Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

sabato 12 marzo 2016

Miscellanea del Nuovo Mondo

Post n. 34: 
Miscellanea del Nuovo Mondo 
Rassegna finale di arricchimento del blog di esempi emblematici di quella rivoluzione culturale, paradigmatica e metodologica che esiste nei libri e nelle menti di molti - e da molto tempo - ed anche nelle parole, nei proclami, nelle propagande e negli slogan di alcuni. Ma che esiste anche di fatto cioè nella pratica di vita e di lavoro ancora di troppo pochi virtuosi. Del resto, è interessante notare come la filosofia e la teoria diventano metodo e pratica (nella scienza, in agricoltura, in società ecc.). La sfida, pertanto, è di rendere la rivoluzione culturale, paradigmatica e metodologica diffusa e generale tanto sul piano teorico quanto e soprattutto sul piano pratico. Ed in merito alla sua diffusione qualcosa di nuovo sta accadendo. E continuerà ad accadere. I miei futuri libri (il primo esce quest’anno) tratteranno di mie specifiche esperienze e di mie inedite, nuove ed originali idee e proposte in seno a tutto ciò. Con la speranza che - insieme ad altri autori originali con i loro libri originali, già scritti o che verranno scritti, sugli stessi temi o su altri temi – si possa contribuire, in modo certamente umile ma in modo altrettanto certamente serio ed incisivo -  a rendere la nostra Società migliore, oltre le banalità da una parte ed oltre le pericolosità dall’altra. Buona lettura. Ai miei libri. Luca Fortunato

1)Henri Bergson (filosofo, 1859 – 1941) in “L’evoluzione creatrice” (1907):

[…] Cerchiamo inutilmente di costringere il vivente nei nostri schemi. Tutti gli schemi cedono. Sono troppo stretti, soprattutto troppo rigidi per quello che vorremmo mettervi. […]
[…] Consideriamo il più stabile degli stati interni, la percezione visiva di un oggetto esterno immobile. L’oggetto può certamente rimanere lo stesso, io posso certamente guardarlo dallo stesso lato, sotto la stessa angolazione, nella stessa luce: la visione che ne ho differisce nondimeno da quella che ne ho appena avuto, se non fosse altro perché è invecchiata di un istante. La mia memoria è lì, a spingere qualcosa di quel passato in questo presente. Il mio stato d’animo, procedendo sulla strada del tempo, si riempie di continuo della durata che raccoglie: cresce su se stesso, per così dire, come una palla di neve. […]
[…] Certamente l’operazione mediante la quale la scienza isola e chiude un sistema non è un’operazione completamente artificiale. Se non avesse un fondamento oggettivo, non potremmo spiegarci come fa ad essere così appropriata in certi casi, e impossibile in altri. Vedremo che la materia ha una tendenza a costruire dei sistemi isolabili, che si possono trattare geometricamente. E’ anzi proprio in base a questa tendenza che noi la definiamo. Ma è solo una tendenza. La materia non va fino in fondo, e l’isolamento non è mai completo. Se la scienza va fino in fondo e isola completamente, è per comodità di studio. […]
[…] l’essere vivente si distingue da tutto quello che la percezione o la scienza isola o chiude artificialmente. Sbaglieremmo dunque se lo paragonassimo ad un oggetto. Se volessimo cercare nell’inorganico un termine di paragone, non è a un oggetto materiale determinato, ma piuttosto alla totalità dell’universo materiale che dovremmo paragonare l’organismo vivente. È vero che il paragone non servirebbe a molto, poiché un essere vivente è un essere osservabile, mentre il tutto dell’universo è costruito o ricostruito dal pensiero. Ma almeno la nostra attenzione sarebbe così indirizzata sul carattere essenziale dell’organicità. Come l’universo nel suo insieme, come ogni essere cosciente distinto, l’organismo che vive è qualcosa che dura. Il suo passato si prolunga interamente nel suo presente, vi resta attuale e attivo. Come farebbe, altrimenti, ad attraversare delle fasi ben regolate, a cambiare età, insomma ad avere una storia? […]
[…] Non sarà difficile dimostrarci che un albero non invecchia, poiché i suoi ultimi rami sono sempre giovani, sempre capaci di generare, per talea, dei nuovi alberi. Ma in un simile organismo – che del resto è più una società che un individuo – qualcosa invecchia, se non altro le foglie e l’interno del tronco. E ogni cellula, considerata a parte, evolve in una data maniera. Dovunque viva qualcosa, vi è, aperto a una pagina, un registro in cui viene iscritto il tempo. […]
[…] La posizione dei punti materiali di un sistema definito e isolato dalla scienza è determinata dalla posizione di questi stessi punti nel momento immediatamente precedente. In altri termini, le leggi che reggono la materia inorganica sono esprimibili, in linea di principio, mediante equazioni differenziali in cui il tempo (nel senso in cui il matematico intende questo termine) giocherebbe il ruolo di variabile indipendente. E’ così anche per le leggi della vita? Lo stato di un corpo vivente può essere spiegato completamente dallo stato immediatamente precedente? Si, se si decide, a priori, di equiparare il corpo vivente agli altri corpi della natura e di identificarlo, a giustificazione della propria tesi, con i sistemi artificiali su cui operano il chimico, il fisico e l’astronomo. Ma in astronomia, in fisica e in chimica la proposizione ha un senso ben determinato: essa significa che certi aspetti del presente, importanti per la scienza, sono calcolabili in funzione del passato immediato. Nulla di simile nel campo della vita. Qui il calcolo può funzionare, tutt’al più, per certi fenomeni di distruzione organica. Al contrario, per quanto riguarda la creazione organica e i fenomeni evolutivi che costituiscono propriamente la vita, non ci sembra in alcun modo possibile sottoporli a un trattamento matematico. […]

2)Paul K. Feyerabend (filosofo, 1924-1994) in “Contro il metodo” (1975):

[…] il mondo che desideriamo esplorare è un’entità in gran parte sconosciuta. Dobbiamo perciò mantenere aperte le nostre scelte e non dobbiamo fissarci limiti in anticipo. […]
[…] l’idea di un metodo che contenga principi fermi ed immutabili e assolutamente vincolanti come guida nell’attività scientifica si imbatte in difficoltà considerevoli quando viene messa a confronto con i risultati della ricerca storica. Troviamo infatti che non c’è una singola norma, per quanto plausibile e per quanto saldamente vincolata nell’epistemologia, che non sia stata violata in qualche circostanza. Diviene evidente anche che tali violazioni non sono eventi accidentali, che non sono il risultato di un sapere insufficiente o di disattenzioni che avrebbero potuto essere evitate. Al contrario, vediamo che tali violazioni sono necessarie per il progresso scientifico. […]
[…] l’idea di un metodo fisso, o di una teoria fissa della razionalità, poggia su una visione troppo ingenua dell’uomo e del suo ambiente sociale. Per coloro che non vogliono ignorare il ricco materiale fornito dalla storia, e che non si propongono di impoverirlo per compiacere ai loro istinti più bassi, alla loro brama di sicurezza intellettuale nella forma della chiarezza, della precisione, dell’”obiettività”, della “verità”, diventerà chiaro che c’è un solo principio che possa essere difeso in tutte le circostanze e in tutte le fasi dello sviluppo umano. E’ il principio: qualsiasi cosa può andar bene. […]
[…] la separazione di scienza e non scienza è non soltanto artificiale ma anche dannosa per il progresso della conoscenza. Se desideriamo comprendere la natura, se vogliamo padroneggiare il nostro ambiente fisico, dobbiamo usare tutte le idee, tutti i metodi e non soltanto una piccola parte di essi. […]
[…] La scienza moderna, d’altra parte, non è affatto così difficile e così perfetta come la propaganda scientifica vorrebbe farci credere. Una disciplina come la medicina, la fisica, o la biologia ci appare difficile solo perché viene insegnata male, perché l’istruzione standard è piena di materiale ridondante e perché l’insegnamento di queste scienze comincia troppo tardi nella vita. […]

3) Edward de Bono (medico e psicologo, 1933) in “Il pensiero laterale”(1967):

[…] l’imprevedibilità stessa delle idee nuove sta ad indicare che esse non sono necessariamente il risultato di ragionamenti logici. […]
[…] Se il pensiero laterale sceglie il caos, è perché vuol servirsene come metodo, e non perché rifiuta di adottare un metodo qualsiasi […]
[…] La elaborazione completa di una teoria può richiedere anni di duro lavoro, ma il principio ispiratore può nascere da una improvvisa illuminazione interiore […]
[…] La scienza annovera schiere di zelantissimi cultori che affrontano il lavoro con logica e meticolosità impeccabili, ma che probabilmente non riusciranno mai a concepire un’idea originale […]
[…] La logica ha, per sua natura, l’esigenza di controllare e collaudare il pensiero in ogni sua fase. Il pensiero laterale invece non richiede sempre la consequenzialità: quel che interessa è che la conclusione finale sia esatta. Pensare lateralmente vuol dire calarsi nella palude e percorrerla fino a scoprire un sentiero naturale. Il bisogno di essere conseguenti in ogni momento e in ogni stadio è probabilmente il più grosso ostacolo alla scoperta di soluzioni nuove. […]
[…] Nessun dubbio che i popoli occidentali debbano la loro efficienza e il loro progresso al metodo matematico, ma ci sono aspetti dell’attività mentale che non possono essere elaborati con questo metodo. Risulta molto più utile alternare, a periodi di elaborazione rigida, periodi di fluidità creativa. L’inconveniente più grosso, nelle classificazioni, deriva dalla propensione dell’intelletto umano a formulare definizioni statiche. Esso considera il “grigio” come qualcosa di precisamente definito e non soltanto come un momento del passaggio dal nero al bianco. La differenza tra una definizione statica ed una dinamica è che quest’ultima non è affatto una definizione, ma una mera possibilità. La fluidità del possibile non impedisce l’emergere di idee nuove, come invece fa la rigidità dell’essere. […]
[…] possiamo esaminare la struttura di un edificio seguendo i progetti dell’architetto, piano per piano, e passandone in rassegna metodicamente i particolari. C’è però un altro modo di esaminare l’edificio e consiste nel girargli attorno e guardarlo da tutte le angolazioni possibili. Alcuni aspetti della costruzione sfuggiranno, ma alla fine se ne sarà acquisita una buona conoscenza generale, una conoscenza forse migliore di quella ottenibile con l’esame particolareggiato del progetto […]  

4) Fritjof Capra (fisico, 1939) in “Il Punto di Svolta” (1982):

[…] All’inizio della fisica moderna si pone la straordinaria impresa intellettuale di un uomo solo: Albert Einstein. [...]
[…] Dai mutamenti rivoluzionari nei nostri concetti di realtà che furono provocati dalla fisica moderna, sta emergendo oggi una visione del mondo coerente [...]
[…] In contrasto con la concezione meccanicistica cartesiana del mondo, la visione del mondo che emerge dalla fisica moderna può essere caratterizzata con parole come organica, olistica, ecologica […]
[…] In biologia la visione cartesiana degli organismi viventi come macchine, costruite con parti separate, fornisce ancora la cornice concettuale dominante […] la convinzione che tutti gli aspetti degli organismi viventi possano essere compresi riducendoli ai loro componenti minimi e studiando i meccanismi mediante i quali tali componenti minimi interagiscono tra loro, è ancora alla base della maggior parte del pensiero biologico contemporaneo […] i problemi che i biologi non sono in grado di risolvere oggi, a quanto pare in conseguenza della ristrettezza e della frammentazione del loro approccio, sembrano essere tutti connessi alla funzione dei sistemi viventi come totalità e alle loro interazioni con il loro ambiente […]
[…] In che modo questa situazione si avvia dunque a cambiare? Io credo che il mutamento avrà luogo attraverso la medicina. […]
[…] Poiché la medicina occidentale ha adottato l’ approccio riduzionistico della biologia moderna, aderendo alla visione cartesiana e trascurando di trattare il paziente come un tutto, i medici oggi sono incapaci di capire, o di curare, molte fra le principali malattie del nostro tempo […]
[…] Il superamento del modello cartesiano equivarrà a una rivoluzione importante nella scienza medica, e poiché le ricerche mediche attuali sono strettamente connesse – tanto concettualmente quanto nella loro organizzazione – a ricerche in biologia, una tale rivoluzione avrà inevitabilmente un forte impatto sull’ulteriore sviluppo della biologia. […]
[…] Un suolo fertile è un suolo vivente contenente miliardi di organismi vivi in ciascun centimetro cubo. E’ un ecosistema complesso in cui le sostanze essenziali alla vita passano ciclicamente dalle piante agli animali, ai batteri del suolo e di nuovo alle piante […]
La natura basilare del suolo vivente richiede che l’agricoltura, innanzitutto e soprattutto, preservi l’integrità dei grandi cicli ecologici. Questo principio era incarnato nei metodi agricoli tradizionali, che si fondavano su un rispetto profondo della vita […]
[…] Gli agricoltori non possono più coltivare o allevare ciò che viene suggerito dalla natura della terra o dai bisogni della gente, ma devono coltivare o allevare ciò che impone il mercato […]
[…] In questo sistema industrializzato, che tratta la materia viva come sostanze inanimate e che usa gli animali, rinchiusi in recinti o gabbie, come macchine, il processo della produzione è controllato quasi per intero dall’industria petrochimica […]
[…] Le informazioni sull’agricoltura chimica non hanno quasi alcun rapporto con i bisogni reali della terra […]
[…] Nonostante quest’indottrinamento massiccio da parte delle energy corporations, molti agricoltori hanno conservato il loro intuito ecologico […]
[…] Mentre l’ambientalismo superficiale è interessato ad un controllo e a una gestione più efficienti dell’ambiente naturale a beneficio dell’”uomo”, il movimento dell’ecologia profonda riconosce che l’equilibrio ecologico esige mutamenti profondi nella nostra percezione del ruolo degli esseri umani nell’ecosistema planetario […]
[…] L’ecologia profonda è sostenuta dalla scienza moderna e in particolare dal nuovo approccio sistemico, ma è radicata in una percezione della realtà che va al di là della cornice scientifica per attingere a una consapevolezza intuitiva dell’unità di ogni forma di vita, dell’interdipendenza delle sue molteplici manifestazioni e dei suoi cicli di mutamento e trasformazione […]


  

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