Post n. 86:
Ringraziamento (per
Xylella e non solo) – 2
Continuano le reazioni alla pubblicazione (sui blog) e all’invio
(pdf) della mia teoria olistica sul caso Xylella (vedi i precedenti post n. 85 e n.
84). Tutte positive e significative anche quelle di ieri sera. Una di esse,
senza levare nulla alle altre, merita un post perché mi consente di specificare
un aspetto fondamentale e che con grande piacere constato che è stato colto. Secondo
un noto ed efficacissimo esempio, per comprendere la differenza tra un olista
ed un riduzionista e quindi tra l’Olismo ed il Riduzionismo, in generale e
quindi anche in questo nostro specifico contesto e discorso, si consideri l’insieme dei numeri naturali: 1, 2, 3, 4
……. n …… Ebbene di fronte ad esso il
riduzionista vuole entrarvi, e di fatto vi entra, inizia a conoscere e a
“toccare” e ad analizzare i suoi elementi 1, 2, 3 ecc. Vuole i dettagli. Riduce
la conoscenza e la possibilità di conoscenza dell’insieme ai suoi dettagli. E
al metterli insieme. Ma così facendo egli si vota allo scacco. Così facendo non
arriverà mai a conoscere l’insieme dei numeri naturali. Perché si tratta di un
insieme infinito! Per quanti dettagli e numeri ed elementi del Tutto potrà
arrivare a conoscere e a mettere insieme ci saranno sempre infiniti dettagli e
numeri ed elementi del Tutto che egli non conoscerà mai e quindi il metterli
insieme sarà sempre e tremendamente parziale. L’olista, invece, vi resta all’esterno.
O meglio resta sul concetto intero, globale, totale, sintetico, generale di
insieme dei numeri naturali. E pur non entrandovi, pur non scendendo nei
dettagli, pur non analizzando ecc. riesce a starci su, sul concetto e sulla
realtà di insieme dei numeri naturali. Lo padroneggia. Intuitivamente. E non si
vota a nessuno scacco. L’infinito è un concetto chiaro per l’intuizione
olistica. E che l’intuizione olistica accetta. Magari, se l’olista ne ha
comunque bisogno o meglio se qualche interlocutore dell’olista ne ha bisogno ….
egli vi entra pure in qualche zona dell’insieme, lo analizza pure in qualche
suo aspetto, vi scorge dettagli: il numero 8, ad esempio. Oppure il numero 257.
Oppure i numeri 3,4 e 5. Oppure i numeri 1897, 1898 e 1899. Per poi uscirvi di
nuovo e ritornare sul Tutto. Ma è diverso, è ben diverso. E senza nessuno
scacco. Paradossalmente, certo. Perché vi è un grave errore culturale, una
cattivissima abitudine mentale, un vero e proprio vizio, in seno alla Società:
quello di ritenere superficialità l’esterno e quello di ritenere accuratezza l’interno.
Questo può anche essere vero per i sistemi articolati (automobile, aereo,
edificio, grattacielo, computer, Web ecc.) ma è assolutamente sbagliato per i
sistemi complessi (albero, batterio, cane, gatto, persona umana, cervello,
terreno, coltivazione, ecosistema ecc.).
Anzi, per i sistemi complessi è vero esattamente il contrario! I sistemi
complessi, infatti, ed i casi complessi, è come se fossero, per le umane possibilità
di conoscenza, infiniti. E come se ognuno di essi fosse come l’insieme dei
numeri naturali. O meglio, lo sono per davvero! Da padroneggiare, quindi,
intuitivamente. E non da cercare di conoscere analiticamente e/o con l’eventuale
(illusione della falsa) “sintesi” di ricomposizione dei dati analitici! (ricomposizione
che mai riuscirà a cogliere il quid del
sistema complesso, del fenomeno complesso, del caso complesso e che invece l’intuizione
coglie direttamente ed in modo integrato con tutti i restanti aspetti). E non c’entra
un bel niente, circa le possibilità di conoscenza, l’impiego della tecnologia,
le possibilità tecnologiche ecc. Si resta e si resterà sempre e comunque in un
insieme infinito. La tecnologia può certamente aiutare a dettagliare
particolari e specifiche “zone” dell’insieme (infinito). Ma da questo ad
arrivare a decidere, ad arrivare a far consulenza ecc. sui sistemi complessi,
sui casi complessi, sui fenomeni complessi ne passa – ne deve passare – un mare,
anzi un oceano, d’Intuizione (olistica, libera, indipendente, teorica). Questa realtà porta anche a
mettere in luce un grosso guaio (propinatoci dal Riduzionismo) e dal quale
bisogna sapersi tirar fuori (con l’Olismo, con il modus operandi olistico, con
la mentalità olistica ecc.): rispetto all’interezza della Società, l’essere laureato in ….. , essere dottore in ……. è già una
diversificazione o meglio costituisce già una specializzazione (rispetto a chi
non è laureato in …., non è dottore in ….). E tale livello (intendendo la
laurea specialistica o magistrale o equivalente) è amico dell’Olismo. Da corroborare
con l’esperienza. Le specializzazioni o meglio le ulteriori specializzazioni
post-laurea, professionali, i corsi ecc.
non sono necessarie ai fini dell’Olismo e del suo esercizio. Anzi, esse ai fini
dell’Olismo e del suo esercizio possono addirittura costituire un problema (bassa
probabilità di avere intuizioni olistiche, scarsa propensione alla visione di
insieme, scarsa capacità di comprensione del di più olistico ecc.). Ho detto possono. Il discriminante consiste
in questo: se la successiva ed ulteriore specializzazione o se le successive ed
ulteriori specializzazioni si limitano a far acquisire al soggetto particolare
competenze, particolari metodologie, particolari tecniche, particolari
aggiornamenti normativi ecc. esse risultano e risulteranno neutre e neutrali ai
fini specifici dell’Olismo e ai fini specifici dell’esercizio olistico. Non
disturbano. Se invece – e come purtroppo accade nella maggior parte dei casi individuali
e collettivi - la successiva ed ulteriore specializzazione o le successive
ed ulteriori specializzazioni producono anche una mentalità da specialista, un
atteggiamento da specialista, un approccio da specialista, una visione da
specialista ecc. esse risultano e risulteranno negative e controproducenti ai
fini specifici dell’Olismo e ai fini specifici dell’esercizio olistico. Anche
qui, vi è un grave errore culturale, una cattivissima abitudine mentale, in
seno alla Società (occidentale, e in quella parte dell’orientale va
occidentalizzandosi): quello di ritenere superficialità il restare sul livello
della laurea specialistica e quello di ritenere accuratezza l’ulteriore
specializzazione. Questo può anche essere vero per i sistemi articolati
(automobile, aereo, edificio, grattacielo, computer, Web ecc.) ma è
assolutamente sbagliato per i sistemi complessi (albero, batterio, cane, gatto,
persona umana, cervello, terreno, coltivazione, ecosistema ecc.). Anzi, per i sistemi complessi è vero
esattamente il contrario! Come abbiamo visto. Ciao a tutti. Ad maiora! Luca Fortunato
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