Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

domenica 2 febbraio 2020

Dai Territori (e dalla Società) arrivano le conferme paradigmatiche.


Post 325 

Dai Territori (e dalla Società) arrivano le conferme paradigmatiche. 

N.B. in azzurro, aggiornamenti (il successo dell'articolo presso i lettori ha prodotto contributi che riporto volentieri e richieste di maggiore esplicitazione concettuale di alcuni argomenti molto sentiti e vissuti che soddisfo altrettanto volentieri)  

Ultimamente, sto avendo significative conferme di 3 aspetti del Riduzionismo che in particolare nell’ambito della Scienza e della Tecnica (ma anche in altri ambiti della Società) creano problemi, spesso davvero grossi e ancora più spesso irrisolvibili ma perché resi irrisolvibili quando invece con un approccio diverso cioè olistico quindi con un fare all’interno dell’Olismo avrebbero potuto essere risolti. Sto parlando 1. dell’uso dei valori medi, 2. dell’uso dell’esperienza su cose nuove ed inedite, 3. della “legalità artigianale” di chi non è persona di Legge. Vado a spiegarmi: 

1. valori medi di produzione, valori medi di dose di prodotto da utilizzare, valori medi di tempi di lavoro, ecc. I valori medi (aggiornati e al passo con i tempi, ovviamente, se poi non sono nemmeno aggiornati e al passo con i tempi, figuriamoci un po’ …..) sono senz’altro utili a patto, però, di utilizzarli come base di partenza (orientativa). Considerati, essi vanno poi adattati al caso specifico. In modo necessariamente euristico. Perché ogni caso è un caso a sé. Occorre dunque andare dal generale (il valore medio) al particolare (la singola produzione, la specifica azienda, il singolo terreno, la particolare coltivazione, la singola patologia, il singolo bosco, lo specifico fiume, ecc.). Ed in questo risiede il vero esercizio professionale. Purtroppo, però, come dicevo, a fare bene sono, siamo, in pochi. Anzi in pochissimi. La maggior parte degli addetti ai lavori si ferma al dato medio, al valore medio, utilizzandolo tal quale, facendone oggetto di mera e banale aritmetica (moltiplicazione di kilogrammi/ettaro per gli ettari in questione, moltiplicazione di giorni/ettaro per gli ettari in questione, moltiplicazione di euro/ettaro per gli ettari in questione, ecc.), senza entrare nelle peculiarità e specificità del caso (per esempio, in Agricoltura: ; tessitura, struttura, giacitura ed esposizione del terreno; età degli alberi; sesti di impianto; forma di allevamento; tecnologia utilizzata; regime integrato o biologico; andamento climatico tipico o atipico; ecc.). E i guai che costoro provocano sono tanti. Davvero tanti. Ne sto sentendo davvero di tutti i colori. Più di quello che potevo immaginare. Ultimamente, spostandomi e viaggiando molto per il mio lavoro di agronomo (che ha visto e vede l’aggiungersi di nuovi e interessanti ambiti), incontrando tante e nuove persone in zone territoriali diverse, anche molto distanti tra di loro, ho avuto modo di acquisire un ventaglio di conoscenze situazionali molto più ampio ma – ed è questa la cosa interessante – accomunate da un unico filo conduttore. Per me, e per quelli come me, è ovviamente una vittoria o meglio una conferma ulteriore di una vittoria già conseguita e da tempo. E in diversi ambiti. Vittoria inevitabilmente accompagnata da invidie e da gelosie, da pettegolezzi e dal parlar male, dall’inventarsi storie e dal mettere in bocca o in penna cose in realtà mai dette o scritte, da tentativi di bastoni tra le ruote, e via dicendo. Ma questo fa parte del gioco. Poco importa. Invece, cosa seria, mi chiedo, in questo senso più da cittadino che da addetto ai lavori: quando finirà la vigliaccheria del dato medio da parte di molti? E inizierà, invece, il tempo del diffuso coraggio del dato medio euristicamente adattato al caso specifico? l criteri statistici (i valori medi, appunto) sono cosa ottima a patto però di farne un uso sensato. Vedremmo, così, l’Agricoltura, l’Industria, il Commercio, l’Ambiente, la Salute, la Società, ecc. svoltare per davvero, verso direzioni se non perfette quantomeno notevolmente migliori, molto migliori. Me ne preoccupo anche come papà di una bellissima bambina di soli 8 mesi che cresce e gioisce alla grande ma che va verso un Mondo che sinceramente noi adulti dovremmo per davvero e tutti insieme, nessuno escluso, provvedere a rivoluzionare, a cambiare, ognuno con il proprio esempio e con il proprio lavoro, certo, ma secondo un criterio comune (l’Olismo). Quanti riduzionisti vigliacchi, invece, ci sono! Ancora! La cosa inizia a diventare un problema troppo serio per la Società e quindi da contrastare per davvero. E gli scenari sono ovviamente collegati, strettamente collegati, alla questione Paradigmatica (Olismo/Riduzionismo): un olista non si sognerebbe mai di fermarsi al dato medio (per sua cultura adotta – tra le tante cose - il metodo deduttivo, dal generale al particolare, appunto. Uno dei cardini dell’Olismo), mentre il riduzionista è proprio quello che fa! (per sua abitudine continua a semplificare ed ad alleggerire riducendo in questo caso la specificità e la complessità di ogni singolo caso ad una mera media statistica generalizzata!). E così, i conti economici e/o estimativi non tornano, le concimazioni e/o somministrazioni d’altro tipo non funzionano come dovrebbero o non funzionano affatto, ecc. ecc. Sta poi ai pochissimi virtuosi olisti come me riportare le cose nella giusta dimensione paradigmatico-metodologica o condurle per la prima volta nella giusta dimensione paradigmatico-metodologica (e i conti tornano, e i prodotti funzionano, ecc. ecc.). Il che è ottimo. Si lavora e si fa del bene. Ma, mi chiedo: quando, a livello di Società, a livello collettivo, svolteremo tutti insieme? 

2. se si ha esperienza su un qualcosa e la si utilizza su cose simili, la cosa è sensata ed effettivamente può funzionare. Ma se  si ha esperienza su un qualcosa e la si utilizza su cose nuove, addirittura inedite ed uniche, la cosa è davvero stupida! Ed infatti non funziona! Su cose nuove ed inedite è meglio essere novizi che di carriera! L’esperienza non sempre è positiva. A volte, condiziona troppo impedendo così di comprendere cose nuove secondo la loro specificità, la loro peculiarità, la loro novità, appunto. Specialmente davanti a problemi nuovi vale ciò che diceva Albert Einstein e cioè che non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l'ha generato. Anche qui: chi lavora nell’Olismo è “immune” dal commettere certe fesserie, chi invece lavora nel Riduzionismo ci si va proprio ad infilare tutto intero in un tunnel del genere! E che è senza uscita!  Vallo a fa’ capì ….! A certi “automi”! Ma tant’è. Eppur mi chiedo: quando, a livello di Società, a livello collettivo, svolteremo tutti insieme?

3. “legalità artigianale”: è messa in atto da chi è persona non di Legge, da chi non è laureato in Legge ma si avventura ugualmente su leggi, decreti, norme, regolamenti, ecc. Commentando, interpretando, prendendo posizione, giudicando (giusto/sbagliato; vero/falso; legittimo/illegittimo; corretto/scorretto; ecc.). E spesso con piglio e atteggiamento abusivamente “poliziesco”. Per quanto di Tecnica possa trattare una norma, lasciamo le norme alle persone di Legge. A noi Tecnici spettano la fisica, la chimica, la matematica, la biologia, l’agronomia, la patologia, la tecnologia, l’ecologia, l’economia, l’estimo, i metodi, i paradigmi, le teorie scientifiche, le sperimentazioni, le prove, ecc. Dobbiamo essere olisti nelle nostre cose. Olismo non vuol mica dire “allargarsi” su cose che spettano ad altri! La differenza tra il seguire una norma (che un Tecnico può e deve fare nello stretto ambito del suo incarico, ruolo e compito) e il giudicare (positivamente o negativamente) persone o cose o situazioni o fatti in relazione ad una norma  (che un Tecnico non può e non deve fare, specialmente al di fuori e al di là dei suoi incarichi, ruoli e compiti, a meno che non sia stato espressamente incaricato dall’Autorità Giudiziaria e relativamente ad argomenti davvero molto ristretti e molto particolari), è spesso sottile, molto sottile. Ma esiste. Sempre. Nell’ambito del mio lavoro (dottore agronomo), esercito anche in ambito giudiziario e in modo ben ampio (ambito civile, ambito penale, ambito amministrativo; come consulente tecnico d’ufficio e come consulente tecnico di parte e in questo ultimo caso in diversi Fori del Sud Italia). Mi confronto con tanti Tecnici ma anche con tante persone di Legge, insomma. Dunque, vi assicuro che conosco ciò di cui parlo (a differenza di tanti “avventurieri”, “artigiani” ed “abusivi” delle norme!). Credetemi: tra la non-retroattività delle norme (salvo eccezioni particolarissime) e la vacatio legis (sostanziale), tra la gerarchia delle fonti (la Nostra Costituzione, ad esempio, resta superiore, qui da noi in Italia, rispetto ad una norma europea o internazionale) e i combinati disposti (interazioni tra norme), tra de iure e de facto (norma de facto, ad esempio), ecc. occorre lasciare le norme, i decreti, ecc. a chi è persona di Legge. Ne sto sentendo, invece, di tutti i colori sugli “artigiani” (ed “abusivi”) delle norme (e che magari farebbero bene, invece, ad approfondire e ad aggiornare le loro di cose! Senza andare nell’orto altrui!): mettono nei guai un sacco di gente e spesso finiscono anche loro nei guai. Per poi chiamare chi deve rimediare! A ognuno il suo, insomma. Ma anche qui mi chiedo (più da cittadino, è chiaro): quando, a livello di Società, a livello collettivo, svolteremo tutti insieme?   

In conclusione, ho pensato questo: accetto di impegnarmi anche diversamente (oltre la mia professione e i miei libri), per i prossimi e futuri periodi, come molti in questi giorni e in queste ore mi stanno chiedendo di fare. Do la mia disponibilità. Ringrazio e sarà fatto. Vedremo, poi, in che modo, a che livello, in che ambito, in che momento. Ma lo farò. lo faremo. Insieme. Certamente. Sto conoscendo tanti, ma davvero tanti, che hanno avuto o che hanno enormi problemi causati da tanti, troppi, “addetti ai lavori” che rispetto ai punti 1, 2 e 3 trattati in questo post si comportano secondo il buio del Riduzionismo e non secondo la luce dell’Olismo. E se oltre ad essergli d’aiuto come addetto ai lavori posso essergli d’aiuto anche in altro modo (come “cittadino particolarmente impegnato”, diciamo così …..), perché no? Ne vedremo delle belle, insomma. Come sempre. E come è giusto che sia.
  
Ad maiora! 

Luca Fortunato (Matera) WhatsApp 389.4238195   

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