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Sintesi - 26
Per positivi ma
notevoli impegni, anticipo la pubblicazione della Sintesi di Giugno:
La crisi dei talk show parte da lontano e da tempo. Ma
con la Pandemia, da una parte, e con la Guerra, dall’altra, la loro crisi è
conclamata del tutto. I talk show ormai mostrano - definitivamente - tutta la
loro inadeguatezza. La formula del talk show (a prescindere da chi lo
conduce e da chi vi è ospite, aspetti pure determinanti per tante altre cose ma
non per la questione che si affronta) è ormai superata. Ne ho seguiti tanti e
per tanti anni (e fino a pochi giorni fa) di talk show. Sulle TV private, come
sulla TV pubblica. Specialmente quando vi erano tematiche di Scienza e di
Economia. Aveva un certo senso. Ma ora basta. Non li vedo più. E non li vedrò
più. È solo una perdita di tempo. Sulla Pandemia e sulla Guerra (in particolare,
ma non solo) finito il talk show , spenta la TV o il computer, non ti
resta niente. Nulla. Inconcludenza riduzionistica, analitica, specialistica,
dettagliata, particolareggiata, “spettacolare”, impegnata, faziosa, ecc. ma
inconcludenza pura. Senza una vera sintesi, un vero collegamento tra i fatti,
un vero approfondimento, una vera proposta di soluzione. Ti può andare ancora bene
se leggi qualche giornale (minore, ma in realtà maggiore nella sostanza), qualche
libro (non di riflesso, manco è accaduto il fatto già è uscito il libro!). Anche
qualche blog serio (non “social”, per intenderci!). Ma i talk show, mamma mia!
Forse, paradossalmente, è nel termine “show” più che nel termine “talk” il vero
problema. Ma tant’è. I motivi della loro inadeguatezza sono diversi e di
diversa natura. A me preme metterne in evidenza uno (che riguarda la mission
tanto del blog quanto del Nuovo Libro che vado scrivendo): le parole, le
battute, le competenze parlate, le dispute, ecc. sono inadeguate alla complessità*.
Abbiamo notizie, fatti, fenomeni, cronache, temi, ecc. sempre più complessi*. O
il giornalismo (dei talk show specialmente, ma non solo) deve essere scienza
dell’informazione pura (dare i fatti e basta senza nemmeno una sillaba o virgola
di commento) e lasciare i commenti complessi* dei fatti (la cosa davvero
importante! Le opinioni sono fondamentali, importantissime) ai cittadini
(comuni, specialisti, ecc.) in altro momento, in altra sede, in altro modo e
mondo, oppure il giornalismo (dei talk show specialmente, ma non solo) deve
essere scienza dell’approfondimento utile (informare sui fatti puri, commentarli
in modo pluralistico e complesso* –
sentendo tutte le campane - giungere ad una complessa* sintesi). Ovviamente,
stiamo freschi e illusi se il giornalismo continuerà nel Riduzionismo. Tanta
visibilità e pure tanti soldi a chi vi partecipa, una strana élite (“politici”,
“virologi”, “geopolitologi”, ma anche altro tipo di “esperti” !?!). in una Società,
però, sempre più disorientata “grazie” anche a questo. Egoistico ed egocentrico
“arricchimento” di pochi sull’impoverimento (specialmente informativo-culturale)
di molti. Stiamo messi proprio bene. Ma se
tutto questo è tragicomico in merito alle TV private (in fondo so’ fatti loro,
mondo loro, soldi loro, basta cambiar canale), è inaccettabile in merito alla
TV pubblica. Non vi pare?
*complessità (intesa
in senso proprio, tecnico, scientifico. Non intesa in senso comune,
“giornalistico”, ecc.): dato un insieme di parti, di componenti, ecc. esso
genera proprietà, caratteristiche, dinamiche e comportamenti anche di
tipo emergente e che sono oltre le stesse parti, componenti, ecc. e
loro somma e relazioni. Di fronte alla complessità non c’è storia tra approccio-metodo
olistico e approccio-metodo riduzionistico: il primo vince, il
secondo perde. L’ approccio-metodo olistico è sintetico-sistemico-intuitivo-deduttivo
ecc. L’ approccio-metodo riduzionistico è analitico-settoriale-solamente
razionale-induttivo ecc.
Alla prossima Sintesi (nel mese di Luglio).
E come sempre, ad maiora! amici, ad maiora!
Luca Fortunato (Matera)
WhatsApp 389.4238195
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