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08:25 di lunedì 17/01/2022
Sintesi – 10
Ritorna nelle cronache la Scuola italiana. Per diversi
motivi. Prima di focalizzarci su un aspetto in particolare, però, diciamo una
cosa fondamentale, anzi la cosa
fondamentale, ma che il sottoscritto, in verità, nel proprio piccolo ma significativamente,
ha sempre detto e sostenuto. I miei blog ne sono una piena testimonianza.
Ma ora lo possiamo fare, continuare a fare (è un’occasione
preziosa) anche con parole autorevoli e coraggiose. Pochi giorni fa, infatti,
il noto filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti (del quale ho praticamente
acquistato e letto quasi tutti i libri!) in una nota trasmissione TV (e
ringrazio chi mi ha segnalato e linkato la cosa) ha detto (nell’ambito del suo ben
più ampio discorso e che condivido in gran parte):
[…] “Mica tutti i
professori hanno la vocazione all’insegnamento, mica tutti i professori sono
innamorati della Scuola. Molti professori sono innamorati dello stipendio, e
del posto di lavoro”. […]
Ecco, questa è la verità. La pura e sacrosanta verità. Perfettamente
sintetizzata dal professore. Ed a prescindere dalla Pandemia (è così da tanto, da
tantissimo tempo). Ma che in Pandemia salta maggiormente all’attenzione e che
in post-Pandemia non potremo più permetterci come intera Società.
Ma io ci aggiungerei che è la maggior parte dei professori italiani che pensa solo allo
stipendio. A cui fa da contraltare (e per fortuna) una minoranza virtuosa di
professori vocati ma che per quanta qualità essa potrà mai portare (e la porta,
non vi è dubbio) il sistema italiano della Scuola rimane complessivamente di
scarsa qualità.
Non mi si venga a dire, infatti, che moltissimi che non sono
riusciti nella propria libera professione (ingegneri, architetti, agronomi,
geologi, ecc.) e che ora si trovano ad insegnare nella Scuola, sono vocati
all’insegnamento! È chiaro che trattasi di un ripiego per solo criterio
economico ma che fa scadere la qualità del loro insegnamento (soggetti del
genere possono dare solo contenuti senza la dovuta empatia, e spesso i contenuti
sono pure superati sotto il profilo paradigmatico. L’aggiornamento
paradigmatico, infatti, specie nel passaggio dal Riduzionismo all’Olismo,
richiede impegno e fatica, e senza passione
ma con il solo interesse per il proprio portafoglio è praticamente
impossibile da compiere). Cosa che contribuisce allo scadimento generale della
Scuola italiana, e che gli alunni percepiscono eccome (a proposito di
psicologia).
Così come non mi si venga a dire che molti che non sono
riusciti nella carriera universitaria (dottori di ricerca allo spasso, per
esempio) e che ora si trovano ad insegnare nella Scuola, sono vocati
all’insegnamento! È chiaro che, anche qui, trattasi di un ripiego (e che
ripiego) sempre per solo criterio economico e che sempre fa scadere la qualità
del loro insegnamento (da parte loro, ancora più grave e ingiustificato il
fatto), cosa che appunto contribuisce allo scadimento generale della Scuola
italiana, e che gli alunni percepiscono eccome (sempre a proposito di
psicologia).
E di casistiche che inquinano la Scuola (Scuola come refugium peccatorum) ce ne sarebbero tante
altre da riportare. Ma ho reso l’idea.
E fino a quando non si contrasteranno questi fenomeni (con
nuove leggi, ad esempio, che impongano la scelta netta – o professione o
insegnamento - ; che non facciano valere titoli superiori – dottorati di
ricerca, per esempio - per livelli inferiori – scuole secondarie di secondo
grado o addirittura di primo grado, evitando così di “drogare” e di falsare i
concorsi; che vadano a premiare la coerenza curriculare degli aspiranti
all’insegnamento; che portino a formare le commissioni d’esame concorsuali con
gente ferrata anche sotto il profilo dei paradigmi e che quindi non vedano un
olista, per esempio, come un matto che spara pazzie, ecc.), avremo sempre la
Scuola protagonista di cronache negative.
Ma il contrasto deve avvenire anche nella morale quotidiana dei
cittadini, comunque prima e in ogni caso oltre le leggi. Anche perché la pecca
culturale degli italiani medi (siano essi politici, tecnici, sindacalisti,
cittadini, ecc.) è anche questa: “L’occupazione dei professori viene prima
della capacità dei professori di educare i ragazzi” per continuare con le
parole del prof. Galimberti.
Di fronte a personaggi ripiegati nella Scuola (come su ad
esempio descritti) e che danneggiano la Scuola (più di quel che si possa
normalmente immaginare) occorre indignarsi. Se i “modelli” da seguire sono e
saranno ancora i furbi, gli opportunisti, i costruiti anzitempo, i
raccomandati, anche i vigliacchi (ve lo assicuro per esperienza personale di
conoscenza di gente così ….. che è finita nella Scuola, ad insegnare!), il
problema Scuola non si risolverà mai, e uscirà sempre, e sempre peggiore, in
ogni occasione.
Bene. Detto questo e fermo restando questo, mi è stato
chiesto, da più parti, il mio parere di cittadino sul tenere la Scuola aperta
con lezioni in presenza, in questa nuova e critica fase pandemica (Omicron, ma
non solo), verso il picco di quarta ondata (e la curva sale, per poi scendere.
Ma è ovvio che andrà sempre così. Ma che discorso è?). Mi limito a far notare
una cosa (anche come marito di una insegnante di ruolo – vocata, N.B.):
contro la didattica in presenza (a parte il Governatore della
Campania, ma anche del Lazio, Puglia, ecc.) si sono pronunciati molti presidi
ma soprattutto i Medici italiani (come intera categoria professionale). È
dunque fin troppo evidente che si è trattato, e che trattasi ancora, di solo
scontro politico. Perché sotto il profilo scientifico (medici) e sotto il
profilo logistico (presidi), la direzione era chiaramente indicata: DAD per
qualche settimana. Che poi con la ripresa delle lezioni in presenza ci siano
state diverse assenze di professori non vocati (come giustamente fatto notare
dal prof. Galimberti) è cosa senza’altro vera ma, mi permetto di evidenziare, è
solo una parte di un fenomeno ben più ampio e complesso (come ho appunto
mostrato in questo mio post). Che poi non stanno avvenendo situazioni critiche
nella Scuola, questo non dimostra affatto che la decisione politica sia stata
giusta che, appunto, è risultata essere in direzione contraria al parere precauzionale
degli esperti (medici e presidi) e che quindi si è configurata (ancora una
volta) come una scommessa, come un azzardo (ma si può scommettere, azzardare,
sulla gente? Su un Paese? Governare in questo modo? Mah …..).
Ed è chiaro che
essendo il sistema italiano della Scuola sempre debole (anche e soprattutto per
quanto evidenziato in apertura di post), esso si presti ad essere terreno
fertile per lotte politiche, speculazioni politiche, ecc. Non c’è davvero altro
da dire, e non ho davvero altro da dire, se non questo ultimo aspetto:
l’inversione di subordinazione nel rapporto tra Scienza e
Politica, che dovrebbe sempre vedere la Politica subordinata alla Scienza quando
è in gioco la salute (umana, ma non
solo, la cosa vale anche per la salute animale, vegetale, ambientale) e mai il
contrario (come invece purtroppo è accaduto in questo caso, anche in questo
caso) è un errore oggettivo che nell’Olismo non avverrebbe mai. Perché?
Prometto di evidenziare, esplicitare, caratterizzare ed approfondire questa
questione paradigmatica nel mio Nuovo Libro, nel quale - come già sapete - è
previsto anche un capitolo appositamente dedicato alla Scuola (per la questione
paradigmatica in seno ad essa) e che integrerò volentieri anche con questi
ultimi aspetti. Nel frattempo, ne avete già di spunti su cui riflettere.
Dunque, a presto, amici, alla prossima settimana, e come
sempre, ad maiora!
Luca Fortunato (Matera)
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