Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

mercoledì 27 febbraio 2019

Comunicazione ai Lettori


Post 283

Comunicazione ai Lettori

A fronte del successo (e sempre più in crescita) di questo mio blog (così come dei miei libri ad esso collegati), che tanta stima mi ha procurato (da parte di chi mi interessava) così come tanti risvolti legittimi e positivi (e di ogni tipo), sento il dovere di dire anche qualcos’altro.
Il diritto di cronaca e il diritto di critica (come da me esercitati) sono espressioni di un Paese civile e democratico, di una Società civile e democratica. Nonché una parte importantissima della dialettica intellettuale, scientifica, tecnica, professionale, culturale, sociale. Dialettica che, anche aspra purché corretta, è assolutamente necessaria al progresso delle cose e delle persone. Che, diversamente, rimarrebbero al palo.
Se qualcuno, da questi diritti e dal loro esercizio, in qualche modo si sentisse offeso o infastidito o imbarazzato o spiazzato o attaccato o impaurito o reattivo (perché magari ci ho azzeccato, ho argomentato credibilmente, ho dimostrato pure in qualche caso), se ne facesse una ragione e magari si mettesse al passo con i tempi, si desse da fare, studiasse le cose giuste e nuove, andasse avanti. O si costruisse una Macchina del Tempo per farsi un viaggio, magari nel Medio Evo.
In ogni caso, si sentirà meglio. Molto meglio.
Auguri.
Luca Fortunato (Matera)
P.S. il blog proseguirà sempre su fatti di cronaca che eventualmente dovessero risultare particolarmente significativi in merito alla sua mission, compatibilmente con i miei impegni (di vita e di lavoro) che, per fortuna ma anche per merito, sono aumentati. A presto, dunque. E come sempre, ad maiora!

lunedì 25 febbraio 2019

Roma: Capitale degli alberi caduti?


Post 282 

Roma: Capitale degli alberi caduti ?

Con aggiornamenti in giallo (vedi)

La splendida Roma sta iniziando, purtroppo, a detenere un record amaro: è la Città d’Italia in cui cadono più alberi e più frequentemente. Ogni anno, tantissimi. Roma “Capitale degli alberi caduti”?. Suona male, ma sembra essere proprio così.
Solo qualche settimana fa scrivevo di un altro schianto arboreo romano (consiglio al lettore di leggere il post n. 273 del 10 Febbraio anche per meglio comprendere il discorso che segue).
Anche oggi, dunque, un albero di pino (stavolta alto ben 30 metri) si è schiantato al suolo in viale Mazzini. Ci sono danni e feriti (di cui uno in gravi condizioni). Le fotografie pubblicate da diversi quotidiani on-line sono agghiaccianti. Da esse, si evince chiaramente che l’albero è venuto giù tutto intero. Non è venuta già una parte della chioma (per rottura di una branca o di più branche e/o per rottura di un ramo o di più rami). Né è venuta giù la chioma con una parte del fusto (per rottura del fusto in un punto). Né l’intera parte epigea (per rottura al colletto).
Inoltre, l’apparato radicale risulta essere sviluppato e approfondito, per un albero di pino.  
Dunque, perché l’albero è venuto giù?
Nel Riduzionismo (su basi bio-meccaniche) non si trova risposta. Per esempio, l’assioma della tensione costante (alla base del metodo VTA – Visual Tree Assessment,  tanto solo visivo quanto anche strumentale) non spiega affatto uno schianto del genere. Se infatti, attraverso il metodo VTA (visivo e/o strumentale), l’albero era stato valutato in buone condizioni, è stato commesso un errore. Ma se anche l’albero era stato valutato da potare o da abbattere, si tratta solo di una coincidenza (tra la precedente valutazione ed il fenomeno di schianto che è avvenuto oggi). Perché, in questo caso, sempre in applicazione dell’assioma della tensione costante, l’albero giudicato da potare o da abbattere avrebbe dovuto spezzarsi in un qualsiasi punto sovraccarico del fusto o della chioma a causa di un effetto vela parziale (visto che punti sovraccarichi ci sono e sono visibili nelle fotografie) e non venire giù tutto intero a causa di un effetto vela integrale (essendo tra l’altro l’apparato radicale sviluppato e approfondito per un pino, come si evince – anche questo – dalle foto).
Nell’Olismo invece (su basi organicistiche e vitalistiche) la risposta c’è. In particolare, il mio assioma della tensione vitale (alla base della mia metodica sperimentale VOSA – Valutazione Olistica di Stabilità degli Alberi) spiega uno schianto del genere: quando la tensione vitale dell’albero viene compromessa (per un qualsiasi motivo che vada ad incidere negativamente sull’equilibrio energetico dell’intera pianta) l’albero stesso potrà spezzarsi o venire giù tutto intero alla prima occasione di sollecitazione (vento, neve, vibrazioni automobilistiche, ecc.).
Approfondimenti della tematica nei miei libri “Esempi d’Olismo” (Libro Primo 2016-2017; Libro Terzo 2018; self-publishing; formato PDF; contatto e-mail: lucaf73x@gmail.com)
Luca Fortunato (Matera)   

domenica 24 febbraio 2019

Meravigliarsi o non meravigliarsi dei guai dell'Italia?


Post 281 

Meravigliarsi o non meravigliarsi dei guai dell’Italia? 

Due studenti universitari mi hanno contattato chiedendomi questo (sintetizzo):
“Come mai nonostante la Tecnologia di cui Oggi disponiamo, l’Italia ha sempre più problemi: muri che crollano, colline che franano, fiumi che esondano, alberi che si schiantano, ulivi che disseccano in Salento, casi di malasanità sempre presenti,  tumori che aumentano nella popolazione, economia che spesso si riprende ma mai sul serio? Lo scenario è paradossale ma è reale. E ci si meraviglia. Ma come lo si può spiegare questo strano scenario?”
Ebbene, rispondo volentieri, provo a dire la mia, e attraverso questo blog, essendo l’argomento di interesse generale.
Buona lettura e buona domenica a Tutti. Luca Fortunato (Matera) 

Nella Scienza non valgono né il principio di autorità né il principio di maggioranza (la Scienza non è né Religione né Politica). E nemmeno i fatti bruti, i fatti in sé, valgono per la Scienza (la Scienza non è Giornalismo né puro Empirismo).
In particolare, nella Scienza moderna (quella dai primi del Novecento a tutt’oggi) occorre avere qualcosa di teorico da sperimentare (intuizione, idea, immagine, assioma, ipotesi, teoria, modello, metodica, ecc.), occorre sperimentare con tutti i crismi, interamente e fino in fondo e vedere così se quel qualcosa di teorico funziona o non funziona. Quando si va ad alterare questo quadro si commette qualcosa di non-scientifico, qualcosa privo di scientificità. Oppure qualcosa basato sulla vecchia e superata Scienza (Seicento-Ottocento) e quindi qualcosa di anacronistico e inadeguato. Non solo. La Scienza trasmette anche 3 valori per la Società in generale: il dubbio, la libertà e l’agnosticismo. Del dubbio scientifico anche il cittadino medio sa cos’è. Sulla libertà anche, direi: il qualcosa di teorico può saltare in mente a chiunque (intuizione, idea, immagine, assioma) così come da chiunque può essere elaborato (ipotesi, teoria, modello, metodica ecc.) avendo competenze universitarie di base (laurea triennale o quinquennale). Sull’agnosticismo, invece, val la pena spendere due parole: di fronte ad una novità (scientifica, tecnica, personale, biografica, politica, giornalistica, giudiziaria, ecc.) occorre sospendere il giudizio. Non ci si può permettere né un’idea positiva, né un’idea negativa. Occorre aspettare di avere più informazioni, più riscontri. Risultati di eventuali sperimentazioni (nel caso di questioni prettamente scientifiche e tecniche). Sentenze (nel caso di questioni giudiziarie). E così via. E dopo, solo dopo, ci si può permettere di scegliere (legittimamente, in questo caso) se essere a favore o essere contro. A ragion veduta. Poi ancora vi è la questione paradigmatica (Riduzionismo, pseudo-olismo, Olismo). Essenziale. Ma essa è parte di tutto il discorso.   
Ebbene, se il lettore confronta tutto ciò (che ci viene consegnato anche dalla Storia e dalla Cultura, si badi bene) con le vicende in merito, ad esempio, agli alberi urbani che cadono, al dissesto idrogeologico, alla Xylella, al clima impazzito, alla perdita di biodiversità, alle filiere malate in mercati malati, ecc. non ha motivo di meravigliarsi che le cose non funzionino. Perché meravigliarsi? È ovvio che l’Establishment tende a fare tutto il contrario rispetto ai veri criteri di scientificità! Tende, cioè, ad attuare il principio di autorità e il principio di maggioranza. Tende pure a legiferare in tal senso! Tende a fermarsi ai fatti in sé. Tende a dare certezze. Tende a creare subito schieramenti come da tifo calcistico ecc. Perché meravigliarsi, dunque? E siccome l’Establishment 7 volte su 10 riesce a materializzare le sue tendenze, a realizzarle per davvero (ma per esercizio di Potere e di Forza, non di Scienza e Saggezza) ecco che la frittata è servita! Perché meravigliarsi?
Quanto alla Tecnologia, essa essendo un mezzo, essendo solo un mezzo, rimanendo comunque solo un mezzo (per quanto evoluta e sofisticata possa essere) non ha un potere conoscitivo e risolutivo in sé e dunque il suo uso, il suo impiego, va a risentire, risente di tutto il contesto (che se è “sano” garantirà un certo risultato, se è “malato” ne garantirà un altro!).  
Il giusto atteggiamento invece (basato sulla non-meraviglia e su un uso non-illusorio della Tecnologia) è impegnarsi per cercare di cambiare le cose. Tanto nella propria vita privata, scolastica, universitaria, lavorativa, professionale, quanto nella propria vita pubblica e di cittadino (ed in questo caso, va bene farlo anche con un semplice blog).
Auguri.

sabato 23 febbraio 2019

FAO: è allarme sulla biodiversità agricola ed alimentare


Post 280

FAO: è allarme sulla biodiversità agricola ed alimentare.  
  
Pubblicato il rapporto della FAO “Stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura”. Valutati i dati provenienti da 91 Paesi con il seguente risultato: il 24% di circa 4.000 specie di cibo selvatico (soprattutto piante, pesci e mammiferi) sta diminuendo. Ed il rapporto sottolinea come una volta perduta, la biodiversità agricola ed alimentare non può essere più recuperata.
In pratica, è a rischio la sicurezza alimentare mondiale. Così come a rischio sono gli equilibri ecologico-ambientali mondiali. 
La notizia di oggi è, in realtà, solo l’ultima di una lunga serie di notizie del genere, nel corso degli ultimi 15 anni almeno. È evidente, quindi, che c’è qualcosa che non va tanto a livello pratico quanto e soprattutto a livello teorico. Perché di cose se ne sono fatte e se ne fanno, eppure i risultati sono pessimi. Direi tragici. Va pur bene informare, denunciare, stilare rapporti dettagliati, fare convegni, impegnarsi a vari livelli, stanziare soldi ed utilizzarli pure, fare progetti ed attuarli anche, fare leggi, norme, ecc. Ma siamo sicuri che la direzione tecnico-scientifica sia quella giusta? E che sia completa? Che la teoria - che orienta o orienterebbe il fare - sia la teoria giusta? E sia collocata nella giusta dimensione paradigmatica? Io ho forti dubbi. Molti, fortissimi dubbi. Cosa intendo? Ecco cosa intendo:
la Biodiversità presenta 4 livelli, interagenti tra di loro in modo complesso dando luogo a proprietà emergenti (Emergentismo): il 1° livello è la diversità genetica (all’interno di una stessa specie); il 2° livello è la diversità delle specie (all’interno di uno stesso ecosistema); il 3° livello è la diversità degli ecosistemi o dei paesaggi intesi in senso ecologico (all’interno di un ambiente, di un territorio, di un Paese ecc.); il 4° livello è la diversità culturale (tra le diverse popolazioni umane e/o all’interno di una stessa popolazione umana). Ebbene, su tutto questo l’Olismo ci sta. Il Riduzionismo, invece, commette (ancora …) diversi errori: quanto al 1° ed al 2° ed al 3° livello, si focalizza eccessivamente sull’aspetto quantitativo (il numero, la conta, di geni e di specie e di ecosistemi). Se da un lato è certamente vero che maggiore è il numero di geni e di specie e di ecosistemi maggiore è la biodiversità, dall’altro è certamente vero che se quei numeri, quelle quantità, non vengono poi interpretati in modo funzionale, dinamico, qualitativo e complesso, e specialmente tenendo conto delle proprietà emergenti a cui danno luogo, si sarà fatto poco o nulla. Con conseguenti azioni infondate o quasi infondate. Quanto al 4° livello, il Riduzionismo o lo ignora del tutto o lo sottovaluta. Esso, invece, è molto importante, specialmente quando le diverse culture umane, le diverse espressioni culturali umane (storiche, politiche, filosofiche, economiche, religiose, sociologiche, artistiche ecc.) hanno un rapporto diretto con le entità e le dinamiche naturali, basti pensare, per l’appunto, all’Agricoltura e alle sue diverse forme e modalità (monocoltura/policoltura; intensivo/estensivo; convenzionale, integrato, biologico, biodinamico; agroecologia; tipologie di sistemazione del terreno; tipologie irrigue; tipologie di potatura; proprietà, affitto; usi civici; ecc.) e più in generale all’Uso del Suolo: coltivazioni, pascolo, bosco, città, verde urbano, verde periurbano, industrie, strade, dighe ecc.
Ebbene, ne deduco che occorre:
a) maggiormente interpretare il 1°, il 2° ed il 3° livello, in modo funzionale, dinamico, qualitativo e complesso tenendo conto tanto delle proprietà emergenti (quid emergenti, come da Olismo ed Emergentismo) quanto dei rapporti con la dimensione ambientale anche abiotica (lo avete mai visto fare?);
b) maggiormente comprendere che il 4° livello è incluso, è integrato, è presente nella dimensione “specialistica”, scientifica, tecnica, professionale, ecc. Concorre all’intero, al tutto. Considerarlo esterno, altro, qualcosa di solamente generale o culturale, è un errore gigantesco (quanti “specialisti” – di campo e/o di laboratorio e/o di scrivania - avete visto masticare anche di Sociologia e specificatamente di sociologia urbana, di sociologia rurale e dei loro rapporti? Che c’entrano, eccome, in merito alle dinamiche – positive o negative – in seno alla biodiversità, all’agro-biodiversità, ecc.? Quanti ne avete visti?).
Insomma, auguriamoci una vera svolta.
Luca Fortunato (Matera)   


mercoledì 20 febbraio 2019

La Fisica moderna nel nostro quotidiano


Post 279 

La Fisica moderna nel nostro quotidiano 

La Fisica classica è amica del Riduzionismo. La Fisica moderna, invece, è amica dell’Olismo. Questo, voi lettori del blog (e dei miei libri), lo sapete benissimo. Del resto, non lo dico io. È la Storia (della Scienza, della Tecnologia e della Tecnica) a dirlo. O meglio, a dimostrarlo. Così come è il Presente (della Scienza, della Tecnologia e della Tecnica) a dirlo e a dimostrarlo. Quel che invece ora vi aggiungo (solo in modo più esplicito, in verità) è l’argomentazione che segue  e che è stata oggetto di dialogo con un collega-amico il quale non riusciva a spiegarsi un fenomeno e quindi non riusciva a gestirlo, ma, poi, ascoltando un mio consiglio, vedendo il fenomeno da un punto di vista diverso, anche dopo aver letto i libri giusti che gli ho indicato, è riuscito a spiegarselo con conseguente successo gestionale. Ritengo possa costituire – nel suo senso generale – un arricchimento del blog a beneficio di tutti i lettori. Buona lettura, dunque. E come sempre, ad maiora! amici, ad maiora! Luca Fortunato (Matera)   

La differenza tra la fisica classica e la fisica moderna risiede in tanti aspetti. Ma vi è ancora un luogo comune, difficile a scomparire, secondo il quale la fisica moderna riguarderebbe scale di grandezza ad di fuori e al di là del nostro quotidiano (la relatività einsteiniana, per il molto grande: Terra, Sistema Solare, Galassie, Universo; la fisica quantistica, per il molto piccolo: atomi ed entità sub-atomiche) e che la fisica classica, invece, riguarderebbe scale di grandezza da noi direttamente conosciute: persone, animali, piante, terreno, oggetti vari, case, palazzi, ponti, montagne, nuvole, ecc. Le cose, ovviamente, stanno in modo diverso. Molto diverso. Semmai, per dirla in modo semplice:
considerando scale di grandezza molto grandi gli effetti relativistici sono più facilmente comprensibili, evidenti. Così come, considerando scale di grandezza molto piccole gli effetti quantistici sono più facilmente comprensibili, evidenti. Il che, però, non vuol dire che nel nostro quotidiano, tanto gli uni quanto gli altri, non esistano, non agiscano e non influenzino il divenire degli eventi. Anzi, più la (vera) Scienza e la (vera) Ricerca vanno avanti più spiegano anche il quotidiano per mezzo della fisica moderna. Compiendo, così, uno straordinario, quanto salvifico, sguardo unitario in merito ai “tre mondi” (il grandissimo, il quotidiano, il piccolissimo). E che, infatti, costituiscono un Unico Mondo, un tutt’uno, un intero, e con le medesime leggi di natura.
È pur vero che a livello del quotidiano, riguardo alle nostre cose, per capire le implicazioni della relatività di Einstein o della fisica quantistica occorre avere, da un lato, una comunque buona conoscenza di queste cose (purtroppo ancora solo accennate a Scuola o all’Università o nella Formazione professionale e che quindi occorre studiare da sé, nel proprio “tempo libero”) e, dall’altra parte, occorre avere non-comuni doti intuitive, immaginative e logico-deduttive. Ma non per questo la Biologia, la Medicina, l’Agraria, la Geologia, l’Ingegneria, ecc. debbano rimanere ancora collocate nella cornice teorica della fisica classica con conseguenti azioni applicative (non proprio adeguate, e lo si comprende sempre di più e specialmente in rapporto al lungo periodo) e non debbano, invece, essere opportunamente collocate nella cornice teorica della fisica moderna con conseguenti azioni applicative (certamente più adeguate e quindi più vantaggiose e in ogni senso: statico, dinamico; ecologico, sanitario, energetico; economico; a breve temine, a medio termine, a lungo termine; ecc.).
Non è che siccome una cosa è difficile, alcuni possano continuare a far finta che non esista o a considerala non pertinente alle proprie cose o peggio ancora a considerarla non-vera o bizzarra, stravagante, ecc. (e pensando di continuare a farla franca).   
Ma ora ascoltiamo, come puro esempio ma molto significativo, il più grande di tutti (… ed anche per il nostro quotidiano. Come Volevasi Dimostrare ….):     
[….] Se lasciamo cadere a terra un sasso e ci chiediamo il perché del fenomeno, in genere rispondiamo: perché esso è attratto dalla terra. La fisica moderna dà una risposta alquanto diversa, giacché lo studio dei fenomeni elettromagnetici ci impone di concludere che in natura in ogni azione a distanza interviene un mezzo intermediario. Per esempio, se una calamita attrae un pezzo di ferro non ci si deve limitare a credere che essa abbia una diretta azione sul ferro attraverso lo spazio vuoto, ma si deve immaginare, con Faraday, che esso suscita nello spazio circostante una certa realtà fisica che si chiama "campo magnetico". Ed è questo campo che agisce sul pezzo di ferro, e lo fa muovere verso la calamita. In modo analogo si concepisce anche la forza di gravitazione. La terra agisce sul sasso indirettamente: essa produce intorno a sé un campo di gravitazione che agisce sul sasso e ne provoca la caduta. [….]
Albert Einstein