Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

giovedì 19 maggio 2016

Aspettando il mio 1° libro - 5



Post n. 53:  
Aspettando il mio 1° libro – 5 
Ieri, 18 maggio, è stato l’anniversario di nascita del grande filosofo, logico, matematico, scrittore e Premio Nobel per la Letteratura Bertrand Russell  (1872-1970). Avrei voluto rendergli omaggio ieri ma impegni non me l’hanno consentito. Oggi trovo il tempo per farlo. Tra i libri che hanno sempre accompagnato la storia dei miei giorni e sempre l’accompagneranno, c’è anche il famoso capolavoro di sintesi divulgativa di Russell “Storia della Filosofia Occidentale” (… 800 pagine … per la Storia della Filosofia d’Occidente … sono davvero una mirabile sintesi …. che solo un genio come Russell poteva riuscire a fare … tra l’altro con un linguaggio chiaro, semplice, efficacissimo … ). Nella Introduzione del libro, il grande Russell, nel chiarire quello che lui ritiene debba essere il vero significato e senso di “filosofia” – che personalmente condivido – esemplifica alcune delle domande fondamentali che la Filosofia si pone. Tra queste c’è n’è una che la prima volta che la lessi, a 20 anni, mi aprì la mente, che quando la rilessi, a 30 anni, mi stimolò la mente e che ripresa, a 40 anni, mi indirizzò la mente dandole forza e fermezza. La domanda è questa: “Vi sono realmente leggi di natura o noi crediamo in esse soltanto per il nostro innato amore dell’ordine?”. La domanda ha una importanza enorme. Ad essa ognuno può rispondere come crede. Ma il porre la domanda, ed il porsela, significa una cosa enorme. Nel corso della Storia, diversi filosofi (così come anche diversi scienziati) vi hanno risposto. In modi diversi. Personalmente, vi ho trovato risposta anche e soprattutto in parte della Filosofia di Henri Bergson (1859-1941) soprattutto nelle pagine del suo capolavoro “L’evoluzione creatrice”.  Traendone, deducendone e vivendone tutte le implicazioni (teoriche, paradigmatiche, culturali, pratiche, lavorative, quotidiane ecc.). Bisogna pur collocarsi. O meglio, acquisire consapevolezza delle propria collocazione di fatto. Perché chi crede di non collocarsi o di non essere collocato (con il suo stile di vita, con le sue scelte, con il suo modo di lavorare ecc.) in un ambito della Filosofia si sbaglia di grosso, è nell’illusione più grande. Tutti – consapevolmente o inconsapevolmente – abbiamo una collocazione filosofica e tutto ciò che facciamo, diciamo, scriviamo, sosteniamo ecc. ce l’ha. Tanto vale esserne consapevoli. Ma, dicevo, della Filosofia di Bergson, altro gigante di luce. E mai autore ne ha dato ritratto più lucido ed esemplare (e che per l’Olismo è un vero e proprio bacio) di come ha saputo fare il genio di Russell nella sua “Storia della Filosofia Occidentale” per l’appunto e di cui ora riporto un brevissimo ma significativo, essenziale, frammento: […] “La caratteristica essenziale dell’intuizione è che essa non divide il mondo in cose separate, come fa l’intelletto. E benché Bergson non usi queste parole, potremmo definirla sintetica piuttosto che analitica. In essa c’è una molteplicità di processi interdipendenti, non di cose spazialmente esterne l’una all’altra. In verità non ci sono cose: “Le cose e gli stati sono solo occhiate gettate dal nostro spirito sul divenire. Non ci sono cose ci sono solo azioni”. Questa concezione del mondo che appare difficile e innaturale all’intelletto, è facile e naturale per l’intuizione” […]. Ma il mio omaggio a Russell continua per ancora un po’. Sempre dalle pagine del suo capolavoro, su Hegel: […] “Hegel afferma che il reale è razionale, e che il razionale è reale. Ma quando dice questo non intende con “il reale” ciò che avrebbe inteso un empirista. Ammette, e ribadisce, che quelli che all’empirista sembrano fatti, sono, e devono essere, irrazionali; è solo dopo che il loro carattere apparente è stato trasformato per il fatto di vederli come aspetti del tutto, che ci si avvede della loro razionalità”. Su Cartesio (con anche, in finale, una punta del classico humor inglese …): […] “Nella teoria generale sul mondo materiale, il cartesianesimo era rigidamente deterministico. Gli organismi viventi, proprio come la materia bruta, erano governati dalle leggi della fisica. […]  La conseguenza fu che tutti i movimenti della materia venivano determinati da leggi fisiche e, dato il parallelismo, i moti dello spirito dovevano essere anch’essi determinati […] C’è in Cartesio un dualismo non risolto tra ciò che egli imparava dalla scienza contemporanea e la cultura scolastica che gli era stata insegnata a La Flèche. Incappò così in qualche incoerenza, tuttavia il dualismo arricchì la sua mente di idee fruttuose più di quanto non avrebbe potuto capitare ad un filosofo completamente logico […]. Su Talete: […] “ L’affermazione che tutto sia fatto d’acqua va considerata come una ipotesi scientifica e non come una ipotesi assurda. Venti anni fa il punto di vista accolto era che tutto fosse fatto di idrogeno, che costituisce i 2/3 dell’acqua. I Greci erano temerari nelle loro ipotesi […]. E sempre su Talete, Russell ci parla dell’aneddoto tramandato da Aristotele: la gente prendeva in giro Talete che, in quanto filosofo, aveva sempre la testa tra le nuvole, poco incline ad occuparsi di cose pratiche e soprattutto di denaro. Al che Talete consultando le stelle (in senso astronomico) intuì che nell’anno ci sarebbe stato un eccezionale raccolto di olive, contrariamente a quanto andavano affermando gli uomini pratici. Ed allora investì i pochi denari che aveva nell’affitto dei frantoi della zona, anticipando gli eventuali concorrenti che, del resto, nemmeno ci furono, increduli com’erano. Il raccolto eccezionale, ovviamente, ci fu e Talete si arricchì facendosi un mucchio di soldi e lasciando a bocca aperta e a tasche vuote i suoi concittadini. Morale: i “filosofi”, se vogliono, sanno essere molto più pratici degli altri uomini. E’ solo che a loro interessa altro, ben altro. E sono felici così. Ad Maiora! Luca Fortunato

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