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Sintesi – 11
Tempo fa
(in tempi non sospetti…) scrissi il post che segue. Lo ripropongo perché Oggi
risulta essere attuale, anzi attualissimo! La Pandemia ha solo reso più che
evidente il problema che il post tratta, problema che c’era già e comunque
prima della Pandemia, ma che moltissima gente non riesce più a tollerare,
giustamente. E lo tollererà sempre meno. Più che giustamente, a ragion molto
veduta! Il mio breve ma significativo testo è, ovviamente, un testo olistico.
Ma nel Nuovo Libro approfondirò e svilupperò la questione paradigmatica. Ne vale
la pena, essendo diventato il tema-esigenza davvero strategico per il Futuro
(in termini sanitari, economici, sociali, ecologici, agricoli, logistici, comunitari,
ecc.). Ci vorrebbe un bel referendum. E per esso certamente darei il mio
contributo per farlo nascere e per farlo vincere. Tutti al voto! (… me
compreso! Ma per una cosa del genere, sì!). Ad ogni modo, buona (ri)lettura, appuntamento
alla settimana prossima con la Sintesi n. 12, e come sempre ad maiora, amici,
ad maiora! Luca Fortunato (Matera) – contatto: WhatsApp 389.4238195 (di
mattina, dal lunedì al venerdì. Grazie).
Abolire Province e Regioni
Immagino, sogno, una
Italia Statale e Comunale. Senza più Province e Regioni. Roma Capitale con
ancora più forti Ministeri centrali. Ed i Comuni. Forti, fortissimi. Dei veri e
propri Ministeri territoriali. Con forti e autonomi poteri di interpretazione
dei reali e peculiari bisogni delle loro comunità e dei loro territori. Con
forti capacità di spesa e quant’altro. Immagino, sogno, un filo diretto e
fortemente alleggerito e semplificato, tra lo Stato Centrale e i diversi e
comunali luoghi d’Italia. È ovvio che fino a quando ci saranno le Province e le
Regioni esse andranno rispettate e seguite. È una banalità. Ma è meglio essere
chiari a scanso di equivoci. Del resto, non sparirebbero, non potrebbero
sparire comunque, le Province e le Regioni intese in senso geografico,
territoriale, storico, culturale, identitario. Né sparirebbero, non potrebbero
sparire comunque, le competenze, gli uffici, il personale (che diventerebbero,
passerebbero, solamente da regionali a statali e da provinciali a comunali.). Ciò
che io immagino, sogno, riguarda il far piazza pulita delle giunte regionali e
provinciali, dei consigli regionali e provinciali e di tutto ciò che ad essi è
direttamente e/o indirettamente collegato. C’è bisogno di più Stato e di più
carattere comunale dei Territori e nei Territori. Sgombrando, alleggerendo e
sburocratizzando le vie di comunicazione e di relazione tra lo Stato e le singole realtà comunali. E
rafforzando e ampliando Stato e Comuni. Immagino, sogno, i diversi luoghi
comunali d’Italia divenuti forti all’interno di un Paese realmente unito,
unitario, unico. Divenuto fortissimo. Una Italia la cui Unità è e dovrà essere
sempre sacra e inviolabile. Che, paradossalmente, diventerebbe ancora più
forte, marcata e percepita. I diversi luoghi comunali d’Italia si sentirebbero
direttamente figli rispetto allo Stato e direttamente fratelli tra di loro. E
non lontani e spesso improbabili e indiretti parenti. Sono sogni, certo. Miei e
di tanti altri. Solo sogni, certo. A volte, però, i sogni si avverano.
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