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Io nel “caos Xylella” ? No, grazie.
A beneficio dei lettori del blog (contro “voci”
che mi vedrebbero verso un coinvolgimento da teorico – libera osservazione nei
campi e libera elaborazione sulla mia scrivania – a sperimentalista – nei campi),
pubblico – in edizione straordinaria, vista l’importanza della cosa - la
risposta che ieri ho dato a chi autorevole mi ha gentilmente contattato ma che per
ragioni di privacy non indicherò. Importante (in questo blog) è il contenuto
della mia risposta. Quanto a noi, a presto (in Ottobre, come sapete). Luca
Fortunato (Matera). WhatsApp 389.4238195
Gentile
XXXXXXXXX ,
La
ringrazio per avermi scritto ed invitato ma non ho proprio alcuna voglia (né
alcun bisogno) di venirmi a buttare nel “caos Xylella” visto che sul fenomeno
del disseccamento degli ulivi permane un clima avvelenato, troppo avvelenato,
già di per sé sufficiente a declinare il Suo invito da parte di chi, come me,
non ha alcun obbligo ad accettare e che per giunta ha in altri settori delle
Scienze Agrarie le sue buone e prevalenti occupazioni professionali e
lavorative.
Clima
troppo avvelenato che comunque non consente, non consentirebbe, la piena
comprensione della mia teoria e dunque la piena attuazione del relativo
protocollo sperimentale visto che essi sono olistici. L’Olismo è già difficile
da masticare in uno scenario di “pace” figuriamoci in uno scenario di “guerra”.
Richiede,
richiederebbe, tanto una predisposizione culturale e psicologica (per il
necessario cambio di paradigma, dal Riduzionismo) quanto un clima di serenità e
di onestà intellettuale (affinché se ne comprendano appieno i particolari metodologici,
scientifici, matematici, tecnici, operativi, gestionali). Tutte precondizioni
che francamente non vedo.
Dovessero
esserci un giorno (queste necessarie precondizioni), dovessi constatare parole
e scritti di tono diverso e di contenuto diverso (da parte dell’Establishment
accademico, professionale, agricolo, mediatico, ecc.) allora e solo allora
potrò valutare proposte. Sempre che, nel frattempo, qualche ulivo, nel Mediterraneo,
dovesse ancora esserci!
Perché
è ovvio che non avendo sperimentato ed attuato rimedi olistici (come quelli da
me indicati ed incentrati non sul batterio - che pur esiste ed agisce in
qualche caso - ma su tutta una serie di ben altri e più importanti fattori: D =
[(h)Sf + P tr ]Sm ) ma avendo continuato con
rimedi riduzionistici (incentrati sul batterio quali abbattimenti, lotta al
vettore, reimpianti, ecc.) le cose siano peggiorate (i cimiteri d’ulivi
aumentati, le zone territoriali coinvolte aumentate, ecc.) o siano solo
apparentemente e momentaneamente migliorate (innesti di Leccino, di Favolosa,
ecc.) e che dunque se nel Riduzionismo si continuerà “a fare”, il destino del
Mediterraneo olivicolo è segnato (in negativo, ovviamente).
Dovessero,
invece, continuare a non esserci queste precondizioni, preferirò domani (come
già preferisco oggi) che il mio lavoro teorico sul fenomeno Xylella-CoDiRO vada
nel Futuro, ai posteri, così com’è (puro, intero, con numerosi e significativi
indizi di validità, stimato da pochi ma di un certo livello) piuttosto che
vederlo utilizzato ed applicato male in un contesto del tutto inadeguato.
Del
resto, il rispetto del diritto d’autore mi spetta e mi spetterebbe in ogni caso
se qualcuno decidesse comunque di utilizzare il lavoro. È un diritto di
chiunque poter fruire liberamente delle
mie idee (quelle che sono state pubblicate) fatto salvo, appunto, il rispetto
del diritto d’autore. Quanto alle mie idee non pubblicate (protocollo per la sperimentazione
della mia teoria e dei rimedi) ho stabilito e chiaramente comunicato (nel mio
2° Libro) chi può accedervi e come.
Ad
ogni modo, mi fa piacere che Lei lo abbia letto il mio lavoro e che abbia
constatato, tra i tanti aspetti di esso, come si tratti di qualcosa di
assolutamente alternativo ma che non sia assolutamente “negazionista” (il
batterio c’è ma con un ruolo diverso nell’insorgenza del disseccamento; intere
aree “desertiche” con ulivi totalmente rinsecchiti ci sono – ovviamente … - ma se ne dà una spiegazione diversa; ecc.) né sia
“complottista” (i complotti interessano solo le menti degli allucinati e dei
paranoici). Forse per questo esso fa paura ai riduzionisti che fanno finta di
non conoscerne l’esistenza. Su questo siamo d’accordo, io e Lei. Poco male, però,
Le faccio notare, visto che esso (il mio lavoro) è pubblicato, depositato nelle
sedi dovute e pure ufficialmente divulgato. Sarà facilissimo dimostrare, un
domani, che chi doveva sapere sapeva e che se qualcosa avrebbe dovuto fare (promuoverne
la sperimentazione) non l’ha fatto.
Ma
tutto ciò di buono da parte Sua è comunque poco, troppo poco, ancora troppo
poco, mi creda, per un mio coinvolgimento.
La
sperimentazione di una teoria olistica e, in caso di positività della
sperimentazione, la sua successiva applicazione tecnico-pratica sono cose
davvero difficili e che appunto richiedono, richiederebbero, un contesto idoneo
(che ancora non c’è). Mi creda. Che poi l’Olismo (in questo caso, il mio
Olismo) sembrerebbe essere l’unica speranza, beh mi lasci distinguere tra unica
speranza e ultima speranza. Una cosa è l’unicità dell’alternativa paradigmatica
(in questo caso, dal mio lavoro rappresentata, già rappresentata, già e da
sempre esistente) altra cosa sarebbe l’ultima speranza … che saprebbe di
ripiego! Lei certamente conviene con me che trattasi di scenari completamente
diversi. No? Così come sono certo che Lei convenga con me che il primo scenario
sia accettabile, il secondo del tutto inaccettabile!
Nulla
di personale nei Suoi confronti, dunque, così come nei confronti dei Suoi
“colleghi” cioè di tutti coloro che dal Riduzionismo hanno iniziato a
liberarsi. Solo ed ancora delle incompatibili oggettività (che ancora ci
collocano in Mondi diversi).
Ad
un nostro e futuro aggiornamento, dunque. Eventualmente.
Cordialissimi
saluti
dott.
Luca Fortunato
Matera,
12/09/2019
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