Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

mercoledì 2 novembre 2016

Di altre complessità (ma delle stesse necessità) - 2



Post n. 100:  
Di altre complessità (ma delle stesse necessità) – 2 
Proseguendo dal post n. 98, riporto della saggezza tratta da “Economia e politica agraria” di Mario Bandini, Ed. Agricole (1962) che ho fortunatamente incontrato a conforto della stesura di alcune mie idee presenti nel mio primo libro (a breve in uscita in self-publishing). Scrive il Bandini: […] La politica agraria non è che un aspetto particolare della politica economica; questa, a sua volta, non è che la realizzazione nel campo economico di alcuni principi politici particolari. Una classificazione dei tipi di vincoli politici che sono posti alle azioni economiche, può compiersi in base all’estensione ed intensità di tali vincoli. Politica liberistica, è quella in cui i vincoli sono pochi e poco profondi: lo Stato si tira quasi da parte per lasciare liberamente operare gli individui e stabilisce solo alcune regole giuridiche di condotta. Politica volontaristica, è quella in cui lo Stato interviene fortemente per modificare la realtà economica, ritenuta non confacente ai criteri di giustizia sociale, o alle necessità della produzione, od alle ineguaglianze della distribuzione. Il volontarismo ha assunto, in epoche moderne, forme assai varie e diverse; da quelle più blande che rappresentano semplici correttivi al liberismo assoluto (protezione doganale per esempio) a quelle più radicali che fanno dello Stato il dirigente della produzione (socialismo di stato, comunismo sovietico); a quelle che vedono l’ideale economico nella gestione dei capitali da parte dei lavoratori (marxismo), a quelle che si ispirano a principi etici e sociali di origine transumana (orientamenti cristiano sociali ad esempio). […] . E’ di tutta evidenza, quindi, la dimensione olistica dell’intero scenario. Così come è di tutta evidenza la dimensione olistica che ogni Agricoltura (in un determinato Paese, in un determinato periodo, in un determinato territorio ecc. ecc.) vive in ragione anche e soprattutto di alcuni principi politici dominanti. Ed è altresì evidentissima la non separabilità dei vari aspetti, l’impossibilità di scissione dei vari aspetti (aspetto politico, aspetto culturale, aspetto etico, aspetto economico, aspetto tecnico, aspetto giuridico ecc.). Ed il loro essere correlati in modo complesso, non-lineare e con l’emergere di un quid olistico in più (unico e peculiare volta per volta, caso per caso, periodo per periodo, Paese per Paese, territorio per territorio, contesto per contesto ecc.). Allora come Oggi. Anzi, Oggi la cosa è ancora più marcata (per l’esistenza dei cambiamenti climatici, per l’esistenza della globalizzazione dei mercati, per l’erosione di biodiversità, per l’erosione del suolo, per l’esistenza dei principi politici che pur degradati e “ liquidi” per dirla alla Bauman esistono e agiscono ugualmente e di cui non ci si può comunque non far carico, per l’emergere o il riemergere – nel bene o nel male – di scelte e mode alimentari ecc.). Chi artificiosamente – per ignoranza olistica e/o per malafede riduzionistica – separa e/o tratta in modo scisso i diversi aspetti dell’intero scenario per poi magari semplicemente accostarli, aggregarli, sommarli, ammucchiarli tra di loro in una falsa sintesi induttiva (accostando contenuti e competenze e persone  ecc. in un mega quanto inutile polpettone) è responsabile (di fatto, e proporremmo e  – a questo punto – proporremo, io ed altri, che lo sia anche in senso giuridico, di fronte alla Legge) di quella condizione di potenzialità che rende l’Agricoltura – ed i suoi addetti - sempre al di sotto di quello che invece potrebbe – e potrebbero - realmente significare (in senso, sociale, ecologico, economico, culturale ecc.). E quindi è necessario che gli addetti ai lavori (agricoltori, tecnici, tecnologi, ricercatori, burocrati, politici ecc.) si muovano – tutti, nelle loro istanze tanto individuali quanto collettive - all’interno del Paradigma dell’Olismo (del vero Olismo, ovviamente) e che, all’interno di esso, siano creatori di conoscenza organicistica, di strategia organicistica e siano protagonisti tanto del momento sperimentale quanto del momento teorico e della loro sinergia ed integrazione. Sempre che si voglia finalmente dare all’Agricoltura la forza e l’importanza che merita. E sempre che si voglia procedere alla risoluzione dei suoi problemi (e non semplicemente alla sistemazione delle sue questioni …). Fermo restando l’assoluta libertà democratica delle comunità e dei Paesi di scegliersi e di avere volta per volta particolari e dominanti principi politici, essi non possono non essere consapevolmente inclusi e dunque vissuti e gestiti ad ogni scala e ad ogni livello e da parte di tutti quando si parla o si scrive di Agricoltura o quando la si compie. O meglio, essi non possono non essere consapevolmente rilevati e dunque vissuti e gestiti, inclusi come sono, di fatto, nei vari scenari agricoli e rurali e sociali. Luca Fortunato

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