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L’Olismo della Gestalt
Il lettore interessato e volenteroso potrà facilmente approfondire, nel
Web ad esempio, l’argomento Psicologia della Gestalt e il relativo Olismo e
potrà farlo anche divertendosi (Triangolo di Kanizsa, Cubo di Necker ecc.). Qui
ne traccio, in estrema ma significativa sintesi, i tratti essenziali. A
proposito: la piccola rubrica sull’Olismo in generale di questi ultimi giorni
mi dicono è piaciuta ed è risultata orientativa ed utile. Ringrazio. Riprenderà
dopo una pausa. Il lavoro chiama. A presto. Luca Fortunato Secondo le
teorie olistiche della Gestalt, è un errore dividere ed analizzare l’esperienza
della persona umana nelle sue componenti elementari, nelle sue parti
costitutive in quanto l’esperienza è sempre un intero, un tutto, un tutt’uno maggiore
della somma delle sue componenti, delle sue parti. Ed anche ricostruendo,
assemblando, unendo poi gli elementi analitici prima trovati, l’intero, il
tutto, il tutt’uno non si trova, non perviene, non emerge, non risulta. E fin
qui, della Gestalt, il lettore ne può riconoscere il tratto (autenticamente) olistico.
Ma più specificatamente la Gestalt afferma che ciò che noi siamo e sentiamo ed
il nostro comportamento emergono da una complessa organizzazione (sistema
nervoso, educazione, cultura, esperienze ecc.). In pratica, la capacità di
percepire un oggetto non va rintracciata in una banale, meccanicistica,
bio-meccanicistica e riduzionistica sensazione tattile tramite i polpastrelli o
immagine focalizzata sulla retina o onda sonora che fa vibrare il timpano ecc.
che arriva al cervello ecc. ecc. ma da tutta una complessa organizzazione tale
che la percezione non è banalmente preceduta dalla sensazione (i 5 sensi) ma è
un processo immediato. Come immediata è l’intuizione, la conoscenza intuitiva
(rispetto al ragionamento, alla conoscenza razionale che non è immediata ma graduale,
un passo alla volta). Ed anzi, l’intuizione è un cardine della Psicologia della
Gestalt (insieme al pensiero e alla comprensione). Gestalt che anche per tale
motivo si oppone, e si è opposta storicamente, alle psicologie comportamentiste
secondo le quali, invece, si imparerebbe secondo un modello di tentativi ed
errori. Per la Gestalt, dunque, quando percepiamo
il mondo esterno noi non cogliamo banalmente “somme di stimoli” (visivi,
tattili, uditivi ecc.) che altrettanto banalmente si unirebbero, si “integrerebbero”,
nel cervello a formare “oggetti” come hanno sostenuto ed ancora sostengono le
altre scuole psicologiche ma percepiamo direttamente e immediatamente e
globalmente ed olisticamente delle forme.
E le forme non sono analizzabili, ulteriormente analizzabili, ai fini della
conoscenza in quanto esse costituiscono già minime ed indivisibili e sintetiche
ed autonome unità di conoscenza. Per le enormi e positive ricadute anche a
livello lavorativo, professionale, operativo, metodologico, tecnico, pratico
ecc. le teorie olistiche della Gestalt andrebbero insegnate a tutti ed apprese
da tutti. Ma soprattutto utilizzate da tutti. Il Mondo sarebbe certamente migliore.
Senza più illusioni. Ad maiora!
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