Post n. 116:
Sul mio Primo Libro “Esempi d’Olismo” - 1
Uscito il 20 dicembre 2016, fa già
registrare le prime reazioni … che sono positive! Per omaggiarle ho pensato a
questo post. A proposito: il libro presenta qualche piccolo ed involontario errore
di battitura e di stampa qua e là che lo rendono - come mi ha giustamente detto
un lettore (intelligente) - “più vero e più umano”. Migliorerò comunque in tal
senso: faro' da me, paradossalmente ... i correttori automatici valgono zero! (del resto, sto già lavorando al Secondo Libro …..). Sintetizzando,
dunque, le reazioni che ho raccolto, posso individuare qualche aggettivo per il libro in sé e per i
suoi diversi capitoli di cui per concludere il post presenterò qualche
brevissimo passo, valevole in generale anche e soprattutto sotto quegli aspetti
culturali che - ancor prima degli aspetti tecnico-scientifici - caratterizzano
il libro, il suo spirito, il suo scopo ed il suo significato. Ad maiora! E
grazie, grazie ancora. Luca Fortunato
Libro Primo “Esempi d’Olismo”: “interessante”, “originale”,
“nuovo”, “utile”, “spendibile”, “coraggioso”, “innovativo”. Foto di copertina: “emblematica”. Grafica: “bella”, “fresca”, “agile”. Capitolo I : Valutazione di Stabilità degli Alberi (e casi di
cronaca): “realistico” e “veritiero”. Capitolo II : Salute e
Malattia: delle Piante in particolare ed il caso Xylella: “illuminante” e in riferimento alla mia teoria Xylella “completa” , “funzionante”, “risolutiva”. Capitolo III : Sviluppi sul caso Xylella (e future
prospettive):“etico”, “giusto” e in riferimento alla formula
matematica “utilissima”. Capitolo IV : Un’altra Agricoltura (olistica per davvero): “veritiero”, “oggettivo”. Capitolo V: Acqua e
Terra: di Refrontolo in particolare: “azzeccatissimo!”,
“emblematico” . Capitolo VI: Scienza e Arte delle Stime (anche in Tribunale):
“professionale”, “utile”.
Passi di testo:
Tutti i diritti riservati (Legge 22
aprile 1941, n. 633 Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi
al suo esercizio).
Dal Capitolo I:
[…] L’albero è un intero, è un tutto, è un tutt’uno. Anche se
di esso riusciamo ad individuare, a discernere e a separare (tanto
teoricamente, quanto praticamente) diverse e varie parti (chioma, fusto,
radici; foglie, gemme, rami, fiori, frutti, legno, sughero, peli radicali ecc.)
esso resta, rimane, tanto teoricamente quanto praticamente, un intero
inscindibile, un tutto integrato, un tutt’uno organico, un’entità olistica. E
specialmente quando esso va indagato, studiato e valutato nelle sue funzioni e nel suo comportamento
come, ad esempio, è la sua stabilità o la sua instabilità, esso va considerato
appunto un intero, un tutto, un tutt’uno.
In modo più specifico: l’albero è un organismo vivente (e non una “macchina vivente”o “bio-macchina”
come invece lo vede e lo tratta il Riduzionismo con tutti gli attuali metodi di
valutazione della stabilità degli alberi in esso collocati: VTA, SIA, SIM, TSE,
equazioni con sigma, metodologie “integrate” (?), metodologie pseudo-olistiche
ecc.); e l’albero in quanto organismo vivente è un sistema complesso (e non solamente un sistema complicato ed
articolato come ad esempio un’ automobile, una casa, un computer, il Web ecc.);
e l’albero in quanto organismo vivente sistema complesso è anche intelligente come gli ultimi studi di
Neurobiologia Vegetale dimostrano e come le saggezze dei primi filosofi greci e
degli antichi mistici d’Oriente avevano intuito (e non solamente un essere
senziente, sensibile agli stimoli luminosi, termici ecc.).
Per tutte queste essenziali caratteristiche di base, un
albero (come del resto ogni vivente) presenta ulteriori caratteristiche sistemiche, organicistiche, complesse,
olistiche, in accordo con la moderna
Teoria dei Sistemi, fondamentali anche da un punto di vista professionale (ma
di cui, “curiosamente” …, non vi è traccia negli attuali insegnamenti
universitari così come negli eventi di formazione e “aggiornamento”
professionale così come nelle linee guida per la valutazione della stabilità
degli alberi redatte da associazioni, corporazioni, ordini professionali ecc.
così come, e addirittura, in documenti redatti da appositi comitati
ministeriali che per giunta presentano il Riduzionismo come Verità Assoluta ……)
e che qui di seguito si cerca di riassumere: [….]
[….] Circa la non correlazione della stabilità o della
instabilità arborea con la specie botanica e più in generale con la
classificazione botanica, la questione merita un approfondimento:
se si vuol procedere alla classificazione botanica
dell’albero lo si faccia pure. Ma visto che essa non ha alcuna valenza circa la
valutazione di stabilità, se proprio la si vuol fare occorre farla in modo
serio. Anche a costo di essere impopolari. La Scienza è un continuo progredire
e le sue ultime conoscenze in merito ci dicono questo: il concetto di affinità su cui si è sempre basato e si
basa tutt’oggi la determinazione della categoria botanica della Specie è però negli ultimi tempi
considerevolmente e significativamente cambiato. Non si basa più su aspetti
macroscopici perché sì è visto che in non pochi casi essi hanno indotto in
errore anche gli esperti, ma si basa sull’organizzazione cellulare (struttura
del nucleo e di altri organelli cellulari), si basa sulla somiglianza
biochimica (presenza degli stessi composti organici), si basa sulla somiglianza
genetica (sequenze simili di nucleotidi nella molecola di DNA). Pertanto, Oggi
(cioè da circa trent’anni …..!), nella classificazione botanica a vista, cioè
in funzione dell’esame visivo dell’albero, delle sue foglie, dei suoi fiori,
dei suoi frutti, della sua corteccia ecc. (esame visivo anche strumentale e di
dettaglio e cioè attraverso il binocolo, la lente d’ingrandimento, il
microscopio ottico ecc.) è corretto (anche da un punto di vista culturale e
deontologico, oltre che scientifico e tecnico) o fermarsi al Genere (che è determinabile con certezza
con un esame visivo più o meno approfondito) o arrivare anche alla Specie ma solo in quei casi in cui la Specie del soggetto arboreo è talmente
riconoscibile da non poter suscitare alcun dubbio nel 100% degli addetti ai
lavori (botanici, biologi, agronomi, forestali ecc.). E’ il caso delle specie
inconfondibili come, ad esempio, la specie Cercis
siliquastrum (Albero di Giuda), la specie Ginkgo biloba, la specie
Magnolia grandiflora, la specie Betula
pendula (Betulla), la specie Nerium
oleander (Oleandro) ecc. ecc. ecc.
In altri casi invece (e che, a ben vedere, sono la maggior parte dei
casi ed in cui è sufficiente che anche 1 solo addetto ai lavori su 100 addetti
ai lavori avanzi un legittimo dubbio) per la determinazione della Specie
occorrono specifiche indagini di laboratorio che si spingono, devono spingersi,
nell’intimo della materia (organizzazione cellulare, composti biochimici, DNA,
ecc.). E’ il caso, ad esempio, degli alberi appartenenti al Genere Tilia (i tigli, tra l’altro
frequentemente soggetti al naturale fenomeno di ibridazione), degli alberi
appartenenti al Genere Pinus (i pini,
dalle forme più varie, eterogenee e differenti anche e soprattutto in funzione
del loro ambiente), degli alberi appartenenti al Genere Ulmus (gli olmi, che spesso vengono scambiati – anche da parte di
accademici …. credetemi … - per quelli
appartenenti al Genere Carpinus o per
quelli appartenenti al Genere Ostrya)
ecc. In casi del genere, se si determina la Specie dell’albero senza indagini di laboratorio o - nel
migliore dei casi - si è inconsapevoli della problematica (e occorre porvi
rimedio informandosi, aggiornandosi, studiando ecc.) o – nel peggiore dei casi
– si è consapevoli di omettere le necessarie indagini di laboratorio (il che
forse è un comportamento da sanzionare?).[….]
[….] In un albero morto ancora in piedi - del tutto
paragonabile ad un palo - la staticità ancora
esistente è dovuta esclusivamente a leggi fisiche. Fino a quando, sempre per
fenomeni esclusivamente fisici, l’albero schianterà al suolo. Ma in un albero
vivo - del tutto imparagonabile ad un
palo! – la staticità esistente è dovuta ad un mix complesso ed olistico di
fisica, chimica, metabolismo e tensione
vitale assolutamente non riducibile
alla fisica o alla “bio-fisica”! Dunque, più nel dettaglio, questa mia metodica V.O.S.A (e che, ricordo, è stata ed è a tutt’oggi
abbondantemente utilizzata, testata, provata e sperimentata dal sottoscritto e
che è risultata essere, almeno fino ad oggi, funzionante e comunque migliore
degli altri metodi di valutazione di stabilità degli alberi in circolazione,
tutti ricompresi – guarda caso - nel Paradigma del Riduzionismo o peggio ancora
anche in versioni pseudo-olistiche del Riduzionismo …..), prevede 6 scenari e
considera, in modo olistico, gli alberi come nuclei arborei (singolo albero, gruppo omogeneo d’alberi, filare
omogeneo d’alberi, aiuola arborea ecc.): [….]
Dal Capitolo II:
vedere direttamente il post n. 84 in questo blog (tutto il
capitolo).
Dal Capitolo III:
[…]
Avutala l’intuizione
olistica sul perché e sul come gli ulivi disseccano rapidamente in Salento e su
come poter in qualche modo porvi rimedio, quello che poi mi ha dato la forza
per procedere alla razionalizzazione della stessa intuizione e addirittura a farne
capitoli felicemente imprevisti di questo mio primo libro ecc. è stato lo
sguardo di lacrime di una signora salentina che temeva per i suoi ulivi caso
mai li avessero abbattuti o l’avessero costretta ad abbatterli. Un pianto vero.
Autentico. Nessuna recita. Piangeva sul serio. La spalla della maglietta che
indossavo e su cui la signora mi appoggiava la sua testa divenne cotone in
acqua salata … Si sa, nell’interezza della mia persona il “cuore”, rispetto
alla “testa” e al corpo, è piccolo. Ma c’è. E quando lo si tocca, lo si tocca.
Dico questo perché in tutta questa mia storia l’idealismo ha giocato un
ruolo fondamentale. Idealismo si badi bene non vuol dire ingenuità e non
contemplare, ad esempio, il giusto guadagno (in termini morali ed economici)
che mi spetta in funzione del diritto d’autore sulla mia teoria. E che
appunto contemplo e contemplerò sempre. O quello di non scendere dalla teoria
nell’esercizio lavorativo sulla mia stessa teoria, dovessero arrivare proposte
in tale senso. Nessun problema a fare ciò. Ma non tradirò l’idealismo
(che tra l’altro ha reso possibile tutto ciò!!!). Questo per dare un consiglio
a chi, mi dicono, si starebbe impegnando per contattarmi. Bene, benissimo. Mi
fa piacere. Ringrazio. Ma affinché la cosa abbia un senso e soprattutto non
veda da parte mia un rifiuto, garbato ma deciso, fornisco una piccola cartina
di orientamento delle cose da non fare. Anche perché ho da svolgere il mio
lavoro professionale in senso stretto (che c’è, c’è comunque, mi piace, è
importante e va bene). E riprendo la mia vita (famiglia, amore, giardinaggio,
sport, chitarra, pittura astratta, fotografia, letture ecc. ecc. ecc.). Anzi
questa la continuo, mai interrotta! La mia teoria su Xylella l’ho creata, l’ho
pubblicata (e pure in anticipo) e distribuita anche abbastanza, è tutelata e
difendibile in ogni momento caso mai ve ne fosse il bisogno, mi ha dato - già
dato! - reazioni positive da parte di persone che stimo (colleghi, agricoltori,
cittadini ecc.). Sono soddisfatto, già soddisfatto. Stop. (… ricordo, in
generale e nello specifico caso e riguardo al mio ruolo la differenza tra
momento teorico e momento sperimentale in seno alla Scienza, alla
Tecnologia, alla Tecnica ….). Ebbene, eccovi la cartina d’orientamento delle
cose da evitare:
a)
guardarla e intenderla, la mia teoria, (in positivo o in negativo) dal
Paradigma del Riduzionismo (la mia teoria essendo olistica la si può guardare e
la si può intendere solo trovandosi o entrando nell’Olismo. Occorre
compatibilità paradigmatica. Del resto, l’Olismo può giudicare il Riduzionismo
perché l’Olismo conosce il Riduzionismo e, senza negarlo, lo supera, ci va
oltre e non ne ha più bisogno. È il Riduzionismo invece che non può giudicare
l’Olismo semplicemente perché non lo conosce! Il Riduzionismo può solo
affidarsi o meno all’Olismo. O, unica alternativa, può solo constatarne o meno
il funzionamento nella realtà, con le sperimentazioni per esempio);
b)
diffidenza e scetticismo (sarebbero immotivati in quanto essendo una
teoria tecnico-scientifica la si può, come accennato prima, sperimentare e
dunque ne si può constatare la validità o meno nella realtà, in campo ecc.);
c)
per l’eventuale sperimentazione della mia teoria non vi è bisogno di me!
Fermo restando il diritto d’autore in seno alla mia persona e il suo rispetto
con tutto ciò che esso comporta e deve comportare, la sperimentazione può farla
chiunque! Perché altrimenti pubblicare? E perché esisterebbe il diritto
d’autore? Del resto, il teorico (me in questo caso, in questa storia),
di solito, non sperimenta … il teorico (scienziato e/o tecnologo e/o
tecnico) fornisce teorie da sperimentare (quello che ho fatto) …. o spiega
osservazioni, dati, fenomeni (ho fatto anche questo), leggi sperimentali ecc.
…. Egli al massimo può supervisionare le sperimentazioni, questo sì, eventualmente
ve ne fosse reale bisogno da parte degli sperimentali o sperimentalisti (scienziati e/o
tecnologi e/o tecnici) casomai essi avvertissero la possibilità di poter
commettere errori sperimentali ma di tipo paradigmatico;
d) atteggiamenti
e/o istanze di “forza” burocratica, istituzionale, corporativistica,
politica, di titolo e di titoli, di ruolo e di ruoli, di cariche ecc. ecc. ecc.
(che ovviamente sarebbe rivelatrice della mancanza, dell’assenza della vera
forza e cioè quella delle idee, delle intuizioni, dei paradigmi, dei contenuti
ecc. ecc. ecc. E quindi non mi metterei a perder tempo con soggetti del genere,
perché di perdita di tempo si tratterebbe ….);
e)
farmi piangere, di nuovo, la signora salentina!
La cartina potrebbe
continuare. Ma penso possa bastare. Con l’augurio che, magari anche grazie alla
mia teoria, di bei giorni ne possano godere anche altre persone.
[…]
Dal Capitolo IV:
[….] Concentriamoci, dunque, sul reale (e non speculativo ….
) compito dell’Agricoltura e dell’Agronomia:
ne traccerò - in modo paradigmatico, come è il senso del
libro – i tratti o meglio alcuni tratti, quelli che ritengo essere essenziali.
Da essi, poi, chi vorrà potrà dedurre tutto il resto ed in modo dettagliato.
Dedurre, però. E da essi! Anche e soprattutto in una vera prospettiva olistica.
N.B.: tutte le attuali forme di agricoltura sono riduzionistiche. Certo, il
grado di riduzionismo è altissimo nell’agricoltura convenzionale, è medio
nell’agricoltura integrata ed è basso nell’agricoltura biologica e nell’agricoltura
biodinamica. Ma sempre di Riduzionismo trattasi. Ed è sempre inadeguato, alla
fine dei conti. Il che va a dimostrare, ancora una volta, anche un aspetto
essenziale della presenza in Società del Riduzionismo e dell’Olismo e cioè che
dal Riduzionismo non ci si può affrancare, non ci si può emancipare per via
graduale, riformando il riduzionismo agronomico ed ecologico, ammorbidendolo
ecc. ma solo compiendo un balzo, un tuffo, uno slancio rivoluzionario. Ma ora
veniamo ai tratti essenziali di un’altra Agricoltura, olistica per davvero.
Tratti essenziali, brevi, schematici ma densi, densissimi di significato, da
tener presente per ben orientare, nella giusta direzione, il fare: [….]
[….]Dove vi è necessità di ricorrere a sostanze chimiche di
sintesi (per curare le piante, per ripristinare la fertilità del terreno ecc.)
è evidente che lo squilibrio (ambientale, eco-sistemico, agro-ecosistemico,
agronomico, aziendale) - squilibrio soprattutto in termini energetici, di
bilancio in termini di input ed output - è tale da rendere illusoria, solamente
illusoria, la risoluzione dei problemi perché la somministrazione di sostanze
chimiche di sintesi la si è pagata, la si paga e la si pagherà in qualche altro
modo, con impatti sulla salute dell’ambiente e dell’uomo. Tutto è integrato,
ogni aspetto del reale è rapportato ed interrelato con tutti gli altri aspetti
del reale. Niente è scisso, separato, a sé. [….]
[….]L’azoto, il fosforo, il potassio ecc. presenti nel
terreno non sono come il carburatore, la frizione e la cinghia di trasmissione
ecc. di una automobile! Non si possono togliere e rimettere come se niente
fosse! “Ragionare” (?) in termini di “asportazioni” e “restituzioni” (o in
termini e concetti equivalenti …) è semplicemente assurdo. Tanto è vero che
nonostante le massicce concimazioni minerali (riduzionistiche, analitiche ecc.)
la fertilità dei terreni è in progressivo e preoccupante degrado! Il terreno è
un sistema complesso (non-lineare) e non un sistema articolato (lineare,
comunque lineare). Anche e soprattutto per essere un’entità biotica-abiotica.
Il terreno, ricordiamolo, presenta 4 fasi e dalle complesse interrelazioni: solida (i minerali, la sostanza organica
ecc.), liquida (l’acqua), gassosa (l’aria) e biologica (i batteri, i miceti ecc.). E non 3 fasi (solida,
liquida, gassosa) che “ospitano” la vita (batteri, miceti ecc.) secondo un
Riduzionismo ammorbidito. O addirittura 1 fase (quella solida) che ospita le
altre (liquida, gassosa, biologica) secondo un Riduzionismo estremo. [….]
Dal Capitolo V:
[…] le colline lì attorno - proprio quelle colline facenti
parte della zona di bacino idrografico in cui ricade il torrente Lierza e sul
quale nubi tempestose sprigionarono la loro energia – quelle colline erano
rivestite da boschi ma in seguito sono state disboscate e rivestite da vigneti.
Ripeto:
quelle colline erano
rivestite da boschi ma in seguito sono state disboscate e rivestite da vigneti.
…. basta questa frase per attivare un minimo d’ intuizione,
intelligenza, logica e buon senso sufficienti a spiegare quel che è successo!
Qui non si tratterebbe nemmeno di andare a scomodare l’Olismo ed il
Riduzionismo!
Eppure …. occorre scomodare proprio l’Olismo ed il
Riduzionismo …. Perché, ovviamente, i riduzionisti (limitati e/o mistificatori)
ne han detto di fesserie … Ma non credete. L’Olismo non lo scomoderò più di
tanto. Bastano poche righe: [….]
Dal Capitolo VI:
L’Estimo è nello stesso tempo oggettivo e soggettivo. Sembra un paradosso
contraddittorio ma non lo è. In qualunque buon testo di Estimo viene ben esplicitato questo (se poi il libro non è
un buon libro ….). In qualunque buon lavoro estimativo c’è questo
(esplicito o implicito) (se poi il
lavoro non è un buon lavoro ….).
L’oggettività, la scientificità, dell’Estimo risiede nel metodo vale a
dire nella comparazione, nel paragonare il bene o l’oggetto da stimare con beni o oggetti
simili (anche nelle stime cosiddette “analitiche” si possono incontrare,
infatti, aspetti che richiedono comparazioni tant’è che le evoluzioni
dell’Estimo hanno decretato l’unicità del metodo estimativo facendo altresì
assumere alla tradizionale distinzione tra stime sintetiche e stime cosiddette
“analitiche” più un valore didattico che reale e soprattutto realistico). La
soggettività dell’Estimo, invece, risiede nel fatto che benché il tecnico
estimatore usi un metodo egli resta sempre ed appunto una persona. E nel
rilevare dati e aspetti, nel selezionare i dati e gli aspetti rilevati, nel
valutare ed interpretare i dati e gli aspetti scelti, nel valutare
l’ordinarietà o meno del caso in esame, nel dovuto andare dal generale al
particolare, nelle correlazioni ecc. lo fa, e non può che farlo, per mezzo
della sua soggettività (capacità, attitudini, sensibilità, esperienze, scuola di
pensiero, scuola di formazione e studi ecc.).
Tant’è che il tecnico estimatore non misura il valore di un bene ma lo
stima. Tant’è che il tecnico estimatore stima il valore più probabile e non il
valore certo. Tant’è che il tecnico estimatore compie una previsione non una constatazione. Tant’è
che più tecnici estimatori chiamati a rispondere allo stesso quesito di stima
possono giungere a conclusioni diverse e questo pur avendo applicato tutti e
correttamente il metodo estimativo. La cosa capita spesso. E lo scenario è
pienamente legittimo, anzi da mettere in conto. Il committente della stima
(chiunque esso sia) ne deve essere pienamente
consapevole (di suo o per informazioni preventivamente ricevute dal
tecnico estimatore). Non si può criticare il risultato di una stima (valore
stimato). Non ha senso. Può eventualmente essere oggetto di critica
l'applicazione del metodo così come le fonti, l’uso delle fonti, l’astrattezza
ecc. Di ogni cosa da stimare non può indicarsi un valore assoluto ma un valore
relativo (relativo appunto all'applicazione corretta o meno del metodo, alle
fonti, alle motivazioni, allo scopo di stima ecc. che passano necessariamente
attraverso la soggettività dell’estimatore). Ed il valore (relativo) è, tra
l’altro, previsionale e probabilistico.
Le evoluzioni metodologiche, tecnologiche, organizzative, informative ecc.
possono rendere e di fatto rendono, per fortuna, sempre più grande e sempre più determinante
l’aspetto oggettivo dell’Estimo e, contemporaneamente, sempre più piccolo e
sempre meno determinate l’aspetto soggettivo dello stesso Estimo. L’evoluzione
dell’Estimo mira a questo. Ma la soggettività resta e resterà insopprimibile.
Comunque. E l’evoluzione saggia e sensata dell’Estimo ne è ben consapevole e
mai se ne dimentica. L’Estimo non è una Scienza ma una disciplina tecnica
basata sulla Scienza, un’arte scientifica
se si vuole. Ma è cosa diversa. Ed è cosa, del resto, inevitabile.
Esempi
Qui di
seguito alcuni passi di testo, significativamente ed autenticamente olistici e dunque intuitivi, sintetici,
euristici, deduttivi ecc., tratti da 4 consulenze delle 13 in totale che il
sottoscritto ha finora svolto in qualità di CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio)
presso il Tribunale di Matera. [….]
Tutti i diritti riservati (Legge 22
aprile 1941, n. 633 Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi
al suo esercizio).
Per ulteriori dettagli sul libro e per le modalità di
acquisto vedere il post di Anteprima del 30 novembre 2016 sempre in questo
blog.
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