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La Legge giusta
Tempo fa, in questo
blog, scrissi di Ronald Dworkin (1931-2013, giurista e filosofo statunitense) e
del suo olismo giuridico. Ebbene, ne ripropongo il sintetico ma significativo ritratto
ed anche un po’ più approfondito perché nel frattempo ho approfondito, io
stesso, la sua figura. A livello culturale, ovviamente. Ma la natura del livello
mi è ugualmente spendibile (sebbene io sia un professionista tecnico). Per una
consapevolezza sistemica. Ed anche se io sono in Italia e Dworkin era in
America. Il senso, il significato, il contenuto della sua opera è quello che
conta. E per chiunque (uomini di Legge e non). Anzi, direi che la
consapevolezza sistemica (magari anche attingendo significati da Paesi lontani,
contro ogni forma di provincialismo) mi è
comunque doverosa. Da tempo, infatti, nell’ambito del mio lavoro tecnico ho anche
l’occasione e l’onore di assolvere all’importante e delicato ruolo di CTU che
non solo mi permettere di crescere specificatamente come professionista (e di
essere molto utile, sempre più utile, alla Società) ma mi permette di farlo
anche in generale, come cittadino. Le due cose, infatti, sono inscindibili. E cittadini
lo si è a casa propria così come nel Mondo. Anche questi livelli sono
inscindibili. Così come inscindibili sono la scienza e la tecnica dal contesto
in cui, volta per volta e caso per caso, le si esercitano. Così come
inscindibile è ogni fatto, storia, vita e vicenda dalla Società e dal suo Tempo.
Anzi, secondo l’Olismo vi è di più: la consapevolezza del contesto generale è da
includere in ogni cosa specifica così come ogni aspetto particolare, ogni
dettaglio, va rapportato al quadro d’insieme, al quadro generale. Doverosamente.
E da parte di tutti. Insomma, la Società non può più permettersi il
Riduzionismo, se vuole sopravvivere. Ad ogni modo, il lettore, anche oggi, si
renderà conto di quanto valido sia il senso dell’opera di Dworkin (non a caso
collocata nell’Olismo) rispetto ai fatti di cronaca che ci arrivano, dai media,
sempre più inquietanti anche in tema di Legge, legalità, legittimità ecc. vedi,
per esempio, il “decreto sicurezza” dell’attuale Governo e connessa vicenda e
comunque essa si sia già chiusa o si chiuderà ancora (si tratta e si tratterà comunque
di un sintomo-segno inquietante, spia di una ben più grave malattia che
affligge l’odierna e intera Società e che non guarirà certo con una piccola e
temporanea medicina …). Validità del senso dell’opera di Dworkin, dicevo, per spiegare gli stessi fatti di cronaca (che,
altrimenti, nel Riduzionismo, rimarrebbero senza spiegazione o verrebbero solo
parzialmente spiegati) al fine di cercare rimedi (veri, completi, integrati,
duraturi) sempre più necessari e sempre più urgenti per la tenuta della nostra
Società. Mamma mia che brutto tempo! (e non mi riferisco al tempo atmosferico
…. Ovviamente. La neve è bellissima). Ad maiora! Amici, ad maiora! Luca
Fortunato (Matera)
Ronald Dworkin (1931-2013) è stato un giurista e filosofo
statunitense tra i più importanti del Novecento. La sua opera viene vista dagli
esperti della materia soprattutto come l’esplicitarsi e lo svilupparsi di
un’unica tesi di base: la connessione
tra il diritto e la moralità politica. Con Dworkin, infatti, viene abbandonato
il vecchio paradigma che fa del diritto e della morale due sistemi separati ed
indipendenti e si approda, invece, ad un nuovo paradigma che fa del diritto una entità sia di tipo interpretativo
perché basata anche sui valori etico-morali, sia di tipo olistico perché
irriducibile alle fonti formali (legislatore, magistratura, amministrazione). Per Dworkin, infatti, il
diritto è necessariamente inclusivo di valutazioni morali che, a loro volta, si
giustificano in base alla loro accettazione da parte tanto della magistratura
quanto dei cittadini nonché sulla loro intrinseca validità in quanto aspetti
sapienziali della comunità. In senso più tecnico, si tratta dei principi
fondamentali inclusi nei sistemi costituzionali. Per Dworkin, in particolare,
le regole o prescrizioni possono essere giuste o ingiuste mentre i principi
possono essere solamente giusti in quanto nati da esigenze di giustizia. Altro
e connesso aspetto dell’opera di Dworkin è il seguente: egli era critico nei
confronti del positivismo giuridico
(che, infatti, come tutte le forme di Positivismo è Riduzionismo). Egli
sosteneva, a tal proposito, che norme di un governo formalmente legittimo
(governo nazista, ad esempio) possono essere comunque illegittime in quanto
lesive dei diritti fondamentali della persona per cui nei loro confronti, nei
confronti di tali norme, è moralmente e giuridicamente lecita la disobbedienza.
(… qui, i riduzionisti annegano nel mare della realtà, mentre gli olisti ci
nuotano … ). Inoltre, egli era critico anche nei confronti del giusnaturalismo classico. Sosteneva
infatti che è vero che l’individuo ha diritti fondamentali ed inalienabili (appunto)
ma che essi non sono naturali, non sono universali e non sono indipendenti
dalla storia. Lasciando ora al lettore interessato (addetto ai lavori o
partecipante ai lavori o puro cittadino) gli approfondimenti del pensiero e
dell’opera di Dworkin, è da ricordare che - come tutti i cambi di paradigma
- le sue originali tesi sono state
oggetto di molte lodi ma anche di numerose critiche. Ma forse è proprio di
questi opposti momenti dialettici che necessita la Nostra Società. Anche sulle
leggi, sulle norme, sul mondo giuridico, sul mondo giudiziario. Affinché, nello
specifico ed in generale, si possa approdare - dinamicamente - a delle sintesi
superiori e non rimanere – staticamente - nella autoreferenzialità delle
singole tesi. Inoltre, le originali tesi di Dworkin dimostrano che anche nel
Mondo della Legge esistono (e legittimamente, è proprio il caso di dirlo ….)
posizioni diverse, paradigmi diversi. Semplificare, ridurre, omogeneizzare,
standardizzare ecc. è sempre una strada irreale e irrealistica. La realtà è
complessa. Ed una grande personalità come Dworkin ci ricorda che anche la
Legge, e non solo la Scienza, non può evitare di confrontarsi con essa se da
essa non vuole scollarsi.
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