Post 243
C’era il ponte Morandi, a Genova
Me lo ricordo il ponte Morandi, a Genova. Lo attraversai due
volte, un po’ di anni fa, in andata e in ritorno, durante un bel viaggio
improvvisato, spontaneo, all’avventura, in auto, dalla lontana Matera nel Sud
della Francia (Nizza e dintorni), con una delle tappe nella Città ligure. Non
era un ponte come gli altri quel ponte Morandi (e lo dico in senso positivo),
ti lasciava una sensazione diversa (di grandiosità, di genialità, di
funzionalità particolare). Ed anche allora fu di agosto. Oggi, aspettando – da
cittadino - che gli addetti ai lavori, i competenti in materia (ingegneri,
architetti, matematici, fisici, geologi ecc.) si esprimano su quel che è
successo, nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria che ci sarà, mi viene comunque
da pensare quanto segue: voglio proprio vedere cosa salterà fuori. Voglio
proprio vedere in quale Paradigma (Riduzionismo oppure Olismo) scriveranno la
storia del crollo e la spiegazione del crollo stesso. Voglio proprio vedere se
verrà considerata (e se è stata considerata in tutti questi anni) l’assoluta
specificità e peculiarità di quel ponte, il quid strutturale e complesso a
stralli, del tutto originale e per nulla paragonabile al quid di altri ponti non-strallati o strallati ma comunque diversi. Voglio
proprio vedere se la complessità verrà ridotta alla somma delle parti in gioco
o se verrà affrontata intera (quantità e qualità del traffico veicolare negli
ultimi decenni; fondamenta del pilastro nel greto del torrente; frequenza e
qualità delle manutenzioni; interazione tra aria salmastra e calcestruzzo anche
alla luce dei cambiamenti climatici negli ultimi anni; interpretazione teorica
e complessa dei dati strumentali di monitoraggio strutturale o assenza di tale
interpretazione; i pareri non-tecnici dei preoccupati cittadini profani e che i
tecnici non devono comunque e mai ignorare ma ascoltare e studiare; ecc. ecc.
ecc.). Voglio proprio vedere se il ponte verrà inquadrato nel Nostro Tempo - e
che ha subìto il Nostro Tempo - o se
verrà inquadrato nel 1963 - 1967 (… prendendosela, magari, con il grande Morandi!
Per uno “scaricabarile storico” e davvero ridicolo …. Mamma mia …). Voglio
proprio vedere se l’algoritmica tecnologica verrà presa come conoscenza e
soluzione in sé (scenario tipico del Riduzionismo) o se invece verrà coniugata
con l’euristica intuitiva (scenario tipico dell’Olismo), ed anche per il futuro
(genovese ed italiano). Voglio proprio vedere in quale Paradigma (Riduzionismo
oppure Olismo) penseranno e agiranno per i rimedi. Voglio proprio vedere se
Genova (ancora Lei ma non solo Lei nel Nostro bellissimo ma sciaguratissimo
Paese) sarà un’ennesima “storia all’italiana” o se da Genova l’Italia inizierà
a cambiare. Una volta per tutte. Voglio proprio vedere se un Ferragosto
insanguinato andrà a scalfire quell’atteggiamento edonistico-gigione tipico
dell’italiano medio (che forse è il vero problema di questo Paese), un essere che
è intriso, inzuppato di furbizia (che non è l’intelligenza) e di viltà (che non
è la paura, che è normale), che esalta il presente – quando il presente gli conviene
…. - disarticolandolo dal Passato e dal Futuro oppure che si lamenta del
presente – quando il presente non gli conviene …. – agganciandolo al Passato o al
Futuro, che le cose brutte capiteranno sempre agli altri, godiamoci la vita, io
sto bene e che me frega a me degli altri, lascia stare i “gufi”, le cose mie
(private) stanno bene e che me frega a me delle cose pubbliche o
pubblico-private (strade, ponti ecc.), salvo “arrabbiarsi” ed “indignarsi”
quando le cose pubbliche non funzionano o crollano! “Pretendendole” buone! ecc.
Forse, bisogna essere solo un po’ più seri, in questo Paese. Hanno ragione i
miei amici francesi (e per fortuna che da sempre sono un italiano un po’
francese, come esperienze, viaggi, letture, testa, modo di fare). Ci vogliono,
certo, la prevenzione, la programmazione, la pianificazione, la manutenzione,
gli investimenti, il fare ed il fare nella giusta direzione paradigmatica, l’individuazione
dei responsabili, ecc. Certo. Ma invocare tutto ciò senza però cambiare il
proprio stile di vita e la propria mentalità è la Grande Contraddizione che sta
riducendo l’Italia in macerie e nei guai (ponti, strade, edifici, scuole,
dissesto idro-geologico, frane, alluvioni ecc.). Senza illusioni ma con sano realismo,
voglio proprio vedere come andrà a finire ‘sta storia del ponte Morandi, di
Genova e dell’Italia tutta. Vediamo se tra 5 o tra 10 o tra 15 anni avremo
imparato l’ennesima lezione, quella odierna, e avremo onorato per davvero chi
ha perso la vita in un modo tragico quanto assurdo ed inaccettabile. Luca Fortunato (Matera). P.S. dedicato
ai miei amici liguri.
Nessun commento:
Posta un commento