Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

martedì 24 maggio 2016

Aspettando il mio 1° libro - 7



Post n. 55:  
Aspettando il mio 1° libro – 7  
Trovo il tempo per scrivere e pubblicare una miscellanea di 4 considerazioni fatte nel week-end ispirate anche da recenti fatti di cronaca. Ci stanno bene in questo blog. Buona (e lunga) lettura. Ad maiora! Luca Fortunato  1. Il classico del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Il Riduzionismo vede il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, contemporaneamente (illudendosi così di essere “completo”, “integrato” ecc.). Lo vede mezzo pieno di liquido nella parte inferiore, mezzo pieno d’aria nella parte superiore. O, se si preferisce, tutto pieno ma di sostanze appunto diverse (liquido e aria). Ad ogni modo, tratta il sistema analiticamente, geometricamente e fisicamente. Solo analiticamente, geometricamente, fisicamente. Assemblando, poi, le sue parti. Facendone, in seguito, banalmente la somma. Ed anche in modo artificioso: si inventa, infatti, un limite (fisico-geometrico) che non esiste tra l’aria dell’ambiente e l’aria nel bicchiere. Un Riduzionismo metaforico, poi, vi introduce l’aspetto psicologico che pure ci starebbe e sarebbe effettivamente indicativo. E cioè che le persone che vedono il bicchiere mezzo pieno sono, o sarebbero, “ottimiste”, mentre le persone che lo vedono mezzo vuoto sono, o sarebbero, “pessimiste”. Ci sarà anche un significato psicologico (nessuno lo nega) ma resta uno scenario in ogni caso lontano dalla realtà anche perché parziale in senso psicologico perché anche il porre l’attenzione solo sul liquido o solo sul vuoto è in realtà molto più complicato del buttarla sul probabile “ottimismo” o sul probabile “pessimismo” delle persone. Personalmente, invece, ponendomi nel paradigma dell’Olismo, rilevando e considerando tutti gli aspetti precedenti ed andandoci oltre, senza negarli dunque ma superandoli, considero anche e soprattutto il significato, il senso, lo scopo, il fine, l’utilità del bicchiere. Pertanto, esso non può che essere pieno di liquido. Per metà o anche di una sola goccia non importa. Se vi è del liquido, il bicchiere non può che essere pieno. Pieno per metà o pieno anche di una sola goccia, se vi è del liquido il bicchiere è pieno di esso. Perché il bicchiere esiste per contenere. È stato fabbricato per contenere. Se non vi è liquido è vuoto. L’aria non c’entra. Essa pure essendoci effettivamente in un bicchiere vuoto di liquido o in parte vuoto di liquido, non fa parte della sua teleologia. Se, invece, vi è al suo interno del liquido, in qualsiasi quantità, il bicchiere è pieno di quel liquido (aspetto qualitativo) ed in ragione, ovviamente, della quantità del liquido stesso. Stando all’ “ottimismo” e al “pessimismo”, poi, se si vuol andare anche sull’altro tipo di discorso, essi vengono semplicemente superati dal realismo. 2. Andando ora oltre il discorso del bicchiere, vediamo più da vicino, l’ “ottimismo”, il “pessimismo”, il realismo. Personalmente, vedo il “pessimismo” essere un atteggiamento non vantaggioso. I gufi, tanto per intenderci, non considerano per esempio le enormi possibilità e potenzialità di soluzione e risoluzione dei problemi che grazie alla scienza, alla tecnologia, alla tecnica, alla cultura ecc. abbiamo Oggi. Personalmente, però, vedo anche l’“ottimismo” essere un atteggiamento non vantaggioso. I gigioni, tanto per intenderci, non considerano per esempio i terribili guai di tipo ecologico che il Mondo (e quindi anche ogni angolo di esso) vive e continuerà a vivere (cambiamenti climatici, scarsità di risorse, scarsità di energia, inquinamento ecc.) ed anche i terribili guai di tipo sociale ed etico in senso lato (precariato, immigrazione, terrorismo ecc.). Del resto, se vogliamo anche essere dotti, su questo ha scritto anche Russell (nel capitolo su Schopenhauer) nella sua Storia della Filosofia Occidentale:  ”[…] Da un punto di vista scientifico sono contestabili sia il pessimismo che l’ottimismo: l’ottimismo sostiene, o tenta di provare, che l’universo esiste per il nostro piacere, ed il pessimismo che esiste per dispiacerci. Scientificamente, non c’è  alcuna prova che sia legato a noi nell’una o nell’altra maniera. L’essere pessimisti o ottimisti è una questione di temperamento, non di ragione […]“. Il realismo invece mi sembra l’unico atteggiamento intelligente: andare avanti senza farsi vincere dalle varie paure ma nello stesso tempo senza far finta di niente. Pochissimi vivono così. Auguriamoci che il loro numero aumenti. La maggior parte delle persone o è gufa (pessimista, scettica, diffidente, depressa ecc.) o è gigiona (vive come se non esistesse la crisi ecologica, come se non esistesse la crisi economica, come se non esistesse il problema della sicurezza, come se non esistesse la crisi sociale ecc. e soprattutto come se tutte queste cose non toccano anche loro o come se tutte queste cose mai potranno toccare anche loro). 3. Andando ora oltre anche questo discorso, vediamo più da vicino il realismo. Esso consiste anche nel rendersi conto (con visione completa) e nell’accettare (con la virtù della tolleranza) la varietà e l’eterogeneità del mondo umano. Varietà ed eterogeneità che, tra l’altro, in alcuni loro aspetti, sono faticosamente e finalmente anche riconosciute dalla Legge (oltre che dal progredire della Cultura e dell’Etica). Emblematica e positiva è stata ed è e sarà ad esempio la figura di Marco Pannella che, a prescindere dagli aspetti strettamente politici, come cittadino non ho potuto non ammirare, non posso non ammirare, non potrò non ammirare, specialmente nel coraggio e nel senso civico dell’uomo così come delle sue numerose ed importantissime battaglie. Concetti e realtà (appunto) come “aborto”, “divorzio”, “unioni civili”, “LGBT”, “dignità dei carcerati”, “eutanasia”, “no alla pena di morte”, “antiproibizionismo” ecc.  sono la normale varietà ed eterogeneità del mondo umano ed anche delle sue diverse aspirazioni. Anche più in generale e al di là di figure specifiche: penso a concetti e realtà come “credente”, “non credente”, “laico”, “agnostico”, “ateo”; ma anche (e dove non ci si accapiglia di meno, anzi!) a “vegetariano”, “vegano”, “fruttariano”, “onnivoro”. Ecc. Chi mostra di non conoscere tutta questa eterogenea e bella normalità ma soprattutto chi mostra di essere intollerante nei suoi confronti - anche con spicciola e quotidiana contrarietà, magari espressa anche e solo con segni quasi impercettibili sul volto, nel tono di voce, nella gestualità ecc. -  mostra e dimostra di non essere realista, di non essere sintonizzato con la Realtà (che è quella che è. E non quella che si vorrebbe che fosse o che si immagina che sia). Mostra per certi versi di essere rimasto nel Medio Evo (culturale ed etico, specialmente) ma dimostra in generale di non essere in grado di capire nemmeno il significato (reale e realistico) di un bicchiere! Ognuno è libero di scegliere come vivere ma ognuno non è altrettanto libero di discriminare gli altri (palesemente o sottilmente). Lo dice anche la Costituzione, art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese “. Ad ogni modo, l’Olismo, anche l’Olismo, può dare il suo contributo anche per superare, per far superare, l’ oscurantismo che è ancora molto diffuso ed ancora molto resiste. E che fa parte della mentalità (sbagliata, oggettivamente sbagliata perché non sintonizzata con la Realtà, di fatto e pure giuridica) delle persone. Che precede dunque i ruoli delle persone ma che inevitabilmente accompagna (negativamente) ed influenza (negativamente) gli stessi ruoli. Questo va combattuto. Inesorabilmente. I ruoli non possono perdere di efficienza e di efficacia. E di credibilità. 4. A proposito della Nostra Costituzione (e delle Costituzioni in generale). Presa (prese) sotto i suoi (i loro) Principi Fondamentali (sul resto, invece, c’è da discutere e da proporre modifiche in linea con il Nostro Tempo) io personalmente, e come semplice cittadino, ci vedo l’Olismo. Eccome! I Principi Fondamentali per la vastità di quello che contemplano sono brevissimi, sintetici al massimo. Eppure racchiudono significati enormi ed implicazioni gigantesche e lo fanno in modo geniale ed efficacissimo. Magari, poi, tutti riuscissero a dedurre dai Principi Fondamentali restando sempre nell’Olismo sostanziale e formale (e tanto nelle successive parti costituzionali, quanto fuori di esse). Ma questa, eventualmente, sarà un’altra Storia? 

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