Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

domenica 1 novembre 2015

Ricordo di Pasolini



Post n. 7: 
Ricordo di Pasolini 
Un marxista (puro) è naturalmente nel Paradigma dell’Olismo. Nel campo delle scienze umane, infatti, il Marxismo (quello puro, quello rimasto scritto e mai realizzato correttamente, almeno fino ad ora, nel corso della Storia) è una concezione olistica in senso proprio in quanto ritiene che l’oggetto della scienze sociali non sono - e non debbano essere - tanto gli individui ma propriamente le strutture e le totalità di cui gli individui fanno parte e alle cui azioni esse non sono riducibili. E questo perché secondo l’Olismo ci sono, tanto nella Natura quanto appunto nella Società,  forze collettive di tipo emergente (nel senso dell’Emergentismo) rispetto alle loro componenti e tali che il loro manifestarsi non è determinato esclusivamente dalle azioni e interazioni delle componenti.  Aspetto che porta ad una conseguenza metodologica importante che si ritrova tanto nell’esercizio delle scienze olistiche naturali quanto appunto nell’esercizio delle scienze olistiche sociali e cioè che per spiegare l’azione, la dinamica di una forza collettiva non è sufficiente conoscere - analiticamente prima e per sintesi ricostruttiva dei dati analitici poi, come da Riduzionismo – i comportamenti e le relazioni delle sue componenti. Occorre cogliere, per via sintetico-intuitiva, anche e soprattutto un quid emergente in più. Ebbene, domani ricorre il 40° anniversario della scomparsa di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 05/03/22 – Roma, 02/11/75). E Pasolini marxista lo era. Sebbene in un modo alquanto personale e sicuramente nobile ed elegante. Arricchisco pertanto il blog di un suo bellissimo ed alquanto significativo scritto in merito:

“Come sono diventato marxista? Ebbene … andavo tra fiorellini candidi e azzurrini di primavera, quelli che nascono subito dopo le primule, - e poco prima che le acacie si carichino di fiori, odorosi come carne umana, che si decompone al calore sublime della più bella stagione - e scrivevo sulle rive di piccoli stagni che laggiù, nel paese di mia madre, con uno di quei nomi intraducibili si dicono “fonde”, coi ragazzi figli dei contadini che facevano il loro bagno innocente (perché erano impassibili di fronte alla loro vita mentre io li credevo consapevoli di ciò che erano) scrivevo le poesie dell'“Usignolo della Chiesa Cattolica”; questo avveniva nel '43: nel '45 “fu tutt'un'altra cosa”. Quei figli di contadini, divenuti un poco più grandi, si erano messi un giorno un fazzoletto rosso al collo ed erano marciati verso il centro mandamentale, con le sue porte e i suoi palazzetti veneziani. Fu così che io seppi ch'erano braccianti, e che dunque c'erano i padroni. Fui dalla parte dei braccianti, e lessi Marx. […]”. Pier Paolo Pasolini (da Poeta delle Ceneri).




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