Post 277
Latte
di Sardegna
La questione del prezzo del latte sardo (troppo basso a
fronte del costo di produzione) e connessa vicenda di protesta (sacrosanta) è
un aspetto specifico e di settore ma è, nello stesso tempo, un qualcosa di
generale e di sistemico e che purtroppo esemplifica, anch’esso, il guaio (particolare
e generale) del Riduzionismo così come dello pseudo-olismo. E a cui non si può
che rimediare con l’Olismo, se si vuole rimediare per davvero cioè alleviando
il presente ma portandosi in modo continuativo e stabile nel futuro. Cosa certamente
difficile. Ed è, e sarebbe, da trovare la specifica declinazione olistica di
soluzione, in modo euristico (non esistendo e non potendo esistere nessuna
bacchetta magica o ricetta pronta o manuale, ecc.). Ma la questione della via paradigmatica da seguire risulta
essere, ancora una volta, cruciale. Far finta che non sia così, girandoci
attorno, non porterà a nulla di buono e soprattutto a nulla di stabile e di
duraturo.
Gioverà al lettore il quadro
generale del senso del discorso, quadro generale che troverà, ad esempio,
nel punto 2) del post 272 e nel contenuto del post 274 soprattutto quando
affermo che “Molti, moltissimi risvolti
negativi di tipo …. economico, sociale …..”.
Ora, nello specifico, il discorso. Che in realtà è costituito
da 2 punti. Piccoli. (…. ma quanta energia vi è negli atomi?):
1. la legge – su assi cartesiani - della Domanda e
dell’Offerta per la formazione del prezzo
è diventata riduzionistica (e quindi troppo incompleta, inadeguata) nel
complesso, e sempre più complesso, Mondo di Oggi. Per il latte sardo così come
per ogni cosa. Ma nel caso del latte sardo: cambiamenti nel mercato del latte e
del formaggio, il venir meno del sostegno pubblico, ecc. La legge della Domanda
e dell’Offerta va ripensata e riformulata in chiave olistica (che non vuol dire
buttarci dentro di tutto e di più! E magari attraverso un’inutile moltitudine
d’individui!). Ripensare e riformulare la legge della Domanda e dell’Offerta
per poter avere interpretazioni olistiche dei fenomeni di mercato, più aderenti
alla Realtà di Oggi, con anche una maggior natura previsionale tale da favorire
momenti strategici di prevenzione strutturale delle dinamiche negative e non i
soliti, triti e ritriti, momenti tattici
di tamponamento dei guai. Come fare? Partendo da tutta una serie di aspetti e
informazioni sul caso del latte sardo, un’idea economico-matematica mi è
saltata in mente. Ma per i calcoli ho chiesto aiuto ad un amico matematico. Ci
sta lavorando – anch’egli nel suo tempo libero, ovviamente - . Mi ha detto che
la mia idea è davvero buona ed è potenzialmente traducibile in funzione. Poi,
appunto, si vedrà. Ma intanto noi ci proviamo! E per davvero. Quanti possono
affermare la stessa cosa? Non basta infatti essere informati e conoscere il
problema (che è la prima cosa, ovviamente). Poi, occorre avere idee (e soprattutto nuove). Certo, da
sperimentare per vedere se funzionano o meno. Ma è necessario. Altrimenti le
cose o non si risolvono o si risolvono solo apparentemente. Reso l’idea? Per il
latte di Sardegna ma per tante altre cose in questa Nostra Italia sempre più
allo sbando ….;
2. una filiera è un sistema
complesso (almeno per l’Olismo è sempre un sistemo complesso. Noi olisti non riconosciamo la
distinzione, che fanno i riduzionisti, in filiere semplici e filiere complesse.
Vediamo sempre le filiere come sistemi complessi. Si tratti di latte, di grano,
di frutta, ecc. ). Vuol dire, tra le tante cose, che le sue dinamiche (interne
ed esterne) sono anche di tipo non-lineare,
naturalmente di tipo non-lineare. Ecco perché alle sue costitutive e normali imprevedibilità
(che non stupiscono l’olista ma che stupiscono il riduzionista. Nel caso del
latte sardo: sovrapproduzione di formaggio, sforamento quote, cambio delle prassi
contrattuali, ecc.) non ci si può permettere di aggiungervi “salute” e
“malattia” a settori, a punti (attraverso diagnosi a pezzi). Per l’Olismo, se
una filiera è malata in un suo settore, in un suo punto, essa in realtà è tutta
malata (sintomatica in quel punto, asintomatica in tutti gli altri e quindi
malata per intero) e dunque va curata tutta intera. Con intensità di cura
diversa per i suoi diversi punti, ma sotto cura totale e tutta diffusa in tutto
il suo “corpo” e in tutta la sua “anima”. Non bisogna mai dimenticare, infatti,
che i diversi e i diversificati punti di una filiera esistono per la
specializzazione produttiva in seno alle odierne economie capitalistiche. Ed è
ovvio che, in tale contesto, la specializzazione produttiva è conveniente dal
punto di vista tecnico-economico. Ma essa, la specializzazione produttiva (io
faccio il latte, tu fai il formaggio, quell’altro commercializza, quell’altro
ancora controlla, ecc.) non fa perdere, non fa sparire, il carattere unitario
ed integrato della filiera (e tanto nella “salute” quanto nella “malattia”
della stessa filiera). Chi non vede tale carattere integrato ed unitario o se
ne ricorda troppo tardi e cioè solo quando ci sono i problemi, sbaglia. Ma
sbaglia anche chi vede tale carattere unitario ed integrato e non si accorge
che se un qualcosa è unitario ed integrato esso è anche olistico (cioè con un quid emergente
in più, oltre la somma unitaria e le relazioni integrate delle sue parti, e che
va ad influenzare tantissimo il comportamento
e le dinamiche della stessa entità in
questione). Non solo, quindi, la gestione
di una filiera deve essere sempre totale, globale, intera, e sintetica ma deve
essere anche euristico-intuitiva proprio per il carattere anche di tipo olistico
che la filiera – come qualunque entità complessa – possiede ed esprime.
Un economista non lo sono (benché per laurearmi in Scienze
Agrarie di esami anche di tipo economico ne ho dovuti comunque fare). Ma un
olista sì. Lo sono.
Spero, quindi, di essere stato d’aiuto a chi l’aiuto - se
pure d’orientamento teorico (forse la cosa più importante?) - me l’ha chiesto.
E così l’ho fatto arricchendo il blog a beneficio della mission e a beneficio di Tutti i Lettori (…. almeno così spero!).
Ad maiora! amici, ad maiora!
Luca Fortunato (Matera)
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