Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

domenica 30 gennaio 2022

Sintesi - 12

 Post 376

Sintesi – 12

(anticipo di pubblicazione, per positivi ma fitti e notevoli impegni settimanali)

Introduzione

La Pandemia ci ha focalizzato l’attenzione (oltre che sulla Scienza, Medicina, Salute, ecc.) anche sull’Economia. Giustamente. Il problema però (anche questo problema) vive di un problema! E non è un gioco di parole. I problemi economici particolari, specifici e contingenti originano anche e soprattutto da un problema generale, di base, di fondo, che è anche di natura paradigmatica, in cui, cioè, c’entra eccome la questione Riduzionismo/Olismo. A tal proposito, ripropongo oggi un post che pubblicai tempo fa. È davvero utile. Credetemi.

E l’idea di fondo risale addirittura ai tempi dell’Università, quando, studente presso la Facoltà di Agraria, preparavo il corposo esame di Economia e Politica Agraria (che superai al primo colpo e pure con un bel voto! anche e soprattutto grazie alla lettura “integrativa” – diciamo così ….- di alcuni libri illuminati e illuminanti di Economia, appunto, che presi dalla biblioteca personale di mio padre, laureato in Economia e Commercio, e politicamente di Sinistra. Ma questo aspetto politico è solo un dettaglio. O no?). Per dire, che ci sono cose senza tempo. Ma che trascurandole, perdendole di vista (da parte di alcuni, magari collocati nell’Establishment, magari “specialisti” e “competenti”, no?) molti problemi risolvibili restano irrisolti. Ma tant’è.

In corsivo, nel testo originario, le attualizzazioni (….per la mission del blog!).

Buona lettura (e per alcuni, buona ri-lettura), dunque. E alla prossima Sintesi, la prossima settimana. Ad maiora! E sempre meglio verso il Nuovo Libro! Luca Fortunato (Matera).  

La Cultura dell'Economia

Sintetizzando e rielaborando da diverse ed autorevoli fonti (in libri, sul web), possiamo affermare che l’Economia, tutta l’Economia, tutta la scienza economica (da Smith a Keynes agli attuali economisti, passando per Ricardo, Marx, Pareto, Marshall ecc.) si è sempre caratterizzata, si caratterizza (e sempre si caratterizzerà), per il seguente e sostanziale aspetto:

essa, benché usi largamente lo strumento matematico, si differenzia in modo sostanziale dalla Scienza propriamente intesa, vale a dire la scienza naturale (fisica, chimica, biologia, ecologia, agraria, geologia, ecc.). Fermo restando il fatto che quest’ultima, la scienza naturale, come si è ormai potuto constatare nel corso della sua lunga e straordinaria storia, non dà il vero ma il verosimile, non dà certezze ma probabilità, non dà l’assoluto ma il relativo ecc., le differenze sostanziali tra essa e l’Economia risiedono in questo:  

in economia non è possibile costruire esperimenti cioè non è possibile ricostruire artificialmente le condizioni previste dalle sue leggi per testare, dimostrare o confutare, le stesse leggi. In Economia ... non si può andare in laboratorio!

La conseguenza è il fatto che non è possibile stabilire se una legge economica sia vera o falsa in base ai soli fatti. Se due o più economisti non convergono, non sono d’accordo, sulla spiegazione di un certo fenomeno economico non possono fare un esperimento per riuscire a risolvere la questione. E non essendoci, dunque, un criterio oggettivo di scelta tra le diverse teorie economiche, in Economia non esistono scelte incontrovertibili.

In Economia per appurare la corrispondenza o meno tra la teoria e i fatti non può predisporsi nulla. E’ necessario ben altro. L’economista o chi voglia darsi spiegazione di un fatto economico, di un fenomeno economico, di una dinamica economica (a qualsiasi scala e a qualsiasi livello: dalle scelte di economia domestica alle oscillazioni di Borsa, dalle scelte economiche aziendali alle scelte economiche nazionali, dai prezzi di frutta e verdura alle quotazioni del petrolio) deve vestire oltre che i panni del tecnico e/o dello scienziato economico anche i panni dell’umanista e precisamente dello storico: deve cercare di ricostruire mentalmente il complesso contesto (storico, politico, sociologico, antropologico, culturale, motivazionale, psicologico, materiale, congiunturale ecc.) nel quale quel fatto, quel fenomeno, quella dinamica ha preso forma, si è originato (questo è Olismo, ovviamente). Nel fare ciò egli può e deve certamente far ricorso a documenti, archivi, testimonianze ecc. ed ovviamente alla statistica, alla metodologia statistica, alle serie storiche statistiche, ad elaborazioni statistico-matematiche ecc. Ma la sua soggettività, la sua sensibilità soggettiva, rimarrà determinante (anche questo è Olismo, ovviamente). E farà la differenza. I documenti, gli archivi, le testimonianze e la Statistica sono, restano e resteranno sempre e comunque, (nonostante precisioni, accuratezze ecc.) dei surrogati di quell’esperimento che non si può attuare, dei surrogati di quel carattere sperimentale che l’Economia non potrà mai avere (anche qui, i fanatici del Riduzionismo razionalista se ne facessero una ragione e si andassero a fare una bella passeggiata ….).

Dunque, l’impossibilità sperimentale e la storicità dell’oggetto economico, portano inevitabilmente alla vera caratterizzazione dello scenario dell’Economia, della scienza economica, che presenta: pluralismo teorico cioè la presenza contemporanea di più teorie per spiegare gli stessi fatti e pluralismo metodologico cioè la presenza contemporanea di diverse e varie regole metodologiche tra di loro indipendenti e tra di loro irriducibili (Olismo di fatto in seno all’Economia, che i riduzionisti – economisti e non - tentano di ridurre ad altro e quando ci riescono la Società accusa mali enormi, vedi per esempio gestione economica pandemica! Anche in Economia, dunque, vi è il problema della sintesi, tra diverse posizioni e tutte legittime. Problema di sintesi che non si può né ridurre, né evitare, né aggirare).

Ma affidiamo la conclusione ai saggi:

J. M. Keynes: “In economia non puoi condannare il tuo oppositore per errore, puoi solo convincerlo dell’errore. E anche se tu hai ragione, non puoi convincerlo se vi è un difetto nel tuo potere di esposizione oppure se la sua testa è già così riempita di nozioni contrarie che egli non può afferrare i punti chiave del tuo pensiero”.

A.K. Dasgupta: “ Nella scienza economica le vecchie teorie non muoiono. Ed è così, non perché una è costruita sull’altra, ma perché una è indipendente dall’altra”.

 

 

 

lunedì 24 gennaio 2022

Sintesi - 11

 Post 375   

Sintesi – 11  

Tempo fa (in tempi non sospetti…) scrissi il post che segue. Lo ripropongo perché Oggi risulta essere attuale, anzi attualissimo! La Pandemia ha solo reso più che evidente il problema che il post tratta, problema che c’era già e comunque prima della Pandemia, ma che moltissima gente non riesce più a tollerare, giustamente. E lo tollererà sempre meno. Più che giustamente, a ragion molto veduta! Il mio breve ma significativo testo è, ovviamente, un testo olistico. Ma nel Nuovo Libro approfondirò e svilupperò la questione paradigmatica. Ne vale la pena, essendo diventato il tema-esigenza davvero strategico per il Futuro (in termini sanitari, economici, sociali, ecologici, agricoli, logistici, comunitari, ecc.). Ci vorrebbe un bel referendum. E per esso certamente darei il mio contributo per farlo nascere e per farlo vincere. Tutti al voto! (… me compreso! Ma per una cosa del genere, sì!). Ad ogni modo, buona (ri)lettura, appuntamento alla settimana prossima con la Sintesi n. 12, e come sempre ad maiora, amici, ad maiora! Luca Fortunato (Matera) – contatto: WhatsApp 389.4238195 (di mattina, dal lunedì al venerdì. Grazie).  

Abolire Province e Regioni

Immagino, sogno, una Italia Statale e Comunale. Senza più Province e Regioni. Roma Capitale con ancora più forti Ministeri centrali. Ed i Comuni. Forti, fortissimi. Dei veri e propri Ministeri territoriali. Con forti e autonomi poteri di interpretazione dei reali e peculiari bisogni delle loro comunità e dei loro territori. Con forti capacità di spesa e quant’altro. Immagino, sogno, un filo diretto e fortemente alleggerito e semplificato, tra lo Stato Centrale e i diversi e comunali luoghi d’Italia. È ovvio che fino a quando ci saranno le Province e le Regioni esse andranno rispettate e seguite. È una banalità. Ma è meglio essere chiari a scanso di equivoci. Del resto, non sparirebbero, non potrebbero sparire comunque, le Province e le Regioni intese in senso geografico, territoriale, storico, culturale, identitario. Né sparirebbero, non potrebbero sparire comunque, le competenze, gli uffici, il personale (che diventerebbero, passerebbero, solamente da regionali a statali e da provinciali a comunali.). Ciò che io immagino, sogno, riguarda il far piazza pulita delle giunte regionali e provinciali, dei consigli regionali e provinciali e di tutto ciò che ad essi è direttamente e/o indirettamente collegato. C’è bisogno di più Stato e di più carattere comunale dei Territori e nei Territori. Sgombrando, alleggerendo e sburocratizzando le vie di comunicazione e di relazione tra  lo Stato e le singole realtà comunali. E rafforzando e ampliando Stato e Comuni. Immagino, sogno, i diversi luoghi comunali d’Italia divenuti forti all’interno di un Paese realmente unito, unitario, unico. Divenuto fortissimo. Una Italia la cui Unità è e dovrà essere sempre sacra e inviolabile. Che, paradossalmente, diventerebbe ancora più forte, marcata e percepita. I diversi luoghi comunali d’Italia si sentirebbero direttamente figli rispetto allo Stato e direttamente fratelli tra di loro. E non lontani e spesso improbabili e indiretti parenti. Sono sogni, certo. Miei e di tanti altri. Solo sogni, certo. A volte, però, i sogni si avverano.

 

martedì 18 gennaio 2022

Approfondimento

Post 374

Approfondimento

Successo del precedente post n. 373 (la Sintesi n. 10 sulla Scuola). Mi hanno scritto studenti, neolaureati, tecnici all’inizio della libera professione. Ma una parte comune delle risposte che ho dato loro, ritengo sia importante, molto importante, per tutti voi lettori del blog. E pertanto pubblico un riassunto della stessa. Buona lettura, e alla prossima Sintesi, la prossima settimana. Luca Fortunato (Matera)    

A Scuola e all’Università ci insegnano il Riduzionismo. Tutti conseguiamo il diploma e/o la laurea nel Riduzionismo. Tutti sappiamo fare nel Riduzionismo. Sta a noi - contemporaneamente o successivamente alla Scuola e/o all’Università – acquisire l’Olismo, anche l’Olismo. In più.

Anche perché l’Olismo non nega il Riduzionismo. E’ il Riduzionismo che non conosce l’Olismo.

Detto e ricordato questo, è chiaro che quando un olista (che è comunque un riduzionista per formazione standard ma che poi per sua auto-formazione ha acquisito anche l’Olismo) trova libertà di scelta paradigmatica, farà nell’Olismo.

Ma è altrettanto chiaro che quando un olista trova obbligo di Riduzionismo farà nel Riduzionismo. Mica scemo, l’olista! Se il Sistema obbliga, occorre rispettare l’obbligo (che poi l’obbligo sia giusto o meno, è altro discorso). Ma in questo caso, l’olista (obbligato dal Sistema ad essere riduzionista) nella sua mente farà anche nell’Olismo. Regolandosi per bene, avendo maggiore e migliore conoscenza. Anche qui, mica scemo, l’olista! Che poi l’obbligo paradigmatico sia illegittimo (e chi obbliga in tal senso se ne assume la responsabilità) e vada comunque combattuto, è altro discorso. È non c’è alcuna contraddizione nella vita (privata, professionale, ecc.) di un olista che se obbligato a fare nel Riduzionismo fa, appunto, nel Riduzionismo, ma contemporaneamente porta avanti battaglie per abolire quell’obbligo, perché ci sia libertà di scelta paradigmatica. Chi in questo ampio scenario vede contraddizione è su una cattiva strada (che prima o poi gli darà problemi), chi invece vede complessità è su una buona strada (che prima o poi gli darà del buono).

Spesso la gente vede problemi insistenti oppure sbaglia la natura dei problemi. Io dico sempre – specialmente nelle questioni paradigmatiche e quindi metodologiche - : occorre sedersi ad un tavolo e, insieme, capire per bene le cose e le cose da fare. Il che non vuol dire fare compromesso, mediazione, ecc. Ma sintesi, che è ben altra cosa.

Si può fare tutto, si deve fare tutto. La questione è come.

Ma ci vuole coraggio e onestà intellettuale. Ed io sono sempre pronto. E disponibile.

E come disse un mio maestro d’Olismo:

“Finché la Terra girerà per farci vedere il Sole fisso, avremo vinto. Anche se la maggior parte della gente dice o continuerà a dire che è il Sole a muoversi,” a sorgere” e “a tramontare”. Anzi, avremo vinto proprio per questo!”. 

 

domenica 16 gennaio 2022

Sintesi - 10

Post 373

pubblicato alle ore 08:25 di lunedì 17/01/2022

Sintesi – 10

Ritorna nelle cronache la Scuola italiana. Per diversi motivi. Prima di focalizzarci su un aspetto in particolare, però, diciamo una cosa fondamentale, anzi la cosa fondamentale, ma che il sottoscritto, in verità, nel proprio piccolo ma significativamente, ha sempre detto e sostenuto. I miei blog ne sono una piena testimonianza. 

Ma ora lo possiamo fare, continuare a fare (è un’occasione preziosa) anche con parole autorevoli e coraggiose. Pochi giorni fa, infatti, il noto filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti (del quale ho praticamente acquistato e letto quasi tutti i libri!) in una nota trasmissione TV (e ringrazio chi mi ha segnalato e linkato la cosa) ha detto (nell’ambito del suo ben più ampio discorso e che condivido in gran parte):

[…] “Mica tutti i professori hanno la vocazione all’insegnamento, mica tutti i professori sono innamorati della Scuola. Molti professori sono innamorati dello stipendio, e del posto di lavoro”.  […]

Ecco, questa è la verità. La pura e sacrosanta verità. Perfettamente sintetizzata dal professore. Ed a prescindere dalla Pandemia (è così da tanto, da tantissimo tempo). Ma che in Pandemia salta maggiormente all’attenzione e che in post-Pandemia non potremo più permetterci come intera Società.

Ma io ci aggiungerei che è la maggior parte dei professori italiani che pensa solo allo stipendio. A cui fa da contraltare (e per fortuna) una minoranza virtuosa di professori vocati ma che per quanta qualità essa potrà mai portare (e la porta, non vi è dubbio) il sistema italiano della Scuola rimane complessivamente di scarsa qualità.   

Non mi si venga a dire, infatti, che moltissimi che non sono riusciti nella propria libera professione (ingegneri, architetti, agronomi, geologi, ecc.) e che ora si trovano ad insegnare nella Scuola, sono vocati all’insegnamento! È chiaro che trattasi di un ripiego per solo criterio economico ma che fa scadere la qualità del loro insegnamento (soggetti del genere possono dare solo contenuti senza la dovuta empatia, e spesso i contenuti sono pure superati sotto il profilo paradigmatico. L’aggiornamento paradigmatico, infatti, specie nel passaggio dal Riduzionismo all’Olismo, richiede impegno e fatica, e senza passione ma con il solo interesse per il proprio portafoglio è praticamente impossibile da compiere). Cosa che contribuisce allo scadimento generale della Scuola italiana, e che gli alunni percepiscono eccome (a proposito di psicologia).

Così come non mi si venga a dire che molti che non sono riusciti nella carriera universitaria (dottori di ricerca allo spasso, per esempio) e che ora si trovano ad insegnare nella Scuola, sono vocati all’insegnamento! È chiaro che, anche qui, trattasi di un ripiego (e che ripiego) sempre per solo criterio economico e che sempre fa scadere la qualità del loro insegnamento (da parte loro, ancora più grave e ingiustificato il fatto), cosa che appunto contribuisce allo scadimento generale della Scuola italiana, e che gli alunni percepiscono eccome (sempre a proposito di psicologia).

E di casistiche che inquinano la Scuola (Scuola come refugium peccatorum) ce ne sarebbero tante altre da riportare. Ma ho reso l’idea.

E fino a quando non si contrasteranno questi fenomeni (con nuove leggi, ad esempio, che impongano la scelta netta – o professione o insegnamento - ; che non facciano valere titoli superiori – dottorati di ricerca, per esempio - per livelli inferiori – scuole secondarie di secondo grado o addirittura di primo grado, evitando così di “drogare” e di falsare i concorsi; che vadano a premiare la coerenza curriculare degli aspiranti all’insegnamento; che portino a formare le commissioni d’esame concorsuali con gente ferrata anche sotto il profilo dei paradigmi e che quindi non vedano un olista, per esempio, come un matto che spara pazzie, ecc.), avremo sempre la Scuola protagonista di cronache negative.

Ma il contrasto deve avvenire anche nella morale quotidiana dei cittadini, comunque prima e in ogni caso oltre le leggi. Anche perché la pecca culturale degli italiani medi (siano essi politici, tecnici, sindacalisti, cittadini, ecc.) è anche questa:  “L’occupazione dei professori viene prima della capacità dei professori di educare i ragazzi” per continuare con le parole del prof. Galimberti.

Di fronte a personaggi ripiegati nella Scuola (come su ad esempio descritti) e che danneggiano la Scuola (più di quel che si possa normalmente immaginare) occorre indignarsi. Se i “modelli” da seguire sono e saranno ancora i furbi, gli opportunisti, i costruiti anzitempo, i raccomandati, anche i vigliacchi (ve lo assicuro per esperienza personale di conoscenza di gente così ….. che è finita nella Scuola, ad insegnare!), il problema Scuola non si risolverà mai, e uscirà sempre, e sempre peggiore, in ogni occasione. 

Bene. Detto questo e fermo restando questo, mi è stato chiesto, da più parti, il mio parere di cittadino sul tenere la Scuola aperta con lezioni in presenza, in questa nuova e critica fase pandemica (Omicron, ma non solo), verso il picco di quarta ondata (e la curva sale, per poi scendere. Ma è ovvio che andrà sempre così. Ma che discorso è?). Mi limito a far notare una cosa (anche come marito di una insegnante di ruolo – vocata, N.B.):

contro la didattica in presenza (a parte il Governatore della Campania, ma anche del Lazio, Puglia, ecc.) si sono pronunciati molti presidi ma soprattutto i Medici italiani (come intera categoria professionale). È dunque fin troppo evidente che si è trattato, e che trattasi ancora, di solo scontro politico. Perché sotto il profilo scientifico (medici) e sotto il profilo logistico (presidi), la direzione era chiaramente indicata: DAD per qualche settimana. Che poi con la ripresa delle lezioni in presenza ci siano state diverse assenze di professori non vocati (come giustamente fatto notare dal prof. Galimberti) è cosa senza’altro vera ma, mi permetto di evidenziare, è solo una parte di un fenomeno ben più ampio e complesso (come ho appunto mostrato in questo mio post). Che poi non stanno avvenendo situazioni critiche nella Scuola, questo non dimostra affatto che la decisione politica sia stata giusta che, appunto, è risultata essere in direzione contraria al parere precauzionale degli esperti (medici e presidi) e che quindi si è configurata (ancora una volta) come una scommessa, come un azzardo (ma si può scommettere, azzardare, sulla gente? Su un Paese? Governare in questo modo? Mah …..).  

 Ed è chiaro che essendo il sistema italiano della Scuola sempre debole (anche e soprattutto per quanto evidenziato in apertura di post), esso si presti ad essere terreno fertile per lotte politiche, speculazioni politiche, ecc. Non c’è davvero altro da dire, e non ho davvero altro da dire, se non questo ultimo aspetto:

l’inversione di subordinazione nel rapporto tra Scienza e Politica, che dovrebbe sempre vedere la Politica subordinata alla Scienza quando è in gioco la salute (umana, ma non solo, la cosa vale anche per la salute animale, vegetale, ambientale) e mai il contrario (come invece purtroppo è accaduto in questo caso, anche in questo caso) è un errore oggettivo che nell’Olismo non avverrebbe mai. Perché? Prometto di evidenziare, esplicitare, caratterizzare ed approfondire questa questione paradigmatica nel mio Nuovo Libro, nel quale - come già sapete - è previsto anche un capitolo appositamente dedicato alla Scuola (per la questione paradigmatica in seno ad essa) e che integrerò volentieri anche con questi ultimi aspetti. Nel frattempo, ne avete già di spunti su cui riflettere.  

Dunque, a presto, amici, alla prossima settimana, e come sempre, ad maiora!

Luca Fortunato (Matera)

Intermezzo

 Post 372

Matera non solo Sassi (e non solo d'estate): esempio, la bellissima Murgia d'inverno ....

 








by Luca Fortunato

giovedì 6 gennaio 2022

Sintesi - 9

 Post 371

Sintesi – 9

Anticipo il post che avrei dovuto pubblicare la prossima settimana. Per merito e per fortuna, infatti, la prossima settimana sarà di ripresa della mia attività professionale-lavorativa ma è risultata essere con impegni più numerosi del previsto. La rubrica proseguirà, pertanto, la settimana del 17 gennaio. Buona lettura del post di oggi, e come sempre ad maiora, amici, ad maiora! Luca Fortunato (Matera) - WhatsApp: tel. cell. 389.4238195 (preferibilmente, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 12,30, grazie).

Introduzione:

all’Università dovetti affrontare e superare due grossi (e tosti) esami di Genetica per conseguire la laurea quinquennale in Scienze Agrarie (secondo il Piano di Studi scelto: Indirizzo: produzione vegetale, Orientamento: ecologico). E poi di Genetica ne ho trovata comunque (e tanta) in altri esami del corso di laurea medesimo. Di questa straordinaria e affascinante scienza (la Genetica), il blog si è già occupato, anche per l’implicazione in essa - così come nelle altre Scienze della Vita - della questione paradigmatica (Riduzionismo/Olismo).

Oggi, complice anche e soprattutto la Pandemia – la Genetica è fortemente presente – direttamente o indirettamente – anche nel dibattito pubblico. Usata e spesso abusata, di essa si vanno sempre più perdendo di vista (anche da parte di addetti ai lavori, purtroppo … segnalerò nel Nuovo Libro, vedrete) gli aspetti fondamentali ed essenziali. Del resto, anche in questo settore scientifico, ci sono enormi fake-news, bufale, ecc. come, ad esempio, che i vaccini modificano il codice genetico. Cosa del tutto falsa (come potrebbe mai l’mRNA che ha la sola funzione di trasposto di istruzioni per le proteine – l’m sta per messaggero – “modificare” il codice genetico? Boh???? Basta ricordare il corso di Scienze alle Scuole Medie Superiori per rendersi conto di una assurdità del genere)

(…. ricordo che io sono vaccinato, sono un SI Vax o Pro Vax che dir si voglia, ma sono sempre stato critico contro la gestione “occidentale” della Pandemia, una gestione analitica, induttiva, algoritmica, settoriale, per gradi, per fasce, per zone, mono-strategica, ecc.  e per certi versi anche da azzeccagarbugli! Che ha fatto troppi morti e troppi danni economici e sociali. Troppi. E la quarta ondata in corso – che non avrebbe proprio dovuto esserci dopo “due anni di esperienza” o esserci ma in modo molto meno impattante, ma evidentemente il Riduzionismo è anche un vero e proprio vizio mentale – lo sta dimostrando in maniera piena e definitiva. Potevano essere più contenuti morti e danni. Si poteva gestire, fare, diversamente. E dopo il CDM di ieri 5 gennaio,  - che ha partorito il Nulla specie in rapporto alla contagiosità-velocità di Omicron - possiamo definitivamente constatare il fallimento del Riduzionismo dell’Establishment. E con 500 morti in 48 ore, nemmeno un discorso del “premier” al Paese! Ma, a parte questo ultimo “fenomeno di comunicazione”, verrà il Tempo delle responsabilità. Noi cittadini – tutti – ne abbiamo diritto. Avremo soddisfazione. Almeno questo, in termini di Pandemia! Il paradigma del Riduzionismo come vizio mentale si può curare dagli specialisti – psicologi e psichiatri – ma come furbo e comodo strumento per difendere vari interessi di parte contro gli interessi generali dovrebbe essere come minimo oggetto della Magistratura, che naviga in un mare di credibilità compromessa e quasi perduta ma che resta l’unica realtà e l’unico livello in cui avere ancora fiducia)  

Ma la questione tecnico-scientifica è comunque molto più ampia e complessa (non si tratta solo di distinguere tra Si Vax e No Vax. Anche perché se è vero che la posizione Si Vax ha il 99% di ragione e quella NO Vax ha il 99% di torto, forse sono i rispettivi e mancanti 1%  che potevano, e magari potranno, fare la differenza. Qualcuno – attivando l’onestà intellettuale - ci ha mai pensato?).

Ripropongo pertanto – per questa rubrica - un post che scrissi tempo fa (e che ebbe molto successo). Ma che risulta attuale, attualissimo! Con la speranza di contribuire (nel mio piccolo ma significativamente) a fare chiarezza ma soprattutto verità (anche storica) in merito ad una scienza (la Genetica, appunto) che sia nei suoi aspetti teorici sia nei suoi aspetti applicativi risulta essere – e lo sarà sempre di più - strategica (a patto, però, di rispettarla nella sua vera natura. Nel mio Nuovo Libro, approfondimenti molto interessanti in tal senso).

Post

La Genetica è tra le scienze più attive e più vivaci degli ultimi 100 anni. Dopo notevoli resistenze da parte degli ambienti conservatori e religiosi, divenne, anche in Italia, e lo è tuttora, insegnamento fondamentale nei corsi di laurea in Scienze Agrarie, Scienze Forestali, Scienze Naturali, Scienze Biologiche, Medicina, Veterinaria ecc. Essa è stata, e lo è tuttora, scienza fondamentale nei campi di attività relativi ai corsi di laurea evidenziati.

Ancora oggi, resta valida e condivisa la definizione data nel 1906 dal biologo inglese William Bateson: “La Genetica è la scienza che studia l’eredità e la variazione cercando di scoprire le leggi che governano le somiglianze e le differenze negli individui che sono in rapporto di discendenza. I fenomeni dell’eredità e della variazione sono implicitamente rilevanti per i problemi teorici propri dell’evoluzionista e del sistematico, oltre a offrire una applicazione ai problemi pratici dell’allevatore di animali o di piante”. 

La Genetica è passata attraverso le seguenti principali ed evolutive tappe: leggi di Mendel – aspramente combattute ed avversate - e loro riscoperta; teoria cromosomica (i geni sono localizzati nei cromosomi): aspramente combattuta ed avversata fu, poi, dimostrata da Th. H. Morgan e collaboratori; teoria sintetica dell’evoluzione (grazie ai dati della Genetica applicati all’interpretazione teorica delle cause del processo evolutivo): aspramente avversata soprattutto da parte di ambienti religiosi, costituisce una bussola nelle Scienze e nei Fenomeni della Vita; la scoperta del DNA e la teoria della doppia elica velocemente dimostrata; decifrazione del codice genetico.

Ebbene fino a questo punto, il quadro di insieme della Genetica (l’armonia in seno ad essa, tanto teorica quanto di attività con, ad esempio, la pratica intelligente e pacifica dell’incrocio; gli scopi, il significato, il contenuto conoscitivo di essa, coerenti e integrati) restava intatto. Ad un certo punto si è arrivati a comprendere - prima teoricamente, poi sperimentalmente - che a livello molecolare, vi è la divergenza tra i fatti puramente fisico-chimici e i fenomeni vitali. Arrivati a comprendere. Cosa ottima. Sempre ottima. Nella realtà, però, tale divergenza non avviene. Resta, in seno alle cellule e all’organismo, l’unità inscindibile tra i fatti fisico-chimici e i fenomeni vitali. Ed anche ciò è conquista conoscitiva (teorico-sperimentale), scientifica in senso puro. Ottima. Luminosa. Ma ecco che, approfittando di tali conoscenze, arriva l’ingegneria genetica …. cioè la manipolazione diretta del genotipo! Del patrimonio genetico! Dei geni! L’andare a toccare e manipolare l’intimo della materia vivente!!! Ed ecco spiegato l’equivoco. Il lato “cattivo” della Genetica. Che a ben vedere non esiste. Nel senso che l’ingegneria genetica è una esagerazione. “…. cercando di scoprire le leggi che governano le somiglianze e le differenze negli individui …. “ dice Bateson (a cui l’odierna Genetica ancora si riferisce, notare bene!). Se bisogna scoprirle le leggi, l’intimo della materia non va sfottuto. O no? Ecco spiegato l’equivoco. La Genetica è buona. L’ingegneria genetica, molto meno! 

Del resto, quando si dice che chi è contro l’ingegneria genetica ed in particolare contro gli OGM si fa prendere dall’ ”ideologia”, si dice una cosa non corrispondente al vero. Come abbiamo visto, infatti, si tratta di fare la storia di una scienza e constatarne gli sviluppi, compatibili o in contraddizione con la natura della scienza stessa. 

Mia madre (campionessa d’Olismo), che ben 14 anni fa, ha avuto il Male del Secolo, da anni gode di ottima salute, avendo superato il tutto. Oggi è come tutti gli altri, tutti noi. Con le stesse probabilità di salute o di malattia di tutti. Il tutto l’ha superato. E come ha imparato dalla sua esperienza, ed io sono d’accordissimo, esistono da una parte i medici (che le hanno salvato la vita) e dall’altra – come dice lei – i “medici meccanici” (che chissà che fine le avrebbero fatto fare!). Ebbene io credo che bisogna imparare a distinguere proprio questo: tra medici e medici-meccanici, tra biologi e biologi-meccanici, tra agronomi e agronomi-meccanici, tra naturalisti e naturalisti-meccanici. E la Genetica (con la sua bontà che rischia spesso d’essere alterata dal meccanicismo o bio-meccanicismo che dir si voglia) può essere un buon terreno di allenamento. E se poi ci aggiungiamo lo studio dei Paradigmi di Conoscenza (l’Olismo - nemico del Meccanicismo - e il Riduzionismo - compagno di merenda del Meccanicismo) ancora meglio.  

 

 

lunedì 3 gennaio 2022

Sintesi - 8

 Post 370

Sintesi –  8

Come promesso e annunciato, riprende la nuova Rubrica “Sintesi” (che Vi accompagnerà settimanalmente – impegni di lavoro e non, permettendo – nel corso di tutto questo nuovo 2022 fino all’uscita del Nuovo Libro prevista per il 29 dicembre. Ricordo il mio contatto - per chiunque voglia comunque e ancora collaborare, interagire, ecc. - con precisazioni di orari e giorni per rendere più efficaci e veloci le comunicazioni. Siete diventati tanti, mi fa molto piacere, ma proprio per questo …. andate gestiti per bene! A presto, dunque, e come sempre ad maiora, amici, ad maiora! Luca Fortunato (Matera): WhatsApp: tel. cell. 389.4238195 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 12,30).  

Qui di seguito, ri-propongo un classico del grande filosofo J.-P. Sartre (1905-1980), che ormai è anche un classico nei miei scritti ed è, ovviamente, un testo olistico, anzi è una vera perla d’Olismo! Quello che è meno ovvio, è la grande validità del breve ma significativo testo sartriano negli ambiti più diversi. Del resto, essendo un qualcosa di base, è naturale che sia sempre valido.

Ora, nella Scienza e nella Tecnica, così come nell’Economia e nella Finanza, da attuale Establishment, il tempo, anche proprio come parametro tecnico, anche come variabile nei modelli matematici, anche come entità da tener conto per progettare, pianificare, organizzare, ecc. ecc. ecc. non solo viene ancora, anacronisticamente, pensato e utilizzato come da Fisica Classica - e non invece come dovrebbe essere (e come per fortuna fa l’Olismo) come da Fisica Moderna (relatività einsteiniana e meccanica quantistica) anche per le nostre quotidiane scale dimensionali (è ormai assodato da decenni che debba essere così, no?) - ma viene analiticamente snaturato e smembrato (in “presente”, in “passato”, in “futuro”) in ogni riferimento mentale così come in ogni suo utilizzo. E i conti dell’Establishment non tornano.

La mancanza di pianificazioni necessarie e/o di previsioni ragionevoli (negli ambiti più diversi ma di cui, poi, tutti noi ne facciamo le spese) va letta anche e soprattutto in questo senso. Per esempio:

come si è fatto a non capire e a non prevedere da parte dell’Establishment, già dall’estate di questo anno, che in questo autunno-inverno ci sarebbe stata la quarta ondata? Dovuta comunque alla variante Delta? E quindi, già da questa estate, pianificare, predisporre e attuare misure severe, per evitarla? Penso ai trasporti, alle scuole, ecc. ecc. ecc. Poi, l’arrivo della variante Omicron ha aggravato il tutto. Ma essa (Omicron) intanto non costituisce una “sorpresa assoluta” (si sapeva della enorme e libera circolazione del virus in Paesi scarsamente o per nulla vaccinati come l’Africa, no?), e comunque avrebbe avuto un impatto collettivo-sociale minore se avesse trovato un Paese meglio e già organizzato-attrezzato, o no?

Un altro esempio: come si è fatto a non capire e a non prevedere da parte dell’Establishment, già dall’estate particolarmente calda di questo anno, che in questo autunno-inverno ci sarebbero state piogge particolarmente violente e abbondanti?  E quindi, già da questa estate, pianificare, predisporre e attuare misure per mitigare l’impatto dell’acqua nelle Città?

Ancora un esempio: come si è fatto a non capire e a non prevedere da parte dell’Establishment, l’assalto alla CGIL? E quindi, già bloccare sul nascere la marcia dei violenti?

E di esempi se ne potrebbero fare e fare ancora. Ma va bene così, ho reso l’idea.   

Ebbene, per rimediare a queste “sfasature temporali”, dovute soprattutto ad un affossamento delle menti e delle azioni nel solo “presente” senza collegarlo al passato (che si conosce) e al futuro (in cui ci sarà comunque qualcosa derivante dal passato) (si faccia l’agronomo, si faccia il medico, si faccia l’ingegnere, si faccia l’economista, sia faccia il politico, si faccia il magistrato, si faccia il meteorologo, ecc.), occorre innanzitutto spostare la propria mente dalla nozione di “tempo” alla nozione di temporalità (cosa molto e ben diversa). E poi, per completare, assumere un concetto olistico di temporalità. Nel Nuovo Libro, mostrerò, dimostrerò e denuncerò alcuni episodi di sfacelo analitico-riduzionistico in merito a ciò e, contemporaneamente, come avrebbe invece risolto i problemi un approccio sintetico-olistico.

Ma chi meglio di Sartre può essere un grande esempio in merito a ciò? Un vero e proprio faro che squarcia le Tenebre del Riduzionismo? Leggete, vedete che Olismo! Vedete che intelligenza olistica! Fate godere la vostra mente, sperando che le vostre mani la seguano.

Dal capolavoro “L’Essere e il Nulla” del 1943 di J-P. Sartre:     

[…]La temporalità è evidentemente una struttura organizzata e i tre pretesi “elementi” del tempo: passato, presente, avvenire, non devono essere considerati come una collezione di “data” di cui bisogna fare la somma – per esempio come una serie infinita di “adesso” dei quali gli uni non sono ancora e gli altri non sono più – ma come dei momenti strutturali di una sintesi originale. Altrimenti incontriamo subito un paradosso: il passato non è più, l’avvenire non è ancora, quanto al presente istantaneo si sa che non è affatto, che è limite di una divisione infinita, come il punto senza dimensione. Così tutta la serie si annulla e doppiamente, perché, per esempio, l’”adesso” futuro è un nulla in quanto futuro e si realizzerà in nulla quanto passerà allo stato di “adesso” presente. Il solo metodo possibile di studiare la temporalità è di affrontarla come una totalità che regge le strutture subordinate e che conferisce ad esse il loro significato. [….]

E come se non bastasse, abbiamo una corrispondenza di ciò nel pensiero di Albert Einstein: 

“Per noi che crediamo nella Fisica, la divisione tra passato, presente e futuro è solo un'ostinata illusione”.

(Più di così …. !)