Post 257
Nel
segno dell’Olismo (3° libro) – terza ed ultima parte
Ulteriormente
arricchendo il blog, integro ora, e completo, i precedenti post n. 255 e n. 256.
Buona continuazione di lettura, dunque. E un augurio:
con le persone che non
vogliono capire o che sostengono cose diverse per il gusto di farlo, auguro di
non perdere tempo, di non sprecare scritture ecc. Ma auguro il farsi sentire
(dal vivo, faccia a faccia, da soli. All’occasione). Come meritano. Con le
persone invece che hanno capito ma che sostengono cose diverse in modo serio e
paritario (ipotesi contro ipotesi, teoria contro teoria, libro contro libro,
tesi contro tesi, metodo contro metodo, fonti contro fonti, ecc.) auguro la
pratica del reciproco rispetto, anche il confronto dialettico (perché no?), per
poi aspettare, in ogni caso, le
decisioni del dio Tempo. Con le persone, poi, che non hanno ancora capito o che
semplicemente non sanno, auguro di investire tempo ed altro tempo, scritture ed
altre scritture, impegno ed altro impegno ecc. Ed infine, con le persone che la
pensano come noi o con le quali è comunque possibile un confronto ragionevole nella
prospettiva dell’integrazione, auguro di rafforzare l’amicizia o di crearla. E
tutto ciò per un solo motivo: la Società in cui viviamo è malata, molto malata,
ma è ancora possibile guarirla.
È il mio complesso
augurio per voi, miei lettori, per l’anno 2019 che sta per arrivare e per il
Futuro in generale. Sempre nel segno dell’Olismo.
Capitolo II
Agricoltura: alcuni
aspetti lavorativi sociali, economici e politici
(visti dall’Olismo)
[….]
3. Le
psicologie e le culture in gioco (quelle rurali, quelle urbane e … quelle
giuste!)
Non bisogna offendersi e non bisogna negare la realtà: una
differenza tra la psicologia e la cultura rurale da una parte e la psicologia e
la cultura urbana dall’altra parte esiste. Esiste ancora. E forse sempre
esisterà. Il che non è un male. Anche perché in “entrambi i mondi” vi sono
punti di forza e punti di debolezza, pregi e difetti e così via. Male, invece,
è negare tale differenza. Riconoscerla, invece, permette, può permettere, una felice
sintesi tra “i due mondi” che porti ad una psicologia integrata rurale-urbana e
ad una cultura integrata rurale-urbana tali, entrambe, da generare un’unica, positiva
ed olistica complessità psicologico-culturale di cui necessita sempre di più
l’intera e odierna Società.
Nella sua interezza, la Campagna (tranne dunque alcune e
puntiformi eccezioni che pur esistono al suo interno) stenta ancora a ricoprire
un ruolo di primo ordine nella Società, così come la Città, sempre nella sua
interezza e a parte le eccezioni, stenta ancora a frenare la sua avidità.
La prima cosa da fare dunque è tracciare le (vere) identità
dei due mondi (ed è quello che farò brevemente, molto brevemente, ma in modo
significativo, in questo paragrafo). Avendole ben chiare, poi ci si potrà
incamminare nella costruzione del loro unitario e sintetico Olismo (cosa che
magari affronterò in altre e future scritture o che qualcun’altro farà, magari
ispirato e stimolato da queste mie scritture. Non si sa mai. Io fornisco
un’occasione! Come sempre).
[….]
4. i “ N.I.A.” (Nuovi Imprenditori
Agricoli): sintesi di speranza per la Terra ….
Io li chiamo N.I.A. vale a dire Nuovi Imprenditori Agricoli.
Costituiscono una nuova identità sociale e sempre più in crescita
(quantitativamente e qualitativamente). Sono persone che arrivano in Campagna
provenendo dalla Città: manager, bancari, impiegati, giornalisti, scrittori,
medici, ingegneri, artisti, musicisti, attori, commercialisti, industriali,
commercianti, artigiani, ereditieri ecc. Stufi e stanchi della loro stressante
e troppo artificiosa “vita urbana” attuano una svolta radicale: mollano tutto, investono
i propri soldi in Agricoltura e vi si dedicano completamente ad essa.
[….] i N.I.A. hanno
tante qualità ma ne hanno una davvero d’oro, l’obiettività: qualità che viene favorita proprio dal fatto paradossale
che non essendo persone rurali arrivano alla ruralità per vera ed autentica
scelta (e non perché ci sono nati o trovati) per poi apprenderla, studiarla,
conoscerla e praticarla con la mente vergine, sgombra e libera (cioè in modo
davvero obiettivo, scientifico).
I N.I.A. guardano all’Agricoltura, al campo, alla proprietà terriera
ecc. in modo certamente passionale e credendoci per davvero (altrimenti non
avrebbero mollato la Città e investito i propri soldi) ma ci guardano soprattutto
in modo laico e funzionale (senza i “ricordi di famiglia”, l’attaccamento “identitario”,
la “sacralità” della campagna, le tecniche di coltivazione del nonno, le
tecniche di allevamento del papà, il valore “affettivo” di quell’albero, di
quel pozzo, di quella cascina, di quella produzione ecc.).
I N.I.A. fanno, e rifanno periodicamente, un bilancio lucido
e realistico della situazione, dei punti di forza e dei punti di debolezza
della propria azienda, della propria attività ecc. e agiscono di conseguenza. Conservano
e valorizzano ciò che va bene, sostituiscono e cambiano ciò che va male. Senza
tante storie.
[….]
Infine, i N.I.A. proprio perché “stressati” dalla modernità
urbana conoscono bene i risvolti negativi della Tecnologia (che in sé è cosa
ottima). La vivono davvero come un mezzo (e non come un fine) e come un
supporto e mai come un sostituto della forza fisica e della forza
mentale-intellettuale. In pratica, non si infanatichiscono (come molti rurali,
paradossalmente …) di computer, GPS, droni ecc. ma li usano in modo saggio e
misurato (ben consapevoli che l’azione umana da una parte e l’intuizione umana
dall’altra parte sono insostituibili per fare agricoltura e per capire di
agricoltura).
I N.I.A. sono una felice e olistica sintesi (urbano-rurale)
che è davvero una speranza per la terra (l’Agricoltura) e per la Terra (il nostro Pianeta Gaia). Auguri a
Tutti Noi.
Capitolo III
Verde Urbano d’Italia: nobili scopi,
metodi sbagliati
(… e discutibili compromessi)
Dimostrazioni
olistiche e casi recenti:
2. Gli aranci (amari!) e i parchi urbani
a Matera
Breve ma significativo accenno ad altri esempi materani di scopi nobili ma perseguiti con metodi (riduzionistici) sbagliati. E
vai!
[….]
b. I parchi urbani a Matera (così
come in ogni altra città) fanno parte del verde pubblico e non del verde
privato. E’ una cosa scontata, è una banalità. Eppure …. Eppure da questa
sconcertante banalità, molti soggetti (tra i politici, tra i dirigenti, tra i
professionisti tecnici, tra gli ambientalisti, tra i volontari ecc.) non
riescono a dedurre le giuste cose (logiche e da fare).
[….]
In Italia, e dunque anche a Matera,
è la regola che va cambiata e senza far demagogia sulle eccezioni. Come?
Leggete il mio pensiero (io almeno ne ho uno in merito e su basi specifiche:
all’Università, nell’ambito del corso di Laurea in Scienze Agrarie e
nell’ambito del Piano di Studi che scelsi ho studiato “Paesaggistica, Parchi e Giardini”):
mentre il verde privato può esprimere un concetto di verde, il verde pubblico deve esprimere un concetto di
verde. Il verde pubblico non può non farlo, essendo pubblico. E nel farlo
deve essere anche esplicito.
Un concetto di verde è l’insieme (complesso e olistico) di una tendenza di base di verde e di uno stile di verde.
Ricordo brevemente quali sono le
principali tendenze e i principali stili del verde (storicamente affermatisi nella
realizzazioni di giardini e di parchi e presenti in qualsiasi buon testo di
paesaggistica):
[….]
[….]
Ebbene, in Italia, in generale e a
parte il verde storico (Reggia di Caserta, Giardino di Boboli a Firenze, ecc.),
gli spazi verdi pubblici realizzati dagli anni Cinquanta ad oggi e quelli che
si stanno ancora realizzando (anche e soprattutto i parchi ed anche quelli
nella mia Città, Matera) non esprimono chiaramente un concetto di verde. Oppure lo fanno in maniera confusa, pasticciata,
disordinata, casuale, involontaria, difficilmente leggibile e decifrabile dal
cittadino. E questo contribuisce alla non-cultura del verde. Con tutte le
conseguenze negative che costituiscono, purtroppo, la regola nera del verde
pubblico italiano (compresi i parchi, anche quelli nella mia Città, Matera).
Al contrario, nell’espressione
esplicita di un concetto di verde
(qualunque esso possa essere ma sempre come risultato della combinazione di tendenza e stile) credo che il verde pubblico italiano educherebbe e sensibilizzerebbe
la gente alla cultura del verde. Con tutte le conseguenze positive che già si
possono immaginare.
Ma come può l’Amministrazione
pubblica scegliere tra le tendenze di base di verde e tra i vari e i diversi
stili di verde? Semplice: non deve farlo Lei ma lo deve far fare alla gente, ai cittadini, tramite dei
sondaggi, delle interviste, dei concorsi di idee, delle manifestazioni di idee
ecc. Area per area (da mettere a verde o da riqualificare) sondare, conoscere
la pubblica opinione in merito.
E dopo, solo dopo, passare agli
aspetti progettuali, gli aspetti agronomici, gli aspetti strutturali, gli
aspetti gestionali, gli aspetti economici, gli aspetti istituzionali, ecc. (e
tutti in funzione della espressa volontà popolare. Verde pubblico, parchi pubblici ecc.
Ricordiamocelo sempre).
[….]
Appendice del Progetto Editoriale
In (quasi) buona compagnia: chi
la pensa (quasi) come me
1. Sul
fenomeno Xylella-CoDiRO (trattato nel Primo Libro e Secondo Libro):
Dal sito Comune.info
31 luglio 2018
[…..]
[….] “È dal 2013 che
non si tiene conto dei dati. Da quando, senza alcuna evidenza scientifica, la
Regione Puglia dichiara l’emergenza stabilendo come misure di contrasto l’estirpazione
delle piante e l’uso di insetticidi per l’eliminazione dei vettori (delibera
del 29 ottobre 2013, n. 29)” a parlare è Margherita Ciervo, docente di
geografia economico-politica all’Università di Foggia. “A marzo 2015 l’allora
Commissario Silletti dichiarava
1.000.000 di alberi infetti nella sola provincia di Lecce fornendo, da quanto
risulta dalla stampa, tali cifre alla Prefettura – continua Ciervo –
mentre i dati del Ministero a giugno 2015 dichiaravano che le piante risultate
positive al batterio erano 612 su 26.755 campionamenti effettuati sia nella
provincia di Lecce sia nel Comune di Oria”. […]
[…..]
[….] “Si tratta dell’ennesima prova sul campo dell’assenza
di una correlazione causale tra la presenza del batterio Xylella fastidiosa e
il disseccamento rapido degli ulivi. Appare sempre più evidente, infatti, che
alberi visibilmente sani possano contenere il batterio mentre alberi
visibilmente malati ne siano totalmente estranei”. A parlare è Angelo Cardone,
coltivatore ed esponente del Comitato per la salvaguardia dell’ambiente e del
territorio della Valle dell’Itria.
[….]
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