Post 174
Il Teorico e lo
Sperimentatore (sopra la palude)
Ringrazio una amica-collega, di altri
luoghi, per avermi fornito un testo, che cercavo ma non riuscivo più a trovare,
del grande filosofo della scienza Karl R. Popper. Ne riporto un passo davvero significativo
ed interessante per tutti. Perché valevole tanto sul piano specialistico
(scientifico e tecnico) quanto sul piano generale (culturale). Il post è anche
un momentaneo saluto ai lettori del blog: i lavori del secondo libro, infatti,
entrano nella loro fase conclusiva, per certi versi la più avvincente ma anche
la più delicata. E tra il grande Popper e il mio piccolo (ma sempre
significativo) libro ed i contenuti del mio lavoro professionale in senso
stretto (contenuti sempre importanti, al di là delle inutili pignolerie, dei
cavilli zanzareschi, delle stolte rigidità del sistema burocratico, un popò di
roba sempre e comunque risolto o facilmente risolvibile, ma emblema di un Paese
carrozzone ….) mi elevo anche, diciamo così, e respiro per davvero. A presto,
dunque. All’anteprima del secondo libro. E, come sempre, ad maiora! Luca Fortunato
[…] Il teorico pone
allo sperimentatore certe questioni definite, e quest’ultimo, con i suoi
esperimenti, tenta di cavar fuori una risposta decisiva a tali questioni, e non
ad altre. […] È dunque il teorico a
mostrare la strada allo sperimentatore. Ma neppure lo sperimentatore è
impegnato soprattutto a fare osservazioni esatte: anche il suo lavoro è in gran
parte teorico. La teoria domina il lavoro sperimentale, dalla sua
pianificazione iniziale ai tocchi finali che esso riceve in laboratorio. […]
La base empirica delle
scienze oggettive non ha nulla di “assoluto”. La scienza non posa su un solido
strato di roccia. L’ardita struttura delle sue teorie si eleva, per così dire,
sopra una palude. È come un edificio costruito su palafitte. Le palafitte
vengono conficcate dall’alto, giù nella palude: ma non in una base naturale o
“data” […]
Karl R. Popper
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