Post 271
Approfondimento – 2
Continuando dal precedente post 270 (vedi):
A fronte del sempre maggior successo dell’Olismo (tanto
generale quanto declinato nelle sue varie forme ed applicazioni specifiche),
Olismo che è ritornato, riemerso, dall’Antichità e che sta vivendo una sua
Nuova Vita confortata tanto dalla Scienza moderna e contemporanea (relatività
einsteiniana, fisica quantistica, proprietà emergenti della materia, teoria
della complessità, teoria dei sistemi, ecc.) quanto dalla moderna e
contemporanea Filosofia della Scienza, esistono specifici e particolari
comportamenti e reazioni da parte di chi segue altri due paradigmi (o meglio,
da parte di chi segue un altro paradigma – il Riduzionismo - e da parte di chi “fabbrica
appositamente” uno pseudo-paradigma cioè lo pseudo-olismo):
a) il paradigma del Riduzionismo, il cui principio generale è,
lo sappiamo, “il tutto è uguale,
riducibile, alla somma delle parti di cui è composto”, si configura esattamente
come il contrario, l’opposto, dell’Olismo, ed anche ed ovviamente riguardo al modus operandi che per il Riduzionismo è
razionale*-analitico-induttivo-algoritmico
tant’è che l’Olismo viene giustamente definito, in alcuni libri, da alcuni
autori, anche come antiriduzionismo. (*per
razionale si intende solo razionale.
Nell’Olismo invece vi è tanto l’intuizione - nella forma specifica di sintesi
intuitiva iniziale - quanto la razionalità - come deduzione e specificatamente
come deduzione dall’intuizione). Anche per il Riduzionismo abbiamo la
declinazione specifica e circostanziata del suo principio generale e quindi riduzionismo
epistemologico, riduzionismo semantico, riduzionismo giuridico, riduzionismo
sociologico, riduzionismo biologico, riduzionismo ecologico, riduzionismo
agronomico, riduzionismo medico, riduzionismo, comunicativo, ecc. Il
Riduzionismo è ancora il paradigma dell’Establishment (politico, economico,
finanziario, burocratico, accademico, professionale, imprenditoriale,
editoriale, ecc.) che, tutto intento a difendere solo i propri interessi, le
proprie posizioni e il proprio potere, nega e rifiuta l’Olismo perché lo teme,
ne ha paura, non riuscendo a intravedere dove esso può portare in termini di
organizzazione o meglio di ri-organizzazione del potere, benché l’Establishment
sa benissimo che l’Olismo è scientificamente migliore, più adeguato, superiore,
rispetto al Riduzionismo, e che dunque ha più possibilità, molte più
probabilità, sempre rispetto al Riduzionismo, di risolvere per davvero i
problemi che affliggono tanto le entità individuali quanto quelle collettive in
senso alla Natura, e tanto le entità individuali quanto quelle collettive in
senso alla Società. Un vero crimine di ipocrisia, dunque, compie
l’Establishment. E quindi vai con le etichette tipiche dall’Establishment nei
confronti dell’Olismo: “pseudo-scienza”, “anti-scienza”, ecc. ecc. Ovviamente,
niente è più falso, niente è più lontano dalla realtà attuale così come dalla
Storia. Ed infatti il gioco va perdendo sempre più terreno, perde sempre più
colpi. Il Riduzionismo risulta essere sempre più inadeguato nel sempre più
complesso Mondo di Oggi. Il vento è già cambiato. Il definitivo ritorno dell’Olismo
(in chiave moderna) è nel destino del Mondo. E la Tecnologia come mezzo nel paradigma dell’Olismo - e non
più come mezzo (e, a volte, anche come
fine in sé) nel paradigma del Riduzionismo
- ne è la chiave di volta per non subirlo ma per viverlo da protagonisti.
L’antichissimo Passato è stato dell’Olismo, l’antico Passato è stato del
Riduzionismo, il recente Passato è stato ed il Presente è un campo di battaglia
paradigmatico, il Futuro prossimo e il lontano e il lontanissimo Futuro saranno
dell’Olismo. Come a disegnare una figura, a chiudere degnamente un nobile cerchio,
e non a continuare, per continuare in sé, un’anonima linea!
b) lo pseudo-olismo cioè una sorta di imbroglio
teorico-pratico, una specie di minestrone, che mira tanto a non staccarsi dal
Riduzionismo quanto a non essere estromesso dai successi dell’Olismo. Lo
pseudo-olismo, pertanto, manipola la multidisciplinarità, la
interdisciplinarità, la multidimensionalità, il 360°, il contesto, l’integrazione,
il lavoro di gruppo, ecc. cercando di piegarli ai suoi subdoli scopi,
spacciandoli per Olismo (la multidisciplinarità, la interdisciplinarità, la
multidimensionalità, il 360°, il
contesto, l’integrazione, il lavoro di gruppo, ecc. sono neutri e neutrali
rispetto alle specifiche paradigmatiche e possono essere presenti tanto
nell’Olismo quanto nel Riduzionismo e senza nemmeno tanto bisogno di loro, sia
nell’uno che nell’altro paradigma. Sono enfasi, insomma). Lo pseudo-olismo
utilizza anche l’aggettivo olistico,
il sostantivo olismo, ecc. per poi,
però, agire sempre e comunque in modo riduzionistico, nel Riduzionismo. Predica
bene e razzola male, insomma. Gli pseudo-olisti fanno sempre parte dell’Establishment
riduzionistico (per vigliaccheria vi restano dentro, per vigliaccheria restano
in quel che conoscono) ma tentano anche l’ ”amicizia” con l’alternativa
olistica (perché dato il suo incalzante
successo, meglio starle vicino, non si sa mai. Che squallido opportunismo …..
Ma ci sono anche questi esseri nel Mondo. Fanno parte del Tutto!).
Ad ogni modo, l’intero scenario, in termini utili, è dunque il
seguente (messo in cifre percentuali per darne rapidamente il senso):
-l’Olismo assicura una conoscenza delle cose, da parte della
mente umana anche ed eventualmente aiutata dalla Tecnologia, pari al 90% (il
100% è impossibile) e quindi assicura conseguenti azioni e pratiche con una
efficacia ed una efficienza – considerando il quadro d’insieme generale
unitamente ai singoli aspetti particolari - pari all’80% (la differenza tra il
90% teorico-conoscitivo e l’80% pratico-applicativo esiste perché la realtà
esterna è e sarà comune e sempre maggiore della realtà mentale, anche quando la
realtà mentale è stata e sarà stata confermata sperimentalmente);
-Il Riduzionismo, invece, assicura una conoscenza delle cose,
da parte della mente umana aiutata dalla Tecnologia, pari al 70% (anche se
crede di essere arrivato al 99,99% perché non ritiene esista differenza tra la
realtà razionale e la realtà esterna quando la realtà razionale è stata
sperimentalmente verificata) e quindi assicura conseguenti azioni e pratiche
con una efficacia ed una efficienza – considerando il quadro d’insieme generale
unitamente ai singoli aspetti particolari - pari al 60% (anche se le crede
sempre pari al 99,99% perché non ritiene esista differenza tra la realtà
teorico-conoscitiva provata e gli aspetti pratico-applicativi derivati);
-lo pseudo-olismo, infine, non assicura una reale conoscenza
delle cose (e se qualcosa, a volte, salta fuori è semplicemente perché dal gran
minestrone di saperi e di persone qualcosa - statisticamente parlando, per la
legge dei grandi numeri – può saltar fuori!) e quindi non assicura nemmeno conseguenti
azioni e pratiche (e se qualcosa, a volte, si fa è semplicemente per “far
vedere” che la moda del Fare è stata seguita!).
Del resto, anche chi, in buona fede, per 50 anni e più, ha tentato
di conciliare Olismo e Riduzionismo, non ci è riuscito. L’Olismo non nega il
Riduzionismo, lo supera solamente. Ma superandolo non ne ha più bisogno. E
pretendere dall’Olismo di considerare ancora il Riduzionismo, equivarrebbe a
pretendere da una persona nel frattempo sfebbrata del tutto e senza che abbia
assunto l’acido acetilsalicilico precedentemente prescritto, che lo assumesse
lo stesso il farmaco, in ossequio alla ricetta medica. Giusta ricetta ma ormai
superata dall’evoluzione della situazione. Reso l’idea?
Tornando, ora, al principio generale olistico “il tutto è maggiore della somma delle parti
di cui è composto”, se esso nella mente di qualcuno, o meglio nella
mentalità di qualcuno, può suonare “strano”, “illogico”, “irrazionale”,
“misterioso”, “non-dimostrato”, “non-dimostrabile”, “troppo filosofico”, ecc.
ecc. ecc., faccio notare che si tratta di falsi problemi ricordando 3 cose:
1. la Scienza è piena di “misteri”, di aspetti non-razionali,
da cui poi addirittura ci si muove per costruire deduttivamente sistemi di
conoscenza e di applicazione, che poi funzionano. Pensiamo, ad esempio, agli assiomi (e non solo in Matematica). Ogni
volta che un qualcosa (un teorema, una teoria, una metodica, una tecnologia, un
protocollo, ecc.) poggia e si basa su un assioma,
poggia e si basa su un qualcosa che, per definizione (assioma in greco significa dignità
o degno, valenza o valido) è evidente di per sé (cioè conosciuto per via
puramente intuitiva e/o empirica), che non ha bisogno di essere dimostrato, di
fatto indimostrato, considerato vero pur essendo privo di dimostrazione e
quindi pur privo di conoscenza razionale. Così come la Scienza è piena di casi
di serendipità. Un esempio per tutti:
Alexander Fleming e la scoperta casuale della penicillina. Ma di questi aspetti
atipici della Scienza ce ne dimentichiamo troppo spesso. O meglio, ne recitano
la dimenticanza i riduzionisti. Quanto agli pseudo-olisti, invece, essi se li
ricordano pure, magari, ma sono troppo vigliacchi per ammettere che l’Establishment
riduzionistico sbaglia anche quando cerca di ridurre tutto a razionalità e a
certezza oppure a procedura e a metodo. E
quindi cercano di stare in mezzo, a cercar di salvar capra e cavoli. Facendo
perdere, così, tra le altre cose, tempo prezioso alla Società nel risolvere i
suoi problemi. Che poi si possa sostituire un assioma con un altro, diverso e
migliore assioma (nella costruzione deduttiva di un sistema teorico e/o
applicativo), questo è un altro aspetto. Ed è interessantissimo. Ma il senso
della questione non cambia. Che poi, come nel caso di Fleming, il puro caso
passerebbe inosservato o non compreso se non ci fosse l’intuizione e favorita e
guidata da preparazione e competenza, questo è un altro discorso ma che non va
a cambiare la sostanza e il senso della questione e dello scenario;
2. fino al 1600-1700, la cultura umanistica e la cultura
scientifica erano due facce della stessa medaglia, o meglio della stessa
moneta: la Cultura. Tra il Seicento e i primi anni del Novecento, la cultura
umanistica è diventata una moneta e la cultura scientifica un’altra moneta. La
maggiore varietà di mezzi di ricchezza che l’Umanità credeva di aver
conquistato, si è ben presto tramutata in un’illusione (sociale, ecologica, sanitaria,
agronomica, economica, politica, etica, ecc.). Nel corso del Novecento, le
nuove scoperte scientifiche avutesi anche con il “vecchio modo” di fare scienza
(e quindi anche intuitivo e non solo razionale; anche direttamente sintetico e
non analitico prima e sintetico in conclusione; anche deduttivo e non solo
induttivo; anche euristico e non solo algoritmico; anche qualitativo e non
solamente quantitativo; anche inizialmente solamente teorico e solo
successivamente sperimentale e non solamente dall’esperimento alla teoria;
ecc.), ha cambiato, ri-cambiato, rimescolato le carte in tavola. Tra le varie e
diverse conseguenze, quella di riavere l’unica e buona moneta (di una volta).
Ma ci sono ancora coloro che continuano a vedere, o a voler vedere, due monete,
“due culture”;
3. aneddoto: si racconta che Albert Einstein trovatosi di
fronte ad enormi problemi fisico-matematici per la razionalizzazione delle sue
intuizioni (problemi che poi risolse brillantemente, dando alla luce la teoria
generale della relatività, che oggi ci spiega l’Universo ma che ci fa anche
funzionare il GPS sulla nostra auto) adottò tale e paradossale strategia: si
mise a suonare il violino e ad ascoltare musica molto più frequentemente di
come era solito fare, e non a scopo di rilassamento e di svago ma a scopo di
lavoro e di studio per i suoi problemi fisico-matematici! anziché insistere solo
con la Matematica e con la Fisica! Quel genio di Albert aveva intuito anche
questo! E cioè un aspetto olistico nel funzionamento della mente umana. Vale a
dire una cosa che, Oggi, la moderna Psicologia riesce a spiegare: se un fisico teorico
vuole aumentare e migliorare le proprie conoscenze, competenze e abilità
specialistiche, deve allargare e stimolare la sua mente anche con tutt’altro
(musica, letteratura, pittura, poesia, filosofia, ecc.) per permettere ad altra
Matematica e ad altra Fisica di entrare nella sua mente nel frattempo divenuta
più larga e più spaziosa grazie soprattutto a quel tutt’altro. La stessa cosa
vale per un fisico sperimentale, per un chimico, per un medico, per un biologo,
per un agronomo, per un economista, per un geologo, per un avvocato, per un
agricoltore, per un meccanico, ecc. La stessa cosa vale per tutti: uscire dal
proprio settore per migliorarsi nel proprio settore! Paradossale ma vero. Nella
Nostra odierna Società, invece, circolano ancora falsi concetti di
specializzazione, di competenza, di formazione, di impegno, ecc. di cui la maggior
parte delle persone è ancora schiava. Purtroppo. E circolano altresì idee
sbagliate e metodi sbagliati su come acquisire specializzazione, competenza,
formazione, ecc. Ma non tutte le persone ci cascano e ci abboccano, per
fortuna.
Ciao a Tutti e al prossimo post d’approfondimento, tra
qualche giorno, che tratterà di Olismo e Agraria (sempre in funzione di
esigenze d’approfondimento segnalate da voi lettori). Luca Fortunato (Matera). Contatti: lucaf73x@gmail.com fortunato.luca73@libero.it WhatsApp
389.4238195
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