Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

giovedì 29 ottobre 2020

Flash d'Olismo - 2

 Post  340

Flash d’Olismo – 2

“La società non è una semplice somma di individui; al contrario, il sistema formato dalla loro associazione rappresenta una realtà specifica dotata di caratteri propri.

La sociologia, pertanto, non è ausiliaria rispetto a qualsiasi altra scienza, ma è essa stessa una scienza distinta e autonoma”

In queste brevi ma significative frasi di Emile Durkheim (grande sociologo, autorevole esponente dell’Olismo moderno, di cui il blog ha dato ovviamente conto, si veda in particolare il post n. 133) è indicata, a mio modesto, modestissimo parere (ma motivato e fondato parere) un po’ la chiave di volta per venire a capo degli enormi e complessi problemi (pandemia da Coronavirus compresa, anzi molto, molto compresa!) che la Società attuale vive e vivrà. Chiave di volta articolata in 2 punti:

1.Occorre innanzitutto smetterla con il Riduzionismo analitico, puntiforme, settoriale e quantitativo  (gli individui, i comportamenti individuali, i settori economici uno ad uno, ecc. ecc.) per approdare invece all’Olismo e specificatamente posizionare attenzione e azione a livello sintetico, globale, intero, sistemico e qualitativo come appunto indica Durkheim. Notate il principio olistico (“non è una semplice somma” dice Durkheim) e la sua esplicitazione funzionale-qualitativa cioè la presenza del quid emergente oltre la somma di parti e loro relazioni (“sistema” con “caratteri propri” evidenzia infatti Durkheim).

Se c’è invece qualcosa di certamente individuale, è che ogni persona (ogni politico, ogni medico, ogni economista, ogni tecnico, ogni cittadino, ogni imprenditore, ogni professionista, ecc.) debba effettuare (nella propria vita, nel proprio lavoro, ecc.) questo passaggio (dal Riduzionismo all’Olismo). Ed Oggi più che mai! Sia perché la cosa (il cambio di Paradigma) è valida in sé (l’Olismo è oggettivamente migliore del Riduzionismo), sia perché quando una persona arriva nella “stanza dei bottoni” si porta con sé tutta la sua storia (formazione, forma mentis, modus operandi, ecc.) e non può certo, di colpo, applicare l’Olismo (se non lo conosce o se anche lo conoscesse non ne avesse esperienza di applicazione). Non vi pare? E infatti sempre il Riduzionismo ci propinano! Magari condito con varie e diverse “salse” (“multidisciplinarità”, “interdisciplinarità”, “sostenibilità”, “sviluppo sostenibile”, “task force”, ecc. ecc. ecc.) ma sempre di Riduzionismo trattasi. Non meravigliamoci dunque che le cose non funzionino, ancora non funzionino, con anche e conseguente rabbia della gente. No? 

La cosa più grave, che sta emergendo con tutta la sua forza, in questi nuovi giorni drammatici per l’Italia e il Mondo intero, è la totale assenza di visione d’insieme, di visione sistemica, di visione globale, di visione organica, di visione strategica, di visione preventiva, di sintesi. Che sono le specialità dell’Olismo! Che sono le incapacità del Riduzionismo!

E se poi ci si mette pure lo pseudo-olismo (terribile, mascherata e pericolosa forma di Riduzionismo) che crede o vuol far credere che sintesi voglia dire semplicemente sommare, accostare, aggregare, ammucchiare, accumulare, ecc. (persone, dati, competenze, saperi, azioni, ecc. ecc. ecc.), la frittata è servita. La vera sintesi, invece, lo sappiano, l’abbiamo detto tante volte, è altra cosa. Ma lo ripetiamo, è meglio. Ne abbiamo due tipologie: a) la sintesi che l’uomo crea: un fondere intimamente cose diverse (anche opposte) generando una nuova, diversa, superiore e olistica entità (la sintesi, appunto: fusione di saperi a generare nuova, diversa, superiore e olistica conoscenza; fusione di esigenze a generare nuova diversa, superiore e olistica strategia; ecc.); b) la sintesi che l’uomo rileva nella realtà, che già esiste nella realtà (naturale, sociale, ecc.) come sistema complesso cioè come entità olistica (maggiore della somma delle sue parti costitutive): il corpo umano, un albero, una città, una azienda, un ecosistema, un mercato, la Società, ecc. e che è conoscibile nella sua interezza (parti + relazioni tra le parti + quid emergente) solo tramite l’intuizione (e successive deduzioni logiche da essa).

2.Occorre smetterla di rivolgersi sempre e solo alla scienza economica per risolvere questioni economiche. Potrebbe sembrare un controsenso ma non lo è. Se si smettesse, una buona volta (e se non ora, quando?), di considerare tutte le altre scienze (Ecologia, Sociologia, Geologia, Agronomia, Biologia, Medicina, Farmacia, ecc.) subordinate all’Economia, e invece si cominciasse a considerare ogni scienza un intero, cioè degna e autonoma, e quindi ci si rivolgesse anche ad ognuna di loro per trovare soluzioni, forse (forse) è proprio nella Sociologia che - Oggi più che Mai - la Società potrebbe trovare soluzione ai suoi mali (anche economici, anche ecologici, anche sanitari, ecc.) essendo essa, la Sociologia, “non ausiliaria rispetto a qualsiasi altra scienza” come dice Durkheim ma semmai d’ausilio all’Uomo, cosa molto e ben diversa. D’aiuto all’Uomo, alle sue indagini, comprensioni, scelte, decisioni, ecc. Anche le più tecniche. Del resto, cosa dovrebbe essere la Tecnica di Oggi se non la Sintesi tra le Scienze Naturali e le Scienze Sociali? Tra la Scienza e l’Umanismo? Data la Complessità della Società di Oggi, essere tecnici senza includere nella Tecnica anche le “Lettere” non vuol dire essere tecnici ma solamente creatori e/o esecutori di tecnicismi, che è cosa molto e ben diversa. E sono gli aridi  tecnicismi che ci hanno condotto nello sfacelo in cui siamo. Circa la Pandemia, ad esempio, grazie a questi tecnicismi di tecnici riduzionisti ci siamo addirittura illusi (e cullati) di avere un virtuoso “modello italiano” di gestione della stessa Pandemia (“modello” in verità bocciato sia da Harvard, sia dai medici cinesi, vedi post 331). Magari un po’ più di umiltà e di ascolto da parte del borioso Establishment italiota non ci avrebbe condotto impreparati alla seconda ondata (prevedibile, anzi prevista!). Occorre ragionare seriamente su tutte queste cose, e agire di conseguenza. E denunciare chi ancora si ostina a ostacolare il quanto mai necessario cambio di Paradigma. E smettiamola (smettessero) anche con il confondere Tecnica e Tecnologia! Smettiamola (smettessero) anche con il ridurre l’Innovazione alla sola componente tecnologica (dimenticando o trascurando la componente teorica)! E poi smettiamola (smettessero) con l’anacronistica distinzione tra politici e tecnici!

Insomma, la Pandemia da Coronavirus sta solo acutizzando mali e problemi che la Società si trascina da tempo, da molto e troppo tempo. Specialmente per viltà e/o furbizia da parte dell’Establishment (specialmente economico-finanziario- bancario- capitalistico, ma non solo) e del suo becero Riduzionismo. Questa mi sembra l’unica verità su cui occorre davvero lavorare (…. io ci lavoro da 15 anni!). Se non per noi stessi facciamolo almeno per i nostri figli. E (ri)preciso una cosa: io me la passo bene, come sempre. Sperando ovviamente di non beccarmi il virus! Anche in questa Pandemia, nonostante questa Pandemia, il lavoro (plurisettoriale, per merito e per fortuna) non mi manca, è richiesto, è necessario. E c’è chi crede nel mio lavoro (ringrazio e continuo). Questo per dire che me ne potrei stare buono, zitto e fermo, a “coltivare il mio orto”, ma la mia coscienza me lo vieta. Sono o non sono una piccola parte del Tutto (la Società)? È la Società che mi dà senso o no? Come potrei non occuparmene, seppure secondo le mie limitate (ma a quanto sembra significative e da alcuni anche apprezzate) competenze e capacità?

E abbiamo, tutti, certamente un buona base di partenza e di ispirazione: l’Olismo del grande Durkheim, appunto.

 Luca Fortunato (Matera)

 


        

 

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