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I
boschi: tra Testo Unico e cambiamento climatico.
L’anno scorso
è stato approvato il Testo Unico in materia di Foreste e Filiere forestali
(TUFF). Personalmente, l’ho letto e riletto più volte. Lo ritengo un buon
testo. Chiarisce ed ordina diversi
aspetti che, in passato, hanno creato non pochi problemi. Ne ho anche seguito
diversi incontri di presentazione e di formazione. Buoni incontri.
Si tratta ora
di andare avanti, di stendere i decreti attuativi e di operare. Ed infatti, c’è
un gran da fare in tal senso. Ci si sta adoperando, e a più livelli, per i
decreti attuativi. Ma è qui che, secondo me, il tutto potrebbe (potrebbe)
assumere un aspetto critico. Se non ci si fermerà, per poi continuare ma seguendo
un’altra strada. Mi spiego:
il
clima sta cambiando e i prossimi anni e i prossimi lustri, probabilmente i
prossimi decenni, non saranno certamente diversi. Anzi, sembra proprio che ci
troviamo solo nella fase iniziale di un cambiamento climatico abbastanza
importante. E la presa di coscienza sembra aumentare, anche a livello
istituzionale.
Ebbene,
il cambiamento climatico sta influenzando anche i boschi. Un bosco, infatti, ha
una certa composizione, una certa struttura, una certa dinamica, una certa
stabilità, una certa evoluzione o involuzione, in funzione di un complesso di
fattori (naturali ed antropici) tra cui vi è anche il clima ed in modo
estremamente significativo ed influente. E se il clima cambia (come in questo
nostro momento storico, da una decina d’anni a questa parte) cambia tutto il
complesso di fattori e quindi la composizione, la struttura, la dinamica, la stabilità,
di un bosco e, in definitiva, il suo destino (evolutivo o involutivo).
Ed
il cambiamento climatico sta già influenzando il presente ed il futuro dei
boschi in modo nuovo. Modo nuovo tanto
per noi umani (che studiamo e utilizziamo il bosco) quanto per il bosco stesso (che
deve adattarsi ad una situazione nuova).
Già
il bosco è un sistema complesso, intanto non riducibile ai soli alberi e poi comunque
maggiore della somma di tutte le sue parti costitutive (Olismo) e questo
soprattutto per l’esistenza di proprietà emergenti (Emergentismo), figuriamoci
la complessità (evolutiva o involutiva) che esso assume in un regime di
cambiamento climatico.
Non
solo dunque il Riduzionismo è automaticamente chiamato fuori (il bosco ridotto
ai suoi alberi o comunque solo uguale alla somma di tutte le sue parti
costitutive), non solo non si possono applicare solo le attuali conoscenze
tecnico-scientifiche in merito ai boschi (preziose ma comunque cadenzate su
boschi di qualche tempo fa in regime di stabilità climatica), ma l’Olismo
necessario è chiamato ad essere particolarmente solido e particolarmente
prospettico (e necessita di essere anche e più che mai distinto dallo
pseudo-olismo).
La
morale della favola è presto detta:
prima
di stendere i decreti attuativi e prima di operare occorrerebbero nuovi studi
di tipo euristico sui boschi (territorio per territorio, almeno
biennali-triennali) che portino, cioè, a nuove e aggiornate conoscenze (di base)
con anche e soprattutto la creazione apposita, ad hoc, di nuovi e inediti
concetti e parametri (sebbene anch’essi temporanei e relativi ma comunque
migliori, più aderenti alla nuova realtà in essere) ed utilizzati per proiezioni
e previsioni (evolutive o involutive) per i prossimi 10 anni almeno (proiezioni-previsioni
teoriche, certo, possibilmente teorico-matematiche, ma assolutamente necessarie
ed inevitabili per gestire al meglio, in modo davvero sostenibile, e da subito,
entità complesse e delicate come i boschi).
Si
rischierebbe, altrimenti, di provocare seri danni agli ecosistemi boschivi.
Magari anche in buonafede, ma pur sempre seri danni. E sarebbe davvero un
paradosso visto che il TUFF, in fondo, è un buon testo (di partenza).
Anche
perché, in termini più generali, dobbiamo tener presente che se i boschi anche
dal clima sono influenzati, il clima è influenzato anche e soprattutto dai
boschi. Una bella e seria Complessità, insomma. Che non si può negare, né
ridurre, né aggirare.
Se
ci fossimo trovati in una fase storica di stabilità climatica (come una
cinquantina d’anni fa e ancora più indietro), il passaggio dal TUFF ai decreti
attuativi alle azioni, avrebbe potuto avere natura diretta e lineare. Volitiva
e applicativa, insomma. Senza tanti problemi e in tempi rapidi. Secondo un
ordinario e normale applicazionismo tecnico-professionale. Ma visto che il
cambiamento climatico esiste (… o c’è ancora qualcuno che lo nega o ne riduce
l’influenza?), il passaggio dal TUFF ai decreti attuativi alle azioni deve
avere natura indiretta e non-lineare. Teorica ed euristica prima, volitiva e
applicativa poi. E in tempi necessariamente più lunghi.
Se
questa strada verrà percorsa, allora i boschi mostreranno, probabilmente, nei
prossimi lustri e nei prossimi decenni, un’esistenza (ecologica ed economica)
equilibrata (per il Bene della Natura e della Società). Se no, i boschi
mostreranno, certamente, nei prossimi lustri e nei prossimi decenni, un’esistenza
(ecologica ed economica) squilibrata (con guai per la Natura e per la Società).
Certo,
la strada tecnico-scientifica di tipo euristico (necessariamente di tipo
euristico, visto il cambiamento in corso
del clima), non è cosa semplice (occorrono anche e soprattutto competenze ed abilità
teoriche e di un certo tipo). Ma è necessaria.
Personalmente,
spronato anche da alcuni miei estimatori, ho iniziato ad interessarmene, con
sano scetticismo (devo dire) ma con impegno. Ovviamente, come libera ricerca
teorica (sulla base di bibliografia e sopralluoghi). E nell’Olismo,
naturalmente. Vi aggiornerò.
E
come sempre, ad maiora! amici, ad maiora!
Luca Fortunato (Matera)
Per eventuali suggerimenti,
collaborazioni di input: WhatsApp 389.4238195
P.S.
- 1: qualcuno mi ha detto: e se nel frattempo i decreti attuativi ci saranno
già? E già si sarà fatto secondo essi? Che ne sarà del tuo lavoro teorico? Ho
risposto così: un teorico fa il teorico. Assolutamente libero, indipendente e
incondizionato, anche nei tempi, nelle tempistiche, ecc. E lo fa perché gli
piace e perché è la sua natura. Come un pesce che nuota nell’acqua, come un
gabbiano che vola sul mare, ecc. Certo, egli deve affrontare enormi problemi
che, solo a sentirli, alla maggior parte della gente vengono le vertigini! Maggior
parte della gente che, purtroppo, è attenta ai dettagli, magari burocratici, ma
che non sa cogliere il senso delle cose (e che per questo, alle fine, perde).
Maggior parte della gente che magari cura la forma ma non la sostanza (e che per questo, alla lunga, perde).
Maggior parte della gente che, purtroppo, è schiava dalla quotidianità senza
mai pensare e immaginare oltre (e che per questo invecchia, soprattutto nel
proprio animo, prima del tempo). Il teorico, dicevo, deve affrontare enormi (e
non- comuni) problemi. Problemi intuitivi, concettuali, logico-deduttivi ma di
un certo tipo (per cui non basta il ragionamento comune), matematici ma non
quelli semplicemente aritmetici (per i quali si può usare la calcolatrice),
previsionali, immaginativi, quali-quantitativi, di ricerca delle conoscenze, di
creazione di conoscenze, di sintesi delle conoscenze, di correlazione, di
quadro d’insieme, di equilibri, di rapporti, di traduzione delle intuizioni in
vocaboli e in testo e poi di questi in matematica, ecc. Ma è il suo destino. Comprensivo
anche di una certa, “normale” difficoltà a farsi capire (specialmente dai
propri colleghi che quasi sempre mancano di serenità, d’obiettività e di onestà
intellettuale a causa di gelosia e di invidia; specialmente dai giornalisti che
quasi sempre sono faziosi e parziali, a raccontare sempre e solo una delle due o
più realtà esistenti. Il caso Xylella, ad esempio, è emblematico purtroppo). Ma
è il suo destino. Comunque, un bel destino. E quando e se riesce a concludere
il suo (sempre difficilissimo) lavoro teorico, quella è la sua ricompensa. È
già la sua ricompensa. Totale, intera. 100%. Stop. Eventuali e futuri risvolti
positivi sarebbero altre ricompense (ricompensa 2, ricompensa 3, ecc.; 200%,
300%, ecc.). Dunque, di cosa poi le altre persone (sperimentalisti,
imprenditori, colleghi, politici, ecc.) potranno fare o non fare dei suoi
lavori (sperimentarli/non sperimentarli; applicarli/non applicarli; ecc.) al
teorico non interessa (fermo restando, in caso di utilizzo, il rispetto del
diritto d’autore e, nel caso di alcune particolari utilizzazioni, anche un equo
compenso. Ovviamente). Non deve interessargli. Altrimenti non sarebbe un
teorico. Né potrebbe proprio farlo il teorico, se anche lo desiderasse ma
avesse anche 1/1000 della sua mente distratta da “altre logiche” (chiamiamole
così …). Del resto, la Natura e la Società hanno bisogno tanto di teoria quanto
di pratica, tanto di teoria quanto di sperimentazione, tanto di teoria quanto
di applicazione, tanto di visione d’insieme quanto di dettagli, tanto di
sostanza quanto di forma, tanto di libertà quanto di controllo, ecc. (matematici
puri e matematici applicati; fisici teorici e fisici sperimentali; chimici
teorici e chimici sperimentali; biologi teorici e biologi sperimentalisti;
agronomi teorici e agronomi sperimentalisti; geologi teorici e geologi
applicati; ecc.). In generale, vi è stato (nel recente passato, da 30-40 anni)
uno sbilanciamento verso i momenti pratici, applicativi, specialistici, analitici,
induttivi, algoritmici, di dettaglio, tecnologici, procedurali, burocratici, formali,
ecc. Occorre riequilibrare il tutto, a favore dei momenti teorici, euristici, creativi,
conoscitivi, concettuali, paradigmatici, sostanziali, scientifici, sintetici, deduttivi,
di quadro d’insieme, di visione generale, ecc. Anche in questo senso vanno
letti i problemi del Nostro Tempo per cercarne vere soluzioni. Ed i boschi, tra
i migliori e maggiori esempi di entità complesse, e per giunta in occasione del
buon TUFF ma anche e purtroppo in un momento storico di cambiamento climatico, potrebbero
guidare gli esseri umani (almeno italiani ….) verso svolte di saggezza da tanto
tempo auspicate quanto necessarie. Lo scetticismo è d’obbligo ma la speranza
pure.
P.S.
– 2: ricordo sempre ai Lettori del blog che a partire dal prossimo Aprile (per
positivi ma aumentati impegni di lavoro e di famiglia) verrà pubblicato un solo
post al mese selezionando, tra i diversi fatti di cronaca che saranno avvenuti
o tra i temi che saranno stati particolarmente discussi in Società, il fatto o
il tema ritenuto più significativo relativamente ai Paradigmi (Olismo,
Riduzionismo, pseudo-olismo).
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