Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

giovedì 7 febbraio 2019

Approfondimento - 2


Post 271 

Approfondimento – 2 

Continuando dal precedente post 270 (vedi): 

A fronte del sempre maggior successo dell’Olismo (tanto generale quanto declinato nelle sue varie forme ed applicazioni specifiche), Olismo che è ritornato, riemerso, dall’Antichità e che sta vivendo una sua Nuova Vita confortata tanto dalla Scienza moderna e contemporanea (relatività einsteiniana, fisica quantistica, proprietà emergenti della materia, teoria della complessità, teoria dei sistemi, ecc.) quanto dalla moderna e contemporanea Filosofia della Scienza, esistono specifici e particolari comportamenti e reazioni da parte di chi segue altri due paradigmi (o meglio, da parte di chi segue un altro paradigma – il Riduzionismo - e da parte di chi “fabbrica appositamente” uno pseudo-paradigma cioè lo pseudo-olismo): 

a) il paradigma del Riduzionismo, il cui principio generale è, lo sappiamo, “il tutto è uguale, riducibile, alla somma delle parti di cui è composto”, si configura esattamente come il contrario, l’opposto, dell’Olismo, ed anche ed ovviamente riguardo al modus operandi che per il Riduzionismo è razionale*-analitico-induttivo-algoritmico tant’è che l’Olismo viene giustamente definito, in alcuni libri, da alcuni autori, anche come antiriduzionismo. (*per razionale si intende solo razionale. Nell’Olismo invece vi è tanto l’intuizione - nella forma specifica di sintesi intuitiva iniziale - quanto la razionalità - come deduzione e specificatamente come deduzione dall’intuizione). Anche per il Riduzionismo abbiamo la declinazione specifica e circostanziata del suo principio generale e quindi riduzionismo epistemologico, riduzionismo semantico, riduzionismo giuridico, riduzionismo sociologico, riduzionismo biologico, riduzionismo ecologico, riduzionismo agronomico, riduzionismo medico, riduzionismo, comunicativo, ecc. Il Riduzionismo è ancora il paradigma dell’Establishment (politico, economico, finanziario, burocratico, accademico, professionale, imprenditoriale, editoriale, ecc.) che, tutto intento a difendere solo i propri interessi, le proprie posizioni e il proprio potere, nega e rifiuta l’Olismo perché lo teme, ne ha paura, non riuscendo a intravedere dove esso può portare in termini di organizzazione o meglio di ri-organizzazione del potere, benché l’Establishment sa benissimo che l’Olismo è scientificamente migliore, più adeguato, superiore, rispetto al Riduzionismo, e che dunque ha più possibilità, molte più probabilità, sempre rispetto al Riduzionismo, di risolvere per davvero i problemi che affliggono tanto le entità individuali quanto quelle collettive in senso alla Natura, e tanto le entità individuali quanto quelle collettive in senso alla Società. Un vero crimine di ipocrisia, dunque, compie l’Establishment. E quindi vai con le etichette tipiche dall’Establishment nei confronti dell’Olismo: “pseudo-scienza”, “anti-scienza”, ecc. ecc. Ovviamente, niente è più falso, niente è più lontano dalla realtà attuale così come dalla Storia. Ed infatti il gioco va perdendo sempre più terreno, perde sempre più colpi. Il Riduzionismo risulta essere sempre più inadeguato nel sempre più complesso Mondo di Oggi. Il vento è già cambiato. Il definitivo ritorno dell’Olismo (in chiave moderna) è nel destino del Mondo. E la Tecnologia come mezzo nel paradigma dell’Olismo - e non più come mezzo (e, a volte, anche come fine in sé) nel paradigma del Riduzionismo - ne è la chiave di volta per non subirlo ma per viverlo da protagonisti. L’antichissimo Passato è stato dell’Olismo, l’antico Passato è stato del Riduzionismo, il recente Passato è stato ed il Presente è un campo di battaglia paradigmatico, il Futuro prossimo e il lontano e il lontanissimo Futuro saranno dell’Olismo. Come a disegnare una figura, a chiudere degnamente un nobile cerchio, e non a continuare, per continuare in sé, un’anonima linea!  

b) lo pseudo-olismo cioè una sorta di imbroglio teorico-pratico, una specie di minestrone, che mira tanto a non staccarsi dal Riduzionismo quanto a non essere estromesso dai successi dell’Olismo. Lo pseudo-olismo, pertanto, manipola la multidisciplinarità, la interdisciplinarità, la multidimensionalità, il 360°, il contesto, l’integrazione, il lavoro di gruppo, ecc. cercando di piegarli ai suoi subdoli scopi, spacciandoli per Olismo (la multidisciplinarità, la interdisciplinarità, la multidimensionalità,  il 360°, il contesto, l’integrazione, il lavoro di gruppo, ecc. sono neutri e neutrali rispetto alle specifiche paradigmatiche e possono essere presenti tanto nell’Olismo quanto nel Riduzionismo e senza nemmeno tanto bisogno di loro, sia nell’uno che nell’altro paradigma. Sono enfasi, insomma). Lo pseudo-olismo utilizza anche l’aggettivo olistico, il sostantivo olismo, ecc. per poi, però, agire sempre e comunque in modo riduzionistico, nel Riduzionismo. Predica bene e razzola male, insomma. Gli pseudo-olisti fanno sempre parte dell’Establishment riduzionistico (per vigliaccheria vi restano dentro, per vigliaccheria restano in quel che conoscono) ma tentano anche l’ ”amicizia” con l’alternativa olistica (perché dato  il suo incalzante successo, meglio starle vicino, non si sa mai. Che squallido opportunismo ….. Ma ci sono anche questi esseri nel Mondo. Fanno parte del Tutto!).

Ad ogni modo, l’intero scenario, in termini utili, è dunque il seguente (messo in cifre percentuali per darne rapidamente il senso): 

-l’Olismo assicura una conoscenza delle cose, da parte della mente umana anche ed eventualmente aiutata dalla Tecnologia, pari al 90% (il 100% è impossibile) e quindi assicura conseguenti azioni e pratiche con una efficacia ed una efficienza – considerando il quadro d’insieme generale unitamente ai singoli aspetti particolari - pari all’80% (la differenza tra il 90% teorico-conoscitivo e l’80% pratico-applicativo esiste perché la realtà esterna è e sarà comune e sempre maggiore della realtà mentale, anche quando la realtà mentale è stata e sarà stata confermata sperimentalmente);

-Il Riduzionismo, invece, assicura una conoscenza delle cose, da parte della mente umana aiutata dalla Tecnologia, pari al 70% (anche se crede di essere arrivato al 99,99% perché non ritiene esista differenza tra la realtà razionale e la realtà esterna quando la realtà razionale è stata sperimentalmente verificata) e quindi assicura conseguenti azioni e pratiche con una efficacia ed una efficienza – considerando il quadro d’insieme generale unitamente ai singoli aspetti particolari - pari al 60% (anche se le crede sempre pari al 99,99% perché non ritiene esista differenza tra la realtà teorico-conoscitiva provata e gli aspetti pratico-applicativi derivati); 

-lo pseudo-olismo, infine, non assicura una reale conoscenza delle cose (e se qualcosa, a volte, salta fuori è semplicemente perché dal gran minestrone di saperi e di persone qualcosa - statisticamente parlando, per la legge dei grandi numeri – può saltar fuori!) e quindi non assicura nemmeno conseguenti azioni e pratiche (e se qualcosa, a volte, si fa è semplicemente per “far vedere” che la moda del Fare è stata seguita!). 

Del resto, anche chi, in buona fede, per 50 anni e più, ha tentato di conciliare Olismo e Riduzionismo, non ci è riuscito. L’Olismo non nega il Riduzionismo, lo supera solamente. Ma superandolo non ne ha più bisogno. E pretendere dall’Olismo di considerare ancora il Riduzionismo, equivarrebbe a pretendere da una persona nel frattempo sfebbrata del tutto e senza che abbia assunto l’acido acetilsalicilico precedentemente prescritto, che lo assumesse lo stesso il farmaco, in ossequio alla ricetta medica. Giusta ricetta ma ormai superata dall’evoluzione della situazione. Reso l’idea?  

Tornando, ora, al principio generale olistico “il tutto è maggiore della somma delle parti di cui è composto”, se esso nella mente di qualcuno, o meglio nella mentalità di qualcuno, può suonare “strano”, “illogico”, “irrazionale”, “misterioso”, “non-dimostrato”, “non-dimostrabile”, “troppo filosofico”, ecc. ecc. ecc., faccio notare che si tratta di falsi problemi ricordando 3 cose: 

1. la Scienza è piena di “misteri”, di aspetti non-razionali, da cui poi addirittura ci si muove per costruire deduttivamente sistemi di conoscenza e di applicazione, che poi funzionano. Pensiamo, ad esempio, agli assiomi (e non solo in Matematica). Ogni volta che un qualcosa (un teorema, una teoria, una metodica, una tecnologia, un protocollo, ecc.) poggia e si basa su un assioma, poggia e si basa su un qualcosa che, per definizione (assioma in greco significa dignità o degno, valenza o valido) è evidente di per sé (cioè conosciuto per via puramente intuitiva e/o empirica), che non ha bisogno di essere dimostrato, di fatto indimostrato, considerato vero pur essendo privo di dimostrazione e quindi pur privo di conoscenza razionale. Così come la Scienza è piena di casi di serendipità. Un esempio per tutti: Alexander Fleming e la scoperta casuale della penicillina. Ma di questi aspetti atipici della Scienza ce ne dimentichiamo troppo spesso. O meglio, ne recitano la dimenticanza i riduzionisti. Quanto agli pseudo-olisti, invece, essi se li ricordano pure, magari, ma sono troppo vigliacchi per ammettere che l’Establishment riduzionistico sbaglia anche quando cerca di ridurre tutto a razionalità e a certezza oppure a  procedura e a metodo. E quindi cercano di stare in mezzo, a cercar di salvar capra e cavoli. Facendo perdere, così, tra le altre cose, tempo prezioso alla Società nel risolvere i suoi problemi. Che poi si possa sostituire un assioma con un altro, diverso e migliore assioma (nella costruzione deduttiva di un sistema teorico e/o applicativo), questo è un altro aspetto. Ed è interessantissimo. Ma il senso della questione non cambia. Che poi, come nel caso di Fleming, il puro caso passerebbe inosservato o non compreso se non ci fosse l’intuizione e favorita e guidata da preparazione e competenza, questo è un altro discorso ma che non va a cambiare la sostanza e il senso della questione e dello scenario;  

2. fino al 1600-1700, la cultura umanistica e la cultura scientifica erano due facce della stessa medaglia, o meglio della stessa moneta: la Cultura. Tra il Seicento e i primi anni del Novecento, la cultura umanistica è diventata una moneta e la cultura scientifica un’altra moneta. La maggiore varietà di mezzi di ricchezza che l’Umanità credeva di aver conquistato, si è ben presto tramutata in un’illusione (sociale, ecologica, sanitaria, agronomica, economica, politica, etica, ecc.). Nel corso del Novecento, le nuove scoperte scientifiche avutesi anche con il “vecchio modo” di fare scienza (e quindi anche intuitivo e non solo razionale; anche direttamente sintetico e non analitico prima e sintetico in conclusione; anche deduttivo e non solo induttivo; anche euristico e non solo algoritmico; anche qualitativo e non solamente quantitativo; anche inizialmente solamente teorico e solo successivamente sperimentale e non solamente dall’esperimento alla teoria; ecc.), ha cambiato, ri-cambiato, rimescolato le carte in tavola. Tra le varie e diverse conseguenze, quella di riavere l’unica e buona moneta (di una volta). Ma ci sono ancora coloro che continuano a vedere, o a voler vedere, due monete, “due culture”; 

3. aneddoto: si racconta che Albert Einstein trovatosi di fronte ad enormi problemi fisico-matematici per la razionalizzazione delle sue intuizioni (problemi che poi risolse brillantemente, dando alla luce la teoria generale della relatività, che oggi ci spiega l’Universo ma che ci fa anche funzionare il GPS sulla nostra auto) adottò tale e paradossale strategia: si mise a suonare il violino e ad ascoltare musica molto più frequentemente di come era solito fare, e non a scopo di rilassamento e di svago ma a scopo di lavoro e di studio per i suoi problemi fisico-matematici! anziché insistere solo con la Matematica e con la Fisica! Quel genio di Albert aveva intuito anche questo! E cioè un aspetto olistico nel funzionamento della mente umana. Vale a dire una cosa che, Oggi, la moderna Psicologia riesce a spiegare: se un fisico teorico vuole aumentare e migliorare le proprie conoscenze, competenze e abilità specialistiche, deve allargare e stimolare la sua mente anche con tutt’altro (musica, letteratura, pittura, poesia, filosofia, ecc.) per permettere ad altra Matematica e ad altra Fisica di entrare nella sua mente nel frattempo divenuta più larga e più spaziosa grazie soprattutto a quel tutt’altro. La stessa cosa vale per un fisico sperimentale, per un chimico, per un medico, per un biologo, per un agronomo, per un economista, per un geologo, per un avvocato, per un agricoltore, per un meccanico, ecc. La stessa cosa vale per tutti: uscire dal proprio settore per migliorarsi nel proprio settore! Paradossale ma vero. Nella Nostra odierna Società, invece, circolano ancora falsi concetti di specializzazione, di competenza, di formazione, di impegno, ecc. di cui la maggior parte delle persone è ancora schiava. Purtroppo. E circolano altresì idee sbagliate e metodi sbagliati su come acquisire specializzazione, competenza, formazione, ecc. Ma non tutte le persone ci cascano e ci abboccano, per fortuna. 

Ciao a Tutti e al prossimo post d’approfondimento, tra qualche giorno, che tratterà di Olismo e Agraria (sempre in funzione di esigenze d’approfondimento segnalate da voi lettori). Luca Fortunato (Matera). Contatti: lucaf73x@gmail.com fortunato.luca73@libero.it   WhatsApp 389.4238195

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