Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

venerdì 29 settembre 2017

Post 169: Piano editoriale (completo)

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Ad maiora! Luca F.

Matera non è (ancora) olistica e deduttiva. Lo sarà (dal 2020 in poi)?



Post 168
Matera non è (ancora) olistica e deduttiva. Lo sarà (dal 2020 in poi)?

Amo Matera. Una città, la mia città (dove sono nato, cresciuto e vissuto; dove tuttora vivo e lavoro; dove vivrò e lavorerò) che, nonostante mi faccia arrabbiare e a ragion veduta, non riesco a smettere d’amare.

Dunque ogni mia critica è sempre stata, è e sarà sempre costruttiva, a fin di bene. Potrei scrivere un intero libro su Matera, forse lo farò. Ovviamente con un taglio diverso e inedito. Fino ad ora mai visto. Potrei scrivere un post, in questo blog, di centinaia e centinaia di righe. Questo non lo farò! Ma un piccolo post che sintetizzi il problema Matera (come molti mi hanno chiesto di fare) lo faccio. Problema Matera che, paradossalmente, ora (nel momento della Capitale europea della Cultura per il 2019) è ancora più evidente.  Di cosa si tratta? A mio modesto parere, il problema è, ed è sempre stato, il seguente:

Matera, per quanto riguarda la maggior parte delle sue persone, sbaglia, ed ha sempre sbagliato, metodo. Vale a dire che usa, ed ha sempre usato, consapevolmente o inconsapevolmente, il metodo induttivo (dal particolare al generale; dai particolari al generale; dalle parti all’intero; ecc.). Quando, invece, dovrebbe usare il metodo esattamente opposto, cioè il metodo deduttivo (dal generale al particolare; dal generale ai particolari; dall’intero alle parti; ecc.). Lo sbaglio induttivo è oggettivo in quanto Matera ha, ed ha sempre avuto, di suo, un bellissimo quadro generale (storico, architettonico, paesaggistico ecc.) ma che a differenza di altre città o più in generale luoghi anch’essi dotati di un valido quadro generale esprime un quid unico al Mondo. Dal quale, quindi, occorre dedurre, saper dedurre, cosa certamente non facile ma assolutamente necessaria (…. e non indurre, cosa facile ma assolutamente inutile, indurre dai particolari di Matera, per trovare il quid di Matera …. che già c’è! E che c’è sempre stato!). Il rimedio? Esiste. Si chiama Olismo. Quel paradigma (opposto e alternativo al paradigma del Riduzionismo) all’interno del quale il metodo deduttivo emerge spontaneamente. L’Olismo, però, non è un piatto pronto, da acquistare e consumare facilmente. Richiede tempo, studio, dedizione, passione, teoria, esercizio pratico della teoria, fiducia ma soprattutto richiede voglia di cambiare mentalità e quindi approccio tanto alle cose quotidiane quanto ai grandi temi. Non sono possibili scorciatoie o furbizie con l’Olismo. Del resto, l’Olismo non lo prescrive il medico, né lo impone la legge. Si è liberissimi, dunque, di non rivolgersi ad esso. In tal caso, però, non ci si sorprenda e non ci si lamenti del fatto che Matera, anche di fronte a grandi occasioni e nel mezzo di grandi occasioni (meritate o immeritate che siano, questo è altro discorso) continui ad esistere ben al di sotto delle sue reali potenzialità e proiettando nel futuro il solito limbo.

Amo Matera. Una città, la mia città (dove sono nato, cresciuto e vissuto; dove tuttora vivo e lavoro; dove vivrò e lavorerò) che, nonostante mi faccia arrabbiare e a ragion veduta, non riesco a smettere d’amare. 

Luca Fortunato (cittadino materano - da sempre - e olista - da ben 17 anni e per sempre).  

giovedì 28 settembre 2017

La (vera) Scienza: umanistica (e olistica)



Post 167
La (vera) Scienza: umanistica (e olistica)
 
[…] Tutta la scienza ha origine dai bisogni della vita. La scienza si divide in parti distinte secondo le particolari professioni, attitudini e capacità dei suoi cultori, ma ognuna di tali parti può conservare la sua piena validità solo in rapporto con il tutto, poiché solo mediante questo legame raggiunge i suoi scopi ed evita mostruosi sviluppi unilaterali. [….] Senza lasciarci sviare dalle nomenclature, cerchiamo ora di analizzare il processo della ricerca. La logica non produce nuove conoscenze. Ma allora, da dove vengono? Esse germinano sempre dall’osservazione, che può essere “esterna”, sensoriale, oppure “interna”, e allora riguarda le rappresentazioni. […] Il fondamento di ogni conoscenza dunque è l’intuizione,  che può riferirsi sia al sentito sensorialmente sia al rappresentato in modo puramente intuitivo, sia al potenzialmente intuitivo, concettuale ecc. [….] Ernst Mach (fisico, neuroscienziato, filosofo)

[…] La scienza rappresenta il tentativo di far corrispondere la varietà caotica della nostra esperienza sensibile a un sistema di pensiero logicamente uniforme. In questo sistema le singole esperienze vanno correlate alla struttura teorica in maniera tale che la coordinazione risultante sia unica e convincente. Le esperienze sensoriali sono solo il dato di partenza, ma la teoria che le interpreta è opera dell’uomo.  […] Albert Einstein (Nobel per la Fisica, 1921)

[…] Di solito lo sviluppo della scienza è visto come una sequenza di eventi di questo tipo: dapprima si osservano nuovi fenomeni, che vengono studiati con sistematicità; e dopo che è stata raccolta una quantità sufficiente di materiale sperimentale, i risultati suggeriscono i concetti grazie ai quali il materiale può essere interpretato. Alla fine, raccogliendo nuovi dati e affinando i concetti, può essere sviluppata una teoria che fornisca un’interpretazione soddisfacente dei fenomeni e una spiegazione di essi. Ma questa descrizione – per quanto plausibile possa sembrare – è vera soltanto a metà. In realtà, l’attenzione e l’intuito di coloro che cercano di interpretare i fenomeni svolgono un ruolo importantissimo nello sviluppo, e perciò lo sfondo filosofico da cui partono – consciamente o meno – ha un’influenza determinante sui risultati della loro attività. [….] Werner Heisenberg (Nobel per la Fisica, 1932)

P.S. Comprendiamo, dunque, fin troppo bene, perché la vera Scienza in un Paese come il Nostro (patria di furbacchioni, praticoni, riduzionisti, pseudo-olisti e umanisti solo di maniera) sia relegata ad eccezione di una regola ben diversa (scienza ragionieristica, scienza induttiva, scienza da impiegati, scienza burocratizzata, scienza abbandonata da dottori di ricerca ripiegati in altro, scienza da finanziamenti, scienza istituzionalizzata, scienza che deve anche convenire e non che deve solo funzionare, scienza che chiama pseudo-scienza quella vera, scienza truccata – negativamente emblematico lo scandalo dei “concorsi” all’Università di Firenze che in questi giorni riempie le cronache – scienza “ufficiale” ecc.). E che quando occorre attingervi, alla vera e rara Scienza, sebbene non sia cosa impossibile, è certamente cosa tremendamente difficile e complicata! Poveri coloro che ne hanno bisogno! Ora però, torniamo su, rileggiamo i Grandi, e viviamo bene. Ad maiora! Luca Fortunato

lunedì 25 settembre 2017

Dalla mia Tesi di Laurea - 3



Post 166
Dalla mia Tesi di Laurea – 3

…. continuando dai post 164 e 165: dalla mia Tesi di Laurea (sperimentale), in Agronomia Generale, “Influenze delle acque reflue dei frantoi oleari sulla fertilità del terreno” - Corso di Laurea quinquennale in Scienze Agrarie (indirizzo: Produzione Vegetale; orientamento: Ecologico) – Facoltà di Agraria – Università degli Studi di Bari – Anno accademico 2003-2004: 

Scopo della presente tesi di laurea:
al fine di apportare un ulteriore contributo alla problematica dello spandimento dei reflui oleari su terreni agricoli, presso il Dipartimento di Produzioni Vegetali della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bari è stata avviata una ricerca con lo scopo di valutare l’influenza dell’applicazione di reflui di frantoi oleari, tal quali e trattati, sulla fertilità di due tipi di terreno.
Sono stati presi in considerazione la produzione di biomassa della coltura di loietto (Lolium perenne) realizzata sui terreni dopo lo spandimento dei reflui oleari e il contenuto in sostanza organica, in azoto, in fosforo, in potassio e la reazione degli stessi, prima e dopo lo spandimento dei reflui.
La prova è avvenuta in lisimetri.
I risultati di tale ricerca sono oggetto della presente tesi di laurea.
[…]
Un biennio di ricerca, effettuata in lisimetri, sull’applicazione di reflui oleari diversi, su due tipi di terreno, consente di formulare alcune considerazioni conclusive utili per la gestione dello smaltimento di tali reflui.
[….]
Le principali sostanze apportate con i reflui (sostanza organica, azoto totale, fosforo assimilabile, potassio scambiabile ed altre sostanze come per es. i polifenoli) con la normale gestione agronomica del terreno (irrigazione prevalentemente) e con la piovosità verificatasi durante il periodo di osservazione, sono state rinvenute principalmente nello strato superficiale profondo 20 cm. Nello strato più profondo esaminato (compreso tra 60 e 80 cm di profondità) non sono state riscontrate differenze di concentrazione apprezzabili rispetto a quelle iniziali dei terreni. 
Queste osservazioni indicano che lo spandimento di reflui oleari, anche in quantità elevate, sulla superficie del terreno, nelle condizioni climatiche della Puglia, difficilmente determina inquinamenti di falda anche profonda non più di 1 metro. […]   
Luca Fortunato 

P.S. per il blog: felice di aver aiutato, anche in questo modo, chi mi ha chiesto aiuto …. ed ha risolto il problema! Ho voluto offrire anche a voi, lettori di questo blog, qualche aspetto – privacy permettendo – di una rocambolesca ma positiva vicenda (di lavoro e di amicizia), di questi giorni, perché valevole anche sul piano culturale generale. Avete visto, avete notato il mio Olismo giovane? Sin da giovane? Si nasce in un modo e si vive sempre secondo esso! Tutto sta a incontrare le persone giuste. Ed io, nonostante abbia incontrato anche tante persone davvero negative, sono sempre stato, alla fine dei conti, fortunato! Ad maiora! All’uscita del 2° libro (…. che promette davvero scintille !!!!!).  

Dalla mia Tesi di Laurea - 2



Post 165
Dalla mia Tesi di Laurea – 2

…. continuando dal post 164: dalla mia Tesi di Laurea (sperimentale), in Agronomia Generale, “Influenze delle acque reflue dei frantoi oleari sulla fertilità del terreno” - Corso di Laurea quinquennale in Scienze Agrarie (indirizzo: Produzione Vegetale; orientamento: Ecologico) – Facoltà di Agraria – Università degli Studi di Bari – Anno accademico 2003-2004:

[…]
La pratica dello spandimento sul suolo delle acque di vegetazione era già presente all’epoca degli antichi Romani e nel corso della storia dell’agricoltura essa è stata sempre attuata: se ne è sempre intuito il vantaggio per la fertilità del terreno e il vantaggio gestionale per il loro smaltimento. Pertanto, alla scienza, alla tecnologia e alla legislazione moderna spetta il compito di capirne i reali effetti (positivi, negativi e nulli) sul sistema del suolo e, alla luce di tali nuove ed obiettive conoscenze, disciplinare e regolamentare tale pratica agronomica.
[…]
 Per fertilità del terreno si intende l’attitudine di un terreno a produrre: attitudine che può essere valutata considerando la produzione delle colture e lo stato di salute delle piante; attitudine che è legata alla presenza e disponibilità di elementi nutritivi (fertilità chimica), alle caratteristiche fisiche del terreno (fertilità fisica), alla presenza di microflora e microfauna e al loro equilibrio (fertilità biologica).
Oggi il concetto di fertilità viene considerato all’interno di un più ampio e generale concetto di qualità del suolo che comprende anche considerazioni di tipo ecologico: si guarda così, ad esempio, al movimento lungo il profilo del terreno delle acque di vegetazione per valutare l’eventuale rischio di inquinamento delle acque di falda.
Le influenze delle acque di vegetazione sulla fertilità del terreno possono essere positive (miglioramento delle proprietà fisiche, aumento del contenuto di elementi nutritivi ecc.), negative (presenza di composti fitotossici, eccessiva salinità ecc.) o nulle (nessuna variazione dei parametri originari, variazioni non statisticamente significative, rapido ritorno dei valori a quelli originari ecc.).
E’ da sottolineare che anche le influenze nulle sono alquanto interessanti: il significato, infatti, è che lo spandimento quantomeno non inquina, non provoca alterazioni e squilibri, e, quindi, che tale pratica rappresenta un modo di smaltire le acque di vegetazione ecologicamente compatibile.
Del resto anche l’influenza “negativa” può tornare utile: l’acidificazione, ad esempio, concorre ad abbassare il pH in un terreno a reazione alcalina.
[…]
[…[ In termini qualitativi, nell’olio di oliva non risultano esserci modificazioni significative per quel che riguarda la composizione acidica percentuale ed il tenore di acido oleico. Alcun fenomeno fitotossico è stato mai registrato così come non si sono mai avute influenze negative sulle diverse fasi fenologiche delle piante. Sembra, quindi, che la pratica dello spandimento negli oliveti sia attuabile con un carta tranquillità e con vantaggi produttivi. [….]
[…] Prove sul vitigno Trebbiano hanno mostrato che lo spandimento di acque di vegetazione ha determinato incrementi produttivi del 25% rispetto alle colture senza reflui, con pesi medi del grappolo superiori del 30%. Nessun effetto fitotossico è stato segnalato neppure con alte dosi di acque di vegetazione. [….]
[….] per il frumento duro ci sono influenze nulle o negative che meritano ulteriori chiarimenti. [….]
[….] sul mais le influenze dello spandimento di acque di vegetazione sembra avere influenze nulle o positive [….]
[….] Patata: le influenze negative su questa coltura sono ben chiare. [….]
[….] Pomodoro: questa coltura sembra non risentire, sia da un punto di vista produttivo, sia da un punto di vista sanitario, dell’apporto di acque di vegetazione. [….]
[...]
L’approfondimento delle acque di vegetazione lungo il profilo del terreno è, in genere, limitato allo strato arabile, con rischio nullo o modesto per l’inquinamento delle acque di falda [….] Tuttavia, essendo il rischio di inquinamento delle acque di falda un aspetto ecologico di notevole rilievo, sono da tener presente, caso per caso, le particolari situazioni pedologiche ed agronomiche nelle quali si opera. [….]
[…]
In definitiva i reflui oleari possono considerarsi una risorsa anziché un rifiuto purché si abbia cura nella loro gestione.  
Luca Fortunato

Dalla mia Tesi di Laurea - 1



Post 164
Dalla mia Tesi di Laurea – 1

Dalla mia Tesi di Laurea (sperimentale), in Agronomia Generale, “Influenze delle acque reflue dei frantoi oleari sulla fertilità del terreno” - Corso di Laurea quinquennale in Scienze Agrarie (indirizzo: Produzione Vegetale; orientamento: Ecologico) – Facoltà di Agraria – Università degli Studi di Bari – Anno accademico 2003-2004:

Le attività umane urbane, agricole, agro-industriali e industriali, producono sempre più, e in modo sempre più differenziato, enormi quantità di rifiuti: rifiuti solidi e liquidi urbani, liquami, fanghi, sottoprodotti, reflui e scarti derivanti dalla produzione e trasformazione degli alimenti, rifiuti industriali ecc.
Di conseguenza, i problemi di natura ambientale, ecologica, gestionale, energetica ed economica sono sempre maggiori e sempre più complessi. Per la tutela dell’ambiente e della salute occorre, da un lato, evitare di disperdere (in modo disordinato ed indisciplinato) tutti questi materiali, dall’altro recuperare, almeno in parte, l’energia in essi contenuta e sostanze ed elementi ancora utilizzabili per diversi scopi e processi produttivi. Si tratta, quindi, di trovare modalità di smaltimento e di riciclaggio sempre più adeguate e razionali.
La filosofia: è meglio recuperare che distruggere; è meglio considerare tutti questi materiali non come rifiuti ma come risorse si addice particolarmente all’ecosistema agricolo industrializzato, quindi alla moderna agricoltura intensiva. Si tratta infatti di un sistema produttivo con elevati input chimi ed energetici che possono creare inquinamenti, un sistema il cui ciclo è “aperto”, ad elevato impatto ambientale, e quindi sempre meno sostenibile, nonché un sistema responsabile del progressivo impoverimento del contenuto di sostanza organica nei suoli.
Pertanto, il ritorno nei suoli di parte della sostanza organica asportata e di altri elementi nutritivi, mediante il riutilizzo di alcuni scarti del processo produttivo, renderebbe il ciclo quasi “chiuso” con vantaggi per l’equilibrio dell’ecosistema e la fertilità del terreno e vantaggi sotto il profilo energetico ed economico.  
Del resto, la moderna agricoltura deve, oltre che produrre, contribuire a disinquinare l’ambiente, disinquinandolo dalle sue stesse attività e da quelle di altri settori produttivi.
In tutto questo quadro generale, i sottoprodotti dei frantoi oleari (acque di vegetazione e sansa) meritano un posto particolare in quanto essi non presentano rischi e pericoli che caratterizzano, invece, altri materiali che possono contenere metalli pesanti, microorganismi patogeni, fitofarmaci ecc. Tuttavia alcuni costituenti delle acque di vegetazione e della sansa possono essere, potenzialmente, fonte di inquinamento e, quindi, meritano, attente valutazioni.
La Ricerca scientifica, in particolare quella agronomica, può e deve contribuire alla soluzione di questi problemi.
Luca Fortunato