Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

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domenica 1 maggio 2022

Sintesi - 25

Post 399

Sintesi – 25

Semplificando (ma la cosa resta significativa): molti si chiedono (e mi chiedono) – e giustamente direi – due cose (ma di cui in realtà ho già detto, in qualche modo) vale a dire dei rapporti tra Paradigmi e Religione e tra Paradigmi e Politica. Bene. Ovviamente risponderò da comune cittadino, sebbene sistematico cultore dei Paradigmi, che legge - da oltre 20 anni - cose del genere. Ma poi chi vorrà, anzi dovrà approfondire le questioni come minimo su buoni e diversi libri di Filosofia. Detto questo, occorre subito e definitivamente precisare (anche sgombrando il campo da falsi luoghi comuni):

l’Olismo lo trovi sia a Sinistra sia a Destra. Il Riduzionismo lo trovi sia a Sinistra sia a Destra.

L’Olismo lo trovi sia nelle Religioni sia nell’Ateismo. Il Riduzionismo lo trovi sia nelle Religioni sia nell’Ateismo.

Le cose stanno così. E basterebbe questo semplice e veritiero schema! Il discorso potrebbe terminare qui! Perché le cose stanno effettivamente così.

Detto questo e fermo restando questo, è pur vero che frequentemente l’Olismo lo si trova associato alla Sinistra così come alle Religioni. Ma solo perché tali associazioni reali sono appunto più frequenti in Società delle altre associazioni (esistenti e reali anch’esse).

Non bisogna, dunque, farsi fuorviare dalla maggiore rappresentatività statistica di alcune associazioni a discapito delle altre. Se è vero come è vero che è più frequente trovare olisti legittimamente di Sinistra, è vero pure che esistono olisti legittimamente di Destra. Così come se è vero come è vero che è più frequente trovare olisti legittimamente religiosi, è vero pure che esistono olisti legittimamente atei.

Che poi ognuno di noi abbia le sue scelte e collocazioni di campo (politico e religioso) e quindi privilegi autori del proprio campo, ci sta. È naturale, direi. Ma è altra cosa. Non bisogna confondere i vari aspetti, né farsi confondere.

Insomma, i Paradigmi sono per Tutti. L’Olismo è per Tutti!

Interessante, semmai, è capire come si specificano i Paradigmi nei vari e diversi campi. Questo sì. Lo studio comparativo è sempre interessante ed utile: capire e conoscere come l’Olismo si specifica tanto a Destra quanto a Sinistra, così come si specifica tanto nella Religione quanto nell’Ateismo, non può che fare bene agli olisti, a tutti gli olisti in generale, qualunque sia la loro specifica e legittima collocazione politica e/o religiosa.

In fondo, c’è da abbandonare il Riduzionismo (e da combattere lo pseudo-olismo). No? Mai perdere di vista la mission!

Essendo l’Olismo: il tutto – cioè l’intero: corpo umano, albero, cane, azienda, società, popolazione, bosco, ecc. – maggiore della somma e delle relazioni delle sue parti costitutive, ne deriva un approccio e un metodo sintetico-sistemico-intuitivo-deduttivo ecc. cha vale sia con Dio sia senza Dio, sia con una Società egualitaria (Sinistra) sia con una Società classista (Destra). Essendo il Riduzionismo: il tutto – cioè l’intero: corpo umano, albero, cane, azienda, società, popolazione, bosco, ecc. – uguale alla somma e alle relazioni delle sue parti costitutive, ne deriva un approccio e un metodo analitico-settoriale-solamente razionale -induttivo ecc. cha vale sia con Dio sia senza Dio, sia con una Società egualitaria (Sinistra) sia con una Società classista (Destra).

Questo è quanto ho trovato in oltre 20 anni di letture, come dicevo.

Ma quel che conta è l’approccio-metodo, la tipologia di approccio-metodo. Che, certo, deriva, è diretta e logica conseguenza della definizione paradigmatica, ma è sulla tipologia di approccio-metodo che occorre focalizzare le energie e l’attenzione: approccio-metodo olistico (sintetico-sistemico-intuitivo-deduttivo ecc.) e approccio-metodo riduzionistico (analitico-settoriale-solamente razionale-induttivo ecc.). Questa è la vera questione.

Tutto il resto è importante, per carità. Ma non è strategico e non è risolutivo. Specialmente di fronte alla complessità (naturale, sociale, ecologica, economica, sanitaria, politica, geopolitica, ecc.). Di fronte alla complessità non c’è storia tra approccio-metodo olistico e approccio-metodo riduzionistico: il primo vince, il secondo perde.

Esiste Dio? Il Mondo è complesso per creazione o per creazione-governo di Dio. Non esiste Dio? Il Mondo è complesso perché entità createsi per caso sono poi comunque soggette a leggi complesse di necessità. Non cambia nulla in termini di esistenza della complessità. Quel che invece cambia è scegliere l’uno o l’altro approccio-metodo per affrontare la complessità (qualunque natura essa abbia). È ben diverso. E sia nelle Religioni sia nell’Ateismo (così come in ogni altra cosa) vi è chi affronta la complessità in modo adeguato (cioè in modo olistico) e chi, invece, lo fa in modo inadeguato (cioè in modo riduzionistico).

Esiste una società classista (di Destra)? La complessità è data dalla conservazione delle differenze  (sociali, economiche, ecc.) e dai rapporti di forza “naturali” che inevitabilmente ne scaturiscono. Esiste una società egualitaria (di Sinistra)? La complessità è data dall’esistenza del principio di eguaglianza superiore alle differenze e alle individualità e dalla distensione “etica” dei rapporti di forza. Anche qui: non cambia nulla in termini di esistenza della complessità. Quel che invece cambia è scegliere l’uno o l’altro approccio-metodo per affrontare la complessità (qualunque natura essa abbia). È ben diverso. E sia a Destra sia a Sinistra (così come in ogni altra scelta di campo) vi è chi affronta la complessità in modo adeguato (cioè in modo olistico) e chi, invece, lo fa in modo inadeguato (cioè in modo riduzionistico).

Infine, ricordiamo a questo punto, che cos’è la complessità (intesa in senso proprio, tecnico, scientifico. Non intesa in senso comune, “giornalistico”, ecc.): dato un insieme di parti, di componenti, ecc. esso genera proprietà, caratteristiche, dinamiche e comportamenti anche di tipo emergente e che sono oltre le stesse parti, componenti, ecc. e loro somma e relazioni. Ebbene:

il Riduzionismo (di qualunque colore politico e di qualunque posizione religiosa) nega questo;

lo pseudo-olismo (multidisciplinarità, interdisciplinarità, ecc.; e di qualunque colore politico e di qualunque posizione religiosa) cerca di arrampicarsi sugli specchi;

l’Olismo (di qualunque colore politico e di qualunque posizione religiosa) se ne fa carico. 

Spero di aver soddisfatto.

Alla prossima Sintesi, dunque (nel mese di Giugno).

E come sempre, ad maiora, amici, ad maiora!

Luca Fortunato (Matera)  

giovedì 31 marzo 2022

Sintesi - 23

Post 394

Sintesi – 23

(anticipo di pubblicazione, la Rubrica proseguirà in Aprile)

Proseguendo dai post n. 393, n. 385, n. 312, ecc. (N.B. cliccando su  “Arte” nella sezione “Etichette” in calce al blog, in basso a destra, avrete tutti i post in merito):  

il mio personale Astrattismo, la mia personale “versione” della pittura astratta, prende il nome di sintetismo astratto. Ho coniato questa espressione – che chi mi ha seguito e recensito negli anni conosce - perché tra tutte le altre possibili mi è sembrata la più adatta a definire la mia personale forma d’arte. Essa, infatti, è basata su una sintesi (di elementi visivi e di elementi teorici presenti nelle diverse “anime” dell’Astrattismo del Novecento, da cui il sostantivo sintetismo) ed è visuale ma non figurativa (da cui l’aggettivo astratto). Tuttavia essa è una forma d’arte molto complessa, decisamente e marcatamente olistica, e dunque sfugge e sempre sfuggirà a una qualsiasi “definizione” che pur ci vuole, che pure è necessaria specialmente per orientare l’osservatore nella comprensione delle mie opere di pittura astratta (oltre al puro godimento o non godimento del loro aspetto estetico, materico, ecc.). Nel Nuovo Libro darò i dettagli (alcuni anche inediti) della mia teoria artistica che nata intuitivamente nel 1996 si è poi razionalizzata e sviluppata in tutti questi anni ed ora ha raggiunto la sua definitiva e matura formulazione.

Qui, ora, per la mission della Rubrica, darò alcuni aspetti generali più che altro del mio rapporto con l’Arte in sé:

non ho mai voluto studiare Arte, ho scelto di rimanere autodidatta. Con tutti il limiti che questo avrebbe certamente comportato, ho sempre visto la cosa come parte importante ed irrinunciabile della mia libertà creativa ed espressiva, anche sotto il profilo della tecnica pittorica. Insomma, non volevo (e mai ho avuto, infatti) condizionamenti scolastici, accademici, ecc. (che inevitabilmente - e giustamente - un percorso di studi, dei corsi, ecc. comportano, devono comportare). Con tutto il rispetto per gli artisti istituzionalizzati, formalizzati, formati, diplomati, laureati (nel senso ben precisato), ho scelto altro per me. Altro che - con tutti i suoi limiti - è stato ed è tuttora fonte di soddisfazione, orgoglio, gioia ma anche di risultati (come avete letto nei post precedenti e in apertura richiamati);  

non ho mai voluto fare dell’Arte il mio lavoro. Un bellissimo hobby che se avesse portato (come di fatto ha portato) anche qualche frutto di tipo economico, lo avrei certamente e ben accolto. Degli extra, insomma, qualcosa in più. Ben accetti. Ma è diverso (è stato diverso, continuerà ed essere diverso). Perché? Il lavoro comporta inevitabilmente compromessi. Deve comportarli. È giusto. È realistico. Sempre nell’alveo della legalità e della legittimità, intendo. Ma è così. E con tutto il rispetto per gli artisti professionisti (alcuni anche invidiosi?) ho scelto altro per me. E così continuerà ad essere.

E tutto ciò fondamentalmente per il seguente motivo:

non ho mai avuto, e non ho, fede in Dio. Non ho mai creduto, e non credo, in Dio. Ma questo è ampiamente noto. Ma cosa c’entra questo con l’Arte, per me? C’entra, perché nell’Arte (in tutta l’Arte: pittura, scultura, musica, cinema, letteratura, ecc, ma specialmente, in modo particolare, nella pittura astratta) io ho sempre trovato, e trovo tuttora, il mio dio. Il dio (terreno, umano, reale, ecc.) in cui comunque credere. E in cui ritrovarmi, risollevarmi, gioire, ecc. Questo è. Non saprei come altro spiegarlo. Di conseguenza, è facile immaginare come io abbia sempre voluto vivere, e viva tuttora, l’Arte nel modo più indipendente possibile dalle contingenze della quotidianità, del lavoro, della Società, della formazione, del mercato, ecc. No?

Per me esiste la Realtà che è data dalla Vita e dall’Arte. La Vita (natura, società, lavoro, famiglia, amore, amicizia, ecc.) e l’Arte. Due cose diverse. Reali entrambe, ma diverse. L’Arte è come se fosse “trascendenza” ma sempre in questo Mondo (che è l’unico che io creda esista. Qualcosa di increato deve esistere. Esiste. Per me è il Mondo, l’Universo. Stop. Dire che esiste Dio che ha creato l’Universo sposta la questione su chi ha creato Dio. La cosa non si risolve. Non si risolve in modo razionale. Il Mistero resta. Resta comunque. Può semmai risolversi per fede religiosa. Ma io, appunto, non avendo fede religiosa – e rispettando comunque chi dice di averla -  mi fermo al Mondo, all’Universo. Che, per me, è il Tutto, l’Intero. Con i suoi quid emergenti e olistici, ma che sono sempre e solo immanenti. Il Mondo, l’Universo. Stop. In esso e di esso, poi, ho intuizione. Che è la base della mia conoscenza delle cose. Da cui, poi, mi muovo per logica deduttiva. Rispettando chi conosce o dice di conoscere le cose in modo diverso. Sincerante non so in cosa consista l’altro metodo …. Ma lo rispetto ugualmente! Io so di essere nel “campo giusto”, me lo dicono la Storia della Scienza, la Storia dell’Arte, ecc. i Grandi della Scienza, i Grandi dell’Arte, ecc. E questo mi basta! Che poi l’Establishment per i suoi interessi possa manipolare le cose, far credere altro, far passare altro, è un’altra questione. Il Mondo, l’Universo, dicevo. Per me, sono senza Dio. Le regolarità della Natura, in seno alla Natura, le leggi di Natura, me le spiego con la teoria atea del Caso e della Necessità di Jacques Monod (1910-1976, biologo e scrittore francese, Premio Nobel per la Medicina nel 1965). A cui aggiungo la personale posizione di Albert Einstein in merito a “queste faccende” e cioè la sua non-credenza in un Dio personale (quello del Cristianesimo, dell’Ebraismo, dell’Islamismo, ecc.) ma la credenza nel dio di Spinoza, il dio-natura, il dio-panteistico (che è tutt’altra cosa ed è perfettamente conciliabile anche con l’intuizione scientifica e la razionalità scientifica). Per spiegarmi, invece, il mondo prettamente umano (la società umana, il bene e il male legati agli uomini, ecc.) ho numerose posizioni atee a cui fare riferimento (da Primo Levi a J.-P. Sartre, da Emile Durkheim a Karl Marx a Che-Guevara, ecc.). Insomma, vivo libero e tranquillo. Sempre e ovunque. Anche grazie all’Arte e alla concezione che di essa ho. E al posto/ruolo che le assegno nella Realtà e specialmente in rapporto alla Vita, di “bilanciamento” con la Vita. A molti superficiali può apparire una assurdità che io viva libero e tranquillo, soprattutto tranquillo! Spesso le cronache mi hanno dipinto - e mi dipingono - come arrabbiato. È vero, nel senso che spesso mi sono arrabbiato. E anche tanto. Ma è stato sempre per difesa. Ho incontrato spesso persone che – per un motivo o per un altro – mi hanno attaccato e/o mancato di rispetto. Ho 48 anni e che io ricordi non ho mai attaccato e/o non ho mai mancato di rispetto a nessuno in vita mia. Mi sono sempre e solo difeso. Forse, a volte, con un eccesso di difesa. Questo può esser stato vero. Si, ci può esser stato. Ammetto. A volte ho subito vere, proprie, enormi e ripetute provocazioni (nell’ambito dell’attacco e/o della mancanza di rispetto) che può aver portato ad un mio eccesso di difesa. Ci può esser stato. Ma sempre e solo di difesa si è comunque trattato. E mai di attacco. Questo dovrebbe far riflettere molta gente. Portare verità nelle loro menti, prima che nelle varie cose. Ma sono molto soddisfatto. Questa cosa, ultimamente, da circa 2 anni a questa parte, sta avvenendo. Da parte di molti. Meglio tardi che mai! In uno schifoso contesto generale in cui Tutti Noi ci troviamo (Pandemia e Guerra), sto vivendo comunque (nel mio piccolo, nei miei giorni) questo fenomeno positivo, bello, luminoso, di pace (paradossalmente). Che mi fa piacere, ovviamente. Forse non è proprio un caso che stia accadendo ora. Lo schifo planetario (Pandemia e Guerra) dà il vero senso delle cose? E magari ridimensiona il senso dei conflitti personali? Chissà. Ad ogni modo, sarà stata questa nuova Rubrica Sintesi (che ha chiarito e va chiarendo tante cose, come alcuni mi dicono); sarà stato fare il papà (che ha mostrato il mio lato più umano, come altri mi dicono); sarà stata la scoperta per molti della mia Arte appunto (che ha mostrato un tratto sconosciuto ma bellissimo di me, come altri ancora mi dicono);  ecc. sta di fatto che, da parte di molti, sto ricevendo le loro scuse (a volte esplicite, proprio dichiarate; altre volte implicite, nelle loro azioni, nel loro comportamento, nei fatti, ecc.). Va bene. Va bene (può anche essere che le scuse di qualcuno non siano proprio sincere, ma va bene. Va bene. Va bene lo stesso. Magari è un buon ri-cominciare! No?). E l’Arte? L’Arte c’entra anche in questo? Io credo proprio di si. E Voi che risposta vi date?  

Ciao a Tutti, e a presto.

Luca Fortunato (Matera)

martedì 30 gennaio 2018

Altri aspetti d'Olismo



Post 207

Altri aspetti d’Olismo 

Diversi di voi lettori mi hanno posto, in sostanza, le stesse esigenze di approfondimento e di chiarimento su 3 aspetti di cui, in effetti, non vi è molta bibliografia né pareri personali diretti. Ma come potrete vedere … io qualche mia idea ce l’ho sempre! e qualcosa di altri, in sintonia con la mia testa, la trovo sempre! A parte gli scherzi, ora trovo il tempo per soddisfare alcuni di voi lettori anche sugli aspetti che seguono. Completando il fuoriprogramma di questo “caldo” gennaio! Occorre tuttavia, prima del post vero e proprio, che io faccia una esplicita precisazione: gli argomenti che seguono li  affronto solo ed esclusivamente a titolo di cittadino cultore di Olismo informato di certe cose, essendo gli argomenti collocati oltre i miei studi ed oltre le mie competenze. Metto semplicemente a disposizione dei lettori del blog alcuni “pezzi” della mia personale biblioteca olistica che ho tirato su in diversi anni. Questo sì, e con piacere. Pertanto il mio post va preso come uno spunto di riflessione culturale e magari anche come un’occasione per iniziare un vostro personale percorso di studio e di pratica il quale, però, è bene preveda la consulenza di precise e specifiche figure professionali competenti ed esperte in materia.  Buona lettura. E come sempre, ad maiora! Luca Fortunato
    
1. il primo argomento-domanda è il seguente (sintetizzo da diverse mail): quel’è il rapporto, in generale, tra l’Olismo e le Religioni, l’Ateismo e l’Agnosticismo?

Personalmente, ho sempre pensato che il rapporto tra l’Olismo e l’Ateismo, così come il rapporto tra l’Olismo e l’Agnosticismo, così come il rapporto tra l’Olismo e le Religioni non-teistiche (cioè quelle in cui non c’è Dio, vale a dire il Taoismo, il Buddhismo, lo Zen ecc.) sia un rapporto di compatibilità o comunque di amicizia mentre il rapporto tra l’Olismo e le Religioni teistiche (Cristianesimo, Ebraismo ecc.) sia un rapporto seriamente problematico (il che non vuol dire che a chi segua una religione teistica gli sia preclusa la comprensione dell’Olismo ma non si può nemmeno negare che un certo problema esista). Ed effettivamente, pur non essendo un esperto di questi rapporti ma essendo comunque una persona che studia Olismo ed esercita Olismo da ben 18 anni a questa parte, trovo conferma, diciamo così, della mia tesi in un autorevole passo di testo, che vi riporto, con l’augurio che qualche chiarimento possa effettivamente darvelo (consigliandovi, comunque, l’intera lettura del libro da cui l’ ho tratto):
Dal libro “YIN e YANG – L’armonia taoista degli opposti” di J.C. Cooper , Ubaldini Editore – Roma (1982):
[…] Parlando in senso generale, le religioni dell’Oriente, in particolare il taoismo e il buddhismo, fedi non teistiche, seguono il sentiero della conoscenza, della gnosi e della comprensione, mentre le religioni teistiche postulano un Dio personale, scelgono il sentiero della devozione e del sacrificio: la via della bhakti. Le religioni teistiche, per definizione, devono comunque postulare l’esistenza di un Dio creatore, dogma dal quale le tradizioni non teistiche si dissociano nettamente, sostenendo che la divinità è di per sé al di là di qualsiasi definizione e comunque al di là della sfera in cui agisce la mente umana; […] Le religioni monoteiste si preoccupano largamente dell’incontro dell’uomo con Dio, in una prospettiva che si può definire esteriore, mentre le religioni orientali insegnano che l’uomo può scoprire il divino all’interno di sé e di tutte le cose. In senso generale, si può affermare che la via delle tradizioni monoteiste è la via della rinuncia e della devozione, mentre la via delle religioni non teistiche è quella della conoscenza e dell’accettazione. [….]

2. il secondo argomento-domanda è il seguente (sintetizzo da diverse mail): quel’è il rapporto tra l’Olismo e la Medicina?

Dal libro “Il Punto di Svolta” di Fritjof Capra (1982):
Capitolo 10 “Totalità e salute”:
Per sviluppare un approccio olistico alla salute che sia in accordo con la nuova fisica e con la concezione degli organismi viventi propria della teoria dei sistemi, non c’è bisogno che ripartiamo da zero, ma possiamo imparare da modelli medici esistenti in altre culture. […] Una differenza molto vistosa fra l’approccio orientale e l’approccio occidentale ai problemi della salute è che, nella società dell’Estremo Oriente in generale, la conoscenza soggettiva è molto apprezzata. Persino in un paese scientifico moderno come il Giappone si attribuisce grande valore all’esperienza soggettiva [….] Una conseguenza di questo atteggiamento è una tipica mancanza di interesse, nei medici dell’Asia Orientale, della quantificazione […] Per esempio, i medici kampo non misurano la temperatura nei pazienti ma prendono nota della loro sensazione soggettiva di avere la febbre; i farmaci vegetali sono misurati in modo molto grossolano in scatolette senza l’uso della bilancia, e poi sono mescolati assieme. Né si misura la durata della terapia con l’agopuntura, ma la si determina semplicemente chiedendo al paziente come si sente. [….] Una valutazione più adeguata della conoscenza soggettiva è senza dubbio una cosa che potremmo imparare dall’Oriente. Dal tempo di Galileo, di Descartes e di Newton la nostra cultura è stata sempre così ossessionata dalla conoscenza razionale, dall’obiettività e dalla quantificazione che noi abbiamo perduto ogni sicurezza nel trattare con valori umani e con l’esperienza umana. In medicina intuizione e conoscenza soggettiva vengono usate da ogni buon medico, ma questo fatto non viene riconosciuto nella letteratura professionale né viene insegnato nelle nostre facoltà di medicina. Al contrario, i criteri per l’ammissione alla maggior parte delle scuole mediche escludono proprio coloro che avrebbero le doti migliori per praticare la medicina intuitivamente. […] Nella nostra società un approccio veramente olistico dovrà invece riconoscere che l’ambiente creato dal nostro sistema economico e sociale, fondato sulla visione del mondo frammentata e riduzionistica del cartesianesimo, è diventato una delle minacce più gravi alla nostra salute. [….]
Io da semplice cittadino mi trovo d’accordo con quanto scritto dal fisico Fritjof Capra  anche perché ho constatato l’inadeguatezza dei concetti riduzionistico-razionalistico-occidentali di “salute” e di “malattia” in storie di persone che conosco ed a cui, invece, la medicina orientale (basata soprattutto sullo YIN e sullo YANG) ha meglio risposto (sia in teoria che in pratica) migliorando per davvero le loro situazioni: esempio n. 1: un atleta (maratoneta) affetto da diabete. Se la medicina occidentale lo considera malato (perché diabetico), non riesce poi a spiegare come faccia a correre e a vincere le maratone! Se invece lo considera in buona salute (perché atleta), non spiega poi di come abbia sempre bisogno di punture d’insulina. Esempio n. 2: una donna (incinta) affetta da SM (sclerosi multipla). Se la medicina occidentale la considera malata (perché ha la SM), non riesce poi a spiegare come mai metterà al mondo un bambino. Se invece la considera in buona salute (perché fertile ed incinta), non riesce poi a spiegare come mai abbia la SM. Esempio n. 3: un ragazzino, genio della Matematica ed autistico. Se la medicina e la psicologia occidentali lo considerano malato (in quanto autistico), non riescono a spiegare il suo genio matematico. Se invece lo considerano sano (vista la sua mente matematica eccezionale), non riescono a spiegare come mai egli abbia sempre bisogno di assistenza e accompagnamento e aiuto nelle svolgimento delle più banali attività quotidiane. Esempio n. 4: una donna forte, allegra, solare e dinamica affetta da cancro. Se la medicina occidentale la considera malata (perché ha il cancro), non riesce a spiegare la sua vitalità. Se invece la considera in buona salute (per la sua vitalità), non riesce a spiegare il suo cancro. Esempio n. 5: un uomo sistemato, ricco e potente, marito e padre, socio e amico. Ma nervoso, ansioso, insaziabile, onnipresente ed anche depresso, triste, infelice, con lo sguardo teso, il sorriso recitato ecc. Se la medicina e la “cultura” occidentali lo considerano sano e di successo, non riescono poi a spiegarsi la sua sofferenza psichica. Se invece lo considerano sofferente psichicamente, non riescono poi a spiegarsi le sue capacità, le sue qualità ed i suoi risultati tanto privati quanto sociali. E quindi riprendiamo il testo di Fritjof Capra:
[….] Negli ultimi trecento anni la nostra cultura è stata dominata dalla concezione del corpo umano come macchina, da analizzarsi nelle sue varie parti. La mente è separata dal corpo, la malattia è vista come un cattivo funzionamento di meccanismi biologici, e la salute è definita come assenza di malattia. Questa concezione oggi viene lentamente eclissata da una concezione olistica ed ecologica del mondo che vede nell’universo non una macchina ma piuttosto un sistema vivente, concezione che insiste sull’essenziale interrelazione e interdipendenza di tutti i fenomeni […] La salute è in realtà un fenomeno multidimensionale implicante aspetti fisici, psicologici e sociali interdipendenti. La rappresentazione usuale della salute e della malattia come estremi opposti di un continuo unidimensionale è del tutto sviante. La malattia fisica può essere controbilanciata da un atteggiamento mentale positivo e da sostegno sociale, rendendo così possibile uno stato complessivo di benessere. D’altra parte problemi emotivi o l’isolamento sociale possono dare a una persona un senso di malessere nonostante buone condizioni fisiche […] possiamo discernere tre concetti di salute interdipendenti: salute individuale, sociale ed ecologica. Ciò che è patologico per l’individuo lo è in generale anche per la società e per l’ecosistema in cui esso è inserito […]

3. il terzo argomento-domanda è il seguente (sintetizzo da diverse mail): qual è il rapporto, in generale, tra l’Olismo e il rispetto degli animali? e tra l’Olismo e le diverse diete?

Qui si aprirebbe un mare di questioni. Tirando in ballo diversi argomenti correlati come anche l’essere vegetariani, l’essere vegani, l’essere animalisti ecc. Lascio volentieri, ad altri, simili argomenti e posizioni e scelte, verso cui nutro il più profondo rispetto, sia ben chiaro, ma da cui prendo anche la più netta distanza e per un motivo molto semplice: non c’entrano nulla con l’Olismo! Nonostante certe propagande vogliano far passare il messaggio opposto. E non c’entrano nulla per un motivo scientifico che si sposa con l’Olismo ma non affatto con esse, vale a dire: la Neurobiologia Vegetale (consiglio a tal proposito la lettura del libro: “Verde brillante -Sensibilità e Intelligenza del mondo vegetale”, di Stefano Mancuso e Alessandra Viola - Giunti editore) dimostra che anche le piante (e non solo gli animali, dunque) sono esseri viventi sensienti ed intelligenti. Di conseguenza, per pura logica, non vi è differenza etica tra l’uccidere un pollo e l’affettare una mela; tra l’uccidere un maiale ed il tritare sedano, carota e cipolla; tra il tosare una pecora e il potare un ciliegio; tra l’abbattere un toro e l’abbattere una quercia; ecc. I vegetali non sono altro rispetto agli animali in termini di capacità sensoriale e intelligenza. La differenza, la scissione, nel senso chiarito, tra animali e vegetali la si poteva sostenere (e la si è sostenuta) prima della nascita della Neurobiologia Vegetale e soprattutto prima delle sue dimostrazioni. Ora non è più possibile (sempre che si voglia seguire il progresso della Scienza che tra l’altro ha confermato le antiche intuizioni olistiche, soprattutto orientali). Per l’Olismo (scientificamente fondato, dunque) tutti gli esseri viventi sono un unicum. Altra questione, invece, è trattare con il maggior rispetto possibile gli animali e le piante quando per reale necessità ce ne dobbiamo cibare o dobbiamo trarre da loro altro tipo di utilità (lana, peli, pelli, ossa; legno, corteccia ecc.). Limitare il più possibile la loro sofferenza. Questo sì. Con accorgimenti e tecnologie e tecniche adeguate. Questo è senz’altro un impegno ed un obiettivo da perseguire. Ma è altra cosa. Così come altra questione è certamente il dover limitare il consumo di carne rossa (e specialmente lavorata) a favore di un maggior consumo di carne bianca e di pesce e, più in generale, il dover limitare proprio il consumo di carne a favore di un maggior consumo di vegetali (verdura, legumi, frutta); il limitare il consumo di grassi di origine animale (burro, ad esempio) a favore di un maggior consumo di grassi di origine vegetale (olio extravergine di oliva, per esempio); ecc. Ma una cosa è limitare altra cosa è abolire, l’abolire del tutto la carne ed il pesce così come addirittura i derivati animali (uova, latte ecc.). Abolizioni del genere vanno contro l’oggettiva e fisiologica condizione onnivora dell’essere umano. E francamente regimi dietetici non-onnivori non mi sembrano proprio un qualcosa di “olistico”, anzi …. semmai proprio il contrario! Qualcosa di parziale, frammentato, scisso, ridotto, non-complesso, non-completo. Anche perché qualcuno mi dovrebbe proprio spiegare come mai, poi, sotto l’aspetto psicologico-culturale (aspetto che va sempre tenuto presente in un approccio autenticamente olistico e in un esercizio autenticamente olistico) vi è bisogno (comunque) della “bistecca” … seppur di soia! Del “latte” … seppur di soia o di riso! Della “pelliccia” …. seppur ecologica! ecc. Evidentemente gli archetipi, anche simbolici, della Cultura Umana non sono così facili da sradicare, ….. forse perché non vanno sradicati? Altra questione ancora è la caccia. Ho detto prima, reale necessità di cibarsi e o trarre altra utilità quali lana, peli, pelli ecc. Reale necessità: ce l’aveva l’uomo preistorico. Quanto all’esigenza psicologica odierna, che alcuni hanno ancora, di cacciare, di fare sport di caccia, che in sé è cosa sacrosanta, la si può soddisfare o soddisfare in parte (il che andrebbe comunque bene visto che di tempo dalla Preistoria ne è passato …) facendo come faceva mio nonno: armato di tutto punto (grazie anche alla mia collaborazione casalinga, non solo di battuta: mi piaceva pulire e lucidare il fucile, riempire le cartucce con l’apposita macchinetta, ingrassare il cuoio della cinghia ecc.) scovava la volpe, la lepre, il colombaccio, l’upupa ecc. ma sul punto di sparare all’animale, alzava la canna del fucile e sparava più in alto. Caccia sportiva, appunto. Il bello era andar per boschi, macchie, radure ecc. Il bello era intuire dove potesse trovarsi l’animale, leggerne le tracce, i segni e i suoni nell’ambiente, immaginarne il comportamento di spostamento o di fuga e, poi, per poi, riuscire a trovarlo, a scovarlo e stanarlo. Ma la cosa davvero bella era lasciarlo vivere (non avevamo bisogno d’ucciderlo. Ed eravamo a casa sua. A casa nostra, nella casa degli esseri umani, il pasto già ci attendeva). Era una “caccia” civile e dignitosa. D’altri tempi. Di uomini d’altri tempi. Mio nonno era di Destra. La Destra buona. Ed insieme a me, che ero già di Sinistra (… buona anche la mia), era imbattibile. Eravamo un duo perfetto. Ed anche olistico, se ci pensate bene!