Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

giovedì 14 marzo 2019

I boschi: tra Testo Unico e cambiamento climatico



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I boschi: tra Testo Unico e cambiamento climatico.

L’anno scorso è stato approvato il Testo Unico in materia di Foreste e Filiere forestali (TUFF). Personalmente, l’ho letto e riletto più volte. Lo ritengo un buon testo.  Chiarisce ed ordina diversi aspetti che, in passato, hanno creato non pochi problemi. Ne ho anche seguito diversi incontri di presentazione e di formazione. Buoni incontri.
Si tratta ora di andare avanti, di stendere i decreti attuativi e di operare. Ed infatti, c’è un gran da fare in tal senso. Ci si sta adoperando, e a più livelli, per i decreti attuativi. Ma è qui che, secondo me, il tutto potrebbe (potrebbe) assumere un aspetto critico. Se non ci si fermerà, per poi continuare ma seguendo un’altra strada. Mi spiego: 

il clima sta cambiando e i prossimi anni e i prossimi lustri, probabilmente i prossimi decenni, non saranno certamente diversi. Anzi, sembra proprio che ci troviamo solo nella fase iniziale di un cambiamento climatico abbastanza importante. E la presa di coscienza sembra aumentare, anche a livello istituzionale.

Ebbene, il cambiamento climatico sta influenzando anche i boschi. Un bosco, infatti, ha una certa composizione, una certa struttura, una certa dinamica, una certa stabilità, una certa evoluzione o involuzione, in funzione di un complesso di fattori (naturali ed antropici) tra cui vi è anche il clima ed in modo estremamente significativo ed influente. E se il clima cambia (come in questo nostro momento storico, da una decina d’anni a questa parte) cambia tutto il complesso di fattori e quindi la composizione, la struttura, la dinamica, la stabilità, di un bosco e, in definitiva, il suo destino (evolutivo o involutivo).

Ed il cambiamento climatico sta già influenzando il presente ed il futuro dei boschi   in modo nuovo. Modo nuovo tanto per noi umani (che studiamo e utilizziamo il bosco) quanto per il bosco stesso (che deve adattarsi ad una situazione nuova).

Già il bosco è un sistema complesso, intanto non riducibile ai soli alberi e poi comunque maggiore della somma di tutte le sue parti costitutive (Olismo) e questo soprattutto per l’esistenza di proprietà emergenti (Emergentismo), figuriamoci la complessità (evolutiva o involutiva) che esso assume in un regime di cambiamento climatico.  

Non solo dunque il Riduzionismo è automaticamente chiamato fuori (il bosco ridotto ai suoi alberi o comunque solo uguale alla somma di tutte le sue parti costitutive), non solo non si possono applicare solo le attuali conoscenze tecnico-scientifiche in merito ai boschi (preziose ma comunque cadenzate su boschi di qualche tempo fa in regime di stabilità climatica), ma l’Olismo necessario è chiamato ad essere particolarmente solido e particolarmente prospettico (e necessita di essere anche e più che mai distinto dallo pseudo-olismo).  

La morale della favola è presto detta:

prima di stendere i decreti attuativi e prima di operare occorrerebbero nuovi studi di tipo euristico sui boschi (territorio per territorio, almeno biennali-triennali) che portino, cioè, a nuove e aggiornate conoscenze (di base) con anche e soprattutto la creazione apposita, ad hoc, di nuovi e inediti concetti e parametri (sebbene anch’essi temporanei e relativi ma comunque migliori, più aderenti alla nuova realtà in essere) ed utilizzati per proiezioni e previsioni (evolutive o involutive) per i prossimi 10 anni almeno (proiezioni-previsioni teoriche, certo, possibilmente teorico-matematiche, ma assolutamente necessarie ed inevitabili per gestire al meglio, in modo davvero sostenibile, e da subito, entità complesse e delicate come i boschi).  

Si rischierebbe, altrimenti, di provocare seri danni agli ecosistemi boschivi. Magari anche in buonafede, ma pur sempre seri danni. E sarebbe davvero un paradosso visto che il TUFF, in fondo, è un buon testo (di partenza).

Anche perché, in termini più generali, dobbiamo tener presente che se i boschi anche dal clima sono influenzati, il clima è influenzato anche e soprattutto dai boschi. Una bella e seria Complessità, insomma. Che non si può negare, né ridurre, né  aggirare.

Se ci fossimo trovati in una fase storica di stabilità climatica (come una cinquantina d’anni fa e ancora più indietro), il passaggio dal TUFF ai decreti attuativi alle azioni, avrebbe potuto avere natura diretta e lineare. Volitiva e applicativa, insomma. Senza tanti problemi e in tempi rapidi. Secondo un ordinario e normale applicazionismo tecnico-professionale. Ma visto che il cambiamento climatico esiste (… o c’è ancora qualcuno che lo nega o ne riduce l’influenza?), il passaggio dal TUFF ai decreti attuativi alle azioni deve avere natura indiretta e non-lineare. Teorica ed euristica prima, volitiva e applicativa poi. E in tempi necessariamente più lunghi.

Se questa strada verrà percorsa, allora i boschi mostreranno, probabilmente, nei prossimi lustri e nei prossimi decenni, un’esistenza (ecologica ed economica) equilibrata (per il Bene della Natura e della Società). Se no, i boschi mostreranno, certamente, nei prossimi lustri e nei prossimi decenni, un’esistenza (ecologica ed economica) squilibrata (con guai per la Natura e per la Società).

Certo, la strada tecnico-scientifica di tipo euristico (necessariamente di tipo euristico, visto il cambiamento in corso del clima), non è cosa semplice (occorrono anche e soprattutto competenze ed abilità teoriche e di un certo tipo). Ma è necessaria. 

Personalmente, spronato anche da alcuni miei estimatori, ho iniziato ad interessarmene, con sano scetticismo (devo dire) ma con impegno. Ovviamente, come libera ricerca teorica (sulla base di bibliografia e sopralluoghi). E nell’Olismo, naturalmente. Vi aggiornerò.

E come sempre, ad maiora! amici, ad maiora! 

Luca Fortunato (Matera)
Per eventuali suggerimenti, collaborazioni di input: WhatsApp 389.4238195

P.S. - 1: qualcuno mi ha detto: e se nel frattempo i decreti attuativi ci saranno già? E già si sarà fatto secondo essi? Che ne sarà del tuo lavoro teorico? Ho risposto così: un teorico fa il teorico. Assolutamente libero, indipendente e incondizionato, anche nei tempi, nelle tempistiche, ecc. E lo fa perché gli piace e perché è la sua natura. Come un pesce che nuota nell’acqua, come un gabbiano che vola sul mare, ecc. Certo, egli deve affrontare enormi problemi che, solo a sentirli, alla maggior parte della gente vengono le vertigini! Maggior parte della gente che, purtroppo, è attenta ai dettagli, magari burocratici, ma che non sa cogliere il senso delle cose (e che per questo, alle fine, perde). Maggior parte della gente che magari cura la forma ma non la sostanza  (e che per questo, alla lunga, perde). Maggior parte della gente che, purtroppo, è schiava dalla quotidianità senza mai pensare e immaginare oltre (e che per questo invecchia, soprattutto nel proprio animo, prima del tempo). Il teorico, dicevo, deve affrontare enormi (e non- comuni) problemi. Problemi intuitivi, concettuali, logico-deduttivi ma di un certo tipo (per cui non basta il ragionamento comune), matematici ma non quelli semplicemente aritmetici (per i quali si può usare la calcolatrice), previsionali, immaginativi, quali-quantitativi, di ricerca delle conoscenze, di creazione di conoscenze, di sintesi delle conoscenze, di correlazione, di quadro d’insieme, di equilibri, di rapporti, di traduzione delle intuizioni in vocaboli e in testo e poi di questi in matematica, ecc. Ma è il suo destino. Comprensivo anche di una certa, “normale” difficoltà a farsi capire (specialmente dai propri colleghi che quasi sempre mancano di serenità, d’obiettività e di onestà intellettuale a causa di gelosia e di invidia; specialmente dai giornalisti che quasi sempre sono faziosi e parziali, a raccontare sempre e solo una delle due o più realtà esistenti. Il caso Xylella, ad esempio, è emblematico purtroppo). Ma è il suo destino. Comunque, un bel destino. E quando e se riesce a concludere il suo (sempre difficilissimo) lavoro teorico, quella è la sua ricompensa. È già la sua ricompensa. Totale, intera. 100%. Stop. Eventuali e futuri risvolti positivi sarebbero altre ricompense (ricompensa 2, ricompensa 3, ecc.; 200%, 300%, ecc.). Dunque, di cosa poi le altre persone (sperimentalisti, imprenditori, colleghi, politici, ecc.) potranno fare o non fare dei suoi lavori (sperimentarli/non sperimentarli; applicarli/non applicarli; ecc.) al teorico non interessa (fermo restando, in caso di utilizzo, il rispetto del diritto d’autore e, nel caso di alcune particolari utilizzazioni, anche un equo compenso. Ovviamente). Non deve interessargli. Altrimenti non sarebbe un teorico. Né potrebbe proprio farlo il teorico, se anche lo desiderasse ma avesse anche 1/1000 della sua mente distratta da “altre logiche” (chiamiamole così …). Del resto, la Natura e la Società hanno bisogno tanto di teoria quanto di pratica, tanto di teoria quanto di sperimentazione, tanto di teoria quanto di applicazione, tanto di visione d’insieme quanto di dettagli, tanto di sostanza quanto di forma, tanto di libertà quanto di controllo, ecc. (matematici puri e matematici applicati; fisici teorici e fisici sperimentali; chimici teorici e chimici sperimentali; biologi teorici e biologi sperimentalisti; agronomi teorici e agronomi sperimentalisti; geologi teorici e geologi applicati; ecc.). In generale, vi è stato (nel recente passato, da 30-40 anni) uno sbilanciamento verso i momenti pratici, applicativi, specialistici, analitici, induttivi, algoritmici, di dettaglio, tecnologici, procedurali, burocratici, formali, ecc. Occorre riequilibrare il tutto, a favore dei momenti teorici, euristici, creativi, conoscitivi, concettuali, paradigmatici, sostanziali, scientifici, sintetici, deduttivi, di quadro d’insieme, di visione generale, ecc. Anche in questo senso vanno letti i problemi del Nostro Tempo per cercarne vere soluzioni. Ed i boschi, tra i migliori e maggiori esempi di entità complesse, e per giunta in occasione del buon TUFF ma anche e purtroppo in un momento storico di cambiamento climatico, potrebbero guidare gli esseri umani (almeno italiani ….) verso svolte di saggezza da tanto tempo auspicate quanto necessarie. Lo scetticismo è d’obbligo ma la speranza pure.

P.S. – 2: ricordo sempre ai Lettori del blog che a partire dal prossimo Aprile (per positivi ma aumentati impegni di lavoro e di famiglia) verrà pubblicato un solo post al mese selezionando, tra i diversi fatti di cronaca che saranno avvenuti o tra i temi che saranno stati particolarmente discussi in Società, il fatto o il tema ritenuto più significativo relativamente ai Paradigmi (Olismo, Riduzionismo, pseudo-olismo).





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