Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

giovedì 7 aprile 2022

Sintesi - 24

 Post 396

Sintesi – 24

(anticipo di pubblicazione, … dalla settimana prossima sono “a regime” di impegni! Per un agronomo è “naturale” vedere il proprio lavoro aumentare in primavera-estate. No? Il che è ottimo, ovviamente. Ma, sia per questo, sia per l’approssimarsi della logica e programmata conclusione – solo online, ovviamente - di “Cittadino olistico” nonché dell’uscita del Nuovo Libro, dobbiamo imparare a diminuire la quantità dei nostri scambi, senza diminuirne la qualità e anzi e magari aumentandola. No?)

Proseguendo dai post in tema di arte musicale (N.B. cliccando su  “Musica” nella sezione “Etichette” in calce al blog, in basso a destra, li avrete tutti e immediatamente disponibili) ecco alcuni aspetti del mio personale percorso nella Musica (che possono interessare voi lettori, alcune vostre richieste, e comunque attinenti ed in linea con la mission del blog e del progetto in corso):

ho iniziato a “suonare” con cucchiaio e forchetta (come se fossero bacchette di batteria!) portando il tempo e il ritmo di canzoni che mi capitava di ascoltare (alla radio, in TV, ecc.). Avevo 5 anni. Era il 1978. Poi, delle bacchette vere me le rimediarono, nel grande e giocoso condominio-cortile dei miei nonni paterni dove ero solito passare i miei lunghi pomeriggi d’estate. E così, per puro gioco, ho continuato per anni, fino a quando, al liceo scientifico (e dopo il “flauto obbligatorio” delle scuole medie che non ho mai “studiato” davvero perché semplicemente non mi piaceva), decisi di voler imparare a suonare il basso elettrico. Alcuni amici e amiche – del mio nuovo e periferico quartiere cittadino – furono “provvidenziali” in tal senso, parlandomi del basso elettrico, appunto, e facendomi crescere una grande e sana curiosità in merito. Anche perché, allora, “a quei tempi”, e specialmente al Sud, si era davvero in pochi a scegliere di suonare il basso elettrico (rispetto a tanti che sceglievano la chitarra, la tastiera, la batteria, ecc.). Avevo 15 anni. Era l’inizio del 1989. Altri, però, mi consigliarono di passare prima dalla chitarra per familiarizzare un po’ con corde e tastiera del manico (essendo quelle del basso decisamente più grandi e fisicamente più difficili). E così feci, grazie a mio padre che prontamente mi regalò una chitarra classica. Ma sorse un problema. Io essendo mancino avrei dovuto invertire le corde (per poter suonare in posizione mancina, appunto, con lo strumento al contrario). Incuriosito dalla necessità della cosa, mi informai e iniziai a leggere qualcosa sui musicisti mancini. Ma, con mia sorpresa, trovai anche le storie di alcuni musicisti mancini che pur essendo appunto mancini naturali suonavano, scelsero di suonare, comunque da destrimani, con lo strumento standard per destrimani. Nomi anche famosi e “insospettabili”: Mark Knopfler, Bob Dylan, Sting, David Bowie, Ringo Starr, ecc. Forte! In definitiva, pensai (e, credo, avranno pensato anche quei pochi Grandi, con tutto il rispetto per gli altri e numerosi Grandi mancini che invece hanno invertito le corde: Jimi Hendrix, Paul McCartney, ecc.): sia la mano destra che la mano  sinistra devono entrambe, e contemporaneamente, imparare a suonare sullo strumento, vanno educate entrambe (nei loro rispettivi ruoli, che sono diversi ma comunque entrambi non-naturali). E allora decisi di provare a suonare con la chitarra normale (per destrimani). La cosa, del resto, avrebbe avuto un enorme vantaggio sul piano pratico: non avrei dovuto avere necessariamente, al seguito, il mio strumento (da mancino) per suonare. Qualunque strumento a corde (chitarra, basso, ecc.) mi sarebbe capitato di trovare in giro l’avrei potuto suonare. Se la cosa avesse funzionato, bene. Altrimenti avrei invertito le corde.  Ma il risultato – da mancino naturale sullo strumento per destrimani - fu incoraggiante. Imparai – e completamente da autodidatta – anche abbastanza velocemente. Dopo circa un anno di chitarra, quindi, passato a suonare - a orecchio – svariate canzoni (da Vasco Rossi ai Beatles, dagli U2 a Fabrizio De Andrè, ecc. per rendere l’idea!) chiesi a mio padre di acquistare un basso elettrico. Lo ebbi, naturalmente. Regalo di Natale 1989. Avevo 16 anni. E lo ebbi con un amplificatore bello potente! Fu amore al primo tocco! E alle prime note! Era decisamente il mio strumento. Le stesse canzoni - suonate fino ad allora con la chitarra – suonate ora sul basso e nelle parti di basso – sempre a orecchio ma in modo ancora più naturale e spontaneo per me - mi davano un’altra emozione!  L’istinto musicale e l’orecchio musicale me lo dicevano. Ero un bassista potenziale e lo divenni di fatto. E il fatto di suonare da mancino naturale il normale strumento per destrimani è stato, ed è, anche un po’ il mio “marchio musicale”,  il mio “quid musicale” (come del resto e ovviamente è stato ed è per i Grandi mancini su strumenti per destrimani: Mark Knopfler, Bob Dylan, Sting, David Bowie, Ringo Starr, ecc.). Infatti, suonando lo strumento standard ma essendo mancino naturale, è la mano sulle corde del manico (la sinistra) che risulta essere più veloce e con più forza rispetto alla mano sulle corde della cassa (la destra),  esattamente l’opposto di quel che accade per un bassista destrimano su strumento standard. Questa strana impostazione conferisce al mio modo di suonare un timbro (sonoro e ritmico) particolarissimo. I puristi, ovviamente, storcono il naso e hanno il prurito all’orecchio (e ne ho incontrati tanti, purtroppo, di questi puristi che mi hanno criticato, avversato, che hanno sollevato mille scuse pur di non suonare con me, che hanno messo in giro tante voci false sul mio conto, che hanno distorto certi fatti, ecc. A Matera, a Bari, ecc.). Altri, invece (innovatori, sperimentatori, progressisti, ecc.) apprezzano. Anzi alcuni hanno addirittura valorizzato – all’interno del sound del gruppo, della band, ecc. - il mio particolarissimo modo di suonare, facendo del mio “diverso” suono e del mio “diverso” modo di portare tempo e ritmo, un tratto originale e distintivo del gruppo, della band, ecc. (e per fortuna ne ho incontrati così. Pochi ma buoni. E in diversi - e più - luoghi in cui ho vissuto: Matera, Bologna, Rimini. Anni dal 1993 al 2006, dai miei 20 anni ai miei 33 anni, periodo straordinario. Anche e soprattutto grazie alla Musica. Ho suonato con loro, mi sono divertito, è stato molto bello. Anche in pubblico. Alla grande. Ed è bastato, e basta tuttora, a “compensare” e a “bilanciare” le maldicenze dei puristi). Il mio particolarissimo timbro musicale - che ovviamente è un quid, che come tutti i quid è emergente, emergente da una complessità e dunque è anche e soprattutto olistico – ha avuto particolare fortuna nel genere Blues, quando ho suonato e tuttora suono il Blues. Prima, però, di vederne il perché, il motivo, dettaglio un po’ – tecnicamente - in cosa consiste propriamente il mio particolare quid musicale (derivante soprattutto dal fatto di essere mancino ma di suonare lo strumento standard per destrimani): 1.nell’alternato (indice-medio, indice-medio, ecc. mano destra) – il tipico modo di suonare il basso – la forza dell’indice e la forza del medio, per me, risultano significativamente diverse (non essendo la destra la mia mano dominante). Il risultato è un suono più forte quando pizzico con l’indice e meno forte quando pizzico con il medio. In parti lineari di basso (per esempio, a ottave in sequenza ordinata) il mio modo di suonare conferisce una certa diversità e dinamicità espressiva all’intera linea di basso e che, magari, all’ascoltatore che invece  la trova o la troverebbe abbastanza monotona, noiosa, stanchevole e pesante suonata normalmente, come la suono io può risultare piacevole, stimolante, leggera, accattivante; 2.utilizzando il plettro (o il dito indice o il dito pollice come se fossero il plettro) per me (mancino su uno strumento standard, per destrimani) è la pennata in su che risulta più facile e più forte. Di conseguenza, la mia suonata in levare (che  è quasi sempre abbinata alla pennata in su) risulta avere un particolare “carattere”, una particolare enfasi (di solito, è il contrario:  è la pennata in giù e la quasi sempre abbinata suonata in battere che è più facile, più forte, più enfatica, ecc.). E ci sono batteristi, pianisti e chitarristi che trovano la cosa particolarmente stimolante e positiva per la loro creatività ritmica. E gli piace suonare con me 3.usando la mano sinistra sulla tastiera del manico del basso (che è la mia mano dominante), la mia produzione delle diverse e singole note risulta particolarmente precisa, intonata, efficace, veloce. Non solo, ma il suonare ad accordi – cosa difficile e rara sul basso rispetto alla chitarra – per me, mancino sullo strumento per destrimani – risulta agevole, più facile. E infatti nelle mie linee di basso spesso ci sono passaggi ad accordi che a me piacciono tantissimo – usati quando ci possono effettivamente stare, senza esagerare – e che molti più ascoltatori di quelli che immaginavo, hanno apprezzato, e apprezzano. Stesso discorso per la produzione di armonici, di glissati, per la tecnica del bending, nonché l’utilizzo dell’ ottava (con il dito mignolo) rispetto alla tonica (con il dito indice o medio). Ma perché tutto ciò è nel Blues che trova particolare fortuna? Perché viste le caratteristiche di semplicità e di ripetitività di un vero brano Blues, ai musicisti Blues è richiesta molta espressività musicale (per evitare la banalità musicale). La possono e la devono trovare in mille modi. Personalmente, grazie a quel timbro (sonoro e ritmico) particolarissimo, nel Blues parto avvantaggiato. Sul basso elettrico, ancor di più sul basso elettroacustico (come quello nella mia foto – vedi in calce), per non parlare sul basso fretless.  Anche sulla chitarra ritmica (quando raramente l’ho suonata e la suono tuttora). La mia espressività musicale c’è innanzitutto, esiste, ed è ad effetto (… fa un certo effetto!). Chi ha suonato Blues con me e/o mi ha ascoltato suonare Blues (a Matera, a Bologna, a Rimini, ecc.) può testimoniarlo. Poi, ci vuole molto e ben altro, ovviamente. Ma la mia base di partenza è certamente una fortuna. Almeno nel Blues, almeno con chi sa apprezzare certi timbri, ecc.  Piccole ma virtuose nicchie (di musicisti, di pubblico, di contesti, ecc.) che mi sono sempre bastate e che sempre mi basteranno. Anzi, … Del resto, valgono le stesse considerazioni generali del mio rapporto con l’Arte (in generale: musica, pittura, ecc.) che ho espresso nel post 394. Nel Nuovo Libro, qualche approfondimento in senso soprattutto e ovviamente olistico in tema di Musica e Paradigmi. Sarà interessante non solo per gli addetti ai lavori, ma anche e un po’ per Tutti. Vedrete.

foto: Matera, Aprile 2022


Ad maiora! E a presto (nel mese di Maggio)

Luca Fortunato (Matera)

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