Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

sabato 23 settembre 2017

Percepire l'Ambiente



Post 162
Percepire l’Ambiente
   
La percezione non è semplice constatazione o sensazione (i 5 sensi). La percezione è quel processo psichico, di tipo complesso, per cui i dati sensoriali (visivi, uditivi, tattili, olfattivi, gustativi) vengono sintetizzati ed integrati in forme dotate di significato. La psicologia associazionista considerava la percezione come la somma di stimoli sensoriali elementari (Riduzionismo). Invece, con l’avvento e lo sviluppo della psicologia della Gestalt (il lettore di oggi può approfondire nel post 137) la percezione viene considerata come organizzazione istantaneamente globale e intera delle varie componenti sensoriali (Olismo). Ebbene, nella mia doppia vita quotidiana, nel senso che da sempre è fortunatamente divisa tra Scienza e Arte, ho sempre studiato la percezione, abbandonandone ben presto la versione riduzionistica (che sentivo essere sbagliata) per approdare alla versione olistica (che sentivo essere giusta). Ho avuto poi conferma, della bontà dei miei studi olistici da autodidatta, all’Università, stranamente, Facoltà di Agraria, a Bari, mentre preparavo uno degli ultimi esami per il conseguimento della mia laurea in Scienze Agrarie vale a dire l’esame di Paesaggistica, Parchi e Giardini. Forse l’unica eccezione olistica impartitami dall’establishment (consapevole o inconsapevole di averlo fatto …)! Ad ogni modo, la percezione non è semplice constatazione o sensazione (i 5 sensi). Ho scelto due temi (ma se ne possono scegliere tanti altri), spesso di cronaca, che esemplificano bene il guaio di non-percezione (ma di sola constatazione e/o sensazione) in tema di Ambiente. Questo post è anche per rispondere a chi mi ha chiesto, forse trovatosi di fronte ad ennesimi pasticci e/o ad ennesime demagogie: “Ma perché non intervieni più su questi temi?”. Ecco fatto. Buona continuazione di lettura:

1. Verde urbano pubblico. Se in tema di verde urbano pubblico, intervenissero tutti ovviamente, ma poi si lasciassero determinate e specifiche cose ed aspetti a chi è davvero competente in materia, e tra chi è davvero competente in materia a chi  si trova nel paradigma più adeguato, forse avremmo spazi verdi non solo belli, puliti e sicuri ma anche sensati cioè dotati di significato (... e magari, così, verrebbero anche più apprezzati, più vissuti, più sentiti propri, e rispettati. Non più vandalizzati, sporcati, trascurati. E poi la loro gestione avverrebbe bene, bene nel tempo, in modo ordinario, normale). Ebbene, dai miei studi (ufficiali e non) e dalle mie esperienze (professionali e non) in Italia ma anche all’Estero, mi risulta questo: il bello benché abbia comunque delle componenti oggettive è dimensione largamente soggettiva. E va bene. La sicurezza, la contrario, benché abbia delle componenti soggettive ineliminabili circa la sua valutazione e selezione per esempio, è dimensione largamente oggettiva. E va bene pure questa. La pulizia è totalmente oggettiva. E ci siamo. Ma il significato? Che è assolutamente necessario perché vi sia percezione del verde urbano pubblico e non vi sia solamente constatazione e/o sensazione (i 5 sensi) di esso? Ricordo, infatti, che stiamo parlando di verde urbano pubblico, non di verde urbano privato. Per il verde urbano privato potrebbero anche bastare la constatazione e la sensazione (i 5 sensi). Ma per il verde urbano pubblico assolutamente no. Occorre percezione e dunque anche e soprattutto significato, come precisato in apertura del post. Ebbene, il significato è un perfetto ibrido soggettivo-oggettivo, vale a dire è entità culturale. Ed è qui che la cosa si fa, deve farsi, davvero interessante nonché indispensabile. Innanzitutto, culturale vuol dire abbracciare tutte le tendenze ed istanze culturali presenti in un determinato luogo (Città, Paese ecc.). Previo studio-indagine delle stesse (e complete) tendenze ed istanze culturali. E non l’abbraccio solo delle dominanti, delle maggioritarie, delle convenienti. Altrimenti non è cultura, ma solo politica e della peggior specie. Ad ogni modo, quando si elude questo aspetto, il significato (entità culturale), certamente molto complesso e difficile, oppure lo si semplifica e lo si riduce troppo, oppure lo si vive e lo si fa vivere ma in modo demagogico, propagandistico, solo per dire “ecco, l’ho trattato”, solo per farne timbrare la presenza (orale e/o scritta), il risultato è quello tipico d’Italia: il 99% degli spazi verdi urbani pubblici è inadeguato (magari pure bello: ci può stare; magari anche sicuro: anche se ne dubito; magari anche pulito: ne dubito tantissimo! Ma comunque inadeguato. Per assenza di significato o per un significato pasticciato). Insomma, in tema di verde urbano, specialmente se pubblico, anche il lavoro più tecnico non può essere solo tecnico, anche l’iniziativa più lodevole e creativa non può essere solo lodevole e creativa. Ed a questo non si può rimediare ammucchiando persone, saperi, competenze ecc. (multidisciplinarità, interdisciplinarità, multidimensionalità, 360°, lavoro di squadra, team, collettivo ecc. ecc. ecc.). Ogni persona coinvolta deve essere, in sé, già in sé, multidimensionale, multidisciplinare ecc. ecc. ecc. (Olismo). Da sola o in collettivo che sia. Da sola farà bene (se, materialmente, glielo consentiranno ….), insieme agli altri farà meglio. In ogni caso, la cosa è tanto difficile in generale ma soprattutto è tanto difficile in Italia (patria soprattutto di furbi, praticoni,  riduzionisti e pseudo-olisti) che, soprattutto in Italia, il 99% degli spazi verdi urbani pubblici è inadeguato. Come Volevasi Dimostrare. Avere, in Italia, spazi verdi urbani pubblici adeguanti non è impossibile. È una utopia. Cioè cosa inesistente, cosa che non c’è, ma che potrebbe esistere, potrebbe esserci. Da realizzare, che si può realizzare. Come andare sulla Luna (viaggio riuscito. Ma c’erano gli astronauti americani!). Come la Rivoluzione cubana (riuscita. Ma c’era Che Guevara!). E’ ovvio che qualcuno proverà a mistificare la realtà del verde urbano pubblico in qualunque città italiana esso si trovi. Ci proverà ovviamente. Banalmente. Ma poi vedremo il verde pubblico delle nostre città, tutto il verde pubblico delle nostre intere città, e non solo qualche angolo o fazzoletto o quartiere magari anche perfetto ma non rappresentativo della dimensione pubblica del verde cittadino, e ritorneremo con i piedi per terra. Ci proverà ad applicare al verde urbano pubblico, a far passare per il verde urbano pubblico, i parametri di giudizio valevoli per il verde urbano privato. Ma poi vedremo il verde pubblico delle nostre città, tutto il verde pubblico delle nostre intere città, e non solo qualche angolo o fazzoletto o quartiere magari anche perfetto ma non rappresentativo della dimensione pubblica del verde, e ritorneremo con i piedi per terra. Tipiche scene del verde urbano pubblico italiano: erbacce (che se non arrivano a superare i 50 cm non vengono sfalciate ….); rifiuti che erano nelle erbacce, ormai sfalciate, ma rimasti lì, e non raccolti insieme alle erbacce, lasciati in balia del vento ….; macelleria arborea: alberi capitozzati o comunque potati eccessivamente. Cose sempre sbagliate, di per sé, e spesso senza alcun motivo (spesso per assenza di valutazione di stabilità arborea o, peggio ancora, per valutazione di stabilità arborea non olistica cioè di stampo riduzionistico e/o pseudo-olistico: VTA, SIA, SIM, TSE ecc.);

2. Sicurezza territoriale. Qui la cosa si potrebbe, anzi si dovrebbe, far lunga. Mi limiterò, pertanto, ad esempi brevi ma significativi. La semplice constatazione o sensazione (i 5 sensi) dell’ambiente senza giungere alla percezione dell’ambiente (con significato) e specificatamente senza giungere ad una percezione olistica dell’ambiente (Gestalt) fa sì che, ad esempio, si vada a costruire (e si permetta di costruire!) e si vada ad abitare alla confluenza di canaloni-pendici di montagna! O sulle pareti di un cono vulcanico! O in quello che naturalmente è comunque lo spazio ampio di un fiume oltre il suo ordinario letto! Fa sì che estrazioni petrolifere o altre attività oggettivamente inquinanti avvengano a due passi da luoghi ecologicamente sensibili e/o abitati! Fa sì che ci si dedichi all’agricoltura senza una adeguata polizza assicurativa per le avversità atmosferiche in conclamato regime di cambiamenti climatici! Fa si che la sismicità naturale e storica di un Territorio venga relegata nell’inconscio della propria mente! Queste cose non possono essere spiegate con la furbizia, con l’opportunismo, con la superficialità ecc. Perché tutti, indistintamente, possiamo subire danni e guai del genere. Tutti. La spiegazione è la non-percezione dell’ambiente da parte di molti che non credono, almeno nel breve termine, alla percezione dell’ambiente da parte di pochi. Salvo il dispiegarsi del Tempo Galantuomo.

Un caro saluto a tutti. E ad maiora!  Luca Fortunato.

P.S. La vera Ecologia e il vero Olismo le stanno vincendo tutte le sfide. E le vinceranno per davvero. Senza alcun dubbio. Nonostante rigurgiti di Riduzionismo (scientifico ma soprattutto politico). Che, del resto, sarebbe anormale non aspettarsi. Il punto però è un altro: e nel frattempo? Risposta: Dio (per chi è credente) o il Caso (per chi non è credente) ce la mandi buona! Ed in questo, personalmente, sinceramente, ci vedo bure del bello! Buon week-end.

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