Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

giovedì 18 agosto 2016

Un altro saluto ... - 2



Post n. 82:  
Un altro saluto … - 2  
Lo sapevo … Avrei dovuto rispettare la pausa estiva. Il precedente post (il n. 81), e ancor prima la foto protagonista in esso, tengono banco. Continuano a suscitare interesse. La cosa mi entusiasma, ovviamente. Scherzo sulla pausa estiva, ovviamente. Mi è piacevole scrivere. Sempre. Ieri, però, ero al mare, in spiaggia. Stamattina sono stato nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia dove lo sguardo ha occasione di vagare e riposare nei magnifici spazi aperti che caratterizzano il suo paesaggio. Riesco solo ora, dunque, a pubblicare parte di una privata riflessione reale che ci sta proprio bene in questo blog. Domenica finiscono le mie vacanze. Pertanto, scrivere quel che segue è anche un salutare modo per anticipare, seppur della durata di qualche minuto, la realtà lavorativa e quotidiana che tanto si incontra e si scontra con certe tematiche. E, forse, anche in ciò risiede il bello. Anzi, sicuramente. Anche perché gli incontri su certe cose sembrano essere diventati più frequenti degli scontri. Ed è cosa ottima. Certo mi viene da sorridere. Se non altro perché io certe cose le ho acquisite per davvero già al liceo, le ho coltivate seppur autonomamente all’Università, le difendo legittimamente e con successo e da quasi 10 anni nel mio lavoro. Del resto, bisogna davvero intendersi su che cosa significa arrivare prima degli altri e in che cosa poi, durante la lunga strada della Vita. Ammesso che simili domande abbiano davvero un senso. Ad ogni modo, il post è questo: in qualunque buon libro di Scienza (di Fisica, di Chimica, di Biologia, di Ecologia ecc.; delle scuole medie superiori, dell’Università ecc.) e in qualunque buona lezione viene sempre sottolineato e ribadito – come giustamente mi ha fatto notare il mio interlocutore e come gli ho confermato appieno per ricordo vivo e viva verifica nonché per breve ma significativa esperienza di 7 lezioni che ho tenuto all’Università, tempo fa, come collaboratore esterno in materie scientifiche di mia competenza professionale – che la Scienza non è e non bisogna farla diventare (così come la Tecnologia e la Tecnica) una mera ed arida raccolta di dati e numeri su eventi osservarti ed osservabili in Natura o nella realtà artificiale. Ma che essa è, deve essere e deve rimanere  (così come la Tecnologia e la Tecnica) attività creativa della mente umana: le misurazioni e le sperimentazioni sono e devono essere guidate e corroborate dall’intuizione, dall’ispirazione e dalla sensibilità degli scienziati, dei tecnologi, dei tecnici. Anche perché essi devono necessariamente selezionare tra i dati e i numeri e le misure e le immagini ecc. ciò che è veramente importante da ciò che invece non lo è. E non c’è competenza, lezione, corso, esperienza, aiuto ecc. che te lo possa davvero insegnare a fare, perché di cosa euristica trattasi. Ed ancora: che l’immaginazione interviene e deve intervenire soprattutto nell’ideazione delle teorie assolutamente necessarie sia per completare il processo conoscitivo (spiegando le osservazioni, i dati, i risultati sperimentali ecc. e connettendo e integrando e armonizzando le diverse leggi sperimentali trovate in fase sperimentale e che non di rado pur essendo valide in sé - in quanto leggi appunto, cioè regolarità nei dati - sono in contraddizione tra di loro), sia per andare oltre lo stesso processo conoscitivo così attuato (deducendo e azzardando conseguenze e previsioni che altri esperimenti e misurazioni e osservazioni dovranno poi verificare. Assicurando così il progresso e la sintesi del Tutto. Ed eccovi l’Olismo naturalmente). E tutto ciò, tutto questo discorso, è valido ad ogni scala e ad ogni livello: sia che si abbia a che fare con la struttura dell’Universo sia che si abbia a che fare con il vento sulla e nella chioma di un albero; sia che si tratti delle particelle elementari della materia sia che si tratti di una colonia batterica o del serbatoio di una navicella spaziale. E tutto ciò è valido sempre: sia in un prestigioso centro di ricerca sia in uno studio privato; sia in un mega stabilimento industriale sia in una piccola azienda familiare. Cioè la Cultura che si fa Scienza (e Tecnologia e Tecnica). E quindi le domande – giustamente del mio interlocutore – sono queste (sintetizzo): 1. Perché poi nella realtà e nella pratica quotidiana, lavorativa ecc. la stragrande maggioranza delle persone disattende tutto ciò, se ne dimentica?  2. Ed invece solo pochi virtuosi se ne ricordano? Io personalmente, e nel corso di anni e non certo di giorni, sono arrivato a darmi delle risposte. Che ovviamente sono le mie. Ma che comunque esistono. Ed è già moltissimo. Tant’è che mi sono servite per orientarmi. E mi servono tuttora. E stando al fatto che a meno di un mese dai 43 anni sono in buona salute professionale, lavorativa ed economica (nonché in buona salute-salute!) e lo sono sempre stato (nonostante numerosi “ostacolatori” che ho trovato sul mio percorso, che - del resto - sarebbe stato anormale non trovare e che comunque verranno messi di fronte alle loro responsabilità, passassero pure cent’anni, ma avevo cose ancora più importanti di cui occuparmi ed ora del tutto risolte) vuol dire che, dopotutto, le risposte che mi sono dato non sono poi tanto male. Giusto? Ma queste risposte sono le mie appunto. E non le darò ad altri. Perché ognuno di noi è un caso a sé. Ma se proprio dovessi individuare criteri validi in generale per rispondere a quelle due sacrosante domande direi questo: per rispondere alla prima, si dovrà percorrere le strada del criterio della malafede  (che è presente in chi disattende le vere caratteristiche della Scienza, della Tecnologia e della Tecnica e del loro esercizio, perché finge di dimenticare certe cose. Dimenticanza funzionale alle sue inattitudini, da nascondere. E magari da “sostituire” con altre ma che non ci azzeccano un bel niente …). E che per rispondere alla seconda, invece, si dovrà percorrere la strada del criterio della buonafede (che è presente in chi si mette a fare quel che può davvero permettersi di fare per l’avere certe qualità psico-attitudinali). E la prima domanda e la sua risposta ci dicono e ci diranno perché, ad esempio, la Scienza in Italia è, come regola, l’ultima ruota del carro, perché la maggior parte dei dottori di ricerca non finisce per fare il suo mestiere (il ricercatore) ma ripiega in mille altre cose (insegnamento non universitario, burocrazia, libera professione, commercio ecc.), perché la fuga dei cervelli all’estero è costante, perché la maggior parte dei Tecnologi e dei Tecnici  producono solo inutili aridità, perché i veri e seri problemi di natura scientifica e tecnica restano irrisolti ecc. ecc. ecc. E la seconda domanda e la sua risposta ci dicono e ci diranno perché,  invece, la Scienza in Italia è, come eccezione, una delle prime ruote del carro Paese, perché una bassissima e virtuosa percentuale dei dottori di ricerca finisce per fare davvero il suo mestiere, perché la fuga dei cervelli all’estero a volte fortunatamente non avviene, perché pochissimi e virtuosi Tecnologi e Tecnici pure esistono, perché qualche volta vi è davvero speranza ecc. ecc. ecc Si racconta che Albert Einstein si immaginava viaggiare a cavallo di un raggio di luce. E dunque alla velocità della luce. E che dunque avrebbe intuito per immagini il Mondo che in quel modo si poteva vedere. I problemi che i fisici del suo tempo non riuscivano a risolvere sarebbero state solo occasioni catalizzatrici per esprimere compiutamente la sua genialità. E le equazioni gli sarebbero servite solo come idoneo mezzo per comunicare quella sua straordinaria visione. E da essa, poi, dedurre ancora tutto il resto. Che riesce a spiegare l’Universo così come a far funzionare un ormai comune GPS (che senza le correzioni relativistiche del tempo tra i satelliti in orbita e gli strumenti a terra non funzionerebbero …). Non sapremo mai se questo percorso scientifico, metodologico e lavorativo di Einstein è solo una favola o la pura verità. Di certo, ci è più facile immaginare che sia andata proprio così (il grande Albert cioè come un visionario-teorico-intuitivo) piuttosto che immaginarci il grande Albert come un praticone-ragioniere della Scienza. No? Spero d’essere stato d’aiuto al mio interlocutore che ha ispirato il post e di questo, così come di tanto altro, lo ringrazio. E di aver suscitato ancora interesse e curiosità in voi lettori del blog. Ad maiora! Luca Fortunato P.S. Dai, vediamo se stavolta tra questo post ed il post autunnale che annuncerà l’avvenuta pubblicazione e distribuzione del mio 1° libro – e che segnerà la conclusione del mio essere blogger per impegnarmi, oltre il mio lavoro in senso stretto e fermo restando il mio lavoro in senso stretto, solo come autore di libri - riesco (riusciamo …) a far silenzio …. (anche perché, poi, di “musica” ce ne sarà tanta!!!! Ciao ciao.).
 

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