Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

giovedì 23 gennaio 2020

Cambiamenti climatici: la Storia potrebbe ripetersi.


Post 324

Cambiamenti climatici: la Storia potrebbe ripetersi.

I miei impegni (di lavoro e di famiglia) sono aumentati. Per merito e per fortuna. Il mio tempo libero, di conseguenza, è diminuito. Ma nei limiti del possibile, qualcosa in questo blog riuscirò sempre a pubblicarla. State tranquilli, lettori miei! Ora, qui di seguito, qualcosa che merita davvero di essere trattata da questo mio blog e dal mio Olismo. Buona lettura, dunque. E come sempre ad maiora!, amici. Ad maiora! Luca Fortunato (Matera) WhatsApp 389.4238195   

Sulle cause del crollo improvviso e drammatico, nell’arco di pochi decenni, dell’Impero Assiro in Mesopotamia, Siria, Palestina ed Egitto, circa 2700 anni fa, gli storici si sono sempre divisi.
Tuttavia, un recente studio pubblicato il 13/11/2019 sulla rivista Science Advances dimostra come un ruolo determinate sia stato giocato dal cambiamento del clima che si configurò soprattutto con prolungati e ripetuti periodi di siccità.
Essendo la società assira una società agricola elementare, in particolare senza l’utilizzo della tecnica dell’irrigazione, essa dipendeva quasi del tutto dalla stagionalità, in particolare dalle precipitazioni stagionali.
E quindi alteratosi il clima, divenuto particolarmente siccitoso, esso contribuì in maniera determinante all’indebolimento dell’Impero Assiro nella sua componente fondamentale (l’agricoltura) e quindi alla sua conseguente scomparsa. Infatti, i vicini Babilonesi che avevano un’agricoltura più progredita, in particolare con l’utilizzo della tecnica irrigua, ebbero una sorte diversa, almeno in merito al cambiamento climatico di allora.
La ricostruzione storico-climatica è stata possibile grazie al rinvenimento di alcune stalagmiti nella grotta di Kuna Ba (a 300 Km a Sud-Est dell’attuale Mosul, dove sorgeva Ninive):
crescendo, le stalagmiti fossilizzano nella loro struttura calcarea i rapporti isotopici di ossigeno ed uranio presenti nell’acqua percolante. La variazione del rapporto degli isotopi dell'ossigeno è in correlazione all’intensità delle piogge, mentre l’uranio decade secondo tempi calcolabili permettendo una certa datazione.

Ad ogni modo, da questo interessante studio si può trarre almeno una  importantissima considerazione:
il fatto che 2700 anni fa, senza industrie, con un impatto minimo, anzi ultra-minimo, dell’Uomo sull’Ambiente, ci sia stato un cambiamento climatico (uno dei tanti, a quanto sembra, nel corso della Storia del Pianeta Terra), dimostra che i cambiamenti climatici pre-industriali avevano cause solamente naturali.
Dunque sbaglia quel Riduzionismo antropocentrico che considera i cambiamenti climatici causati solamente dall’Uomo (industria, agricoltura, urbanizzazione, popolazione, ecc.) e a cui l’Uomo stesso può porre rimedio (riduzione delle emissioni, fonti energetiche alternative, sviluppo sostenibile, ecc).
Ma sbaglia anche quel Riduzionismo naturalistico che considera anche Oggi, ancora Oggi, in piena civiltà industriale, con un impatto estremo dell’Uomo sull’Ambiente, i cambiamenti climatici causati solo da dinamiche naturali (….. come se ci trovassimo ancora al Tempo degli Assiri!) e che l’Uomo deve ineluttabilmente subire.
E quindi l’Olismo, che invece sostiene la natura ibrida e complessa dei cambiamenti climatici moderni cioè dovuti sia a dinamiche naturali sia ai fattori umani e precisamente a fattori umani che hanno innescato una reazione naturale (vedi, ad esempio, l’Ipotesi Gaia), ha ricevuto un ulteriore conforto in merito alla sua validità. Ne discende la giusta sintesi: noi, Oggi, possiamo certamente fare qualcosa e dobbiamo certamente fare qualcosa, ma secondo realismo non secondo demagogia o stolto ottimismo. Considerate le enormi scale di grandezza in gioco (va fermato o rallentato sensibilmente il cambiamento del clima del Pianeta Terra …. e non in qualche punto del Pianeta Terra …..) e considerata altresì la natura appunto ibrida e complessa dell’attuale cambiamento climatico, solo intere Società ecologiste, le Nazioni e i Paesi ecologisti nella loro interezza e totalità, possono davvero ed eventualmente fare qualcosa. Come? Con politiche (nazionali coordinate a livello internazionale) di un certo tipo, vale a dire riforme rivoluzionarie (complete, intere, totali, profonde, radicali, severe, repentine, veloci, sinergiche, contemporanee, simultanee) improntate alla Decrescita con il supporto della Scienza moderna e olistica e delle Professioni Tecniche esercitate nell’Olismo moderno.

Ne saremo (tutti) capaci?

La Storia, intanto, e come sempre, ci avverte.


  


domenica 5 gennaio 2020

Lessico tecnico-scientifico - 3: analisi e sintesi


Post 323

Lessico tecnico – scientifico - 3: analisi e sintesi 

proseguendo dai post 319 e 322 (vedi): 

Una cosa è il significato comune del termine analisi : dal Vocabolario Treccani: 2. Nell’uso com., con sign. più generico, esame accurato, indagine, studio, altra cosa è il suo significato proprio, scientifico, tecnico: sempre dal Vocabolario Treccani,  [dal gr. ἀνάλυσις, der. di ἀναλύω «scomporre, risolvere nei suoi elementi»]. – 1. Scomposizione di un tutto, concreto o astratto, nelle parti che lo costituiscono, soprattutto a scopo di studio.
 
Il significato n. 1, quello scientifico e tecnico, ha notevolissime implicazioni paradigmatiche, metodologiche, operative, procedurali, professionali e lavorative. Basti pensare all’analisi del sangue, all’analisi del terreno, all’analisi di una azienda, all’analisi di un fenomeno, ecc. Ma l’analisi così propriamente intesa costituisce, come abbiamo già in parte visto nel precedente post 322, il grande problema di approccio paradigmatico in seno alla Scienza, alla Tecnica e alle Professioni dall’inizio del Novecento a tutt’oggi. O meglio: il problema è stato risolto dalla Scienza moderna ed è stato risolto in senso negativo, come abbiamo sempre e già visto nel post 322 – il citato del fisico Fritjof Capra che riassume in pratica tutto il senso unitario della Scienza del XX secolo. Anche se l’Establishment continua a fare orecchie da mercante. Ad ogni modo, la conseguenza è che per studiare, indagare, conoscere e comprendere realmente un sistema complesso (il corpo umano, l’albero, ecc.) occorre un altro modo di procedere, non-analitico. E lo abbiamo visto nel corso di tutto il blog. Un modo che ha i suoi cardini nell’intuizione, nella sintesi, nella deduzione, nell’euristica, nella non-linearità. 

Ma ora vorrei continuare per evidenziare al meglio un particolare aspetto dell’intera problematica:

opposta all’analisi è la sintesi. Ma anche qui occorre distinguere il significato comune del termine: dal Vocabolario Treccani: 2. Nel linguaggio com., l’operazione intellettuale con cui di una materia, di un’argomentazione, di un insieme logico o anche di un complesso di fatti si raccolgono i concetti o gli elementi essenziali; quindi, genericam., compendio, esposizione riassuntiva),  dal suo significato tecnico-scientifico: sempre dal Vocabolario Treccani, [dal lat. tardo synthĕsis, gr. σύνϑεσις «composizione», der. di συντίϑημι «mettere insieme» (comp. di σύν «con, insieme» e τίϑημι «porre»)]. – 1. In generale, composizione, combinazione di parti o elementi che ha per scopo o per risultato di formare un tutto (in contrapp. ad analisi). Con accezioni proprie nelle varie discipline e tecniche.
 
Ebbene, la comprensione umana (come ci mostra e dimostra tanto l’esperienza pratica quanto l’elaborazione filosofica) può avvenire secondo due modalità: quella razionale e quella intuitiva. Secondo la modalità razionale, abbiamo una prima fase che è l’analisi ed una seconda fase che è la sintesi. Analisi e sintesi opposte ma complementari a definire un unico, intero e completo ciclo conoscitivo. Mentre secondo l’altra modalità, quella intuitiva, attraverso l’intuizione abbiamo una conoscenza immediata e diretta che è una sintesi immediata e diretta (da Bertrand Russell: “[…] La caratteristica essenziale dell’intuizione è che essa non divide il mondo in cose separate, come fa l’intelletto. E benché Bergson non usi queste parole, potremmo definirla sintetica piuttosto che analitica. In essa c’è una molteplicità […]” ).
E dall’intuizione, in un secondo momento, è possibile dedurre. Dunque, in realtà, alla prima modalità razionale (analisi e sintesi) manca l’intuizione mentre la seconda modalità intuitiva viene comunque e successivamente completata con l’intervento della razionalità (deduzione, logica deduttiva). La prima modalità (razionale o meglio esclusivamente razionale composta di analisi e sintesi) è tipica del Riduzionismo mentre la seconda modalità (intuizione e deduzione) è tipica dell’Olismo. Tutte le scoperte scientifiche del XX secolo (da Albert Einstein a Wolfang Pauli, da Alexander Fleming a Max Planck, ecc.) sono avvenute secondo la seconda modalità (intuizione e deduzione). E già qui il lettore ha ben chiaro il guaio del permanere del Riduzionismo da parte dell’Establishment, purtroppo, che contraddittoriamente utilizza la tecnologia derivata dalle scoperte di Einstein, Planck, ecc. ma ne rifiuta le implicazioni teoriche, paradigmatiche, metodologiche, professionali, deontologiche, ecc. Bella roba! Ma andiamo avanti:

1. data l’esistenza di proprietà emergenti nei sistemi complessi - che li rendono maggiori della somma delle loro parti costitutive (Olismo) -  la sintesi successiva all’analisi (della prima modalità) non sarà mai all’altezza della sintesi diretta cioè dell’intuizione (della seconda modalità). In altri termini, la complessità in seno ad un sistema (sistema complesso) è tale che l’analisi – per quanto approfondita e tecnologica possa essere - non ne troverà mai l’interezza (strutturale e/o  funzionale) e dunque la sintesi che da quella analisi deriverà – per quanto accurata potrà essere - sarà sempre incompleta, troppo incompleta. Mentre, invece, l’intuizione (che va sempre ed ovviamente verificata sperimentalmente) riesce a trovare l’interezza di quella complessità. E le deduzioni da essa possono avvenire (per via logica). In ogni caso, (cioè intuizione giusta o intuizione sbagliata, alla luce di una sperimentazione), l’analisi non è necessaria; 

2. quando il Riduzionismo effettua il suo ciclo razionale completo (analisi e sintesi) in fondo non è male anche se l’Olismo è comunque migliore ed è da preferire specialmente quando ci sono in ballo salute, sicurezza, legalità, ecc. Ma il guaio nel guaio è che la maggior parte dei riduzionisti si ferma all’analisi! Senza nemmeno completare il (loro!) ciclo conoscitivo con la sintesi (correlazioni e rapporti tra i dati analitici e tra questi e il contesto situazionale). La maggior parte dei riduzionisti prende decisioni in base alla sola analisi! Snaturando lo stesso Riduzionismo che - già inferiore all’Olismo – peggiora ulteriormente divenendo solo ed esclusivamente (e del tutto arbitrariamente) analitico! E così, troppi medici prescrivono terapie sulla sola base di analisi (del sangue, delle urine, ecc.) senza rapportare quei dati analitici tra di loro e tra loro e l’interezza del paziente (storia medica e personale del paziente, stile di vita, luogo di vita del paziente, psicologia e carattere del paziente, ecc.). E così la salute del paziente non migliora realmente; stesso scenario per molti agronomi circa la fertilità del terreno, la sicurezza del cibo, la stabilità dell’albero, la salute dell’azienda agricola, il realismo delle stime, la dinamica delle malattie vegetali, ecc.; per molti geologi circa il regime del fiume, la stabilità del versante montuoso, ecc.; per molti economisti circa la stabilità della filiera, il mercato giusto, ecc. Pagine e pagine analitiche, lunghi elenchi di tanti e minuziosi dati, fatti, dettagli, ecc. ma senza alcuna sintesi funzionale tra di essi e dunque con conseguenti “ricette”, proposte, “piani d’azione” infondati o fondati su troppo poco (paradossalmente). L’inutilità che la gente ama! Ma che, prima o poi, le si ritorce contro. Ma la gente, proprio per questo, finalmente sta iniziando ad aprire gli occhi;

3. anche nell’Olismo a volte è presente l’analisi ma con un ruolo diverso, sempre ben diverso, di quello che ha nel Riduzionismo. Nell’Olismo l’analisi non serve a conoscere come invece serve nel Riduzionismo (nell’Olismo la conoscenza avviene, è già avvenuta, tramite l’intuizione), serve invece a comunicare a terzi (a chi legge, a chi ascolta, ecc.) ciò che è stato intuito, serve a mettere in linguaggio comprensibile ai più ciò che è stato intuito, serve a mostrare e a dimostrare alla mente analitico-razionale (dei più) ciò che è chiaro ed acquisito dalla mente sintetico-intuitiva (dei pochi); 

4. nelle buone Facoltà di Medicina (cosa confermatami da diversi amici medici – olisti, naturalmente - alcuni anche di altissimo livello nazionale ed internazionale) viene insegnato ai futuri medici, appunto, che la clinica è superiore all’analisi e pertanto è la clinica, fermo restando l’analisi, che deve orientare le scelte terapeutiche del medico e non il contrario. Cosa vuol dire? Facciamo due esempi:  se un paziente ha valori analitici (del sangue, delle urine, ecc.) alterati ma egli sta comunque bene, si sente bene, vive bene, non accusa sintomi e segni patologici, è di questo che il medico deve tenere principalmente presente nelle prescrizioni da fare al paziente (e non tanto dei dati analitici alterati sebbene essi siano da tenere sotto controllo). Se, al contrario, un altro paziente ha valori analitici (del sangue, delle urine, ecc.) normali ma egli si sente comunque male, vive male, ecc. è di questo che il medico deve tenere principalmente presente nelle prescrizioni da fare al paziente (e non tanto dei dati analitici normali). Questo è Olismo, signore mie e signori miei, e trova il suo perché nel fatto che il corpo umano, essendo un sistema complesso, è non-lineare nel suo comportamento (salute, malattia, ecc.) e che il livello macroscopico è sempre più importante del livello microscopico, che il quadro generale e d’insieme è sempre più determinante ed influente degli aspetti settoriali e particolari. Questo buon orientamento paradigmatico e metodologico in Medicina vale – deve valere - anche in Biologia, in Agronomia, in Patologia vegetale, in Geologia, in Economia, in Estimo, in Sociologia, in Psicologia, nel Diritto, ecc. 

A presto, amici. Con il prosieguo della serie. E ad maiora!
 
Augurandoci che l’Olismo guadagni sempre più terreno, anche denunciando in sede giudiziaria il Riduzionismo se necessario. Con tanto di documentazioni e bibliografie e testimonianze reali, ecc. Senza paura. Il vento, ora, è davvero cambiato. Ci è voluto quasi un secolo, purtroppo, perché la mentalità analitico-razionale (riduzionistica) iniziasse ad indebolirsi tra la gente e sempre tra la gente la mentalità sintetico-intuitiva (olistica) iniziasse a rafforzarsi. Ma ora ci siamo. Siamo davvero al punto di svolta. E a quella parte virtuosa di addetti ai lavori (ai Tecnici con la T maiuscola) il dovere di sposare il Paradigma giusto. Perché la gente abbia una valida compagnia con cui intraprendere e continuare il Viaggio verso il Futuro.  
  
Luca Fortunato (Matera) WhatsApp 389.4238195    


 

venerdì 3 gennaio 2020

Lessico tecnico-scientifico - 2: complessità


Post 322

Lessico tecnico-scientifico – 2: complessità

proseguendo la serie dal post 319 (vedi):

complessità: termine con il quale si designano i caratteri comuni ai fenomeni di organizzazione, specialmente nella sfera dei processi biologici e cognitivi. Presupposto per la nozione è il principio secondo cui il tutto è più della somma delle parti, vale a dire che le caratteristiche interessanti di un sistema complesso, si tratti di un sistema fisico, di un organismo o di un sistema sociale, non sono riducibili alla somma delle sue parti costitutive. (da Garzanti – Le Scienze)

Questo esempio di definizione di complessità (che è in perfetto accordo con l’Olismo e in disaccordo con il Riduzionismo – notare bene) è quello scientifico e dunque è quello che, come abbiamo già visto, un ingegnere, un agronomo, un medico, un geologo, ecc. dovrebbero utilizzare. Altra cosa è il significato comune del termine complessità (che sempre ed anche un ingegnere, un agronomo, un medico, un geologo, ecc. possono ovviamente utilizzare ma nel contesto giusto: bar sport, bagnasciuga a Ferragosto, veglione di Natale o di Capodanno, ecc.). 

Ma la cosa davvero rivoluzionaria circa la complessità coniugata al sistema (vedi post 319) e quindi circa specificatamente i sistemi complessi ce lo (ri)spiega benissimo il fisico Fritjof Capra (1997):

La grande sorpresa della scienza del ventesimo secolo consiste nel fatto che non è possibile comprendere i sistemi per mezzo dell’analisi. Le proprietà delle parti non sono proprietà intrinseche, ma possono essere comprese solo nel contesto dell’insieme più ampio. In questo modo il rapporto fra le parti e il tutto è stato rovesciato. Nell'approccio sistemico, le proprietà delle parti possono essere comprese solo studiando l’organizzazione del tutto. Di conseguenza, il pensiero sistemico non si concentra sui mattoni elementari, ma piuttosto sui principi di organizzazione fondamentali. Il pensiero sistemico è contestuale, cioè l’opposto del pensiero analitico. Analisi significa smontare qualcosa per comprenderlo; pensiero sistemico significa porlo nel contesto di un insieme più ampio. 

Purtroppo, ancora oggi, ci sono molti, troppi, addetti ai lavori (medici, biologi, agronomi, geologi, economisti, giuristi, sociologi, ecc.) che nei contesti scientifici, tecnici e professionali (orali o scritti che siano), occupandosi di sistemi complessi (il corpo umano, l’albero, il terreno, il clima, il territorio, l’azienda, il bosco, la città, il mercato, la legge, ecc.) si sottraggono a tutto ciò, facendo finta di non conoscere la questione, continuando a fare Scienza, Tecnica e Professione secondo la vecchia maniera analitica (ante-Novecento), spesso con il paradosso di utilizzare pure tecnologia avanzata e sofisticata (post-Novecento), generando così  dei “mostri” in seno alla Conoscenza delle varie cose.
“Mostri” perché appunto caratterizzati dalla contemporaneità di un anacronismo e di una obsolescenza circa gli aspetti teorico-paradigmatico-metodologici da una parte, ma da una perfetta attualità e da un sintonico progresso circa gli aspetti tecnologici, dall’altra parte.
Il risultato? Pseudo-conoscenze (perché non sintonizzate sulla vera natura della complessità) ma apparentemente scientifiche e ineccepibili (perché hi-tech). Il tutto a generare danni (spesso subdoli ma sempre molto significativi) per la Natura, l’Ambiente, l’Uomo, la Società, l’Economia, ecc. E che, accumulandosi nel tempo, generano (a loro volta) i guai che tutti noi ormai conosciamo sempre di più dalle cronache divenute ormai ripetitive (poveri giornalisti! Un po’ bisogna capirli ….).     

Per questo occorre far parte dei pochi ma virtuosi addetti ai lavori sintonizzati sull’intero progresso (teorico e tecnologico) e vigilare e denunciare gli altri.

Nell’Olismo, contraddittorie mostruosità o ipocrite mostruosità tra progresso teorico e progresso tecnologico non ci sono, anzi non sono proprio possibili.

Il guaio è e resta sempre il Riduzionismo. Dunque, avanti amici! Sconfiggiamolo! Avanti!

E a presto.

Luca Fortunato (Matera) WhatsApp 389.4238195