Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

sabato 23 febbraio 2019

FAO: è allarme sulla biodiversità agricola ed alimentare


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FAO: è allarme sulla biodiversità agricola ed alimentare.  
  
Pubblicato il rapporto della FAO “Stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura”. Valutati i dati provenienti da 91 Paesi con il seguente risultato: il 24% di circa 4.000 specie di cibo selvatico (soprattutto piante, pesci e mammiferi) sta diminuendo. Ed il rapporto sottolinea come una volta perduta, la biodiversità agricola ed alimentare non può essere più recuperata.
In pratica, è a rischio la sicurezza alimentare mondiale. Così come a rischio sono gli equilibri ecologico-ambientali mondiali. 
La notizia di oggi è, in realtà, solo l’ultima di una lunga serie di notizie del genere, nel corso degli ultimi 15 anni almeno. È evidente, quindi, che c’è qualcosa che non va tanto a livello pratico quanto e soprattutto a livello teorico. Perché di cose se ne sono fatte e se ne fanno, eppure i risultati sono pessimi. Direi tragici. Va pur bene informare, denunciare, stilare rapporti dettagliati, fare convegni, impegnarsi a vari livelli, stanziare soldi ed utilizzarli pure, fare progetti ed attuarli anche, fare leggi, norme, ecc. Ma siamo sicuri che la direzione tecnico-scientifica sia quella giusta? E che sia completa? Che la teoria - che orienta o orienterebbe il fare - sia la teoria giusta? E sia collocata nella giusta dimensione paradigmatica? Io ho forti dubbi. Molti, fortissimi dubbi. Cosa intendo? Ecco cosa intendo:
la Biodiversità presenta 4 livelli, interagenti tra di loro in modo complesso dando luogo a proprietà emergenti (Emergentismo): il 1° livello è la diversità genetica (all’interno di una stessa specie); il 2° livello è la diversità delle specie (all’interno di uno stesso ecosistema); il 3° livello è la diversità degli ecosistemi o dei paesaggi intesi in senso ecologico (all’interno di un ambiente, di un territorio, di un Paese ecc.); il 4° livello è la diversità culturale (tra le diverse popolazioni umane e/o all’interno di una stessa popolazione umana). Ebbene, su tutto questo l’Olismo ci sta. Il Riduzionismo, invece, commette (ancora …) diversi errori: quanto al 1° ed al 2° ed al 3° livello, si focalizza eccessivamente sull’aspetto quantitativo (il numero, la conta, di geni e di specie e di ecosistemi). Se da un lato è certamente vero che maggiore è il numero di geni e di specie e di ecosistemi maggiore è la biodiversità, dall’altro è certamente vero che se quei numeri, quelle quantità, non vengono poi interpretati in modo funzionale, dinamico, qualitativo e complesso, e specialmente tenendo conto delle proprietà emergenti a cui danno luogo, si sarà fatto poco o nulla. Con conseguenti azioni infondate o quasi infondate. Quanto al 4° livello, il Riduzionismo o lo ignora del tutto o lo sottovaluta. Esso, invece, è molto importante, specialmente quando le diverse culture umane, le diverse espressioni culturali umane (storiche, politiche, filosofiche, economiche, religiose, sociologiche, artistiche ecc.) hanno un rapporto diretto con le entità e le dinamiche naturali, basti pensare, per l’appunto, all’Agricoltura e alle sue diverse forme e modalità (monocoltura/policoltura; intensivo/estensivo; convenzionale, integrato, biologico, biodinamico; agroecologia; tipologie di sistemazione del terreno; tipologie irrigue; tipologie di potatura; proprietà, affitto; usi civici; ecc.) e più in generale all’Uso del Suolo: coltivazioni, pascolo, bosco, città, verde urbano, verde periurbano, industrie, strade, dighe ecc.
Ebbene, ne deduco che occorre:
a) maggiormente interpretare il 1°, il 2° ed il 3° livello, in modo funzionale, dinamico, qualitativo e complesso tenendo conto tanto delle proprietà emergenti (quid emergenti, come da Olismo ed Emergentismo) quanto dei rapporti con la dimensione ambientale anche abiotica (lo avete mai visto fare?);
b) maggiormente comprendere che il 4° livello è incluso, è integrato, è presente nella dimensione “specialistica”, scientifica, tecnica, professionale, ecc. Concorre all’intero, al tutto. Considerarlo esterno, altro, qualcosa di solamente generale o culturale, è un errore gigantesco (quanti “specialisti” – di campo e/o di laboratorio e/o di scrivania - avete visto masticare anche di Sociologia e specificatamente di sociologia urbana, di sociologia rurale e dei loro rapporti? Che c’entrano, eccome, in merito alle dinamiche – positive o negative – in seno alla biodiversità, all’agro-biodiversità, ecc.? Quanti ne avete visti?).
Insomma, auguriamoci una vera svolta.
Luca Fortunato (Matera)   


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