Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

giovedì 31 marzo 2016

La mappa non è il territorio - 2



Post n. 41: 
La mappa non è il territorio – 2 
Riprendendo dal post n. 39: la mappa non è il territorio ….. a maggior ragione quando chi ha redatto la “mappa” ha un palese interesse a presentare il “territorio” in un certo modo!  No? Del resto, come recita un noto proverbio, chiedere all’ “oste” com’è il “vino”  (che egli stesso vende … che egli stesso ha interesse a vendere ….) non mi sembra un atto di intelligenza o un atto eticamente corretto o qualcosa che, in ogni caso, possa essere preso sul serio. No? Ma se queste cose vengono da tutti notate (e poi da chi è in buonafede vengono trattate in un certo modo e da chi è in malafede in tutt’altro modo!), la domanda è: possiamo permetterci ancora scenari del genere? E un’altra domanda è: chi ha paura delle evoluzioni paradigmatiche? Muoviamoci allora nelle direzioni che possano garantire una risposta negativa alla prima domanda (e con tutte le conseguenze positive e liberatorie) ed una risposta realmente “stanatrice” alla seconda! Ah dimenticavo. Ce n’è una terza di domanda: quando inizieranno i media a presentare le notizie sempre in modo obiettivo e completo  (e non solamente quando  gli fa comodo)? Del resto, su questo ultimo punto occorre allungare un po’ il brodo di scrittura e di riflessione: secondo Bruner (sintetizzo e rielaboro da diverse fonti) la narrazione è il fondamentale dispositivo interpretativo-conoscitivo che la persona utilizza nella sua vita. Per mezzo della narrazione la persona dà senso e significato alle proprie esperienze e nello stesso tempo riesce a delineare coordinate interpretative e prefigurative di situazioni, eventi, dinamiche, azioni ecc. Su queste basi costruisce forme di conoscenza che la orientano nel suo agire.  Le esperienze  non rielaborate attraverso il pensiero narrativo non producono conoscenza funzionale al vivere in un contesto socio-culturale ma restano  accadimenti in sé. Per mezzo del  pensiero narrativo la persona realizza  una complessa, sistemica, organica (ed olistica, aggiungo io, umilmente ma significativamente) rete di accadimenti  mettendo in relazione esperienze e situazioni presenti, passate e future in forma di ‘racconto', che le attualizza e le rende oggetto di possibili ipotesi interpretative e ricostruttive. La narrazione ha una funzione epistemica: innescare processi di elaborazione, interpretazione, comprensione, rievocazione. Pluralismo, relativismo e soggettività sono i presupposti della ricerca narrativa: le persone sono soggetti umani che raccontano storie le quali danno  continuità all'esperienza soggettiva ed hanno un ruolo centrale nella comunicazione e nella costruzione di conoscenza. L'approccio narrativo, il metodo narrativo tiene conto della presenza contemporanea di varie e diverse realtà e tutte ugualmente legittime e questo perché  le esperienze e le azioni delle persone hanno natura umana solo perché esistono soggetti, altri soggetti, altre persone, che a queste conferiscono senso e significato attraverso confronti di diverse posizioni sia interpretative che epistemiche. Si potrebbe continuare per molto, ma ho reso l’idea. Ebbene, mi chiedo: i media narrano le notizie? O le danno solamente? La differenza è bella grossa. Da cittadino che legge e che ascolta e che anche acquista i media mi sembra che la narrazione non ci sia. Forse una apparente. Ma una reale no. Del resto, con l’evoluzione informatica che abbiamo sarebbe facile collegare tra di loro le varie notizie di un tema, tutte le campane del caso, tutte le voci di tutti gli attori, tutte le parti e con tutte le loro relative ragioni. Ogni notizia, ogni fatto, ogni aggiornamento verrebbe contestualizzato in una organica, unitaria, unica, integrata, continua, continuativa, completa ed olistica narrazione. Narrazione anche e soprattutto di significati. No? Emergerebbe così un quid in più. Articolato e complesso a sua volta. Ma sicuramente con questo tratto tra i suoi tanti tratti: l’informazione sarebbe sicuramente migliore e migliori sarebbero anche i cittadini. Ed infine un’altra domanda (che possa aprire un utile ed ulteriore filone di “ricerca”): chi ha paura della narrazione di notizie e preferisce le notizie in sé? Ciao, Luca Fortunato

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