Post n. 17:
Agricoltura: via il “grano”,
avanti il “riso”
L’anno
scorso sulla rivista “Science” fu pubblicato uno studio interessante ed
insolito (che bel termine insolito e
che bel significato ha ….) effettuato da Thomas Talhelm dell'Università della
Virginia a Charlottesville e da un gruppo di colleghi psicologi dell'Università
del Michigan a Ann Arbor e della Beijing Normal University a Pechino. Il
risultato della ricerca è stato questo: la coltivazione del grano favorirebbe
una cultura di tipo analitico ed individualistico tipica della civiltà
occidentale mentre la coltivazione del riso favorirebbe una cultura di tipo olistico
e cooperativistico tipica della civiltà orientale. La ricerca ha evidenziato che
la coltivazione del riso è laboriosa, molto laboriosa, e necessita di circa
il doppio di ore di lavoro - dalla semina al raccolto - rispetto al grano. E
che, inoltre, il riso viene coltivato su terreni irrigati che richiedono la
condivisione delle acque e la costruzione di dighe e canali che a loro volta
necessitano di una manutenzione costante. Tutto ciò fa emergere la necessità per i coltivatori di riso a collaborare e a
farlo in modo stretto con incentivi economici a cooperare portando così le loro comunità, nel corso del tempo, a diventare più interdipendenti. Lo
studio, le sue conclusioni, il suo significato potrebbero essere un vero
toccasana anche per la nostra agricoltura e per la nostra economia e per la
nostra scienza e per la nostra tecnica (… ed anche per la nostra cultura?) se
innanzitutto conosciuti e successivamente non stravolti, mistificati,
manipolati, girati a proprio comodo e piacimento ecc. ecc. ecc. Abbiamo vertici
(ministri, presidenti, assessori, dirigenti, direttori, consiglieri ecc.) che
su certe cose, su certe conoscenze, su certe correlazioni non ci sono proprio:
o perché le ignorano o perché le conoscono ma non le capiscono o perché le
conoscono ma fanno finta di non conoscerle o perché le conoscono ma fanno finta
di non comprenderne il reale significato o perché le manipolano in un gioco
sempre riduzionistico o perché le manipolano in un gioco pseudo-olistico o ecc.
ecc. ecc. Questo è il vero problema. Cambiare le persone ai vertici. Nel senso
o di cambiarle nelle loro conoscenze e/o etiche o di cambiarle, di sostituirle,
con altre persone. Non è più possibile assistere a scenari come quelli che le cronache di
questi giorni ci stanno mostrando (Xylella fastidiosa … che diventa anche blocco dei treni!
falso extravergine, “guerra del latte”, dissesto idrogeologico dovuto anche all’abbandono
dell’attività agricola ecc. ecc. ecc.). Non è più possibile per una Agricoltura
italiana (in Italia e nei suoi rapporti con il Mondo) che ha tutte le carte
vincenti (biodiversità, tipicità, eterogeneità ecc.) per essere protagonista
della Nostra Economia e della Nostra Cultura vedere, continuare a vedere, le sue
carte vincenti restare allo stato potenziale o non veramente espresse,
completamente espresse, diffusamente espresse. Protagonista nella vita reale,
nell’economia reale, nella percezione reale, nelle campagne, nelle città. Fino
ad ora, niente di tutto ciò. Ancora niente. È paradossale ma è così! E’ il
sistema che non va. Alcune sue parti possono anche andare. Alcune sue manifestazioni
- vedi ad esempio Expo - possono anche andare (…. ammesso, per scherzo, che vadano per davvero …. vedi Expo!). Ma è il sistema
che non va e continua a non andare proprio. Ed è il sistema che va cambiato. Cambiando
i suoi vertici. Il basso va bene. Ispiriamoci al grano e al riso (come
colture). E al “grano” e al “riso” (come simboli culturali). Continuando a
coltivare il nostro grano, ovviamente! Così come tutte le altre nostre colture.
Riso compreso! Ma con una mentalità diversa, in un paradigma diverso. Via il “grano”,
avanti il “riso”. Alle prossime cronache. Ciao. Luca Fortunato. lucaf73x@gmail.com
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