modi di funzionamento complementari della nostra mente. Il pensiero razionale è lineare, concentrato e analitico. Esso appartiene al regno dell’intelletto, la cui funzione è quella di discriminare, misurare e categorizzare. La conoscenza razionale tende quindi ad essere frammentata. La conoscenza intuitiva si fonda invece su un’esperienza diretta, non intellettuale, della realtà che sorge in uno stato di coscienza dilatata. Essa tende alla sintesi, è olistica (*), e non lineare. Da ciò risulta chiaramente che la conoscenza razionale produrrà probabilmente un’attività egocentrica, o yang, mentre la sapienza intuitiva è alla base dell’attività ecologica, o attività yin. [….] 
(*) : il termine “olistico” , dal greco holos (tutto) si riferisce a una comprensione della realtà in funzione di totalità integrate le cui proprietà non possono essere ridotte a quelle di unità minori. “

Occidente e Oriente: uniti nell'Olismo - 1



Post 204

Occidente e Oriente: uniti nell’Olismo - 1

Solo ora trovo un po’ di tempo per offrire ai lettori del mio blog un ulteriore accompagnamento fuori programma verso l’uscita del terzo libro (dicembre 2018) che completerà il progetto Esempi di Olismo (di cui mi rendo conto, con grande soddisfazione intellettuale e con grande gioia morale, viene sempre più colto il significato e vissuta sempre di più l'utilità). Ad maiora! Luca Fortunato 

Dal libro “Il Tao della fisica” (1975) di Fritjof Capra (fisico): 

[…] Le scoperte della fisica moderna rendevano indispensabili profondi cambiamenti in concetti quali spazio, tempo, materia, oggetto, causa ed effetto, ecc. e poiché questi concetti sono fondamentali per il nostro modo di conoscere il mondo, non sorprende che i fisici, quando furono costretti a modificarli, si sentissero profondamente disorientati. Da questi mutamenti emergeva una concezione del mondo nuova e radicalmente diversa, che è ancora in corso di formazione ad opera della ricerca scientifica corrente. Sembra quindi che i mistici orientali e i fisici occidentali siano passati attraverso esperienze rivoluzionarie analoghe, che li hanno condotti a modi completamente nuovi di vedere il mondo. […]
[…] La coppia yin e yang è il grandioso motivo conduttore che permea la cultura cinese e determina tutte le caratteristiche del tradizionale modo di vita cinese. […] Essendo un popolo di contadini, i Cinesi hanno sempre fatto attenzione ai movimenti del Sole e della Luna e all’alternarsi delle stagioni. Le variazioni stagionali e i conseguenti fenomeni di crescita e di deperimento che si verificano nel mondo degli organismi viventi furono quindi visti da essi come le più evidenti manifestazioni dell’azione reciproca tra yin e yang […] Anche la medicina cinese tradizionale è basata sull’equilibrio di yin e yang nel corpo umano e ogni malattia è vista come rottura di questo equilibrio […]
[…..]
[…] E’ facile vedere in quale modo il concetto di mutamento, inteso come interazione dinamica degli opposti, abbia portato Eraclito, analogamente a Lao- tzu, alla scoperta che tutti gli opposti sono polari e quindi formano un tutto unico. “La strada all’in su e all’in giù è una sola e la medesima” disse il filosofo greco, e ancora: “il dio è giorno notte, inverno estate, guerra pace, sazietà fame”. Come i Taoisti, egli vedeva ogni coppia di opposti come un’unità ed era ben consapevole della relatività di tutti questi concetti. Ancora una volta le parole di Eraclito: “Le cose fredde si riscaldano, il caldo si raffredda, l’umido si dissecca, il riarso si inumidisce” ci ricordano quelle di Lao-tzu: “Il difficile e il facile si completano l’un l’altro … i suoni e la voce si armonizzano l’un l’altro; il prima e il dopo si seguono l’un l’altro”. E’ strano che la grande somiglianza tra le concezioni del mondo di questi due saggi del sesto secolo a.C. non sia in genere conosciuta. […] 
[…..]
[…] Niels Bohr fu ben consapevole della corrispondenza tra il suo concetto di complementarietà e il pensiero cinese. Durante la sua visita in Cina, nel 1937, quando la sua interpretazione della meccanica quantistica era già stata completamente elaborata, egli fu profondamente colpito dall’antica idea cinese di opposti polari, e da allora conservò un profondo interesse  per la cultura orientale. Dieci anni più tardi Bohr fu fatto nobile in riconoscimento dei suoi notevoli risultati scientifici e per gli importanti contributi alla vita culturale danese; e quando gli fu chiesto di scegliere un soggetto adatto al suo stemma, la sua scelta cadde sul simbolo cinese del T’ai Chi che rappresenta la relazione di complementarietà degli archetipi opposti yin e yang. Scegliendo questo simbolo per il suo stemma assieme al motto Contraria sunt complementa (gli opposti sono complementari), Niel Bohr riconobbe una profonda armonia tra l’antica saggezza orientale e la scienza occidentale moderna.
[….]
[…] Gli oggetti materiali non solo determinano la struttura dello spazio circostante ma a loro volta sono influenzati in modo sostanziale dall’ambiente. Secondo il fisico e filosofo Ernst Mach l’inerzia di un oggetto materiale – la resistenza che oppone ad essere accelerato – non è una proprietà intrinseca della materia ma una misura della sua interazione con tutto il resto dell’universo. […] Questa concezione dell’inerzia, nota come principio di Mach, ebbe una profonda influenza su Albert Einstein e costituì la motivazione iniziale che lo stimolò a costruire la teoria della relatività generale. […] Quindi la fisica moderna ci mostra di nuovo – e questa volta a livello macroscopico – che gli oggetti materiali non sono entità distinte, ma sono legati in maniera inseparabile al loro ambiente; e che le loro proprietà possono essere comprese solo nei termini della loro interazione con il resto del mondo. […]
[….]
[….] Io credo che la concezione del mondo implicita nella fisica moderna sia incompatibile con la nostra attuale società, la quale non riflette l’armonioso interrelarsi delle cose che osserviamo in natura. Per raggiungere un tale stato di equilibrio dinamico sarà necessaria una struttura economica e sociale radicalmente differente: una rivoluzione culturale nel vero senso della parola. La sopravvivenza della nostra intera civiltà può dipendere dalla nostra capacità di effettuare un simile cambiamento. Essa dipenderà, in definitiva, dalla nostra capacità di assumere alcuni degli atteggiamenti yin del misticismo orientale, per esprimere la globalità della natura e attingere l’arte di vivere in armonia con essa.

Dal libro “Il punto di svolta” (1982) di Fritjof Capra (fisico): 

[…] La consapevolezza ecologica sorgerà solo quando combineremo la nostra conoscenza razionale con un’intuizione del carattere non lineare del nostro ambiente. […]


segue nel post 205