Post 321
L'Economia: tra Riduzionismo e Olismo (… da troppo
tempo!)
Con questo post (dedicato
ad un tema attualissimo e ricorrente) si conclude l’anno del blog. Ad anno
nuovo, già da Gennaio, il blog riprenderà la pubblicazione. Il 2020 sarà
dedicato alla nuova serie di post “Lessico tecnico-scientifico” (vedi post n. 319)
e alle recensioni dei miei nuovi libri che inizieranno a materializzarsi (vedi
post n. 308). Ne vedremo delle belle! Ve lo assicuro. Ciao a Tutti. E come
sempre, ad maiora, amici, ad maiora! Luca Fortunato (Matera) WhatsApp
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Già negli anni ’70 - ’80 è stato chiaro, e scientificamente
appurato, come l’Economia svolta ancora nel paradigma del Riduzionismo fosse ormai
divenuta inadeguata nel mondo complesso che andava sempre più formandosi. L’Economia
continuava a ridurre la dimensione economica (sia micro che macro) ad un unico
parametro cioè il denaro, nonostante la complessità (delle varie società e del
mondo intero) andava sempre più aumentando. L’Establishment è stato sordo e
cieco di fronte a quanti andavano criticando la dimensione puramente monetaria
dell’Economia che risultava gravemente priva di concetti e parametri di tipo energetico,
ecologico, sociale e antropologico-culturale e che non si potevano più
ignorare. Ma non semplicemente accostandoli ed aggregandoli ai modelli
economici (“multidisciplinarità”, “interdisciplinarità”, “360°”, “sostenibilità”,
“sviluppo sostenibile”, ecc.) ma proprio da includere e da portare a sintesi nei modelli economici (creare nuove
dimensioni concettuali economiche di tipo olistico – vedi ad esempio l’opera di
Georgescu-Roegen - e relative e deduttive conseguenze – vedi ad esempio la
Decrescita). Cosa ben diversa. Continuando invece nel Riduzionismo “contabile”,
il tecnico (in questo caso, l’economista) continuava erroneamente a percepire
quel fosse e quale dovesse essere la sua “professione tecnica” considerando
l’Ecologia, la Fisica, la Sociologia e l’Antropologia altre questioni. Così, l’Establishment
(di allora ma rimasto tal quale da allora!) ha notevolmente contribuito, in
questo caso in merito agli aspetti economici, a consegnarci l’attuale Società che
è divenuta sempre più complessa (e questo era inevitabile, destino naturale
dell’Umanità nel Tempo) ma anche sempre più inguaiata (e questo era evitabile,
cambiando paradigma cioè entrando nell’Olismo). Oggi sembra che la storica
lezione (cioè la necessità dell’Olismo o meglio la necessità di riscoprire
l’Olismo - che è antichissimo – e di rilanciarlo ed applicarlo in chiave
moderna sui problemi della modernità) sia stata recepita da pochissimi e
virtuosi economisti contro la stragrande maggioranza dei propri colleghi (gli
economisti riduzionisti). Il che vuol dire che la sfida è durissima ma che è anche
possibile farla, lanciarla per davvero. E vincerla. Vincerla per davvero. Come,
del resto, è nella Biologia, nella Medicina, nell’Agronomia, nella Geologia, nel
Diritto, ecc. La questione paradigmatica (Olismo/Riduzionismo) riguarda
l’intera Società, ogni suo settore, ogni professione. Ma per restare al tema odierno (l’Economia e i
Paradigmi e a tal proposito ricordo, in particolare, il post n. 302 che
suggerisco di ricercare e di rileggere), riporto qui di seguito dei passi di
testo davvero illuminati ed illuminanti:
[….] E’ probabile che l’economia
rimanga una disciplina appropriata ai fini di calcoli e di varie analisi di
microaree, ma i suoi metodi non sono più adeguati per l’esame di processi
macroeconomici. […] I fenomeni macroeconomici dovranno essere studiati all’interno
di uno schema concettuale fondato sull’approccio sistemico e usando un nuovo
insieme di concetti e di variabili. Uno degli errori principali in tutte le
scuole attuali di pensiero economico è l’insistenza a usare il denaro come
unica variabile per misurare l’efficienza di processi di produzione e di distribuzione.
Usando esclusivamente questo criterio, gli economisti trascurano il fatto
importante che la maggior parte delle attività economiche del mondo consistono in
una produzione informale fondata sul valore d’uso, su sistemi di baratto e su
intese reciproche di partecipazione in beni e servizi, tutte cose che si
verificano al di fuori delle economie monetarie. [….] Mentre nell’attuale
sistema bancario e finanziario mondiale le unità monetarie possono essere
deformate quasi ad arbitrio dal potere di grandi istituzioni, l’uso sempre più
generalizzato di carte di credito, di sistemi elettronici di attività bancaria
e di trasferimento fondi, e altri strumenti della moderna tecnologia dei
computer e delle telecomunicazioni hanno aggiunto strati successivi di
complessità che rendono quasi impossibile usare il denaro come sistema esatto
per misurare le transazioni economiche nel mondo reale. [….] Nella nuova
cornice concettuale una fra le variabili più importanti per misurare le
attività economiche sarà l’energia, così essenziale per tutti i processi
industriali. [….] La misurazione dell’efficienza dei processi di produzione
in termini di energia netta, che è oggi ampiamente accettata, suggerisce come
altra variabile importate per l’analisi dei fenomeni economici l’entropia, una
quantità connessa alla dissipazione di energia. Il concetto di entropia fu
introdotto nella teoria economica da Nicholas Georgescu-Roegen, la cui opera è
stata descritta coma la prima riformulazione generale dell’economia dopo Marx e
Keynes. [….] Come i concetti di efficienza e di PNL, anche quelli di
produttività e di profitto dovranno essere definiti all’interno di un ampio
contesto ecologico e dovranno essere connessi alle due variabili basilari dell’energia
e dell’entropia. [….]
Dal libro “Il punto di svolta” (1982) di Fritjof Capra
(fisico).
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