Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

giovedì 30 marzo 2017

L'Olismo di Goethe



Post 138  
L’Olismo di Goethe 
Johann Wolfgang von Goethe (1749 – 1832) non fu solo un grande uomo di lettere (poeta, drammaturgo, romanziere, scrittore) ma anche un grande uomo di Scienza. È del 1790 il suo saggio “Metamorfosi delle piante” la cui importanza scientifica risiede in questo: l’infinita varietà delle piante, l’infinita bio-diversità delle piante, che possiamo ammirare sul Pianeta Terra, deriva da un’unica “pianta-tipo” che Goethe contrapponeva alla rigida suddivisione e classificazione delle piante in “generi” e “specie” (… come se davvero esistessero “generi” e “specie” e non fossero, invece, delle semplici comodità, anche utili in fondo, ma non vere, non reali. E che, pertanto, vanno usate per quel che sono). I concetti di base della morfologia vegetale di Goethe sono due: il tipo e la metamorfosi. Riguardo al tipo, Goethe riteneva che le diverse parti di una pianta (radici, fusto, foglie, gemme, fiori ecc.) non stanno tra di loro secondo un semplice, lineare, e riduzionistico rapporto di causalità meccanica ma tutte sottostanno ad un unico complesso di leggi formative che è un quid, afferrabile soltanto con la mente (intuizione e pensiero), che si esprime in forme, colori e grandezze delle varie parti vegetali che si vengono a creare volta per volta, a determinare caso per caso, e secondo una straordinaria varietà e diversità, per l’interazione tra il quid e l’ambiente. Ed il quid è appunto il tipo. Per Goethe, tutti gli organi della pianta sono costituiti dallo stesso principio formativo in modo che ogni singola parte contiene in potenza l’intero ed in modo che ogni singola parte è in rapporto non solo con ogni altra singola parte ma anche e soprattutto con l’intero, con il tutto, con tutta l’intera e stessa pianta. Riguardo alla metamorfosi, Goethe sosteneva che la “pianta-tipo”, nei diversi stadi della sua evoluzione, incontra due forza alternative: una di concentrazione ed una di espansione. In particolare: nel seme si ha la massima concentrazione dell’intera pianta in un sol punto; nelle foglie, poi, si manifesta la sua prima forza d’espansione; nel calice del fiore ritorna la forza di concentrazione che si espande, poi, nella corolla; e stami e pistilli sono altre forme di concentrazione per successivamente espandersi nei frutti; e dai frutti ancora ai semi, a chiudere il ciclo, che si ripeterà nuovo. Ma il grande Goethe non ci libera dal Riduzionismo scientifico solo riguardo alla piante, facendoci approdare, con balzo, all’Olismo scientifico. Lo fa anche in Fisica, e specificatamente riguardo ai colori. È, infatti, del 1810 il suo saggio “La Teoria dei Colori”. L’opera è interessantissima ma richiede d’esser letta per intero. Pertanto, lascio al lettore interessato e volenteroso l’avventura in tal senso. Mi basterà, qui ed ora, ricordare il senso di quest’altro straordinario saggio di Goethe: in contrapposizione a Newton, Goethe sosteneva che non è la luce a derivare dai colori ma …. esattamente il contrario! Un cambio, anzi un ribaltamento, di paradigma! Hanno giustamente detto Paul Feyerabend e Christian Thomas: “Si è più volte sottolineato come il problema non debba essere posto in termini della domanda su chi tra Goethe e i fisici abbia ragione, ma piuttosto nei termini di quest’altra: si deve ammettere soltanto il metodo epistemologico della fisica oppure anche quello della via battuta da Goethe?”. E visto che anche la teoria di Goethe ha le sue ragioni e motivazioni e soprattutto ha i suoi riscontri reali, come la si mette se non si considerano l’una una tesi e l’altra una antitesi per dar vita ad una dialettica evolutiva (per una sintesi superiore)? Sulla dialettica (vera) vedi Hegel, Feuerbach, Marx ecc. Insomma, sulle piante, sui colori e su tanto altro, la Società non può (più) sottrarsi alla dialettica (vera). Se vuole davvero risolvere i problemi (prospettandoci la sostenibilità) e non solamente limitarsi a sistemare le questioni (prospettandoci la pseudo-sostenibilità e quindi l’insostenibilità). E come sempre, ad maiora! E a presto. Luca Fortunato

venerdì 24 marzo 2017

L'Olismo della Gestalt



Post 137  
L’Olismo della Gestalt 
Il lettore interessato e volenteroso potrà facilmente approfondire, nel Web ad esempio, l’argomento Psicologia della Gestalt e il relativo Olismo e potrà farlo anche divertendosi (Triangolo di Kanizsa, Cubo di Necker ecc.). Qui ne traccio, in estrema ma significativa sintesi, i tratti essenziali. A proposito: la piccola rubrica sull’Olismo in generale di questi ultimi giorni mi dicono è piaciuta ed è risultata orientativa ed utile. Ringrazio. Riprenderà dopo una pausa. Il lavoro chiama. A presto. Luca Fortunato Secondo le teorie olistiche della Gestalt, è un errore dividere ed analizzare l’esperienza della persona umana nelle sue componenti elementari, nelle sue parti costitutive in quanto l’esperienza è sempre un intero, un tutto, un tutt’uno maggiore della somma delle sue componenti, delle sue parti. Ed anche ricostruendo, assemblando, unendo poi gli elementi analitici prima trovati, l’intero, il tutto, il tutt’uno non si trova, non perviene, non emerge, non risulta. E fin qui, della Gestalt, il lettore ne può riconoscere il tratto (autenticamente) olistico. Ma più specificatamente la Gestalt afferma che ciò che noi siamo e sentiamo ed il nostro comportamento emergono da una complessa organizzazione (sistema nervoso, educazione, cultura, esperienze ecc.). In pratica, la capacità di percepire un oggetto non va rintracciata in una banale, meccanicistica, bio-meccanicistica e riduzionistica sensazione tattile tramite i polpastrelli o immagine focalizzata sulla retina o onda sonora che fa vibrare il timpano ecc. che arriva al cervello ecc. ecc. ma da tutta una complessa organizzazione tale che la percezione non è banalmente preceduta dalla sensazione (i 5 sensi) ma è un processo immediato. Come immediata è l’intuizione, la conoscenza intuitiva (rispetto al ragionamento, alla conoscenza razionale che non è immediata ma graduale, un passo alla volta). Ed anzi, l’intuizione è un cardine della Psicologia della Gestalt (insieme al pensiero e alla comprensione). Gestalt che anche per tale motivo si oppone, e si è opposta storicamente, alle psicologie comportamentiste secondo le quali, invece, si imparerebbe secondo un modello di tentativi ed errori. Per la Gestalt, dunque, quando percepiamo il mondo esterno noi non cogliamo banalmente “somme di stimoli” (visivi, tattili, uditivi ecc.) che altrettanto banalmente si unirebbero, si “integrerebbero”, nel cervello a formare “oggetti” come hanno sostenuto ed ancora sostengono le altre scuole psicologiche ma percepiamo direttamente e immediatamente e globalmente ed olisticamente delle forme. E le forme non sono analizzabili, ulteriormente analizzabili, ai fini della conoscenza in quanto esse costituiscono già minime ed indivisibili e sintetiche ed autonome unità di conoscenza. Per le enormi e positive ricadute anche a livello lavorativo, professionale, operativo, metodologico, tecnico, pratico ecc. le teorie olistiche della Gestalt andrebbero insegnate a tutti ed apprese da tutti. Ma soprattutto utilizzate da tutti. Il Mondo sarebbe certamente migliore. Senza più illusioni. Ad maiora!

giovedì 23 marzo 2017

Anche Londra.



Post 136 
Anche Londra. 
Per quante stragi possano avvenire la mentalità riduzionistica impedisce di imparare dal Passato per migliorare il Presente e liberare il Futuro. Se sei riduzionista lo sei sempre, in ogni cosa, su ogni cosa. In tale ambito, tuttavia, il riduzionismo assume un carattere estremo per la serie “Se non ci accade non ci credo” o ancora meglio “Se non mi accade non ci credo”. Per la miopia degli occhi vi è rimedio: lenti divergenti. Ma per la miopia (riduzionistica) della mente vi è solo un rimedio: l’Olismo. E purtroppo non si può prescrivere né acquistare. Lo si può solo studiare, e tanto. Lo si può anche insegnare, volendo. Pure divulgare. Ma sicuramente bisogna farlo, applicarlo, praticarlo. Auguri a Tutti Noi. Luca Fortunato P.S. rileggete il post n. 35.

mercoledì 22 marzo 2017

L'Olismo di Duhem e di Quine



Post 135 
L’Olismo di Duhem e di Quine 
L’Olismo di Pierre Maurice Marie Duhem (1861-1916) fisico, matematico, storico della scienza e filosofo francese, è un olismo epistemologico che in pratica si sostanzia nel sostenere che la verificazione di una ipotesi non può essere conclusiva (per quante prove possiamo trovare a favore di una ipotesi scientifica non è escluso che ne possa arrivare una a sfavore) ma, per la stessa logica, anche la falsificazione di una ipotesi non può essere conclusiva. Inoltre, secondo l’olismo di Duhem, è impossibile confrontare con l’esperienza singole ipotesi, singole teorie, una ad una: “Un esperimento di fisica non può mai condannare un’ipotesi isolata, ma soltanto un insieme teorico”. […] Il fisico non può mai sottoporre al controllo dell’esperienza un’ipotesi isolata, ma soltanto tutto un insieme di ipotesi […] “. L’Olismo di Willard Van Orman Quine (1908 – 2000) logico e filosofo americano, è invece un vero e proprio olismo semantico e pertanto è generale, ricomprendendo non solo la fisica e la metodologia scientifica in senso ampio ma estendendosi ad ogni nostro enunciato che risulta essere privo di un significato in sé, a sé, separato, scisso dal contesto, estrapolato dall’intero discorso di cui fa parte, estratto dall’intero testo in cui è inserito ecc. Sosteneva infatti Quine: “Tutte le nostre cosiddette conoscenze o convinzioni, dalle più fortuite questioni di geografia e di storia alle leggi più profonde di fisica atomica o finanche della matematica pura e della logica, tutto è un edificio fatto dall'uomo che tocca l'esperienza solo lungo i suoi margini. […] Un disaccordo con l'esperienza alla periferia provoca un riordinamento all'interno del campo; si devono riassegnare certi valori di verità ad alcune nostre proposizioni. […] Una volta data una nuova valutazione di una certa proposizione dobbiamo darne un'altra anche a certe altre, che possono essere proposizioni logicamente connesse con la prima o esse stesse proposizioni di connessioni logiche. […] Ma l'intero campo è determinato dai suoi punti limite, cioè l'esperienza, in modo così vago che rimane sempre una notevole libertà di scelta per decidere quali siano le proposizioni di cui si debba dare una nuova valutazione alla luce di una certa particolare esperienza contraria." I due olismi dei due grandi studiosi vengono comunemente conosciuti come la “Tesi di Duhem-Quine”. Ad ogni modo, essi illuminano ogni aspetto del reale e del nostro quotidiano (dalla scienza all’economia, dall’arte alla politica, dalla tecnica alla tecnologia, dalla burocrazia alla gestione domestica, dall’impresa alla professione, dall’ascoltare al parlare ecc.). Andrebbero insegnati a tutti ed appresi da tutti. E soprattutto utilizzati da tutti. Il contributo ad una Società realmente unita ed unitaria, integrata ed integrante, organica e migliore sarebbe fortissimo. Ad maiora! Luca Fortunato

sabato 18 marzo 2017

L'Olismo di Marx



Post 134  
L’Olismo di Marx 
(… leggi l’introduzione del precedente post 133) Che anche Marx e la sua opera sono espressioni compiute ed autentiche di Olismo - se non altro per la supremazia della Società sui singoli individui che il pensatore di Treviri pone - ormai e fortunatamente lo sanno anche e già nei licei. Meno scontato è il fatto che tale visione-realtà è compatibile (e non “incompatibile” come certe superficiali propagande cercano di dipingere ….) con le libertà individuali, le peculiarità individuali ecc. Ad ogni modo, l’Olismo di Marx è propriamente olismo strutturalistico: la struttura economica della Società, sebbene sia stata creata dagli individui, diventa esterna e superiore agli stessi individui. Arriva a porsi all’esterno degli individui e dall’esterno agisce su di essi in modo impersonale. È un tutto maggiore, di più, della somma delle parti (gli individui) che arriva a determinare e a condizionare le stesse parti (gli individui) sebbene dalle parti si sia inizialmente generato. Di conseguenza, Marx ci insegna e sempre in modo autenticamente olistico che solo studiando l’insieme delle forze e dei rapporti di produzione, la totalità delle forze e dei rapporti di produzione, sarà possibile comprendere la Società ed anche il modo di pensare e di comportamento dei singoli individui così come delle singole categorie di individui per l’inevitabile ed oggettivo condizionamento che essi ed esse ricevono dalla loro condizione socio-economica. Condizione che, se ingiusta, è possibile solamente cambiare nell’ambito di un generale cambiamento dell’intera Società e non migliorare nell’ambito di parziali e settoriali aggiustamenti della Società. E Marx, e la Storia, e l’Olismo, e l’olismo strutturalistico, e l’osservazione anche ora, proprio ora, della Società in cui viviamo, ci insegnano e ci indicano che cambiare nell’ambito di un generale cambiamento dell’intera Società è un’utopia (realizzabile) ma che migliorare nell’ambito di parziali e settoriali aggiustamenti della Società è un’illusione (realizzata). Ed è singolare il fatto che ciò che Marx ha intuito e pensato sia risultato attuale, in sintonia con la realtà, per tutto il secolo dopo lo stesso Marx (passato a miglior vita nel 1883) cioè per tutto il Novecento e risulti anche Oggi, ancora Oggi attuale, in sintonia con la realtà. E, probabilmente, continuerà ad essere attuale per tutto il corso dell’attuale secolo. Il motivo è chiaro: la Società non è cambiata o meglio non ha risolto il problemi che Marx ha colto o meglio ancora sono cambiate tante cose (super-tecnologia, ad esempio) ma non sono cambiate le cose di base, soprattutto la natura olistica della Società. Inevitabile natura olistica. Che bisogna capire per bene. Per farne una nostra alleata e non una nostra nemica. Ancora Oggi Marx spiega la Società ed indica i rimedi per risolvere i veri problemi. Aveva ragione J. – P. Sartre quando diceva che “il marxismo è l’orizzonte insuperabile del nostro tempo”.  Verissimo. Altra cosa sono le applicazioni arbitrarie e distorte del pensiero di Marx che si sono avute nella Storia e che lo stanno ancora facendo rivoltare nella tomba, senza alcun dubbio. Confondere i due aspetti o è da ignoranti o è da imbroglioni. Ma anche questo, Oggi, lo sanno anche e già nei licei! Si può essere contro Marx, ci mancherebbe, ma a ragion veduta e proponendo altro. Se ci si riesce. Con argomenti veri e non con barzellette. E si può essere contro Marx consapevoli che tale pur legittima avversione comporta però, oggettivamente, l’essere contro l’Olismo in generale (sociologico, politico, economico, culturale, scientifico, professionale ecc.). Per approdare o rimanere nel Riduzionismo in generale (sociologico, politico, economico, culturale, scientifico ecc.). Non si può essere olisti a settori, a pezzi, a convenienza, per moda ecc. E non si può esserlo in questo modo non perché ci sia un divieto ma perché comportandosi in tal modo non si allena la propria mente in modo adeguato in senso olistico. Già l’Olismo è difficile, figuriamoci poi se non gli si dedica tutto il proprio tempo, tutta la propria energia, tutta la propria attenzione, tutta la propria cultura, tutta la propria giornata ecc. O si sposa un Paradigma (per intero) o se ne sposa un altro (per intero). In tema di Paradigmi di Conoscenza … la poligamia non è possibile! Del resto, più in generale, ci sono stati cinquant’anni e più di tentativi, anche autorevoli, di conciliare l’Olismo ed il Riduzionismo (in sociologia, in politica, in economia, nella cultura, nella scienza, nel lavoro  ecc.). Sono risultati tutti infruttuosi. O si è olisti o si è riduzionisti. È come avere gli occhi neri o gli occhi azzurri. E non è certo applicandoci su delle lenti a contatto di diverso colore che il colore degli occhi cambia per davvero. Cambia in apparenza. E con l’Apparenza la Società certamente si involve, mentre con la Verità potrebbe evolvere. Ad maiora! Luca Fortunato  P.S. Sinistra (in Italia, in Europa, nel Mondo) ….. svegliati! Ritorna (vera)!