Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

martedì 6 agosto 2019

L'Economia circolare


Post 302 

L’Economia circolare  

Un nuovo (e luminoso) incarico di lavoro (ma anche un bel po’ impegnativo e complesso, … da vero olista!), da iniziare subito dopo Ferragosto, da portare avanti insieme ad altri lavori già fortunatamente in essere, mi impongono una pubblicazione leggermente anticipata (rispetto alla preventivata fine d’Agosto). Meglio così, no? 

Ultimamente, l’economia circolare è qualcosa che sta occupando sempre di più i media, i dibattiti, i vari settori della Società. Questo, alcune volte avviene in modo proprio, scientifico, veritiero, altre volte invece avviene in modo improprio, contradditorio, speculativo, demagogico, modaiolo. La questione, interessante ma delicata al tempo stesso, è che l’economia circolare è olistica, che con l’economia circolare si è nell’Olismo. Dunque, con essa si attua o si attuerebbe un cambio di paradigma visto che l’Establishment è ancora nell’altro (e opposto) paradigma cioè il Riduzionismo. I riduzionisti, appunto, o non se ne rendono conto oppure, anche su questo, cercano di imbrogliare le cose. Con danno per i cittadini, per gli imprenditori, per la Società tutta. Perché alla confusione teorica (casuale o voluta) segue l’inefficienza e l’inefficacia dei sistemi, della pratica, dell’agire e del fare. Specialmente nel lungo periodo. Confusioni ed inefficienze del genere, così come i falsi cambi di paradigma o addirittura il non occuparsi proprio della dimensione paradigmatica,  sono cose che abbiamo già visto ed alcune le continueremo ancora a vedere (come purtroppo ci indicano anche le ultime cronache): 1. sul fenomeno Xylella-CoDiRO stanno continuando ad andare (anzi ora ci sono proprio andati!) verso l’illusione più grande (i reimpianti). Se ne accorgeranno tra qualche anno. Allora, sarà troppo tardi per quello che eventualmente sarà rimasto dell’Olivicoltura mediterranea?; 2. gli alberi urbani – anche di ricche ville al mare ….. pensate un po’ - continuano a schiantarsi in mezzo a pseudo-spiegazioni, pseudo-impegni, ecc. (aspettando il morto?); 3. il Sud arretra nonostante le sue (le nostre!) “feste” ed il Nord è sempre più egoista e lontano; 4. bruciano interi boschi in Siberia; 5. si scioglie ad una velocità impressionante il ghiaccio in Groenlandia; ecc. ecc. Tutto ciò è opera del Riduzionismo e dei riduzionisti. E non solo a causa della loro oggettiva inferiorità teorica ma anche e soprattutto a causa della loro tendenza ad imbrogliare (che spesso si attua e si materializza per davvero come reazione sbagliata di fronte ad una pratica che fa acqua da tutte le parti …. per inefficienza ed inferiorità teorica! E così siamo sempre lì. Ed il cerchio si chiude e ricomincia …. Male, in questo caso). Può essere utile, pertanto, descrivere (seppure in modo sintetico, ma significativo) i tratti autentici dell’economia circolare visto che essa è di una importanza cruciale per il destino del Mondo. Per fare chiarezza (e le dovute distinzioni). Alle nuove generazioni (mia figlia ha 2 mesi) cerchiamo di lasciare almeno buoni esempi (scritti ma anche agiti, nel nostro lavoro per esempio) che raccontino e testimonino la Vera Verità. Quanto a noi, ci sentiamo presto, sempre con cadenza mensile. In Settembre, dunque. E come sempre, ad maiora! amici, ad maiora! Luca Fortunato (Matera) WhatsApp 389.4238195 

Ed ora entriamo nel merito:   

l’espressione “economia circolare” indica una entità olistica, specificatamente una Economia che innanzitutto è un sistema (cioè con varie e numerose componenti e parti che si influenzano reciprocamente a costituire un tutt’uno inscindibile, un intero) ma è un sistema di tipo particolare cioè inteso come un organismo vivente vale a dire un sistema complesso (cioè non riducibile alla somma e alle relazioni delle sue parti costitutive perché dotato anche di proprietà emergenti), caratterizzato da dinamiche non-lineari (cioè da retroazioni, da feed-back) e che dunque si auto-governa, si di auto-rigenera, si auto-sostiene (da cui i concetti e le immagini, di “cerchio”, “ciclo”, “ciclo chiuso”, “ciclo rigenerativo”, ecc.).
Infatti, nell’economia circolare i materiali e i loro flussi sono di due tipi (biologici e tecnici) ma sempre ed entrambi reintegrabili: quelli di tipo biologico (cibo, legno, acque reflue, fibre naturali, ecc.) possono essere reintegrati direttamente nella biosfera, quelli di tipo tecnico (polimeri, leghe, ecc.) sono comunque progettati e realizzati per poter essere reintegrati nell’industria, nei servizi, ecc. e con un basso dispendio energetico. In pratica, nell’economia circolare i rifiuti non esistono (quando si parla di “ciclo dei rifiuti”, di “ciclo chiuso dei rifiuti”, ecc., e concetti annessi, si parla di cose certamente positive ma non di “economia circolare” sebbene i termini e le immagini sembrino riferirsi ad essa). E’ evidente che ci sia una visione a priori e deduttiva nella vera economia circolare che infatti la rende un sistema economico complesso e di tipo pianificato (incompatibile ed inconciliabile, ad esempio, con il libero mercato e con l’economia di mercato, basati su criteri e scelte a posteriori e di tipo induttivo). Il tutto è realizzabile anche applicando concretamente la nozione teorica di vendere servizi più che prodotti ma soprattutto facendo proprio il superamento di visioni lineari, eventualmente anche nobili ma pur sempre riduzionistiche, come ad esempio la sostituzione delle fonti fossili (petrolio, carbone, ecc.) con le energie rinnovabili (il sistema ecologico-energetico-climatico è un sistema complesso e quindi non è detto che debba risponde in modo lineare, “logico”, proporzionale ad aggiustamenti parziali, settoriali, pur virtuosi. Anzi, è altamente probabile che risponda in modo non-lineare a causa dell’esistenza di proprietà emergenti positive o negative. O lo si aggiusta tutto il sistema, globalmente, per intero e contemporaneamente o non se ne fa niente). È evidente che per costruire l’economia circolare e per farlo in modo efficace ed efficiente (con reali vantaggi e benefici per le famiglie, le aziende, le città, i territori, ecc.) occorra un ripensamento non solo dell’economia ma dell’intera Società (di cui l’economia è parte), che occorra una rivoluzione culturale la quale non può prescindere dalla critica al Capitalismo e al consumismo così come da un cambiamento psicologico degli individui e delle comunità.
L’attuale modello economico di tipo lineare, riduzionistico, semplicistico, capitalistico, consumistico e di mercato (schematizzato in: capitale, lavoro e materie prime entrano nel sistema produttivo per dare prodotti da consumare e rifiuti da smaltire e solo in minima parte da riciclare, riutilizzare, ecc.) va superato e sostituito (integralmente) con un modello economico circolare, complesso, realistico, olistico, socialistico, ecologico e pianificato (schematizzabile in: capitale, lavoro e materie prime in stretto rapporto sia alle risorse naturali sia alla pianificazione politico-generale della Società entrano nel sistema produttivo per dare i prodotti quantitativamente e qualitativamente davvero necessari da consumare senza sprechi e da reintegrare per le restanti quote). 
Altri due aspetti caratterizzanti la vera economia circolare (in sintonia con la visione olistica, sistemica, organicistica, vitalistica, complessa, non lineare, integrata, pianificata, ecc. fin qui mostrata) sono:
1. la condivisione di prodotti, oggetti, ecc. (sharing economy) per limitare lo spreco d’uso (oggetti che giacciono inutilizzati ma che sono ancora buoni, efficienti, ecc.; oggetti che giacciono inutilizzati per la maggior parte del tempo; ecc.);
2. sempre in analogia al mondo vivente e ai sistemi viventi, maggiore diversità, eterogeneità, versatilità, adattabilità, modularità, ecc. vuol dire maggiore stabilità, resistenza, resilienza, ecc. Per cui, rendere i prodotti, gli oggetti e i servizi diversificati, eterogenei, versatili, adattabili, modulari, riparabili, longevi, ecc. vuol dire rendere il sistema economico (e quindi la Società per un buon 60-70%) più stabile, più sicuro, più resistente, più resiliente, ecc. Mica male in un Mondo che (a torto o a ragione) è diventato globale e globalizzato, che, di fatto, è globale e globalizzato (unico, intero, circolare).
Infine, è opportuno ricordare il legame di amicizia tra l’economia circolare e la bioeconomia. La bioeconomia (… anche qui, quella vera e non quella demagogica o peggio ancora quella ridotta a “sistema che impiega materie prime rinnovabili di origine biologica” …!) è la teoria economica elaborata dall’economista e matematico rumeno Nicholas Georgescu-Roegen (1906-1994) fondata sul concetto di limite biofisico della crescita applicato nel contesto di un sistema termodinamicamente chiuso quale è il Pianeta Terra. La bioeconomia comporta una rivoluzione teorico-culturale (da tradurre successivamente in pratica, da applicare) in quanto essa produce una critica radicale dei fondamenti dell’economia neoclassica alla luce delle scienze fisiche e naturali affrontando, in particolar modo, la questione ecologica alla luce della termodinamica e in particolare dell’entropia. Comporta, quindi, un supermento non solo del contrasto tra crescita economica e sviluppo sostenibile ma un superamento dello stesso concetto di “sviluppo sostenibile” in quanto attraverso un impianto teorico di dinamica non-lineare riesce a cogliere e a correlare aspetti biofisici (in particolare, restrizioni fisiche alla crescita indotte dalla limitatezza dell’ecosistema terrestre) con aspetti antropologici, psicologici, culturali e sociali (molto influenti, a volte completamente determinanti, e quindi messi sempre ed assolutamente a sistema dall’economista, dal legislatore, dall’imprenditore, dal professionista tecnico, dal cittadino illuminato, che si spendono per davvero per la vera bio-economia).
Insomma, stando così tutte le cose viste, è evidente che tutti coloro che vogliono o che debbano contribuire (veramente e onestamente) alla costruzione dell’economia circolare (economisti, cittadini, politici, imprenditori, professionisti, ecc.) debbano necessariamente adottare (nelle loro cose teoriche e pratiche, quotidiane e non) approcci e metodi di tipo olistico vale e adire un approccio di tipo sintetico-intuitivo per cogliere l’intero di riferimento e il suo quid emergente (e non solamente le parti e loro somma, come da approccio analitico-razionale) e successivamente il metodo deduttivo che dal generale – l’intero e quid di cui prima – giunge ai particolari – i dettagli specifici, settoriali, ecc. – e solo a quelli che servono per davvero (e non che dai particolari, spesso troppo e inutilmente numerosi, ci si debba muovere con l’illusione di arrivare al quadro generale, puntualmente disatteso, come da metodo induttivo).

P.S. L’Olismo è unico ed è ben definito. Che poi lo si applichi all’economia (come in questo caso) o alla medicina o all’agronomia o alla geologia o al diritto o all’architettura o alla selvicoltura, ecc. l’Olismo è sempre lo stesso. Comunque, per restare in tema di Economia, Olismo ed economia circolare, consiglio al lettore di oggi di ricercare e di (ri)leggere i post n. 261, 260 e 175, per riscontri molto più autorevoli e di tipo diretto.


  

Nessun commento:

Posta un commento