Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

sabato 26 novembre 2022

Xylella, Covid, dissesto idrogeologico, schianti arborei, ecc. : tra errori culturali e Giustizia.

Post 409  

Xylella, Covid, dissesto idrogeologico, schianti arborei, ecc.: tra errori culturali e Giustizia.

( N.B. per sopraggiunto impegno, pubblico in anticipo il post che avrei dovuto pubblicare lunedì. Pertanto, la nuova serie di post "Generàlia" proseguirà la settimana del 5 dicembre )

Ed ecco la solita tipologia di notizie (che la “libera”, “pluralistica” e “obiettiva” stampa italiana, come sempre, ci dà con tempistiche atomiche! e grandi profondità di pensiero cultural-scientifico …):   

-ad Ischia, dissesto idrogeologico, frane, ecc. (capirai! E dispiace per le vittime);

-in Puglia, “nuova” zona infetta per Xylella-CoDiRO (capirai. Per giunta, che è inutile dal punto di vista tecnico-scientifico, come spiego nel mio ultimo libro. Per giunta, che la nuova denominazione “Valle d’Itria” relativamente ai luoghi interessati e alla Storia e alla Geografia - almeno finora conosciute  - sembra essere una “fantasia burocratica”. Per giunta, che essa derivi - come le altre ed inutili zone infette - dal solito lavoro di consulenze esterne  – monitoraggio ARIF – che la Corte dei Conti ha giudicato, pochi giorni fa, come irregolari);

-nuovo aumento dei casi Covid (ma va … ma davvero ….Ma non era finita?);

-a Roma, a Monselice (PD), ecc. schianti arborei (capirai. E con tragedie sfiorate per un pelo, per fortuna);

ecc.

Dunque, fenomeni, questioni, tematiche, problematiche, cronache, ecc. di tipo scientifico e tecnico che hanno risentito, e che stanno ancora risentendo, spesso, troppo spesso, di tanti errori (non si fa; quando si fa si fa nel Riduzionismo; ecc.). Ma non si tratta “solo” di questo. Tutti questi diversificati scenari hanno anche un altro tratto in comune, vale a dire la presenza di errori di tipo culturale e di base che complicano non poco le cose. In questo post, uno schematico, sintetico ma molto significativo “elenco” di questi errori culturali e di base in seno alla Scienza,  certamente non esaustivo (… la questione è sconfinata, purtroppo!) ma idoneo a rendere bene l’idea. Con spirito critico ma assolutamente costruttivo. Per migliorarci. Tutti. Anche perché, fino a quando sono per davvero errori di tipo culturale e di base, si tratta di cose certamente brutte e negative e a cui comunque bisogna porre rimedio, se non altro perché essi conducono poi a danni veri, reali (N.B. l’Olismo aiuta a non compiere tali errori, il Riduzionismo facilita il compimento di tali errori).

Ma purtroppo essi, a volte, sono recitati, messi in scena appositamente, utilizzati per confondere, manipolare e influenzare la pubblica opinione, portare acqua al proprio mulino in modo scorretto, ecc. (in questi casi, ovviamente, questi “errori” possono essere oggetto del lavoro della Magistratura. E così già è, in parte. E lo sarà sempre di più, in modo sempre più completo).

Buona lettura e soprattutto buona riflessione. Quanto a noi, alla prossima. E ad maiora! Luca Fortunato, cittadino olistico (Matera).

1 - identificare la Scienza con le Istituzioni scientifiche: non sono per forza e automaticamente la stessa cosa. In altri termini, non è che se un lavoro viene svolto al di là e al di fuori delle Istituzioni scientifiche, esso non è scientifico! Così come non è detto che un lavoro solo perché svolto in una Istituzione scientifica, sia scientifico! La questione oltre che essere logica è sancita dalla Nostra Costituzione all’art. 33 e le autorevoli interpretazioni di esso (di giuristi, avvocati, ecc.) determinano il quadro che segue: la libertà di fare scienza è di tutti i cittadini;  non esiste una scienza ufficiale; non esistono fonti scientifiche ufficiali, ecc. Ma anche la Storia ci viene in aiuto: le istituzioni scientifiche, infatti, sono nate, sono state create, esistono, per iniziativa individuale o per iniziativa politica (dunque e in ogni caso per libera scelta – poi ovviamente normata, legiferata, burocratizzata, ecc. – ma mai e poi mai esistono per una oggettiva necessità di “ufficializzare” gnoseologia, epistemologia, metodologia, gestione, ecc. in merito alla conoscenza scientifica e al suo avanzare;  

2 - identificare il prestigio scientifico con le riviste scientifiche: non sono per forza e automaticamente la stessa cosa. Basti pensare che il diritto d’autore nasce per tutte le opere letterarie,  drammatiche,  scientifiche,  didattiche, ecc. e qualunque ne sia il modo o la forma di espressione: scritta o orale (legge 22 aprile 1941, n. 633). Giustamente la legge riconosce e tutela l’opera dell’ingegno (scientifico, artistico, ecc.) in quanto esistente e in quanto tale, indipendentemente dalla fonte di pubblicazione, divulgazione, ecc. Anche perché in tutto il mondo, oramai, e da diversi anni, come è ampiamente noto, la prassi della revisione paritaria (peer review) è messa sotto critica, sotto accusa (anche da parte di premi Nobel, pensate, come ad esempio Randy Schekman). Le vengono contestate tante cose alla “peer review”: prevalenza del formalismo sui contenuti; conservatorismo: si tendono ad escludere lavori che possano mettere o di fatto già mettono in discussione interessi consolidati, posizione consolidate, poteri vari, a discapito ovviamente della verità scientifica, del progresso delle conoscenze, ecc.; favorisce le gerarchie e i collettivi accademici, istituzionali, editoriali, mediatici, ecc. a discapito ovviamente degli esterni, dei singoli, ecc. e che magari hanno più talento, più capacità, ecc.; 

3 - identificare la scienza con i ricercatori (istituzionali). A tal proposito basta ricordare autorevoli interpretazioni dell’art. 33 della Costituzione come la seguente: “la libertà di fare scienza è di tutti, con la esclusione di ogni aprioristica ed esclusiva incorporazione in categorie privilegiate” - fonte: Treccani, in Diritto costituzionale, la ricerca scientifica – Diritto on line – 2019). Il “dottorato di ricerca”, ad esempio, è necessario se si vuol fare la carriera accademica ma non è necessario per fare ricerca! Che è una libera e creativa attività della mente umana e di ogni cittadino (e che come tale rimane almeno fino a quando ci saranno saggezze come quelle dell’art. 33 della Nostra Costituzione! E che prescrive l’Esame di Stato – per fare il medico, l’ingegnere, l’agronomo, il geologo, ecc. – …. ma non prescrive altro!);   

4 - utilizzare il principio di autorità. Nella Scienza non vale. Vale nell’Esercito, nella Chiesa, nella Burocrazia, ecc. ma non nella Scienza (conseguenza logica dell’art. 33 della Costituzione, a parte l’aspetto storico-culturale in seno alla Scienza che ha sempre visto la lotta di donne e uomini contro l’ipse dixit;

5 - utilizzare il principio di maggioranza. Nella Scienza non vale. Vale in Politica, nelle assemblee condominiali, ecc. Ma non nella Scienza. Le verità scientifiche non si decidono a maggioranza! Ciò che viene sostenuto da un singolo individuo vale tanto quanto ciò che viene sostenuto da più individui. Se poi quanto sostenuto dal singolo viene dimostrato, comprovato, ecc. e per giunta contro quanto sostenuto dai più, è la verità scientifica del singolo che va considerata (grandissimi esempi storici sono stati Galileo Galilei e Albert Einstein);

6 - enfatizzare il carattere internazionale dei lavori, delle scoperte, delle sperimentazioni, dei ricercatori, delle pubblicazioni, ecc. C’è da ricordare – come insegnano gli addetti ai lavori – che in uno Stato vale una legge, una norma, un regolamento, una tecnica, ecc. di carattere internazionale, sovranazionale, comunitario, ecc. sempre e solo se non in contrasto, non in conflitto, con la Costituzione dello Stato. Altrimenti, o si cambia la Costituzione o buonanotte al carattere “internazionale”. E qui in Italia abbiamo appunto l’art. 33. Pertanto, se un lavoro internazionale viene presentato e/o considerato internazionale come puro dato di fatto, bene. Altrimenti, se viene presentato e/o considerato perché internazionale (come se valesse di più perché internazionale, come se fosse degno perché internazionale, ecc.) ciò, in Italia, non è possibile;

7 - se funziona è scientifico. La cosa non è scontata. Una tecnica, una tecnologia, un prodotto, un composto, una sostanza, un protocollo, ecc. possono anche funzionare, produrre fatti positivi, ecc. ma non per questo sono scientifici. Possono essere benissimo delle tecniche, o dei prodotti, o dei protocolli, ecc. funzionanti ma empirici (non scientifici). Come per esempio tutto ciò che inventarono gli Antichi Egizi, gli Antichi Romani, gli Antichi Greci, ecc. Dov’è dunque il discriminante tra cose funzionanti empiriche e cose funzionanti scientifiche? A parità di fatti positivi, il discriminante risiede nella teoria. Senza una teoria scientifica di spiegazione dei fatti (pur positivi), si è solo nell’Empirismo (non si è nella Scienza). Con una teoria scientifica di spiegazione dei fatti, invece, si è nella Scienza (o si entra nella Scienza). Ma allora il cittadino (paziente, imprenditore, commerciante, agricoltore, ecc.) potrebbe chiedersi? Ma se la cosa funziona che mi interessa a me sa sia “empirica” o “scientifica”? In realtà, vi è una enorme differenza: solo nella Scienza (e non anche nell’Empirismo) si ha la garanzia di trovarsi di fronte ad un vero e sano funzionamento (con anche tutti i suoi limiti, oggettivi) ma vero e sano funzionamento (e non solo apparente - pensiamo all’effetto placebo, per esempio -  e/o non solo apparentemente sano – pensiamo al doping, per esempio, pensiamo all’accanimento terapeutico, altro esempio, ecc.). Certo, poi ognuno è libero di affidarsi o alla Scienza o all’Empirismo (ognuno si assume le proprie responsabilità). Ma nessuno è libero di presentare come “scientifiche” cose che in realtà sono solo empiriche (fossero anche funzionanti e/o elaborate e presentate in “veste scientifica”): e non perché i fatti non siano veri e/o non siano positivi ma perché lo status del tutto non è scientifico in quanto privo di teoria. È diverso);

8 – basta la spiegazione dei fatti. Non è così, non è sufficiente. Una teoria scientifica è una spiegazione dei fatti ma è una spiegazione dei fatti molto particolare, che deve avere determinate caratteristiche (storicamente determinatesi e conservatesi perché funzionanti e risolutive). Sintetizzando da diverse e autorevoli fonti (Treccani, Garzanti, testi di Albert Einstein, Popper, ecc.) possiamo definire teoria scientifica come un insieme complesso, coordinato, unitario e organico di varie ipotesi (di origine intuitiva o logica o ibrida), insieme che spiega diversi aspetti, dati, fatti, dinamiche, ecc. di un determinato fenomeno (o addirittura l’intero fenomeno), che ha parametri misurabili, che permette di fare previsioni (logico-deduttive), che sia sperimentabile e verificabile, che abbia la possibilità di essere tradotto in un modello matematico o che sia già tradotto.

9 – se non è nei canali ufficiali e/o secondo modalità standard, ecc. non sono tenuto a conoscere, a considerare, a studiare, ad approfondire, ecc. quel lavoro, quel libro, quella teoria, quella scoperta, quella tecnologia, quell’autore, ecc. Qui l’errore è tanto semplice da capire e trovare, quanto grave - sul piano civile e penale - per chi lo dovesse effettivamente compiere (specialmente per i soggetti pubblici). Come mi hanno insegnato amici di Legge (avvocati, giuristi, ecc.). Semplice da capire e trovare: non esistendo una scienza ufficiale, esistendo sempre il diritto d’autore e con qualunque mezzo, ecc. ecc.  – come abbiamo visto nei punti precedenti – va da sé che non esistano “canali ufficiali”. Grave (sul piano civile e penale): colpa, colpa generica, colpa specifica,  colpa grave? Non vi dicono niente queste espressioni? Non dolo, ma colpa. Si è puniti lo stesso. E in questioni tecnico-scientifiche più che in altre -  dove infatti è più evidente il discrimine tra il potere/non potere salvare vite (umane, animali, vegetali); tra il potere/non potere limitare i danni (ambientali, territoriali, urbani, agricoli, ecc.); e così via, tutto il discorso assume un carattere più forte; 

10 – la critica come attacco personale. La Scienza non è mai un fatto personale nel senso che se la persona X attraverso la sua teoria Y critica, confuta, supera, ecc. la teoria Z della persona W, vuol dire che X ha esercitato solamente il legittimo diritto di critica su Z e non su W! (sebbene compaia il nome di W). La cosa è talmente logica e trasparente che chi se la prende o se la prendesse sul personale non solo non sa più cosa sia la Scienza e come essa debba progredire, ma ha certamente seri problemi psicologici (da far curare. Si può guarire da debolezze caratteriali del genere. La scienza Psicologia moderna ci riesce);      

(…. l’elenco ovviamente potrebbe continuare. I punti sono davvero tanti. Ma ho reso l’idea. Del resto, i punti esposti sono più che sufficienti – come assicurato dagli esperti - per portare anche un po’di Giustizia in tante e delicate vicende - Covid, Xylella, dissesto idrogeologico, schianti arborei, ecc. – che purtroppo necessitano di azioni mirate anche in sede giudiziaria. Infatti e purtroppo, ci sono persone (a vario titolo) e associazioni (di varia tipologia) che fanno lo sporco gioco di compiere apposta quegli elencati errori, cercando di confondere e di manipolare la pubblica opinione. Bisogna smascherarli e farli punire. Lo si deve a tanti che hanno subito perdite e/o danni evitabili. O che potrebbero subirli. Perché hanno seguito o potrebbero seguire vie “ufficiali”, “maggioritarie”, “collettive”, “ben volute”, “accreditate”, “sponsorizzate”, “patrocinate”, “istituzionali”, “internazionali”, “premiate”, ecc. ma che per tutto ciò non è detto, non è scontato, non è automatico, che siano scientifiche (come abbiamo visto nel corso di tutto il presente post). Anzi, in alcuni casi si hanno le prove, si hanno già le prove, che non siano scientifiche e/o che siano superate da altre esistenze scientifiche (per giunta, in alcuni casi, ritenute “non-scientifiche”, “anti-scientifiche”, “pseudo-scientifiche”, ecc.  – e qui ci sono gli estremi pure per le querele -  e che invece scientifiche lo sono, eccome).  

Dunque: attenzione gente! Attenzione! …. Non fatevi confondere, ingannare, non fatevi manipolare, andate a fondo nelle cose, informatevi ascoltando tutte le campane, usate la testa oltre le apparenze, verificate, chiedete, non abbiate paura del Potere ma sfidatelo …. La Giustizia prima o poi punisce gli imbroglioni, i manipolatori, ecc. specialmente quando a essere spesi sono soldi pubblici, specialmente quando si danneggia l’ambiente (bene pubblico e collettivo), ecc. Però prima che arrivi la Giustizia - che ha i suoi tempi – fate attenzione.

Io,onorato e orgoglioso di contribuire – per quel che posso: con questo mio blog, con i miei libri, con il mio lavoro, ecc. – a farvi fare attenzione).

 

 

lunedì 21 novembre 2022

Il ritorno della (vera) Sinistra

Post  408

Il ritorno della (vera) Sinistra

(N.B. nuova serie di post “Generàlia”, vedi post 404, 405, 406; e intermezzo sul piano editoriale post 407)

La Sinistra è Marx, Marx è la Sinistra. Marx è olistico, cioè è nell’Olismo. Ed una Sinistra che si rispetti non può che essere olistica, cioè trovarsi nell’Olismo. Ma di ciò, avete un blog intero da esplorare o ri-esplorare (nonché un richiamo antologico in calce al presente post). Andiamo avanti:

come poi applicare Marx alla società odierna, al tempo d’oggi, ecco questo deve essere lavoro, dialogo, discussione, elaborazione, sintesi, ecc. Da parte di chi vuole che la Sinistra ritorni. E ritorni a vincere. Per governare. E per governare bene. Perché vincere per vincere o vincere per il potere in sé non serve a nulla.

Ve lo ricordate (giusto per fare un esempio, per rendere l’idea) l’enorme successo del PD di Renzi alle Europee del 2014? Oltre il 40%! Titoloni sui giornali, feste, applausi, tutti contenti …. Eppure, come è noto, io non ci credetti per un solo istante a quella “vittoria”: non c’erano le fondamenta contenutistiche, non c’era una vera identità politica, non c’era un autentico e stretto rapporto con la gente, non c’era la reale consapevolezza di aver “vinto” in un contesto di grande astensionismo, ecc. Sapevo che si trattava di una vittoria illusoria o meglio di una Vittoria di Pirro (ad un prezzo insostenibile: il continuare a tradire l’identità politica, la perdita della riconoscibilità politica, il giocarsi la credibilità politica, ecc.). E infatti il tutto si è poi sgonfiato .. e de brutto! (come direbbero a Roma …).

Ci vogliono, o meglio ci ri-vogliono, i contenuti. Di vera Sinistra. Prima di tutto. Prima di ogni cosa. Poi, tutto il resto. In Politica, le persone hanno senso (con le loro specificità e peculiarità soggettive: capacità, competenza, carattere, cultura, intelligenza, esperienza, ecc.) solo all’interno di un preesistente ed oggettivo contesto ideologico e ben chiaro e definito. Come è sempre stato, del resto, prima degli anni Novanta. Ritornare, dunque, al buon passato della Politica per averne un buon Futuro.

L’ideologia (politica) non è solo una questione di testa è anche una questione di cuore. L’ideologia (politica) serve - sia a chi fa politica sia a chi deve votare -  per non smarrirsi perché parla sia alla testa che al cuore. Considerare – in modo riduzionistico, nel Riduzionismo – solo le cifre, i numeri, le percentuali, gli equilibri numerici, i seggi, i sondaggi, ecc. cioè solo la matematica politica con relative decisioni solamente ragionieristico-razionali è da idioti politici. Considerare, invece, - in modo olistico, nell’Olismo – la matematica politica unitamente, in sintesi, all’anima politica, al sentimento politico, al cuore politico, ecc. è da politici (veri). Chi li ha più visti dai primi anni Novanta ad oggi? Boh ……

A casa della Sinistra, nello specifico, dalla caduta del muro di Berlino ad oggi (e per noi italiani dalla Bolognina ad oggi) è tutto da dimenticare, cancellare. È stato un progressivo, sbagliatissimo e iper-razionalistico allontanamento da Marx. Trascurando ciò che Marx aveva rappresentato anche per il cuore delle persone (oltre che per le loro zucche). L’esperienza storica del marxismo andava rivista criticamente, ma non certamente abbandonata! Ma anche sul piano razionale, è stato un disastro: non è che se dei chirurghi ammazzano dei pazienti in sala operatoria, vuol dire che la Chirurgia (scienza e tecnica) sia sbagliata! Giusto per rendere l’idea .. Sono sempre stato contrario all’involuzione identitaria PCI – PDS – DS – PD. Dal rosso, al rosa, al rosa annacquato, al bianco rosé! Ed oggi i fatti mi danno più che ragione. Doveva rimanere PCI. Rosso. E senza dividersi in altre formazioni anche rosse ma troppo frammentate. Ma tant’è.

Stop, quindi, a questo suicidio politico! Ritornare a Marx. Per rilanciarlo in chiave moderna. Dichiararlo, esserne fieri ed orgogliosi, seguire la strada maestra (anche perché la Destra al Governo per la prima volta nella storia d’Italia dopo il regime fascista e benché in modo assolutamente legittimo e democratico, non è un qualcosa che si possa semplicemente “analizzare” – con i consueti parametri, per giunta –  e a cui rispondere come sempre cioè a “punti analitici”. Occorre, invece, una consapevolezza sistemica, sintetica, radicale, intera e olistica dell’accaduto con altrettanta risposta sistemica, sintetica, radicale, intera e olistica: riprendere, rielaborare e rilanciare Marx, appunto! Per giunta, in un contesto geo-politico instabile e pericoloso in cui il mezzo guerra, purtroppo, viene ancora scelto per difendere le proprie ragioni. E chi meglio di Marx, della sua natura e vocazione veramente internazionale – che tende ad unire sul piano sostanziale i popoli della Terra, al di là dei formalismi degli accordi, dei pezzi di carta, degli opportunismi, ecc.), può indicare e tracciare la giusta strada? La giusta direzione?).

Alcuni punti critici di questa meravigliosa e coraggiosa “operazione”:

1. Marx è da intendere come il Marx puro, cioè i suoi scritti. Ciò cha hanno fatto di Marx nella Storia, non va rinnegato (ci sono state ragioni determinate) ma se va ancora considerato va fatto in modo critico o meglio auto-critico (è stato un esperimento mal riuscito, nel suo complesso. Certo, con delle virtuose eccezioni come Cuba, per esempio. O persone come Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti, Enrico Berlinguer, qui da noi. O altri ancora. Ma tutti, tutte queste virtuose eccezioni (e queste sì che possiamo considerarle), hanno rispettato Marx (vedi esempi in calce a questo post). Ma in generale, no, non è andata bene. Ma questo proprio per aver travisato, frainteso, distorto, manipolato, affrettato, tante, troppe cose di Marx e che infatti facevano dire allo stesso Marx in modo ironico-paradossale “non sono marxista!”). Stop, dunque. Ritornare ai suoi scritti originari e/o a pochissime interpretazioni giuste e rispettose del suo pensiero. E rilanciarli in chiave moderna. Del resto, l’attualità di Marx è sconcertante: in tutti questi anni sono stati scritti libri e libri sull’attualità di Marx, sulla validità di Marx ancora Oggi, ecc. E di enormemente nuovo e rivoluzionario sarà applicare tutto ciò, dovrà essere l’applicare tutto ciò, trasferirlo nella realtà, nella realtà operativa. La teoria va benissimo, anzi deve essere sempre il punto di partenza e non solo nella Scienza (e sempre contro un certo empirismo che considera solo i fatti senza teoria o che pretende di arrivare ad una teoria dopo i fatti), ma essa – la teoria - poi va applicata, utilizzata (altrimenti resterebbe sola speculazione filosofica); 

2. il tempo: la nuova o meglio rinata Sinistra deve puntare alla conquista del potere (vittoria alle elezioni politiche, amministrative, ecc.) tra 10 anni. Se poi dovesse accadere prima, ben venga. Ovviamente. Ma la prospettiva e la logica deve essere a 10 anni: senza fretta e subendo gli errori commessi (e beh. Reagire da animali feriti  non servirebbe a niente. Anzi, peggiorerebbe ulteriormente le cose. Occorre reagire da persone ferite. Ben diverso. Non è anche in “queste cose”, la differenza tra il “nero” ed il “rosso”?); mettendo in conto anche ed eventuali ed ulteriori peggioramenti elettorali (l’antica novità andrà metabolizzata, con anche qualche mal di pancia eventualmente, ma nel tempo verrà metabolizzata tutta, e soprattutto perché ci sarà stata! Dice Noam Chomsky: “I comunisti non credevano nelle vittorie facili. Forse otterrai qualcosa, forse no, ma intanto getti le basi per qualcos’altro, ti prepari per la prossima battaglia: è questa mentalità che manca oggi”); programmando ed attuando una riconquista lenta ma progressiva, inesorabile ed inarrestabile delle persone, della società. Attraverso presidi politico-culturali a carattere territoriale e costantemente presenti e attivi (a prescindere dalle occasioni e dalle contingenze elettorali e/o dai palazzi del potere, grandi o piccoli che siano), ritornando con la gente, tra la gente (a prescindere dai palazzi!). Dunque, occorre prima una ri-definizione identitaria della Sinistra ed una conseguente riconquista della gente sul piano politico-culturale, dei contenuti (valori, idee, priorità, scopi, sostanza, rapporto “fisico” con la gente, ecc. di Sinistra!). E dopo, solo dopo, una ridefinizione politico-elettorale della Sinistra ed una conseguente riconquista della gente nelle campagne elettorali e nelle urne (programma, simbolo, comizi, coalizione, alleanza, candidati, ecc.). Specialmente, una riconquista di consensi e di voti nell’attuale e mai così vasto popolo dell’astensionismo: lo scorso settembre, il 36% degli aventi diritto al voto non è proprio andato a votare, con punte del 50% al Sud. Il che rende certamente legittima ma anche molto relativa la “vittoria” della Destra. Il che non è una scusante per la pseudo-Sinistra sconfitta (che ha perso perché pseudo …. ! Sia chiaro). Ma tant’è. L’intero popolo dell’astensionismo esiste a ragion veduta. E di cui anch’io e finora mi sono onorato d’essere parte. A ragion veduta: non c’è più stata Sinistra perché avrei dovuto continuare a votare? Chi? Cosa? Boh ….. Ma nel prossimo futuro sarà diverso. A ragion veduta! Ed io l’anno prossimo compio 50 anni. Magari a 55-60 anni entro in politica. Mi candido, pure. Perché no? E prima? Nel frattempo? Nei prossimi 5-10 anni? Farò politica! Lo stesso! Come? Vedrete. Tempo al tempo. Costruendo necessarie premesse. Acquisendo, lo stesso, potere. Per poi fare politica cambiando per davvero le cose, il sistema, il Paese. Non sono mica una sardina, io? O un apriscatola per contenitori di tonno? O un bullo-bomba? O un “bianco” imboscato nel “rosso” a rendere il tutto di un “rosé” che nessuno giustamente più “….aga”? O un intellettualoide da giornale o da salotto o da libro commerciale? O solo la mia vita privata – famiglia, professione, mia editoria, arte, viaggi, ecc. – o con le giuste condizioni e premesse anche l’impegno diretto in politica);   

3. partito o movimento? Movimento. Oggi deve essere un movimento. O meglio, si è  sempre trattato di un movimento! Ricordiamolo qui: “Il comunismo non è una dottrina ma un movimento. […] Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente “ – (Karl Marx). Ma, in ogni caso, ci vuole un nuovo nome, un nuovo simbolo, …. nuovo tutto! E con il divieto statutario di correnti interne! Bande interne! Capi banda, ecc. ecc. ecc. Ed altre mille diavolerie e scuse che nulla hanno a che fare con la Politica (ma che hanno a che fare con il solo potere per il potere, gli affari di vario tipo, ma anche con sindromi psichiatriche, …. diciamocela tutta!). Ma in questo rinnovamento, le radice (Marx) deve esserci. Chiara, dichiarata, palese, fiera, orgogliosa. La Sinistra quella è. Prendere o lasciare (…. e state sicuri che - ritornata vera - la prenderanno o la ri-prenderanno. Specialmente dopo il governare da parte della Destra vera. Un governare pienamente legittimo e legittimato con vittoria in elezioni democratiche, ma tuttavia già deludente e che continuerà a deludere moltissimo gli stessi suoi votanti. Mi è difficile, infatti, immaginare una persona che pur avendo votato certamente e consapevolmente a Destra, si possa ora riconoscere in cose del genere: gestione disumana, dis-umanitaria e tecnicistica (“carico residuale”, ecc.) della questione migranti e ONG con anche imbarazzante crisi diplomatica con la Francia con addirittura la necessità dell’intervento del Presidente Mattarella!; esagerato, sciatto ma pericolosissimo decreto anti – rave; scippo e alterazione-manipolazione del significato della sovranità alimentare; discriminazione territoriale da ’”autonomia differenziata”; ritocchi a briciole dell’IVA; ecc. Hanno vinto le elezioni certo … ma non è proprio cosa loro governare! La loro radice è malata (difendere e conservare le differenze e quindi le disuguaglianze. Come se ci trovassimo in una Società naturale, di animali). C’è poco da fare. Ci sarà poco da fare. La radice della vera Sinistra invece è sana (criticare e superare le differenze e quindi le disuguaglianze. Perché ci troviamo in una Società culturale, di persone). Marx è sano. È qui l’enorme differenza. Da ri-valorizzare e ri-lanciare, appunto. Ad ogni modo, è da notare come la sfida politica – culturale ed elettorale – è tra vere radici politiche, tra vere identità politiche, “storiche”, ideologiche. Altro che Destra e Sinistra sono scomparse! Altro che Fascismo e Comunismo non ci sono più! Sono più vivi che mai! L’ho sempre sostenuto, contro una superficiale moda “né Destra né Sinistra” “oramai sono categorie scomparse”, “niente più ideologie”, “votare le persone” ed altre fesserie del genere. Oggi i fatti mi danno più che ragione. Ma tant’è);

4. questo è un punto oggettivo, il punto oggettivo di vera Sinistra (oggi) da cui ri-partire, e che è da mantenere. Dal quale poi dedurre tutto il resto (anche in tanti modi diversi, certamente) ma che è imprescindibile. Altrimenti è altro (Destra, pseudo- Sinistra). Legittimamente, ma altro. Qui parliamo, stiamo parlando del ritorno della vera Sinistra. No? E allora:

Controllo Generale della Produzione Nazionale (privata e/o pubblica: cibo, oggetti, materiali, energia, ecc.): cosa produrre, quanto produrre, quando produrre, come produrre, in funzione dei reali bisogni delle persone (individui, famiglie, ecc.; senza sprechi da una parte, senza mancanze dall’altra) e contemporaneamente in funzione delle reali capacità degli ecosistemi (agricoli, forestali, marini, urbani, ecc.). In pratica, il superamento della logica e della prassi dell’”economia di mercato” (anche perché le inchieste giudiziarie alla fin fine ti dicono quasi sempre che le grandi fortune private di mercato sono in rapporto all’imbroglio, all’evasione fiscale, al voto di scambio, al favoritismo, ecc. …). E, a dedurre, un Piano Generale del Lavoro Nazionale (e secondo ogni forma di possibile scelta pubblica e/o privata: lavoro a tempo indeterminato, lavoro a tempo determinato, lavoro autonomo, libera professione, ecc.) che faccia lavorare tutti (mai più l’esistenza della disoccupazione, mai più il “reddito di cittadinanza”, ecc.), tutti di meno (grazie anche ad un uso saggio e mirato della Tecnologia di Oggi), in sicurezza (realmente garantita), senza sfruttamento (mai più caporalato, ecc.), e che assicuri a tutti - sempre e comunque - denaro e/o beni necessari al mantenimento di una condizione di benestanti (mai più l’esistenza di poveri, mai più l’esistenza di ricchi. Tutti hanno diritto al soddisfacimento dei propri bisogni. Siamo società di umani o di bestie? Poi, chi merita di più (per talento, capacità particolari, idee, intuizioni, originalità, ecc.) avrà soddisfazioni e riconoscimenti morali e sociali al di là della egualitaria dimensione materialistica di denaro, oggetti, mezzi, proprietà, ecc. ).

Ed il tutto nazionale, in rapporto etico e strategico a livello internazionale: per esempio, primo accoglimento dei migranti da parte del Paese fisicamente interessato allo sbarco o dalla rotta di sbarco e secondo accoglimento da parte di tutti i Paesi comunitari. Siamo società di teste e di cuori o siamo società di sole pance? E così via.

E a dedurre, per logica coerenza, tutto il resto: Istruzione, Università, Ricerca, Cultura, Giustizia, Famiglia, Sport, Sanità, Interno, Territori regionali, Difesa, Infrastrutture, Turismo (“ governo sovrastrutturale”).  

Infatti, Pubblica amministrazione, Esteri, Economia, Sviluppo Economico, Industria, Energia, Agricoltura, Ambiente, Infrastrutture e Lavoro saranno articolazioni di un unico ed organico Governo di Base (“strutturale”).  

Utopia? Vedremo … (intanto sono idee. Esistono. E si diffondono. Legittimamente)

Assoluta necessità? Oggettiva come da vero marxismo? Direi proprio di SI! Se la Società (cioè noi tutti) vuol sopravvivere (visto il clima geopolitico, visto il clima sociale, visto il clima naturale, ecc. che ci sono e che se non si cambia per davvero potranno solo peggiorare ….)

Altro che chiacchiere (della pseudo-Sinistra) o assurde pericolosità (della Destra). 

Luca Fortunato (Matera)

WhatsApp 389.4238195

 

P.S.

Eric Hobsbawm (storico, scrittore, 1917 – 2012):

[…] come dobbiamo considerare Marx oggi? Come un pensatore per tutta l’umanità e non soltanto per una parte di essa? Certamente. Come un filosofo? Come un analista economico? Come un padre fondatore della scienza sociale moderna e una guida per la comprensione della storia umana? Anche, ma l’aspetto di Marx che Attali ha giustamente sottolineato è il suo pensiero universalmente omnicomprensivo. Non è “interdisciplinare” nel senso convenzionale del termine, bensì integra tutte le discipline. Come scrive Attali: “i filosofi prima di lui hanno pensato l’uomo nella sua totalità, ma lui fu il primo a comprendere il mondo come un tutt’uno che è allo stesso tempo politico, economico, scientifico e filosofico” […] come Marx aveva previsto, la grande maggioranza della popolazione economicamente attiva dipende dai propri stipendi e salari, e dunque riconosce la distinzione tra gli interessi di chi distribuisce il salario e di chi lo percepisce. Per cui, allorché sorgono conflitti tra le due parti, questi richiedono un’azione collettiva; la lotta di classe quindi continua, con o senza il sostegno delle ideologie politiche. Inoltre, il divario tra i ricchi e i poveri e le divisioni tra gruppi sociali con interessi divergenti continuano ad esistere, che ci piaccia o meno chiamare questi gruppi “classi”. Per quanto le gerarchie sociali possano essere differenti da quelle di cento o duecento anni fa, la politica va dunque avanti, sebbene solo in parte come politica di classe. […] Ancora una volta è palese che il funzionamento del sistema economico debba essere analizzato sia storicamente, come una fase e non la fine della storia, sia realisticamente, vale a dire non in termini di un equilibrio di mercato ideale, ma di un meccanismo interno che genera crisi periodiche potenzialmente in grado di mutare il sistema. Quella attuale potrebbe essere una di queste. Ancora una volta è chiaro che, anche in mezzo a grandi crisi, il “mercato” non ha risposte al problema principale che il XXI secolo ha di fronte: una crescita economica illimitata e sempre più hi-tech alla ricerca di profitti insostenibili produce una ricchezza globale, certo, ma a scapito di un fattore della produzione, il lavoro umano, che diventa sempre più superfluo, e, aggiungeremmo, delle risorse naturali del pianeta. I liberalismi politico ed economico, da soli o in combinazione, non possono fornire la soluzione ai problemi del XXI secolo. E’ ora di prendere di nuovo Marx sul serio. 

Fritjof Capra (fisico, scienziato, 1939 -):

[…] Chiunque voglia tentare seriamente di capire la condizione sociale dell’umanità deve occuparsi del pensiero di Karl Marx, di cui non potrà non sentire il fascino intellettuale, che ancora persiste. […] Mentre il Marx rivoluzionario è stato canonizzato da milioni di individui in tutto il mondo, gli economisti hanno dovuto prendere in esame – ma più spesso hanno preferito ignorare o citare in modo scorretto – le sue predizioni imbarazzantemente esatte, fra cui quella del verificarsi di cicli economici di “boom” e di depressione e quella della tendenza delle economie di mercato a sviluppare “eserciti di riserva” di disoccupati […] La concezione di Marx del ruolo della natura nel processo produttivo era parte della sua percezione organica della realtà, come ha sottolineato Michael Harrington nel suo convincente riesame del pensiero marxiano. Questa visione organica, o sistemica, viene spesso ignorata dai critici di Marx, i quali affermano che le sue teorie sono esclusivamente deterministiche e materialistiche. […] La conoscenza ecologica è sottile e difficile da usare come base per un attivismo sociale, poiché altre specie – si tratti di cetacei, di sequoie o di insetti – non forniscono energie rivoluzionarie per mutare le istituzioni umane. Questa probabilmente è la ragione per cui i marxisti hanno ignorato tanto a lungo il “Marx ecologico”. Studi recenti hanno portato in luce alcuni aspetti molto sottili nel pensiero organico di Marx […] Marx, come Freud, ebbe una vita intellettuale lunga e ricca, con molte intuizioni creative che hanno plasmato in modo decisivo la nostra epoca. […] Il pensiero marxiano è suscettibile di una vasta gamma di interpretazioni e quindi continua ad affascinare gli studiosi. […] Nella sua critica egli andò oltre i problemi sociali e spesso rivelò profonde percezioni umanistiche, per esempio discutendo il concetto di alienazione. Infine, benché Marx argomentasse spesso a favore del determinismo tecnologico, cosa che rese la sua teoria più accettabile come scienza, ebbe anche intuizioni profonde dell’interrelazione fra tutti i fenomeni, vedendo nella società un tutto organico in cui ideologia e tecnologia sono ugualmente importanti.

Pier Paolo Pasolini (poeta, scrittore, regista, 1922 – 1975):

“Come sono diventato marxista? Ebbene … andavo tra fiorellini candidi e azzurrini di primavera, quelli che nascono subito dopo le primule, - e poco prima che le acacie si carichino di fiori, odorosi come carne umana, che si decompone al calore sublime della più bella stagione - e scrivevo sulle rive di piccoli stagni che laggiù, nel paese di mia madre, con uno di quei nomi intraducibili si dicono “fonde”, coi ragazzi figli dei contadini che facevano il loro bagno innocente (perché erano impassibili di fronte alla loro vita mentre io li credevo consapevoli di ciò che erano) scrivevo le poesie dell'“Usignolo della Chiesa Cattolica”; questo avveniva nel '43: nel '45 “fu tutt'un'altra cosa”. Quei figli di contadini, divenuti un poco più grandi, si erano messi un giorno un fazzoletto rosso al collo ed erano marciati verso il centro mandamentale, con le sue porte e i suoi palazzetti veneziani. Fu così che io seppi ch'erano braccianti, e che dunque c'erano i padroni. Fui dalla parte dei braccianti, e lessi Marx. […]”

Mario Bandini (agronomo, 1907 – 1972):

Il socialismo nega – come le altre correnti volontaristiche – che l’assetto sociale determinato dall’individualismo e dal libero gioco delle forze economiche, sia confacente alla giustizia e alla dignità umana. Esso vede il mondo in sfruttati e sfruttatori; in privilegiati e diseredati; in uomini che fanno il loro lavoro ed il loro dovere per il bene comune, ed uomini che vivono invece del lavoro altrui. […] E’ superfluo dire che il socialismo non critica il capitale, che è fattore indispensabile di ogni produzione economica, anche della più elementare: critica l’appropriazione di tale capitale da parte dei ceti privilegiati. Il socialismo vede di conseguenza, come rimedio alla ingiusta conformazione della società umana, la riduzione al minimo possibile della proprietà privata. Le forme pratiche per attuare questa variano tuttavia secondo le varie correnti. Alcuni si spingono all’estremo di propugnare insieme alla soppressione del capitale privato, anche il pareggiamento, entro certi limiti, dei bisogni e del tenore di vita (comunismo in senso stretto); altri vedono la soluzione nell’appropriazione dei capitali da parte dei lavoratori (marxismo in senso originario); altri vedono nello Stato il supremo regolatore della vita economica e della distribuzione dei capitali tre le varie attività (socialismo di Stato); altri infine si limitato a propugnare grandi riforme sociali, interventi statali per eliminare la formazione di ricchezze male distribuite […] A tutte queste manifestazioni fu, interno alla metà del secolo scorso, dato carattere rigoroso da quel forte pensatore e studioso che fu Karl Marx […] “il piccolo campo” è l’utensile del contadino, come la pialla è quello del falegname ed il bisturi quello del chirurgo. Il piccolo proprietario, il falegname, il chirurgo non sfruttano il lavoro altrui, e non hanno quindi a temere di vedersi levati i loro strumenti da una rivoluzione socialista. […]

Palmiro Togliatti (politico, 1893 – 1964):

“Noi siamo democratici in quanto siamo non soltanto antifascisti, ma socialisti e comunisti. Tra democrazia e socialismo non c'è contraddizione” […] Ogni Stato è una dittatura» diceva Gramsci. Questa affermazione è vera e rimane valida. La costruzione della società socialista costituisce un perio­do transitorio tra la rivoluzione che abbatte il capitalismo e il trionfo del socialismo e il passaggio al comunismo. In questo periodo transitorio, la direzione della società appartiene alla classe operaia e ai suoi alleati, e il ca­rattere democratico della dittatura proletaria deriva dal fatto che questa direzione si realizza nell’interesse della schiacciante maggioranza del popolo, contro i residui delle vecchie classi sfruttatrici. Si può discutere quanto debba e possa durare questo periodo transitorio, ed altrettanto evidente è che nel corso di esso ci possono essere diverse fasi, e quindi forme diverse di sviluppo democratico. […..] Prima Marx ed Engels e in seguito Lenin nello sviluppare questa teoria affermano che l’apparato dello Stato borghese non può servi­re per costruire una società socialista. Questo apparato deve essere dalla classe operaia spezzato e distrutto, sostituito dall’apparato dello Stato proletario [...]. Questa posizione rimane pienamente valida, oggi? Ecco un tema di discussione. Quando noi, infatti, affermiamo che è possibile una via di avanzata verso il socialismo non solo sul terreno democratico, ma anche utilizzando le forme parlamentari, è evidente che correggiamo qualche co­sa in questa posizione, tenendo conto delle trasformazioni che hanno avu­to luogo e che si stanno ancora compiendo nel mondo. [….] Dobbiamo tener presente quello che diceva Lenin circa il carattere illusorio della democrazia borghese. Noi possiamo oggi mettere fine, in parte e anche in gran parte, a questo carattere illusorio, possiamo cioè creare un terreno veramente democratico sul quale si possa vittoriosamente svolgere la lotta per il socialismo. […] Veniamo da molto lontano e andiamo molto lontano! Senza dubbio! Il nostro obiettivo è la creazione nel nostro Paese di una società di liberi e di eguali, nella quale non ci sia sfruttamento da parte di uomini su altri uomini” 

Enrico Berlinguer (politico, 1922 – 1984):

"Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. […] Non rinunciamo a costruire una «società di liberi e uguali», non rinunciamo a guidare la lotta degli uomini e delle donne per la produzione delle condizioni della loro vita".

J.-P. Sartre (filosofo, scrittore, 1905 – 1980):

“Il marxismo è l’orizzonte insuperabile del nostro tempo”

Ernesto “Che” Guevara (medico, rivoluzionario, guerrigliero, politico, scrittore, 1928-1967):

“Conviene precisare ancora una volta che le leggi del marxismo sono presenti negli eventi della Rivoluzione cubana, indipendentemente dal fatto che i suoi leaders professino o conoscano interamente, da un punto di vista teorico, queste leggi. […] Sono marxista, sono ateo, non ho dunque il problema di Dio. Ma se Dio fosse esistito per davvero, il mio sogno non avrebbe potuto che essere: avere un posto nel Suo cuore”  

Herbert McCabe (teologo, 1926 – 2001):

 “Sia il cristiano che il marxista riconoscono la necessità della lotta contro forze specificamente antiumane e ambedue vedono la storia umana come la storia di questa lotta. Ambedue ricercano la fine della società del predominio, e vedono tale avvento compiersi attraverso un movimento di redenzione che non ha la sua posta, il suo premio, nella società che combattono, perché il premio è la comunità redenta dei poveri. Ambedue, inoltre, in modi diversi, (da un canto predestinazione, dall'altro teoria materialistica della storia, o materialismo storico), affermano di non proporre soltanto un ideale, qualcosa che possiamo o no scegliere di attuare, ma di rivelare dati di fatto, un progetto su cui si fonda la storia umana, che ci piaccia o no”.