Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

sabato 9 febbraio 2019

Approfondimento - 3


Post 272 

Approfondimento - 3 

In base alle esigenze di alcuni lettori (del blog e dei miei 3 libri Esempi d’Olismo), provvedo ad approfondire 3 tematiche di Olismo e Agraria. Consiglio ai lettori di tenere ben presenti, di ricordare, i contenuti dei precedenti post 271 e 270 e tutto quanto ho scritto nei miei 3 libri: 

1) In merito alle piante in coltivazione agraria, nel Riduzionismo abbiamo i concimi (che nutrono) e i biostimolanti (che fanno altro, in particolare limitano le influenze negative degli stress ambientali: brusche variazioni di temperatura, per esempio). Nell’Olismo, invece, abbiamo i concimi (che aiutano: nutrono, limitano le influenze negative degli stress ambientali, ecc.). Questo perché nel Riduzionismo (che è un paradigma analitico e meccanicistico in generale e che declinato in merito alle piante diventa analitico e bio-meccanicistico, ma sempre di Meccanicismo trattasi), una cosa è l’apporto di sostanze nutritive (naturali o sintetiche) e che avviene tramite i concimi, altre cosa è l’apporto di sostanze (naturali) ad azione diretta sul metabolismo vegetale (primario e secondario) e che avviene tramite i biostimolanti. Nell’Olismo, invece, (che è un paradigma sintetico e organicistico in generale e che declinato in merito alle piante resta sintetico e organicistico ma con una particolare attenzione al quid che emerge dal complesso pianta-ambiente), esiste o non esiste, avviene o non avviene, l’apporto di sostanze che aiutano. Sostanze che aiutano. Che aiutano globalmente l’organismo vegetale: in merito alla sua vita, alla facilitazione della sua vita, alla sua salute, al mantenimento della sua salute, a superare una malattia, a facilitare il superamento di una malattia, alla sua vita produttivo-agronomica, alla facilitazione delle sua vita produttivo-agronomica, ecc. Ed il tutto in intima correlazione all’ambiente e alla situazione complessiva in cui la pianta si trova (terreno, clima, altre piante vicine o loro assenza, presenza di parassiti o loro assenza, inquinamento o sua assenza, ecc.). Ma quali sono queste sostanze che aiutano? In teoria, sono tutte le sostanze, gli elementi, compatibili con la vita vegetale: azoto, magnesio, fosforo, calcio, cobalto, potassio, silicio, manganese, zinco, ecc. Poi, caso per caso, e per lo specifico intervento di apporto, bisogna individuare un elemento o più elementi in funzione del quid che emerge dalla complessa entità pianta-ambiente-situazione. Andando dal generale al particolare (come il moderno metodo scientifico, cioè il metodo deduttivo, comanda). E come possiamo cogliere, comprendere, il quid? Vedere post precedenti. E l’apporto di sostanze utili avviene, di conseguenza, con un’unica tipologia sostanziale (e concettuale) di mezzo tecnico: il concime. E la sua natura fisica (liquida, solida, …)? Dipende dal quid. E la sua natura chimica (semplice, composto, ….)? Dipende dal quid. E tramite quale via (radicale, fogliare, ….)? Dipende dal quid. Ma la differenza, in tutte queste cose, tra l’Olismo (confortato dalla Fisica moderna) e il Riduzionismo (invalidato dalla Fisica moderna), risiede in qualcosa di ancora più fondamentale e di più importante: a parte la distinzione (riduzionistica) in macro-elementi e micro-elementi, le sostanze, gli elementi, come funzione, come ruolo, per la pianta e nella pianta, anche agronomicamente somministrati, vengono divisi (sempre in modo riduzionistico) in: plastici, regolatori, energetici e stimolanti. Da cui: i nutrienti (plastici, regolatori, energetici) e, a parte, i biostimolanti (a limitare, ad esempio, le influenze negative degli stress ambientali). Ma nell’Olismo, dove viene superata la netta distinzione (riduzionistica) tra materia ed energia, esistendovi solo l’energia, essendo la materia nient’altro che una particolare (e molto condensata) forma di energia, tutte le distinzioni appena viste non ci sono, non hanno motivo d’esistere, badando, l’Olismo, al funzionamento d’aiuto o al non-funzionamento d’aiuto (in definitiva all’utilità o all’inutilità) di ciò che nella pianta entra (anche ad opera dell’uomo) e di ciò che dalla pianta esce (anche ad opera dell’uomo) e sotto il controllo (almeno fino a quando la pianta ci riesce) dell’intelligenza vegetale, la cui esistenza è stata definitivamente accertata dalla Scienza contemporanea. E’ una questione di Paradigmi, non di altro. Le piante si dispiacciono che la normativa dia retta, ancora retta, al Riduzionismo (scientificamente superato). Ma non demordono, fiduciose che la (vera) ricerca scientifica (teorica e sperimentale) e i professionisti che le danno retta, un giorno, insieme, arriveranno a far cambiare molte cose, anche la normativa (che diventerà più aggiornata ed al passo con i tempi). Nel frattempo, le piante, in alcune situazioni particolarmente critiche nelle quali quantomeno occorrerebbe sperimentare, in deroga, cose nuove (per dare loro almeno una possibilità di futuro), subiscono il blocco, l’inefficienza e l’inefficacia di regole inadeguate. Ed il pasticcio (riduzionistico) è servito. Del resto, ad una pianta eventualmente bisognosa dell’elemento X, che gliene potrebbe mai importare se X le venisse somministrato da Tizio (concime) oppure da Caio (biostimolante) oppure da Sempronio (concime in senso olistico)? Per la Natura e per la Scienza, non c’è differenza. Ma, forse, per il Commercio (ed i suoi interessi), sì.  

2) In merito all’Economia e in particolare all’Economia agraria, ed ancora più in particolare in merito alla salute economica dell’Agricoltura, delle aziende agricole, degli agricoltori, darò un punto di vista olistico riguardo alla tematica che seguirà e che lungi dall’essere risolutivo (a mo’ di ricetta) può solamente indicare una via alternativa ed euristica per trovare una soluzione (che con le normali e già conosciute prassi, proposte e ri-proposte, a mo’ di disco rotto, non si trova). Tematica: la produzione agricola complessiva (di un territorio, di un Paese, ecc.) è divisa, frazionata, in moltissime aziende (piccole, medie, grandi). La maggior parte delle aziende (spesso quelle piccole), non è attrezzata ed organizzata per la conservazione dei prodotti e per tale motivo esse sono praticamente costrette a vendere subito, cioè subito dopo il raccolto (della frutta, degli ortaggi, dei cereali, ecc.). Il fatto di essere costrette ad una vendita immediata, fa si che la maggior fetta dell’Agricoltura (e quindi potremmo dire l’Agricoltura) vende secondo una contro-strategia vale a dire che vende quando i prezzi sono bassi, troppo bassi. A tutto svantaggio delle tasche degli agricoltori ma a tutto vantaggio, troppo vantaggio, delle le tasche degli attori della filiera commerciale. E rimedi finora propinati quali la vendita diretta da parte delle singole aziende agricole o la vendita tramite organizzazioni collettive di agricoltori, a parte rare e positive eccezioni (che pur ci sono state e pur ci sono) non hanno portato, e non portano, fortuna economica all’Agricoltura nel suo complesso cioè al Sistema Agricoltura. Questa, dunque, la tematica, del resto ampiamente nota e sotto gli occhi di tutti. Ed ora, su di essa, il mio punto di vista olistico: per equilibrare il più possibile il Sistema Agricoltura-Commercio (che è un sistema inevitabile in una Economia capitalistica, a meno che non si voglia fare una Rivoluzione marxista ….. magari, direi io, ma questo è un altro discorso) l’unica cosa che mi viene in mente è di capire a livello sovra-territoriale e sovra-nazionale. E, poi, agire di conseguenza. Mi spiego: per l’Olismo, in generale, ogni volta che si passa da un livello ad un livello superiore (in fisica, in chimica, in biologia, in ecologia, in geologia, in economia, in politica, ecc.) si trovano nuove proprietà, le cosiddette proprietà emergenti (come da Emergentismo, vedi), non presenti nel livello inferiore ma che emergono da esso. Ebbene, se si vuole migliorare, equilibrare, il Sistema Agricoltura-Commercio di un territorio non si può che diagnosticare considerando il livello nazionale, così come se si vuole migliorare, equilibrare, il Sistema Agricoltura-Commercio di un Paese non si può che diagnosticare considerando il livello Comunitario, e così via. Ma cosa vuol dire in concreto? Considerando il livello nazionale ci si accorgerebbe - se però si agisse in modo euristico-sintetico (cosa mai fatta) e non algoritmico-analitico (cosa sempre fatta!) - dei quid dei singoli territori (ed ogni quid è specifico e quindi è diverso). Così come a livello comunitario ci si accorgerebbe dei quid dei singoli Paesi (ogni quid è specifico e quindi è diverso). E siccome un quid rende intero un sistema (completandolo oltre la mera somma delle sue parti), il sistema apparirebbe finalmente per quello che realmente è (parti + struttura complessiva + dinamiche interne ed esterne, + quid) e non per quello che si crede che sia (parti + struttura complessiva + dinamiche interne ed esterne). Insomma, l’Agricoltura non solo deve e giustamente pretendere un diverso rapporto con la dimensione commerciale con veri provvedimenti governativi e comunitari, ma deve fare anche autocritica nel senso specifico che è necessario avere un diverso rapporto, all’interno di se stessa, tra la teoria e la pratica. La teoria viene troppo poco considerata, praticata e quindi anche troppo poco aggiornata dalla maggior parte dei suoi agricoltori, ricercatori, tecnici, sindacalisti, burocrati, politici ecc. mentre la pratica viene troppo considerata, valorizzata, enfatizzata, lodata, ecc. dalla maggior parte dei suoi agricoltori, ricercatori, tecnici, sindacalisti, burocrati, politici ecc., considerando che l’Ambiente, l’Economia, la Società ed il Mondo intero, hanno raggiunto, negli ultimi 20-30 anni, un grado di complessità* mai visto prima, del tutto nuovo e inedito. (*intesa non in senso comune, ecc. ma in senso scientifico e cioè secondo la Teoria della Complessità, la Teoria dei Sistemi, l’Emergentismo, ecc.).

3) In merito al dissesto idrogeologico d’Italia (in merito al quale anche i laureati in Agraria hanno le loro competenze, lo sappia il cittadino), esortare a fare e a far fare è inutile senza tirare in ballo i Paradigmi (Olismo, Riduzionismo, pseudo-olismo: vedi i precedenti post 270 e 271) ed il loro raffronto che, come da Scienza moderna e contemporanea, non potrebbe che risolversi a favore dell’Olismo. Ed esortare senza la dimensione paradigmatica è inutile nel senso che se anche si riuscisse a fare e a far fare, a lavorare e a far lavorare, quale sarebbe poi, in Italia, la natura paradigmatica dei lavori? E quindi la loro reale efficienza e la loro reale efficacia e specialmente nel lungo periodo? Io credo che sarebbe sempre riduzionistica o pseudo-olistica (ma non olistica), visto che la maggior parte dei tecnici, pur competenti, sono collocati nel Riduzionismo o nello pseudo-olismo. Si andrebbe, cioè, sempre su diagnosi analitico-razionali (da parte dei riduzionisti) o pseudo-sintetiche (da parte degli pseudo-olisti) e che una volta, qualche tempo fa, potevano pure andare bene, ma che Oggi, in regime di conclamato cambiamento climatico, sarebbero del tutto inadeguate. Del resto, ci potrebbe anche essere qualche tecnico olistico ma data l’odierna complessità del problema (anche per una singola frana o per un singolo fiume o per un singolo spicchio di territorio e così via), per l’iniziale e necessaria diagnosi sintetico-intuitiva (parti + somma delle parti + relazioni + quid) ci vorrebbe una ed una sola mente olistica (l’intuizione è dell’individuo) ma per le successive deduzioni e per la progettazione ed attuazione dei rimedi trovati, ci vorrebbero comunque tante altre menti e sempre olistiche (per la necessaria compatibilità paradigmatica). Dove sono? Dove sarebbero? Che fare, quindi? Arrendersi? Certo che NO! Si cambi la Scuola, l’Università, la Formazione dei professionisti. Venga istituzionalizzato, una buona volta, l’Olismo. Quello vero. Si archivino Riduzionismo e pseudo-olismo. E forse le generazioni che verranno vivranno in una Nuova Italia a prova di frana. Ed anche grazie alla nuova opera della generazione attuale (nuova opera di revisione paradigmatica con conseguenti e adeguate azioni). Ovviamente sto immaginando solo un’utopia. No? 

Bene. Ciao a Tutti e al prossimo post di approfondimento che tratterà (sempre in base alle esigenze di approfondimento segnalatemi da alcuni di voi lettori) di Olismo e Scienza (in generale) riguardo al seguente argomento: la dinamica circolare tra teoria e sperimentazione, tra i teorici e gli sperimentalisti. E i guai che nascono quando non  la si rispetta per intero e fino in fondo e come potervi porre rimedio. 

 E come sempre, ad maiora, amici, ad maiora! Luca Fortunato (Matera) lucaf73x@gmail.com ;  fortunato.luca73@libero.it ; WhatsApp 389.4238195

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