Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

sabato 29 dicembre 2018

Nel segno dell'Olismo (3° libro) - terza ed ultima parte


Post 257
Nel segno dell’Olismo (3° libro) – terza ed ultima parte

Ulteriormente arricchendo il blog, integro ora, e completo, i precedenti post n. 255 e n. 256. Buona continuazione di lettura, dunque. E un augurio: 

con le persone che non vogliono capire o che sostengono cose diverse per il gusto di farlo, auguro di non perdere tempo, di non sprecare scritture ecc. Ma auguro il farsi sentire (dal vivo, faccia a faccia, da soli. All’occasione). Come meritano. Con le persone invece che hanno capito ma che sostengono cose diverse in modo serio e paritario (ipotesi contro ipotesi, teoria contro teoria, libro contro libro, tesi contro tesi, metodo contro metodo, fonti contro fonti, ecc.) auguro la pratica del reciproco rispetto, anche il confronto dialettico (perché no?), per poi  aspettare, in ogni caso, le decisioni del dio Tempo. Con le persone, poi, che non hanno ancora capito o che semplicemente non sanno, auguro di investire tempo ed altro tempo, scritture ed altre scritture, impegno ed altro impegno ecc. Ed infine, con le persone che la pensano come noi o con le quali è comunque possibile un confronto ragionevole nella prospettiva dell’integrazione, auguro di rafforzare l’amicizia o di crearla. E tutto ciò per un solo motivo: la Società in cui viviamo è malata, molto malata, ma è ancora possibile guarirla.
È il mio complesso augurio per voi, miei lettori, per l’anno 2019 che sta per arrivare e per il Futuro in generale. Sempre nel segno dell’Olismo.
Ad maiora! Amici. Ad maiora! Luca Fortunato (Matera) Contatto e-mail: lucaf73x@gmail.com

 Capitolo II
Agricoltura: alcuni aspetti lavorativi sociali, economici e politici
                                         (visti dall’Olismo)
[….]
3. Le psicologie e le culture in gioco (quelle rurali, quelle urbane e … quelle giuste!)
Non bisogna offendersi e non bisogna negare la realtà: una differenza tra la psicologia e la cultura rurale da una parte e la psicologia e la cultura urbana dall’altra parte esiste. Esiste ancora. E forse sempre esisterà. Il che non è un male. Anche perché in “entrambi i mondi” vi sono punti di forza e punti di debolezza, pregi e difetti e così via. Male, invece, è negare tale differenza. Riconoscerla, invece, permette, può permettere, una felice sintesi tra “i due mondi” che porti ad una psicologia integrata rurale-urbana e ad una cultura integrata rurale-urbana tali, entrambe, da generare un’unica, positiva ed olistica complessità psicologico-culturale di cui necessita sempre di più l’intera e odierna Società.
Nella sua interezza, la Campagna (tranne dunque alcune e puntiformi eccezioni che pur esistono al suo interno) stenta ancora a ricoprire un ruolo di primo ordine nella Società, così come la Città, sempre nella sua interezza e a parte le eccezioni, stenta ancora a frenare la sua avidità.
La prima cosa da fare dunque è tracciare le (vere) identità dei due mondi (ed è quello che farò brevemente, molto brevemente, ma in modo significativo, in questo paragrafo). Avendole ben chiare, poi ci si potrà incamminare nella costruzione del loro unitario e sintetico Olismo (cosa che magari affronterò in altre e future scritture o che qualcun’altro farà, magari ispirato e stimolato da queste mie scritture. Non si sa mai. Io fornisco un’occasione! Come sempre).
[….]
4. i “ N.I.A.” (Nuovi Imprenditori Agricoli): sintesi di speranza per la Terra ….
Io li chiamo N.I.A. vale a dire Nuovi Imprenditori Agricoli. Costituiscono una nuova identità sociale e sempre più in crescita (quantitativamente e qualitativamente). Sono persone che arrivano in Campagna provenendo dalla Città: manager, bancari, impiegati, giornalisti, scrittori, medici, ingegneri, artisti, musicisti, attori, commercialisti, industriali, commercianti, artigiani, ereditieri ecc. Stufi e stanchi della loro stressante e troppo artificiosa “vita urbana” attuano una svolta radicale: mollano tutto, investono i propri soldi in Agricoltura e vi si dedicano completamente ad essa.
[….]  i N.I.A. hanno tante qualità ma ne hanno una davvero d’oro, l’obiettività: qualità che viene favorita proprio dal fatto paradossale che non essendo persone rurali arrivano alla ruralità per vera ed autentica scelta (e non perché ci sono nati o trovati) per poi apprenderla, studiarla, conoscerla e praticarla con la mente vergine, sgombra e libera (cioè in modo davvero obiettivo, scientifico).
I N.I.A. guardano all’Agricoltura, al campo, alla proprietà terriera ecc. in modo certamente passionale e credendoci per davvero (altrimenti non avrebbero mollato la Città e investito i propri soldi) ma ci guardano soprattutto in modo laico e funzionale (senza i “ricordi di famiglia”, l’attaccamento “identitario”, la “sacralità” della campagna, le tecniche di coltivazione del nonno, le tecniche di allevamento del papà, il valore “affettivo” di quell’albero, di quel pozzo, di quella cascina, di quella produzione ecc.).
I N.I.A. fanno, e rifanno periodicamente, un bilancio lucido e realistico della situazione, dei punti di forza e dei punti di debolezza della propria azienda, della propria attività ecc. e agiscono di conseguenza. Conservano e valorizzano ciò che va bene, sostituiscono e cambiano ciò che va male. Senza tante storie.
[….]
Infine, i N.I.A. proprio perché “stressati” dalla modernità urbana conoscono bene i risvolti negativi della Tecnologia (che in sé è cosa ottima). La vivono davvero come un mezzo (e non come un fine) e come un supporto e mai come un sostituto della forza fisica e della forza mentale-intellettuale. In pratica, non si infanatichiscono (come molti rurali, paradossalmente …) di computer, GPS, droni ecc. ma li usano in modo saggio e misurato (ben consapevoli che l’azione umana da una parte e l’intuizione umana dall’altra parte sono insostituibili per fare agricoltura e per capire di agricoltura).
I N.I.A. sono una felice e olistica sintesi (urbano-rurale) che è davvero una speranza per la terra (l’Agricoltura) e per la Terra (il nostro Pianeta Gaia). Auguri a Tutti Noi.

Capitolo III
Verde Urbano d’Italia: nobili scopi, metodi sbagliati
(… e discutibili compromessi)
Dimostrazioni olistiche e casi recenti:

2. Gli aranci (amari!) e i parchi urbani a Matera
Breve ma significativo accenno ad altri esempi materani di scopi nobili ma perseguiti con metodi (riduzionistici) sbagliati. E vai!
[….]
b. I parchi urbani a Matera (così come in ogni altra città) fanno parte del verde pubblico e non del verde privato. E’ una cosa scontata, è una banalità. Eppure …. Eppure da questa sconcertante banalità, molti soggetti (tra i politici, tra i dirigenti, tra i professionisti tecnici, tra gli ambientalisti, tra i volontari ecc.) non riescono a dedurre le giuste cose (logiche e da fare).  
[….]
In Italia, e dunque anche a Matera, è la regola che va cambiata e senza far demagogia sulle eccezioni. Come? Leggete il mio pensiero (io almeno ne ho uno in merito e su basi specifiche: all’Università, nell’ambito del corso di Laurea in Scienze Agrarie e nell’ambito del Piano di Studi che scelsi ho studiato “Paesaggistica, Parchi e Giardini”):
mentre il verde privato può esprimere un concetto di verde, il verde pubblico deve esprimere un concetto di verde. Il verde pubblico non può non farlo, essendo pubblico. E nel farlo deve essere anche esplicito.
Un concetto di verde è l’insieme (complesso e olistico) di una tendenza di base di verde e di uno stile di verde.
Ricordo brevemente quali sono le principali tendenze e i principali stili del verde (storicamente affermatisi nella realizzazioni di giardini e di parchi e presenti in qualsiasi buon testo di paesaggistica):
[….]
[….]
Ebbene, in Italia, in generale e a parte il verde storico (Reggia di Caserta, Giardino di Boboli a Firenze, ecc.), gli spazi verdi pubblici realizzati dagli anni Cinquanta ad oggi e quelli che si stanno ancora realizzando (anche e soprattutto i parchi ed anche quelli nella mia Città, Matera) non esprimono chiaramente un concetto di verde. Oppure lo fanno in maniera confusa, pasticciata, disordinata, casuale, involontaria, difficilmente leggibile e decifrabile dal cittadino. E questo contribuisce alla non-cultura del verde. Con tutte le conseguenze negative che costituiscono, purtroppo, la regola nera del verde pubblico italiano (compresi i parchi, anche quelli nella mia Città, Matera).
Al contrario, nell’espressione esplicita di un concetto di verde (qualunque esso possa essere ma sempre come risultato della combinazione di tendenza e stile) credo che il verde pubblico italiano educherebbe e sensibilizzerebbe la gente alla cultura del verde. Con tutte le conseguenze positive che già si possono immaginare.
Ma come può l’Amministrazione pubblica scegliere tra le tendenze di base di verde e tra i vari e i diversi stili di verde? Semplice: non deve farlo Lei ma lo deve far fare  alla gente, ai cittadini, tramite dei sondaggi, delle interviste, dei concorsi di idee, delle manifestazioni di idee ecc. Area per area (da mettere a verde o da riqualificare) sondare, conoscere la pubblica opinione in merito.
E dopo, solo dopo, passare agli aspetti progettuali, gli aspetti agronomici, gli aspetti strutturali, gli aspetti gestionali, gli aspetti economici, gli aspetti istituzionali, ecc. (e tutti in funzione della espressa volontà popolare. Verde pubblico, parchi pubblici ecc. Ricordiamocelo sempre). 
[….]


Appendice del Progetto Editoriale

In (quasi) buona compagnia: chi la pensa (quasi) come me

    1. Sul fenomeno Xylella-CoDiRO (trattato nel Primo Libro e Secondo Libro):
Dal sito Comune.info
31 luglio 2018
[…..]
 [….]  “È dal 2013 che non si tiene conto dei dati. Da quando, senza alcuna evidenza scientifica, la Regione Puglia dichiara l’emergenza stabilendo come misure di contrasto l’estirpazione delle piante e l’uso di insetticidi per l’eliminazione dei vettori (delibera del 29 ottobre 2013, n. 29)” a parlare è Margherita Ciervo, docente di geografia economico-politica all’Università di Foggia. “A marzo 2015 l’allora Commissario Silletti dichiarava 1.000.000 di alberi infetti nella sola provincia di Lecce fornendo, da quanto risulta dalla stampa, tali cifre alla Prefettura – continua Ciervo – mentre i dati del Ministero a giugno 2015 dichiaravano che le piante risultate positive al batterio erano 612 su 26.755 campionamenti effettuati sia nella provincia di Lecce sia nel Comune di Oria”. […]
[…..]
[….]  “Si tratta dell’ennesima prova sul campo dell’assenza di una correlazione causale tra la presenza del batterio Xylella fastidiosa e il disseccamento rapido degli ulivi. Appare sempre più evidente, infatti, che alberi visibilmente sani possano contenere il batterio mentre alberi visibilmente malati ne siano totalmente estranei”. A parlare è Angelo Cardone, coltivatore ed esponente del Comitato per la salvaguardia dell’ambiente e del territorio della Valle dell’Itria.  [….] 

 





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